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Autore: Trillo Sbadiglio    01/06/2013    1 recensioni
Questa storia fa parte della serie "Tra i banchi".
 
“Lato destro.
Vorrei raccontarti di me, amica mia.
Vorrei raccontarti di come, da bambina, volessi diventare un moschettiere.
Mi sembra, in fin dei conti, che la consapevolezza di quel che sono ora derivi dalle riflessioni scaturite da quel desiderio.

[...]
Lato sinistro.
I minuti, oggi, scivolano via più lenti del solito.
Diciamo pure che si stanno prendendo un lungo, lunghissimo the coi biscotti.
Voglio uscire fuori di qui, e subito!
Quel che è più triste è che sono partita con il piede giusto, stamattina.
Poi mi sono accorta di essere in pigiama. Cosa che potrebbe essere un problema, se mancano solo tre minuti alla prima ora.”

 
Due amiche, due compagne d’ avventure. Per diventare donne, tra i banchi.
 
                                                  Sbadiglio
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tra i banchi'
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A Trillo.
Per un milione di perché.
 

 
 
Fila di sinistra, primo banco.
 
 

Dicono alcuni che finirà nel fuoco
il mondo; altri nel ghiaccio.
Del desiderio ho gustato quel poco
Che mi fa scegliere il fuoco,
Ma se dovesse due volte finire,
So pure che cosa è odiare,
E per la distruzione posso dire
Che anche il ghiaccio è terribile
E può bastare.”

 

Robert Frost

 
 
Lato destro.
Vorrei raccontarti di me, amica mia.
Vorrei tanto, ma non posso. Non per davvero, almeno. Non riuscirei a confidarti tutto questo.
Forse potrei dirlo a lei, la ragazza dietro di noi. Lei, che sospira d'amore notte e giorno.
Vuole liberarsene, ma ancora lo tiene stretto a sé. Ancora ne riesce a sopportare il dolore.
Si ammanta di spine, solo per potersi saziare da vicino della vista di una singola rosa. Di cui mai potrà gustare l'odore.
Chissà se lei capirebbe. Chissà se lo faresti tu.
Lei ha già trascorso quel che vivo io adesso, quindi sa più o meno quello che mi sta accadendo.
O forse potrei dirlo al ragazzo che le siede a fianco, quello che le ha rubato il cuore. Li vedrei bene, insieme. Se solo lui non appartenesse ad un'altra.
Non so ancora se mi piace o no come persona. Confidarsi con qualcuno che a malapena conosco potrebbe essere una buona idea?
Tuttavia è a te che mi rivolgo, nella mia immaginazione.
Ti guardo, accanto a me, i capelli come un ventaglio rosso sulla tua schiena, lo sguardo gioioso e azzurro dei tuoi occhi. Sei allegra, oggi, ma non riesco ad essere coinvolta dalla tua contentezza, come accade di solito.
Sei discreta, sai mantenere un segreto, sei leale e sincera. Sai già che per consolarmi non serve stringermi in un abbraccio.
Mi fido abbastanza di te.
In più sei modesta e umile, nonostante tu sia una delle più carine della classe. Quasi non ti accorgi dell'effetto che fai sui ragazzi, ma avrai tempo per rendertene conto.
Forse, un giorno, quando tutto questo male sarà finito, ti parlerò di come sono adesso. Il presente, benché sia un dono, è troppo doloroso al momento.
Per ora, perciò, rimarrai testimone inconsapevole della mia storia, raccontata solo dai miei pensieri e diretta ai tuoi. Silenziosamente.
E chissà che non ti arrivi qualcosa, prima o poi.
Vorrei raccontarti di come, da bambina, volessi diventare un moschettiere.
Mi sembra, in fin dei conti, che la consapevolezza di quel che sono ora derivi dalle riflessioni scaturite da quel desiderio.
