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Autore: FedericaLille    30/05/2013    11 recensioni
Catherine ha un fidanzato, una casa e un lavoro. E' ormai una donna matura e con i piedi per terra. Ma cosa succede quando un incontro inaspettato le sconvolge la vita? Crolla ogni certezza e la paura di (ri)innamorarsi prende il sopravvento.
"Eccola, la scatola ben impacchettata con scotch ultraresistente, la scatola contenente un pezzo consistente della mia esistenza. Era rimasto tutto intatto lì dentro, come se il tempo si fosse fermato. I CD, i poster, i DVD, le lettere, i biglietti, i libri, tutto ciò che possedevo con stampato sopra “One Direction”. Erano passati ben dodici anni dalla loro entrata in scena, cinque dalla loro uscita di scena.
In quei cinque anni Zayn era scomparso dai gossip, da qualsiasi rumors e pettegolezzo. Era riuscito a nascondersi bene, e incontrare una sua vecchia fan l’aveva impaurito. Non avrei rivelato di averlo incontrato, non avrei mandato in aria la sua copertura.
Intanto però lui aveva mandato in aria la mia, di copertura. Negli ultimi anni mi ero autoconvinta che quella per lui fosse stata sempre solo una innocente infatuazione passeggera. Purtroppo rivederlo mi aveva dato una certezza: seppure fosse stata solo una infatuazione, non era passeggera affatto."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo sesto



 

“Catherine, non sai quanto mi dispiace!”, Zayn si era avvicinato pericolosamente a me. E io non sapevo se ero più tentata di dargli un ceffone in pieno viso per come mi aveva trattato, o stringerlo tra le mie braccia. Con quegli occhiali da vista poi pareva più tenero e indifeso che mai.

“Non fa nulla.”, mi limitai a dire.
“Cosa posso fare per te? Vuoi un passaggio?” D’un tratto il silenzioso e distaccato pakistano di ieri sera si era trasformato nel più premuroso e gentile di tutti.
“Dio, Zayn! Perché sei così?!” Ero esasperata.
“Così come?”, mi rivolse uno sguardo perplesso.
“Così… lunatico!”, dissi infine. Presi a camminare lungo il marciapiede. Non sapevo dove stessi andando, avevo lasciato lo scooter alle mie spalle, e non potevo allontanarmi molto da lì, ma non lo sopportavo più.
E non lo sopportavo perché aveva influenzato la mia vita già per troppi anni, e adesso che mi sentivo più sicura di me dovevo trovare la forza di ignorarlo.
“Non ti avevo riconosciuta, scusa!”, insisteva. Sentivo i suoi passi dietro di me, i suoi piedi che sbattevano contro le pozzanghere per terra e schizzavano acqua sporca sui miei jeans nuovi.
“Smettila!”, lo rimproverai.
“Di fare cosa?”
“Di scusarti… e di schizzarmi fango!” Mi ero voltata verso di lui, non avrei dovuto. Il suo labbro inferiore sporgeva impercettibilmente in fuori, mentre i suoi occhi si rattristavano, attorniati dalla montatura nera degli occhiali e nascosti dalle lenti su cui si era poggiata qualche gocciolina d’acqua.
“Zayn, perché mi stai seguendo?”, mi presi di coraggio e formulai quella domanda che mi assillava.
“Perché mi sento in colpa per l’incidente, e per oggi, e per ieri”, parlava, gesticolando con le mani. Tutto ciò che provava per me era pena. Si sentiva in colpa e in dovere di scusarsi con me, tutto qui.
“Perché anche per ieri?”
“Ieri sera io ho provato… qualcosa di insolito. Per questo mi sono chiuso in me stesso. E’ quello che faccio sempre, quando ho paura.” A quelle parole trasalii. Zayn Malik aveva avuto paura, si era chiuso in se stesso e mi aveva ignorato per colpa di qualcosa di insolito. Cosa poteva essere? E come era potuto succedere, da un momento all’altro?
“Hai già fatto colazione?”, mi sorprese con quella domanda.
Annuii, dispiaciuta. Però non potei fingere di non notare i suoi occhi che sconsolati guardavano dentro una pozzanghera. Non avrei dovuto fare quello che stavo per fare, me ne sarei pentita amaramente.
“Però un caffè lo accetterei volentieri.”, dissi. Un piccolo sorriso fece capolino sulle sue labbra, e contagiò anche me.
Zayn non era più la popstar famosa e strafiga che mi aveva fatto perdere la testa, io non ero più la directioner pazzamente innamorata di lui. Un caffè non avrebbe creato complicazioni, un caffè era solo un caffè. Sperando che non si zuccherasse troppo…
 
