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Autore: Kleidah_    30/05/2013    7 recensioni
- Zayn che vuoi? - gli chiesi cercando di mantenere la calma e pensare razionalmente. Lui non rispose, mi accarezzò una guancia e i suoi occhi si spostarono sulle mie labbra.
- Portarti a letto -
- Scusami? Ma cosa ti sei bevuto? - chiesi spalancando gli occhi e allontanandomi all'istante. Dio che stupida...
- Hai paura di innamorarti angelo? - mi stuzzicò - Non potrei contraddirti, io faccio innamorare chiunque -
- Malik tiratela di meno! Se è per questo io potrei scopare con mille ragazzi senza problemi! -
- Bene allora facciamo una scommessa: il primo dei due che si innamora dell'altro perde -
- Ci sto! -
Ci sto?! ma che cazzo dici Emily?? Riprenditi ragazza, Malik ti fa andare fuori di testa!
Zayn sorrise beffardo e mi prese per i fianchi - Brava la mia piccola - e mi baciò. Non opposi resistenza, anche se il mio cervello mi diceva che non dovevo farlo, che dovevo spingerlo via, il mio corpo cercava un contatto con quel ragazzo, voleva sentire il calore delle sue labbra.
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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◊◊ Everything Starts From Something ◊◊

 


1. Capitolo uno

"DRIIINNN DRIIINNN"

Mi rigirai nel letto e buttai a terra quell'orribile oggetto che ero certa fosse stato partorito dalla Malvagità in persona, noto a tutti con l'appellativo di “sveglia”.

« Cazzo » pensai, « devo alzarmi per forza?! ».

Quello era l'ultimo giorno che avrei passato nella mia cittadina, dopodiché mi sarei trasferita definitivamente nella capitale britannica e piuttosto che alzarmi avrei preferito cento volte rimanere a letto tutto il giorno.

L'orologio digitale sul mio cellulare segnava già le 6.55, così decisi con malavoglia di alzarmi e aprire la finestra, con in testa la consapevolezza che mi sarei dovuta rassegnare al fatto che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei potuto godere della vista del verde paesaggio di Mullingar.

Uscii dal bagno dopo essermi resa un minimo presentabile e, rimanendo in intimo, presi dall'armadio un paio di jeans blu elettrico, una canottiera bianca e una felpa leggera, senza dimenticarmi delle mie amate vans.

Sciolsi i capelli che mi ricaddero lungo la schiena e li riavviai in qualche modo, cercando di non apparire una spaventapasseri colpito da un fulmine.

« Ehi Evans, mettiti qualcosa addosso prima che venga a violentarti! » urlò una voce con un forte accento irlandese fuori dalla mia finestra.

Scoppiai a ridere e risposi a tono: « Calma i tuoi ormoni, bello! E smettila di spiarmi dalla finestra di camera tua, razza di pervertito! ».

Lui è Niall James Horan, mio vicino di casa e migliore amico. Ci conosciamo da quando eravamo solo dei bambini e siamo cresciuti insieme condividendo tutto, dai primi brufoli alle cotte amorose. Frequentavamo la stessa scuola e, nonostante lui fosse di un anno più vecchio di me, eravamo come gemelli separati alla nascita.

Finché non decise di tingersi i capelli e diventare un piccolo Ken biondo che faceva girare la testa a tutte le Barbie.

Indossai jeans e canottiera e infilai le scarpe in fretta, il tutto accompagnata da Niall che mi urlava dalla finestra di muovere il culo perché eravamo in ritardo. Afferrai la felpa e la borsa e mi fiondai giù per le scale.

« Vengo a suonarti fra 10 minuti! ».

 

Si, insomma, è normale avere una conversazione con una persona urlando come dei pazzi da una casa all'altra, no?!

 

Scesi in cucina dove mia madre era occupata a preparare gli ultimi scatoloni per il trasloco.

« Sono pronte le tue valigie tesoro? » mi chiese, imballando con cura il servizio da thè che ci aveva regalato nonna.

« Si mamma » risposi, trattenendo a stento il mio sarcasmo. Versai il caffè nella mia tazza e iniziai a torturare un povero biscotto caduto vittima del mio nervosismo.

« Non capisco perché non possiamo rimanere, qui ho tutta la mia vita! » sbottai, lasciando cadere ciò che rimaneva del biscotto sul tavolo.

Dopo la separazione dei miei genitori, avvenuta circa sei mesi, mio padre si è rifatto una vita con la sua nuova famiglia in Italia e mia madre è riuscita a trovare un lavoro che la distrae dai suoi problemi, ma che ci ha portate a doverci trasferire al centro di Londra.

« Ne abbiamo già parlato Emily » sospirò, chiudendo lo scatolone, « con questo lavoro possiamo mantenerci e sai che ci servono i soldi ora che non possiamo più contare sulla presenza di tuo padre ».