Immaginavo di galoppare, con il mantello al vento e la spada sguainata, all'inseguimento dei più terribili tra i briganti. Fantasticavo di combattere mille duelli, di imbattermi nelle avventure più pericolose.
Così, mentre le mie compagne giocavano a palla o saltavano alla corda, io leggevo di D'Artagnan, di Athos, di Porthos, di Aramis.
Dicevo a me stessa che avrei dovuto avere un cuore coraggioso e forte, per diventare come i miei eroi.
Come vedi, non è andata proprio come speravo.
O almeno, se essere un vero moschettiere coincide con l'essere seduta ad un banco per cinque ore e non in sella ad un cavallo, allora sì, sono un moschettiere.
Forse, però, non lo sarei stata neanche se fossi nata maschio e fossi vissuta alla corte di Luigi XIV.
Tutta colpa del mio cuore.
Cuore malandato, cuore zoppicante. Cuore che già a pochi mesi di vita faceva il bello e il cattivo tempo, come se non fossi stata io, la sua padrona. Cuore tagliuzzato, cuore rimesso al proprio posto.
Cuore che non è mai sazio d'amore.
Si fa imprigionare da chi vuole, lui, senza chiedere il permesso. Senza pensare alle sofferenze che seguiranno un suo gesto affrettato.
E a chi tocca raccogliere i pezzi, quando tutto va in frantumi? Chi ha l'onere di rimetter tutto al proprio posto?
Si concede sempre a chi non dovrebbe.
Una volta si era messo in testa di amare un sole, e nulla ha potuto fargli cambiare idea, se non la fine di quell'amore.
Ed era bello questo sole, eccome se lo era. Ed era sensibile e dolce e buono. Non amava la cioccolata e ascoltava gruppi musicali sconosciuti.
Proprio come me.
Lo guardava da lontano, il mio cuore, abbagliato dai suoi raggi e riscaldato dalla sua luce.
Ma era troppo calda, questa luce, e un cuore così fragile non poteva assorbirla da solo. Non era abituato a tutto quel calore.
Ne rimase ustionato, quando il sole decise di viaggiare per altre galassie.
Ed io, nonostante tutti i buoni propositi di non farmi coinvolgere, rimasi scottata con lui. Più di quanto avrei mai immaginato.
O come quando pretese di amare la luna. Quanto era diversa da quel sole!
Più fioca appariva la sua luce, ma capace di lenire il dolore.
Il problema, allora, si è presentato quando ha scoperto che la luna amava già una stella.
Come può una ragazza come me competere con una stella del cielo?
La ferita, quella volta, è stata fredda come ghiaccio.
Immagino quello starai pensando.
Vuoi chiedermi perché il mio cuore cerca l'amore là, in alto nel cielo e non sulla Terra. Anch'io me lo domando spesso.
Credo che lui ne abbia abbastanza dell'amore qui giù.
Osserva i miei genitori, il mio cuore. Non sono felici. Tentano di ricostruire qualcosa che forse una volta c'è stato, ma che ora è volato via, perduto per sempre.
E consuma, questo amore finito, e brucia tutto ciò che trova sulla sua strada. Ché se prima era un fuoco benigno, quel che ardeva, ora è fiamma nera e inarrestabile.
Non fa prigionieri, non risparmia nessuno. Neanche me.
Tutto questo dolore, sulla Terra, ha fatto sì che il mio cuore si perdesse nel guardare il cielo e lì, inevitabilmente, notasse quanta bellezza e quanto amore avrebbe potuto ricevere.
Se solo fosse stato ricambiato.
Se solo quel sole non fosse stato tanto sciocco da bruciare tutte le sue – le mie – speranze.
Se solo la luna avesse capito che quella stella lontana non brillava più per lei. Se solo avesse guardato me, la ragazza che la amava dalla Terra.
Se...
 

