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Autore: FedericaLille    01/06/2013    11 recensioni
Catherine ha un fidanzato, una casa e un lavoro. E' ormai una donna matura e con i piedi per terra. Ma cosa succede quando un incontro inaspettato le sconvolge la vita? Crolla ogni certezza e la paura di (ri)innamorarsi prende il sopravvento.
"Eccola, la scatola ben impacchettata con scotch ultraresistente, la scatola contenente un pezzo consistente della mia esistenza. Era rimasto tutto intatto lì dentro, come se il tempo si fosse fermato. I CD, i poster, i DVD, le lettere, i biglietti, i libri, tutto ciò che possedevo con stampato sopra “One Direction”. Erano passati ben dodici anni dalla loro entrata in scena, cinque dalla loro uscita di scena.
In quei cinque anni Zayn era scomparso dai gossip, da qualsiasi rumors e pettegolezzo. Era riuscito a nascondersi bene, e incontrare una sua vecchia fan l’aveva impaurito. Non avrei rivelato di averlo incontrato, non avrei mandato in aria la sua copertura.
Intanto però lui aveva mandato in aria la mia, di copertura. Negli ultimi anni mi ero autoconvinta che quella per lui fosse stata sempre solo una innocente infatuazione passeggera. Purtroppo rivederlo mi aveva dato una certezza: seppure fosse stata solo una infatuazione, non era passeggera affatto."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo settimo

 

 

Il meteo diceva che le nuvole grigie avrebbero lasciato presto il posto ad un cielo limpido e trasparente. Non vedevo l’ora di lasciarmi accarezzare dal calore del sole primaverile.
Ma ciò che più desideravo in quella noiosa giornata scolastica era ricevere un suo messaggio.
Dopo quell’assurda colazione al bar, Zayn mi aveva chiesto il numero, io ero arrivata a scuola in autobus e lo scooter era rimasto su quel marciapiede bagnato. Avrei detto a Mike che me l’avevano rubato.
I bambini, se così potevo ancora definirli, stavano facendo ricreazione. Erano così liberi e spensierati, nella loro giovane età, e invece desideravano crescere in fretta e diventare “grandi”. Ma sapevano il significato di quella parola? Quante volte avevo potuto dir loro di voler tornare bambina e godermi la loro fantastica età, fatta di giochi e fantasticherie…
Quando conclusi le mie ore di lezione restai ancora un po’ alla cattedra a guardare i miei alunni abbandonare l’aula tra una risata e l’altra. Dopodiché controllai per l’ennesima volta il cellulare: nessun nuovo sms. Mi sentivo una sciocca tredicenne infatuata. Quanto avrei voluto esserlo…
Mike. Non dovevo che pensare a lui, e a nessun altro. Lui che mi amava con tutto se stesso e avrebbe fatto di tutto per me, era a lui che dovevo rivolgere ogni mio pensiero.
Ogni tentativo di auto-persuasione svanì non appena il cellulare vibrò rumorosamente sul legno della cattedra. Era Malik, me lo sentivo.
Eccolo:
 
“Ciao Catherine, sono Zayn.
Spero che tu abbia passato una mattinata serena e che ti sia ripresa dal nostro piccolo incidente.
Ps: ti preferivo con l’abitino attillato di ieri sera anziché con la felpa larga di oggi.”
 
Che stupido, stupido errore quello di dargli il mio numero di cellulare. E che stupida io a sperare ardentemente in un suo messaggio. Stupido Zayn Malik presuntuoso e sfacciato. Con l’abitino l’avrei schiaffeggiato volentieri, e con la felpa l’avrei soffocato.
 
“Avevo passato una serena mattinata, fino ad un attimo prima di leggere il tuo messaggio.”
 
Mi assicurai che il messaggio si inviasse, poi sistemai il cellulare in borsa e uscii dalla classe.
Una mia adorabile collega, di qualche anno più grande di me, si offrì di darmi un passaggio fino a casa. Si chiamava Susan e non abitava proprio nelle vicinanze di casa mia, ma era sempre così gentile e premurosa che mi sembrava che fosse scortese da parte mia rifiutare la sua offerta.
Nel tragitto verso casa ricevetti un nuovo sms:     “Permalosa e lunatica. Stavo solo scherzando xx”
Oddio, ora io ero la permalosa? Per caso voleva farmi sentire in colpa? Era lui il cretino maleducato e inopportuno. Non volli nemmeno rispondergli, sbuffai e riposai il cellulare.
Ringraziai infinitamente Susan per quel grande favore ed entrai a casa. Mike non c’era, come ogni Sabato pranzava a lavoro.
Ancora Zayn:     “Okay, vuoi che ti chieda scusa?”
Ruotai gli occhi al cielo e risposi di getto:     “No, voglio che mi lasci in pace.”
A quanto pareva, prese alla lettera le mie parole. Non ricevetti un suo messaggio per almeno un ora, poi mi ricredetti.
 