« MA IO NON VOGLIO LASCIRE MULLINGAR! Non puoi costringermi a lasciare I MIEI AMICI, LA SCUOLA, LASCIARE NIALL! NON PUOI CHIEDERMI QUESTO, tu non sai cosa significa lui per me! ».

Tutta la rabbia e la frustrazione accumulate in quel mese uscirono fuori come un fiume in piena e gli argini cedettero rovinosamente. « Tu non puoi portarmelo via... » dissi con la voce rotta dal pianto.

Mia madre allora mi abbracciò stretta e mi assicurò che ci saremo rivisti ancora, che saremo tornati a trovarlo e che comunque potevamo sentirci ogni giorno via Facebook o via messaggio.

"Ma non sarà più la stessa cosa" pensai, ma non le dissi nulla perché sapevo che per lei era importante accettare il nuovo lavoro e la scusa di cambiare città era il modo migliore per voltare pagina e dimenticare papà.

« Certo mamma. Ora scusami ma sono in tremendo ritardo, ti voglio bene » le sorrisi e le diedi un veloce bacio sulla guancia.

« Anch’io ti voglio bene, vedrai che Londra non sarà poi così male » . Ma dal suo tono capii che nemmeno lei ci credeva veramente.

Uscita di casa vidi il biondo che mi aspettava nel vialetto appoggiato al cofano della sua auto. Non ci pensai due volte e corsi fra le sue braccia stringendolo forte, mentre le lacrime che avevo trattenuto fino ad allora iniziarono a bagnarmi le guance.

« Non voglio lasciarti » dissi tra i singhiozzi.

« Allora non farlo » rispose con voce tremante, accarezzandomi dolcemente i capelli.

« Lo sai che devo, mia madre non mi permetterà di rimanere qui » sussurrai asciugandomi le lacrime, « e poi non riuscirei a vivere nella stessa casa in cui dimorano i tuoi piedi », cercai di sdrammatizzare con l'accenno di un soirriso.

« Cosa cerchi di insinuare? I miei piedi profumano di paradiso! »

« Certo, preferirei dormire in una discarica che stare a contatto con i tuoi arti inferiori. Ora muoviamoci, eravamo in ritardo già cinque minuti fa! »

Salii velocemente in macchina, ridendo per un Niall indignato che borbottava qualcosa come “I miei bellissimi piedi non puzzano.”

 

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A scuola le ore passarono in fretta ma, nonostante ciò, quando tornai a casa ero sfinita. Mangiai un panino e filai subito in camera mia a preparare le ultime cose per il viaggio.

Con la musica a palla e Ed Sheeran nella testa, iniziai con il riordinare la scrivania e in poco tempo mi ritrovai sommersa dagli scatoloni. Tutto era pronto e imballato, rimanevano soltanto il televisore, il letto con tutti miei peluche e l'enorme armadio nell'angolo a cui erano appoggiate le mie valigie.

Sdraiata ad osservare il soffitto, speravo tanto che l'indomani non arrivasse mai; non volevo lasciare tutto così presto per andare in un posto dal quale non sapevo cosa aspettarmi e in cui non conoscevo anima viva. Ma più di ogni altra cosa non volevo lasciare Niall.

Già Niall... lui era come un fratello maggiore per me e non riuscivo ad immaginare una vita senza di lui, senza il suo sorriso e senza i suoi abbracci.

La creatura malvagia che mi osservava ticchettando sul mio comodino segnava ormai le 17.30, segno che avevo trascorso ormai metà della mia esistenza di quella giornata abbandonata sul letto; pertanto spensi la radio e decisi che una bella doccia era proprio quello che mi ci voleva.

Sotto l'acqua bollente le preoccupazioni scivolarono via e riuscii a non pensare a niente, ottenendo finalmente un po' di meritato relax. Forse poteva sembrare un po' strano o forse era più comune di quanto pensassi, ma quello era il mio modo per sfuggire al caos della vita quotidiana, premendo semplicemente il tasto "PAUSA" e frenando tutto quello che succedeva attorno.

Presi l'asciugamano e me lo avvolsi attorno al corpo e con quello più piccolo mi frizionai i capelli per asciugarli. Una volta uscita dal bagno trovai Niall seduto sul mio letto con uno sguardo malizioso.

« Evans vuoi smettere una volta per tutte di provocarmi girando per casa sempre mezza nuda? Te l'ho dico: Non so per quanto ancora riuscirò a trattenermi perché, cioè, la prima volta posso pure accettarlo, può capitare di gironzolare senza vestiti davanti a una finestra aperta e per caso – sottolineo per caso – il tuo vicino hot come l'inferno ti veda, ma alla seconda mi viene da pensare che con quel reggiseno tigrato stai cercando di sedurmi» insinuò con il più furbo dei sorrisi stampati in faccia.