***


Lato sinistro.
I minuti, oggi, scivolano via più lenti del solito.
Diciamo pure che si stanno prendendo un lungo, lunghissimo the coi biscotti.
Voglio uscire fuori di qui, e subito!
Quel che è più triste è che sono partita con il piede giusto, stamattina.
Poi mi sono accorta di essere in pigiama. Cosa che potrebbe essere un problema, se mancano solo tre minuti alla prima ora.
Può iniziare così una buona giornata? Ovviamente no.
Al mio fianco, come ogni giorno, ci sei tu. Per fortuna, aggiungerei.
Non penso reggerei tutte queste ore, da sola. O perlomeno, ce la farei, ma avrei un grosso esaurimento nervoso.
Sei china sui tuoi appunti, come al solito, la schiena china in avanti e la testa che quasi sfiora il quaderno.
Armata di penna, incidi veloce la carta sotto le tue mani. Mi chiedo come tu faccia a vedere quello che scrivi. Praticamente i tuoi capelli sono sparpagliati su tutto il foglio.
Sembrano tante, sottili spighe di grano, lasciate a essiccare al sole. Fanno un bel contrasto, vicino alla mia indomabile chioma rossastra.
Sei silenziosa, stranamente. Già, proprio tu che ti definisci logorroica oltre ogni dire.
Ogni tanto mi guardi, come se mi dovessi confessare qualcosa, ma poi ti rigiri verso la vecchia megera alla cattedra.
Sono malinconici i tuoi occhi, lontani mille chilometri da qui.
Chissà a cosa pensi. Spero non ti sia successo niente di male.
Ti conosco abbastanza per sapere che non vuoi che interrompa le tue riflessioni, ora, ma sappi che a ricreazione non ti lascerò scampo.
Mi specchio nella lucida superficie bianca della lavagna.
Il mio riflesso, biancastro e irregolare, risponde alla mia occhiata, depresso almeno quanto me.
Non credo di poter resistere così altri trecento minuti. Sarà dura non cadere in coma, prima del suono dell'ultima campanella.
Uffa! Devo assolutamente trovare qualcosa da fare.
Mi giro verso di te, per chiederti che ore siano, ma... stai dormendo?
Poi dopo mi spieghi come fai a non farti beccare, visto che siamo al primo banco.
Maledetto primo banco, aggiungerei. Se solo il primo giorno di scuola fossi arrivata in tempo...
Mi volto indietro. Magari lì qualcuno ha voglia di scambiare due chiacchiere.
Ma la scena che mi si para davanti mi fa solo sospirare di rassegnazione.
E di disappunto.
La mia migliore amica – proprio lei, quella intelligente e dotata di tanto buon senso, di solito – sta cercando di non fissare troppo il suo compagno di banco, nonché sua cotta da qualche tempo.
Quanto vorrei che non si fosse innamorata di lui.
So già quello che diresti, se fossi sveglia. Mi consiglieresti di supportarla.
Ma come, come posso farlo? Lui, per lei, sarebbe una disgrazia.
Lei merita molto di più. Voglio dire, è carino e tutto il resto, ma è un tale scemo, a volte. Diciamo pure quasi sempre.
E poi non si accorge di quando lei sta male, né del perché. È troppo concentrato su se stesso, immagino.
Sembrerò brutale, ma sono contenta che lui sia già impegnato. Voglio che lei sia felice e con lui soffrirebbe.
L'amore è davvero una strana emozione. Non chiede il permesso, prende tutto e lascia senza fiato.
Divampa senza pietà, come un fuoco che arde e consuma.
Se non si è ricambiati, si lascia indietro solo sterpi e fuliggine. E poi si trasforma.
Così il cuore, che una volta era ammantato dal suo bruciante calore, si ritrova circondato da una spessa, gelida cella vuota.
Ed è solo, perché l'unica persona che potrebbe liberarlo dalla quella prigione è proprio quella che ce l'ha rinchiuso.
Che neanche lo sa, nella maggior parte dei casi. Non sa che c'è un cuore ferito che lo insegue, senza raggiungerlo mai.
È per questo che sono molto cauta. Non mi piacerebbe rimanere scottata, consumata, congelata da qualcosa di così distruttivo.
Voglio che sia buono, il mio amore.
Ce ne sarà più d'uno, spero, ma vorrei, di quei pochi, mantenete un ricordo felice, senza i tormenti di un sentimento non ricambiato.
Forse è per questo che sono così difficile da avvicinare. Per i nuovi amici, sono sempre aperta e disponibile. Ma per i probabili fidanzati...
Devo ammettere che fino ad ora non ho avuto molta fortuna.
Prima di tutto non è che abbia tutto questo successo. In più, quei pochi che si sono avvicinati erano amici troppo stretti per considerarli diversamente.
Tranne lui, ovviamente.
Quasi ho ancora i brividi, se guardo una sua fotografia. Bello come un dio, umano come solo un uomo può esserlo.
Se le cose fossero andate diversamente, forse sarebbe potuto nascere qualcosa di davvero buono.
Mi ha corteggiata, facendomi intravedere nel suo sorriso quel che mi perdevo. Solo il mio spirito di auto conservazione mi ha salvata.
Mi sono fatta coinvolgere, con studiata lentezza, per vedere quanto pazientemente era disposto ad aspettarmi. Stavo per cedere, ma lui ha voluto accelerare i miei tempi. E ha perso.
Tentare di conquistarmi accarezzandomi le gambe senza permesso non è stata la sua idea migliore.
È un bravo ragazzo, davvero. Gli avrei perdonato la sua impudenza, se davvero si fosse pentito.
Sicuramente, se avessimo abitato nella stessa città, avrebbe potuto chiedermi scusa più facilmente.
Ma non posso vivere di soli “se”, purtroppo. Non posso vivere di promesse fatte sotto un caldo sole d'estate.
E così sono sola. Circondata dall'affetto dei miei amici, certo, e di quello di mia madre, che tanto mi ama.
Manca qualcosa, però.
Ma arriverà, un giorno. Arriverà e recupereremo il tempo perduto.
Perché niente è più dolce di una speranza che si trasforma finalmente in realtà.

*


 
 
N.d.A.
Salve a tutti!
Lo so, ho una storia in corso e pubblico un’altra cosa. Sono una pessima autrice e chiedo scusa a tutti. Ma per “Dietro lo specchio” ci vuole – tanta - concentrazione, per queste sciocchezzuole non molta. Perdonata? Spero tanto di sì ☺.
Quasi mi tremano le mani, nel pubblicare questi racconti. Il fatto che siano qualcosa di “Originale” mi fa diventare le gambe di ricotta. Mi auguro che vi piacciano. Se poi volete farmi sapere quanto (magari!) o se vi fanno un po’ schifo, beh, io ne sono contenta.
Credo che in totale saranno otto One-shot. La prossima la pubblico subito, visto che ho un po’ di tempo, per le altre dovrete aspettare la fine di giugno (guardate la Bio).
Solo una precisazione e poi vi lascio stare: l’immagine del sole e della luna della ragazza del lato destro non è mia, ma di una mia cara amica che me l’ha suggerita.
Buonanotte a tutti,
Sbadiglio
  
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