“Non ne sono capace”
 
Ridacchiai a quel suo messaggio. In effetti avevo davvero temuto che non mi scrivesse più…
Comunque restai sui miei passi, e non risposi. Mi dava sui nervi e non avevo voglia di continuare la conversazione. Cavolate! Avevo una voglia matta di continuare la conversazione, ma non rispondevo per non dargli la soddisfazione di avermi ai suoi piedi.
 
“La felpa larga ti sta d’incanto. Adoro le coccinelle stampatevi sopra, e il cappuccio morbido di lana. Decisamente meglio dell’abitino attillato.”
 
Oh mamma, quel ragazzo mi stava facendo sbellicare dalle risate! Come potevo resistere dal rispondere a quelle sue frasi idiote?
Mi decisi a scrivergli:   “Le coccinelle sono sexy.”
Solo mentre versavo del latte fresco in un bicchiere e ragionavo sulla mia risposta mi resi conto di stare palesemente flirtando con Zayn Malik.
Altro che risate! Io fremevo al pensiero che lui avesse notato il mio vestitino di ieri sera. Help: mi stavo scambiando messaggini  peccaminosi con un ragazzo che non era il mio fidanzato.
 
“Sei sicura che non posso passare da casa tua questo pomeriggio?”
 
Quella sua risposta mi spiazzò. L’avevo provocato troppo? Chissà che idee strane si era fatto, adesso. Diamine, avevo solo detto che le coccinelle fossero sexy! Aggettivo che in quel momento avrei attribuito più a quel fusto di Zayn che a degli innocenti insetti rossi a pois neri.
Adesso dovevo ragionare seriamente su quanto accaduto, quanto stava accadendo e quanto sarebbe accaduto in seguito alla mia risposta.
Sapevo per certo che Mike non sarebbe tornato prima delle sette di sera, quindi non dovevo preoccuparmi di lui. Ma ciò che mi preoccupava era proprio il fatto che non mi preoccupavo di Mike. Cosa mi stava succedendo? Io lo amavo, no?
Presi un respiro profondo e inviai:    “Se prometti di non rompere nulla…”
Il mio non era un esplicito invito a passare da me, ma comunque gli dava il permesso di farlo.
Guardai l’ora nel grande orologio appeso alla parete del soggiorno, 15:45.
Mi ricordai che Zayn quella mattina aveva detto di stare nelle vicinanze di casa mia, perciò mi fiondai in bagno, lasciando il cellulare sul tavolo della cucina. Sistemai i capelli in una treccia laterale, lavai velocemente i denti, sfilai la felpa con le coccinelle e indossai una maglia blu, semplice e carina.
Mi chiedevo in continuazione perché mi stessi dando da fare per apparire carina agli occhi di Zayn, ma non trovavo risposte esaudienti.
Quando tornai in soggiorno erano passate le quattro del pomeriggio. Controllai il cellulare e notai tre nuovi messaggi:
 
“Non sono il tipo che rompe le cose.”
“Cioè, non nelle case altrui…”
“Okay, sto arrivando.”
 
