E anche oggi eccoci
qui, miei carissimi lettori, con una nuova Shot! Anzitutto, ringrazio tutti
coloro che mi seguono, chi recensisce e chi ha inserito la
raccolta nei preferiti o nelle seguite. Vi devo davvero tanto, dolcezze! ♥
Questa
Settimana leggerete le storie di tre
personaggi diversi, ambientate in tre
posti diversi, protagonisti di tre
situazioni diverse: Draigen, Sandra e Megan,
rispettivamente in una camera da letto, in una sala da pranzo e nella Tana del
Drago. Diciamo che mi sono divertita a scrivere tutte queste situazioni, dato
che sono una differente dall’altro per contenuti e sentimenti. So già che,
quando leggerete la terza
situazione, molti di voi vorranno uccidermi. Lo so, il finale è oscuro e
non molto comprensibile, ma vi lascia già capire che… la storia si sta evolvendo. Non vedo l’ora di leggere le vostre
considerazioni nelle recensioni! ♥
Detto
questo, vi ringrazio per continuare a
seguirmi. Ah, un’ultima cosa! Vi consiglio di dare un’occhiatina alla pagina
del mio profilo, più precisamente alla parte “A tutti i miei carissimi lettori”. Ricordatevi: sono sempre
disponibile per aiutarvi in qualche modo! Detto questo… buona lettura! ♥
Quattordicesima Settimana:
Riunioni
Le
labbra di Draigen Blackthorn
si curvarono istintivamente in un sorriso radioso, non appena scorse dalla
finestra due figure avvicinarsi alla sua abitazione. Si lisciò i corti capelli
color notte con una mano, mentre i suoi occhi cremisi erano fissi sul giovane
al fianco dell’adorata figlia.
Finalmente
avrebbe avuto l’onore di conoscere colui che aveva preso possesso del cuore
della bella Sandra: era solo questione di secondi, poi avrebbe stretto la mano
di quello che un giorno sarebbe potuto diventare suo genero – la sola idea di
incontrarlo la emozionava come una ragazzina al primo appuntamento.
«Sai,
caro Edgy» sussurrò con certa tenerezza, per poi
voltarsi e rivolgersi alla foto del marito, che giaceva sul comodino accanto
all’enorme letto matrimoniale. «Ti stai perdendo un sacco di cose. Ormai la
nostra amata San è diventata una vera donna, non è più la bambina che hai
salutato tanto tempo fa».
Erano
trascorsi ormai una dozzina d’anni da quando il precedente Capopalestra
si era diretto verso le lande innevate di Sinjoh per
prendere parte ad un’importante missione. La Domadraghi
veterana quasi stentava a credere che fossero trascorsi così tanti giorni dalla
sua partenza – il solo pensiero di essere rimasta lontana dal marito così a
lungo la angosciava alquanto.
Il
terrore di non poterlo riabbracciare mai più cresceva a dismisura con il solo
trascorrere dei secondi. Il coniuge le aveva promesso innumerevoli volte di non
perire durante la battaglia, non prima di essersi ricongiunto con i suoi cari –
ed era il minimo che potesse fare, a detta di Draigen,
per farsi perdonare per la sua assenza.
«Il
lato sinistro di questo letto è rimasto vuoto per troppo tempo, quindi vedi di
tornare presto, disgraziato che non sei altro» ridacchiò malinconicamente la
donna, prima di tornare a guardare i due fidanzati ormai prossimi alla meta.
«Dato che oggi non avrai il piacere di conoscere il ragazzo di nostra figlia,
vedi almeno di tornare per il loro futuro matrimonio. È un ordine».
Il
suo cuore perse un battito per la sorpresa, non appena la voce di Sandra giunse
improvvisamente alle sue orecchie. A giudicare da come stava chiamando il suo
nome, il grande momento era in procinto di giungere. La Domadraghi
veterana inspirò profondamente, nel tentativo di restare lucida e composta –
non poteva certo mostrarsi turbata e emozionata in una simile occasione, no?
Ovviamente,
la Capopalestra le aveva gentilmente chiesto di non
essere eccessivamente rilassata,
ossia di non prendere troppa confidenza con l’Allenatore – ma promettere una cosa
simile non sarebbe stato nel suo stile, anzi, avrebbe mentito giurando di non
farlo. Dopotutto, era suo diritto di madre conoscere ogni aspetto della loro
relazione, anche i dettagli più intimi.
Sicuramente
anche Edgar avrebbe rimproverato la sua eccessiva curiosità, ma si sarebbe
rassegnato, permettendole di fare ciò che desiderava con tutta se stessa. Se
solo lui fosse stato al suo fianco, l’atmosfera sarebbe stata meno pregna di
tensione e agitazione. Il solo pensiero di trovarsi sola in una serata così
importante suscitava in lei enorme sconforto, che scacciò e represse con rabbia
– non poteva permettersi di apparire malinconica e triste, non in
quell’occasione, non davanti a Gold, non di fronte a Sandra! Quell’incontro
doveva essere perfetto e lei l’avrebbe reso tale, anche a costo di soffrire
silenziosamente.