“E quindi dipingi…”, lo incalzai. Tenevo tra le mani una tazza bollente e scrutavo attentamente il contenuto al suo interno. Alla fine avevo optato per una cioccolata calda, sarebbe durata di più. No, non volevo prolungare il tempo in compagnia di Zayn, piuttosto volevo riscaldarmi per benino dopo essermi inzuppata dalla testa ai piedi sotto la pioggia.
“E’ uno dei miei mille talenti”, rispose, piegando la testa lateralmente e mostrando i denti in uno dei suoi sorrisi mozzafiato. Mi decisi a non guardarlo per oltre due secondi di fila. Quindi distolsi subito lo sguardo da quel panorama e ridacchiai della sua battuta.
“Addirittura mille!”, replicai, tornando a guardarlo per altri due piccoli, fuggevoli secondi.
Mi stava di fronte, oltre quel tavolo in legno, e non c’erano migliaia di fans o paparazzi pronti ad interromperci. Mi chiesi se lui ci avesse fatto l’abitudine a tale tranquillità, o un po’ gli mancava ancora il successo e la poca privacy che esso comportava.
“E tu sei un’appassionata d’arte o cosa?”, cambiò subito la rotta della conversazione. Io avrei preferito continuare a parlare di lui e scoprire qualcosa di più sui suoi mille talenti, ma stavolta mi toccava parlare di me. Non mi piaceva parlare di me.
“Anch’io dipingo… e si, puoi considerarmi un’appassionata d’arte.”, ammisi.
“Sarei curioso di vedere qualche tua opera…”
Peccai, guardandolo per oltre due secondi in viso, e scorsi nei suoi occhi quella curiosità e quell’interesse che mai nessuno aveva mostrato per quella mia grande passione. Aggrottò le sopracciglia, come se stesse ragionando su chissà cosa, poi sorrise appena.
“Un giorno magari, in qualche mostra…”, restai sul vago. Volevo evitare di fare riferimento ad un nostro futuro incontro. Forse per davvero, dopo oggi, mi sarei liberata di quel grande peso e non l’avrei più rivisto.
“Oppure oggi”, rispose secco.
Avevo probabilmente sentito male. Corrugai la fronte e biascicai qualcosa che potesse sembrare un “Come, scusa?”
“Hai da fare nel pomeriggio?” A dir la verità si: avevo da correggere ancora una marea di compiti, poi dovevo andare a fare la spesa perché il frigo pareva essere sempre vuoto e… Frena un attimo! Zayn Malik sta forse chiedendomi di uscire?
“Perché?” Il mio solito istinto di conservazione e autodifesa tendeva la maggior parte delle volte a farmi rispondere alle domande con un nuovo punto interrogativo. Non volevo risultare troppo trasparente e suscettibile.
“Te l’ho già detto, sarei curioso di vedere qualche tua opera.”, spiegò con nonchalance.
“Non si ottiene sempre quello che si vuole, nella vita.”, ribattei. Forse stavo facendo esageratamente l’acida, lo stavo trattando male, non lo meritava. Nonostante mi avesse coinvolto in due incidenti stradali in un solo mese. Forse però avrei semplicemente dovuto dirgli che avevo un ragazzo, che vivevo con lui, e che questo non sarebbe stato contento di sapere con chi mi trovavo in quell’esatto momento.
“Sono stato abituato per troppo tempo ad ottenere tutto e subito.” Non c’era alcuna traccia di presunzione nel suo tono di voce, piuttosto pareva dispiaciuto. Aveva abbassato lo sguardo verso l’orologio che aveva al polso, poi l’aveva rivolto al bancone alla mia destra.
“Vado a pagare”, disse subito dopo.
Istintivamente portai una mano in avanti, e con l’intento di fermarlo raggiunsi il suo polso. Non rispondevo delle mie azioni. Zayn mi guardò sorpreso. Era il nostro primo contatto, oltre quello accidentale dentro la sua auto, e quelli di anni addietro…