Ebbi appena il tempo di leggerli, che il citofono suonò due volte.
Ansia e agitazione. Oh mio dio. Perché?! Perché ero agitata? L’avevo visto anche quella mattina, ma l’idea di averlo a casa mia mi turbava parecchio.
Mi avvicinai lentamente all’ingresso, e il citofono suonò una terza volta. Mi presi di coraggio e aprii.
Mi ritrovai di fronte alla creatura più bella dell’universo. Ed era inutile prendermi in giro e mentire anche a me stessa: Zayn era dannatamente bello.
Indossava una giacca di pelle nera e dei jeans aderenti. Il solito sguardo scazzato di chi è costantemente annoiato dal mondo era stato sostituito da uno splendido sorriso raggiante e degli occhi vivi e profondi.
“Ciao”, mi salutò, sorridendo.
“P-prego, accomodati.”, balbettai, riprendendomi psicologicamente da quella visione divina.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi ritrovai effettivamente dentro casa, sola, con lui.
Zayn mi guardava attentamente e rideva sotto i baffi. Stava forse notando la mia agitazione e l’imbarazzo che quel momento stava scatenando sulle mie guance tramite un rossore evidente?
“Carino qui.” Solita frase di chi ruota gli occhi per la prima volta dentro una casa sconosciuta. Ma Zayn non aveva ancora ruotato gli occhi dentro casa mia. Lui continuava a fissarmi e non intendeva staccarmi gli occhi di dosso.
“Vuoi qualcosa da bere?” Ogni pretesto era valido per sfuggire ai suoi occhi ipnotizzanti.
Mi avvicinai a passo svelto in cucina e lui mi seguì sussurrando un “si, grazie”.
“Dove sono finite le coccinelle?”, chiese di punto in bianco.
Sussultai e aprii il frigorifero di scatto.
“Cosa preferisci? Coca, aranciata, succo, latte, acqua…?”, elencai, guardando dentro il frigo.
“Un bicchiere di acqua va bene.”, rispose con fin troppa tranquillità.
Versai dell’acqua in due bicchieri di vetro, evitando sempre di incrociare il suo sguardo.
Ma cedetti quando gli porsi un bicchiere e mi resi conto che lui non avesse smesso un attimo di fissarmi.
Mi decisi a tornare la rigida Catherine di sempre. Io ero forte e non mi agitavo sotto lo sguardo di nessuno.
“Che c’è?”, chiesi, quasi seccata.
“Niente”, sghignazzò, “Mi chiedevo dove fossero finite le coccinelle…”
“Oh, le ho messe vie per questo pomeriggio. Non so che effetto potessero provocarti…”, mi voltai a riposare la bottiglia d’acqua in frigorifero e lo sentii ancora ridacchiare.
“Non devi preoccuparti dell’effetto delle coccinelle sexy”, replicò, senza perdere quel ghigno beffardo.
“Meglio così”, tornai a guardarlo in faccia, spavalda.
Mi feci forza, avrei passato un pomeriggio in sua compagnia, quindi meglio abituarmi subito alla sua presenza. Sempre che lui non fosse scappato via prima.
“Qual è il programma?”, domandò.
“Sei tu l’ospite. A te l’onore della scelta.”
“Mmm…”, portò due dite sul mento, carezzandosi la barbetta incolta, e corrugò le sopracciglia. Dio, quanto era sexy. Altro che coccinelle…
“Se non sbaglio sono qui principalmente per vedere il tuo talento artistico.”, affermò.
Mi morsi un labbro inferiore e annuii. Voleva vedere qualche mia opera e non potevo tirarmi indietro, non ora che l’avevo fatto entrare in casa mia.
Gli feci segno di seguirmi e mi diressi nel mio studio. Più che studio l’avrei chiamato il mio manicomio personale. C’era una confusione tremenda, ma non avevo mai avuto la benché minima intenzione di mettere in ordine lì dentro. Perché sennò non sarebbe più stato il mio rifugio, ma un luogo come gli altri, conformato all’ordine del resto della casa, e del mondo. Invece lì era bello perché era mio.
Ogni mia tela era coperta da un lenzuolo bianco e avevo un po’ paura di scoprirli di fronte a Zayn. Sarebbe stato un po’ come scoprirgli la mia anima e svelargli tutte le cose più recondite dentro me. E non ero per niente sicura che lui ne fosse all’altezza.
Ma ormai eravamo lì…






Angolo Autrice.

Holaa! Eccoci quaa con Zayn dai messaggini sconci, e poi a casa di Catherine,
e  dal prossimo capitolo nel suo studio 'artistico'.
Le coccinelle sexy creano tensione tra i due (lol)
E dal prossimo chapter lo noterete ancora di più ahaha!
Intanto ditemi che ne pensate di questo qui; e se vi chiedete che fine ha fatto Mike...
beh, spunterà presto in scena, e non dispiacetevi per lui, perchè non è un santo u.u
Quindi RECENSITE, por favor! 
Così aggiorno al più presto possibile :))

  
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