«Mi
manchi, Edgar» mormorò infine, rivolgendo un’ultima occhiata al marito
sorridente, in quella foto abbracciato a una giovane donna con in braccio una
neonata di pochi giorni.
Dopodiché,
si richiuse la porta alle spalle.
Sandra
aveva affrontato numerose sfide durante la sua carriera di Domadraghi,
una più impegnativa e difficile dell’altra. In quegli istanti di tensione,
spesso la paura montava nel suo petto, ma lei si era sempre dimostrata in grado
di reprimerla e scacciarla.
Eppure,
ironia della sorte, quella sera non sembrava capace di sconfiggere il terrore
nemico.
Il
suo sguardo si spostava ripetutamente dalla figura del suo fidanzato a quella
della madre, in quel momento entrambi intenti a studiarsi a vicenda senza
proferire alcuna parola. Nessuno di loro aveva osato spezzare quell’opprimente
silenzio, né sembrava volerlo fare.
Bella atmosfera,
complimenti,
pensò con certa irritazione la Capopalestra,
incrociando le braccia al petto e ammonendo con lo sguardo entrambi i suoi
cari. Possibile che nessuno dei due avesse il coraggio di presentarsi per
primo? A giudicare dal loro comportamento, doveva prendere in mano la
situazione e movimentare un po’ le cose.
«Mamma,
ti presento Gold» disse con decisione, cercando impacciatamente di assumere un
tono calmo e di non lasciar trasparire il suo evidente nervosismo. Dopodiché,
si rivolse al compagno, indicando con un cenno di capo la donna seduta davanti
a loro. «Gold, questa è mia madre Draigen».
«Piacere
di conoscerla, signora Blackthorn» esordì
l’Allenatore, dopo aver preso il coraggio a due mani. L’idea di incontrare la
genitrice della sua amata lo aveva reso piuttosto inquieto, specie dopo le
descrizioni fornite dalla Maestra Drago sul conto della veterana.
Dall’interlocutrice
in questione, però, non giunse alcuna risposta. La quarantaseienne si limitò a
posare gli occhi cremisi prima sulla figlia e poi sul giovane ripetutamente,
per poi curvare le labbra in un sorrisetto malizioso. «Avete già portato la
vostra relazione a un livello più intimo, vero, piccioncini?» mormorò in modo
provocante, per poi scoppiare a ridere fragorosamente, non appena i volti degli
innamorati si dipinsero di rosso.
«Tra
tutti gli approcci possibili, perché proprio questo…?!» protestò la Domadraghi, trattenendosi a stento dall’imprecare in modo a
dir poco indecoroso. Sua madre non si sarebbe mai smentita e non avrebbe mai
rinunciato a certi vizi, neppure pregandola in ginocchio. «Ma un semplice Piacere di conoscerti non ti piaceva?!».
«Non
sarebbe stato degno di me» fu la risposta dell’altra, in quel momento intenta
ad ammirare con orgoglio l’effetto provocato dalla sua innocente domanda. «Suvvia, non c’è alcun motivo di cui
vergognarsi. È una cosa così naturale e ovvia!».
Ma non è così
naturale e ovvio il fatto che lo abbia chiesto, avrebbe voluto
replicare Sandra, se solo non avesse fatto affidamento a tutto il suo
autocontrollo, pur di non trasformare quella riunione in una discussione.
L’ultima cosa che desiderava era mettere in soggezione Gold, anche se sua madre
ci era riuscita perfettamente: il povero ragazzo, ancora stupito dal
comportamento di Draigen, non aveva neppure il
coraggio di guardarla negli occhi.
Al
contrario, come da previsione, la madre appariva tranquilla e a suo agio come
non mai. Rivolse un sorriso affettuoso e dolce al diciassettenne, nel tentativo
di rimediare al suo precedente errore. Effettivamente, doveva ammetterlo, aveva
sbagliato iniziando il discorso in quel modo però, così facendo, aveva
sicuramente reso l’idea di essere una persona dalla mentalità aperta. Il suo
intento era far capire quanto approvasse la loro relazione, anche secondo
aspetti privati – anzi, era felice di poter dire che la sua amata figlia era
diventata una donna a tutti gli effetti.
«Battutine
a parte, per me è un vero piacere fare la tua conoscenza, Goldy
caro» esclamò poi la veterana, costringendo così l’altro a sollevare il capo e
osservare il suo viso.