Ritrassi di colpo la mano e mormorai “Non c’è bisogno”.
Lui mi ignorò palesemente.
Quando tornò al tavolo io avevo già indossato la giacca ed ero pronta per tornare coi piedi per terra. Avevo lezione tra mezz’ora e non sapevo ancora come arrivarci, dato che lo scooter era in coma.
Uscimmo dal bar e notammo che avesse smesso di piovere. Ne fui più che compiaciuta, ma il problema del tragitto verso scuola non l’avevo ancora risolto. Sarebbe stato così semplice chiamare Mike, sarebbe stato molto semplice anche chiedere un passaggio a Zayn. Ma mi rifiutai di fare entrambe le cose.
“A che ora vengo da te?”, mi chiese, con fin troppa tranquillità.
“No, ascolta, io…”, provai a formulare la frase. Convivo col mio fidanzato: era semplice da pensare, ma così difficile da pronunciare ad alta voce.
“Si, l’ho capito. Non si ottiene sempre ciò che si vuole e bla bla bla…” Mi stava prendendo in giro?
“Non si tratta di questo. Io ti inviterei con piacere a casa mia…” Non sai con quanto piacere ti inviterei, davvero! “Ma purtroppo non vivo sola.” Purtroppo? Quella parola era in più. Io ero felicissima di vivere con Mike, che amavo e rispettavo come mio compagno da ormai quasi quattro anni.
“Scusami, non volevo essere invadente.”, improvvisamente la sfacciataggine del pakistano fu sostituita da un evidente imbarazzo.
“Ehm… tu dove stai?” Non credevo alle mie orecchie, ero riuscita davvero a formulare quella domanda.
“Dalle tue parti ma, sai, preferisco mantenere segreto il mio nascondiglio.”
Ed ecco risalire la rabbia. Zayn mi stava considerando una vecchia fan impicciona che voleva scoprire dove si fosse nascosto in quei cinque lunghi anni. Pensava questo di me, mi reputava solo una vecchia fan impicciona. Oh, ne avevo fin sopra i capelli di lui e delle sue manie di protagonismo.
Avevo anestetizzato per un’oretta l’irritazione che solo lui era capace di provocarmi, ma ora che ero completamente in me potevo reagire.
“Torna pure al tuo nascondiglio, io devo andare. Ho fretta.”, provai a non sembrare offesa o arrabbiata, ma il moro notò il cambiamento repentino del mio umore.
“Catherine, ti prego, non scappare ancora.”, m’implorò. Mi sentii così fragile e spaesata che l’unica cosa che feci fu obbedirgli e non scappare.
“Devo andare sul serio”, insistetti, ferma sul posto.
“Ti rivedrò?” I suoi occhi nocciola mi penetrarono tanto in profondità che rischiai di perdermici dentro per ore. Zayn voleva rivedermi, non ne capivo il motivo, ma lui voleva rivedermi.
“Se si, spero che non si tratti di un ennesimo incidente stradale.”, risposi, ironica. Mascherai il mio nervosismo con una risata. E con essa mascherai anche quelle farfalle che facevano la festa dentro al mio stomaco.

 

 





Angolo Autrice.

Bellezze davanti il pc... bentornate da Cathy e Zayn!
Questa colazione insieme è ricca di tensione, siete d'accordo con me?
Adesso è d'obbligo che si riincontrino! Speriamo solo che non si tratti ancora di incidenti stradali xD
Che ve ne pare di Zayn? E' strano, "lunatico", c'è qualcosa che non va...
E Catherine? E' in continua lotta con se stessa perchè si sente in dovere di pensare a Mike, ma non resiste al pakistano.
Ne vedremo delle belle, insomma :)

Aspetto le vostre più stravaganti RECENSIONI. Sul serio, sono importanti per me!
Anche una riga in cui scrivete che la storia vi fa cagare, a me va bene!
Aurevoooirr.

  
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