« Caro Horan, ti ricordo che sei nella MIA casa, dentro la MIA camera e, se ciò non bastasse, sei pure spaparanzato sul MIO letto. E per quanto riguarda il mio vicino guardone, prima di entrare clandestinamente dalla finestra senza che io ne sia al corrente, dovrebbe magari controllare in che condizioni sono e non entrare a suo piacimento fregandosene altamente di quella che per legge dovrebbe essere la mia privacy! ».

La verità era che Niall aveva libero accesso alla finestra di camera mia da quando aveva più o meno dieci anni e quindi quella non era affatto una novità, anzi era accaduto talmente tante volte che me lo ritrovassi davanti in situazioni del genere che ormai ci avevo fatto l'abitudine.

Ma ora eravamo cresciuti, i dieci erano diventati diciassette e la mia taglia di reggiseno era leggermente aumentata, giusto di due-tre taglie.

« Ora », continuai, « se non le è di troppo disturbo gradirei che sua Perversione mi lanciasse la maglia che ha sotto il suo depravato culo irlandese in modo che la sottoscritta possa rendersi presentabile ai suoi occhi » dichiarai, indicando il pezzo di stoffa che sporgeva sulle coperte.

« Oh non ti preoccupare, per me va benissimo anche se rimani così piccola » replicò con uno sguardo malizioso mentre, contrariamente a ciò che diceva, mi lanciava la t-shirt.

« Sì, ti piacerebbe, fammi posto che arrivo maniaco! ».

Indossai la maglietta e mi lanciai sul letto sotto lo sguardo stupefatto del mio amico-

« Ma quella non è la mia maglia preferita che cercavo?! » esclamò alzando un sopracciglio.

Beccata.

« Ehm... si. L'hai dimenticata qui la settimana scorsa credo e da allora la indosso di notte, come un pigiama. Posso tenerla vero? » gli chiesi facendo gli occhi dolci. Nessuno resisteva ai miei occhi dolci.

Mi squadrò per qualche secondo, poi sospirò e acconsentì: « D'accordo tienila, ma non rovinarla sennò hai finito di vivere! E poi... sei sexy con quella ». Fece un cenno con la testa verso la t-shirt e mi regalò uno dei suoi sorrisi sghembi.

All'improvviso mi accorsi di essere sdraiata sul letto assieme a lui con addosso soltanto una maglia che copriva appena i punti giusti. Imbarazzata come mai prima d'ora cercai di non mostrarmi troppo a disagio mentre tiravo giù l'orlo fino alle ginocchia.

« Emily rilassati, non mi attaccherò alla tua gamba come un cane in calore » mi assicurò sorridendomi dolcemente, lasciandomi poi un bacio sulla guancia.

Alla faccia della rassicurazione.

Scesi in cucina a prendere i pop-corn, la pizza ed ogni altro genere di schifezza che trovai nella dispensa e, quando tornai in camera, trovai Niall intento a trafficare con il lettore DVD.

« Cosa vuoi vedere? Horror, fantascienza o polpettone rosa? Io opto per “The Ring” ».

Appoggiai tutto sulla scrivania e lo raggiunsi ai piedi del letto, sedendomi a gambe incrociate vicino allo scatolone contenente tutti i miei DVD.

« O preferisci il polpettone? Cioè posso sopportare tutte quelle smancerie amorose se vuoi » aggiunse, porgendomi la custodia di “Love, Rosie”.

« Dai Horan, metti su quella roba spaventosa che ti piace tanto e smettila di rompere. Anzi, ti conviene stringermi forte perché non voglio dover andare in analisi per il resto della mia vita per colpa di un film horror! ». Per tutta risposta Niall si lanciò letteralmente su di me, abbracciandomi con trasporto e ringraziandomi almeno un migliaio di volte.

« Grazie, grazie, grazie! » continuava a ripetere mentre, contento come un bambino davanti al suo nuovo giocattolo, inseriva il DVD nel lettore. E continuò a ripeterlo anche quando si fiondò sul letto al mio fianco e si infilò sotto le coperte al calduccio.

« Se non chiudi quella bocca giuro su Dio che guardiamo l'intera maratona di FRIENDS! ».

Quello era il bello di stare con Niall: non c'era un momento in cui la tristezza prendeva il sopravvento perché lui si preoccupava sempre di far star bene gli altri.

Divorammo la pizza e i pop-corn in batter d'occhio, così come gli M&M's e le patatine: io e Niall eravamo come due pozzi senza fondo, amavamo mangiare qualunque cosa in qualunque momento!

Poi, cullata dall'abbraccio rassicurante del mio migliore amico, mi addormentai pregando che quel momento non finisse mai, perché non riuscivo a concepire il fatto che quella che era la nostra normalità, dal mattino dopo sarebbe stata completamente stravolta.

  
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