La
sua espressione materna placò il tormento del giovane, arrivando perfino a
calmare il battito impazzito del suo cuore. L’Allenatore dovette ammettere che
la signora Blackthorn assomigliava incredibilmente a
Sandra: nonostante l’età, possedeva una rara bellezza, aveva un modo di fare
garbato e fine, nonché un comportamento determinato e dolce al contempo. In
quel preciso istante, Gold si sentì protetto tra quelle persone care, come se
fosse a casa sua.
«Sono
contenta che mia figlia abbia conosciuto un ragazzo come te. Sembri molto
premuroso e gentile» continuò poi la madre, con un tono di voce alquanto
gioioso, che tradiva una certa emozione. «Era da anni che aspettavo questo
momento. Sono davvero contenta per voi».
Istintivamente,
la mano del ragazzo cercò quella della sua amata, per stringerla in una presa
calda e morbida. Entrambi abbozzarono un
timido sorriso, all’inizio leggermente imbarazzato, di pura gratitudine. Draigen sembrava sinceramente contenta di vederli così
uniti.
«Mi
ricordi molto il mio Edgy, Goldy
caro. Sei proprio un tipo per bene, gentile e garbato, un vero e proprio
figurino. E scommetto che sei pure ben fornito» concluse infine,
complimentandosi a più non posso con il fidanzato della figlia. «Insomma, sei
il ragazzo perfetto per la mia San, in tutti i sensi».
E
la Domadraghi veterana scoppiò a ridere
fragorosamente, ammirando l’espressione imbarazzata di Gold e quella allibita
di Sandra.
Nella
Tana del Drago regnava il silenzio. Per quanto assurdo potesse sembrare, non vi
era alcuna anima viva: tutti i giovani che solevano allenarsi a qualsiasi ora
del giorno si trovavano nelle loro case, oppure in taverna assieme ai compagni.
A ognuno di loro era stato concesso un giorno di riposo – avvenimento più unico
che raro, date le rigide regole del Clan – e tutti ne avevano giustamente
approfittato.
Tutti
meno uno.
Megan
non aveva alcuna intenzione di sprecare il suo tempo. Era solo questione di
poche settimane, poi il Gran Maestro l’avrebbe convocata per farle sostenere
l’esame necessario per diventare una Domadraghi a
tutti gli effetti. Doveva allenarsi duramente e sfruttare ogni occasione per
farlo, se voleva raggiungere il suo traguardo. Stando a contatto il più
possibile con la sua squadra, forse avrebbe capito che cos’era necessario per
diventare un vero Maestro Drago. Inoltre, essendo sola nella grotta, nessuno
avrebbe potuto distrarla in alcun modo.
Improvvisamente,
però, qualcosa catturò la sua attenzione. Un vociare confuso proveniva dal
Tempio, dove parevano esserci delle persone all’interno. All’inizio decisa a
non prestare attenzione a ciò che stava succedendo, passò accanto alla porta
d’ingresso senza degnarla di alcuna attenzione.
Se
stavano parlando di qualcosa di importante, ragion per cui avevano congedato
tutti gli Allievi e gli altri Maestri, di certo doveva trattarsi di un
argomento che non riguardava una semplice Fantallenatrice
come lei.
«Quel
tizio rischia di compromettere i nostri piani. Dobbiamo allontanarlo
immediatamente da Ebanopoli».
La
ragazza arrestò la sua camminata, sinceramente colpita da quelle parole. I
Saggi avevano davvero intenzione di esiliare qualcuno? Era da anni che non si
prendevano simili provvedimenti. Qualcuno doveva essersi macchiato di una
terribile colpa, se l’intero Consiglio era giunto a una simile conclusione.
«Non
è necessario» ribatté qualcun altro, sempre un membro degli Anziani, in tono
maligno. «Basterà solamente che vengano rispettate le tradizioni della Stirpe».
La Stirpe. Megan sapeva
bene che cosa fosse. Si trattava della famiglia più vecchia di Ebanopoli, che da ben otto generazioni comandava e
proteggeva il borgo montano – una famiglia buona e giusta, incorruttibile e
intoccabile, nella quale ogni persona credeva. Tutti portavano rispetto ai
membri della Stirpe, in quanto Domadraghi valorosi e
dotati di grandi virtù, e nessuno poteva ribellarsi alle loro decisioni.
«Il
Drago Valoroso deve congiungersi con
il Drago Divino. Questo è scritto nel
loro destino, questo è necessario per il bene di Ebanopoli.
Nessuno può opporsi a questa sacra unione, tantomeno uno straniero».
Testimone
indiretta di un complotto malvagio, la Fantallenatrice
si portò una mano alla bocca, per soffocare un’esclamazione di stupore e
incredulità. Spaventata e impaurita, indietreggiò a passo svelto, per poi
correre verso l’uscita della Tana del Drago.
Le
sue mani presero a comporre velocemente un numero di telefono, mentre pregava
con tutto il cuore che dall’altro capo rispondesse chi di dovere.
Perché
solo Lui poteva fare qualcosa per
sopire sul nascere quella congiura.