Libri > Il diario del vampiro
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Autore: iosnio90    01/06/2013    5 recensioni
Bonnie e Meredith, nate e cresciute a New York come sorelle, si trasferiscono a Fell's Church per il loro ultimo anno di liceo, entrando nella vita dei loro tre nuovi compagni di scuola Stefan, Elena e Caroline per via di una festa organizzata da quest'ultima. Sia Bonnie che Stefan, a seguito di due grandi delusioni d'amore che li hanno lasciati feriti e disillusi, si ritroveranno tanto vicini da capirsi e appoggiarsi. Sarà il ritorno di Damon a gettare scompiglio e ad aprire le danze.
Come riconoscere il vero amore? Quanto è importante il perdono? Gli errori del passato quanto influiscono sul presente?
Ecco la mia nuova storia!!Spero che speriate di seguirla e che vi piaccia!^^ Oltretutto è anche il mio primo esperimento con personaggi tutti umani xD
BACIONI....IOSNIO90!!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore, Elena Gilbert/Stefan Salvatore
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Robert E. Lee – Primo giorno

Meredith era il tipo di ragazza che teneva particolarmente alla sua carriera scolastica. Non si definiva una secchiona, ma la spiccata intelligenza e l'intuitività innata le avevano sempre permesso di mantenere una media alta senza rinunciare alla vita sociale. Si impegnava tanto per se stessa e il suo futuro, certo, ma soprattutto lo faceva in memoria dei suoi genitori. Aveva appena quattro anni quando erano venuti a mancare e, nonostante lo scorrere del tempo avesse deteriorato e perso gran parte dei ricordi che aveva di sua madre e di suo padre, riusciva ancora a rammentare perfettamente il fatto che, fin da bambina, l'avevano sempre spronata a dare il massimo nello studio, a puntare sempre in alto, a superare ogni ostacolo e a non sottovalutare mai il potere della conoscenza, l'indipendenza e la stabilità data da un intelletto pronto e reattivo.
Il suo sogno era Harvard, era calpestare lo stesso suolo che aveva permesso ai suoi di crescere insieme e diventare le persone straordinarie che erano.
Per questo motivo, non solo si preoccupava della sua media, ma era solita fare volontariato ed unirsi a quanti più club scolastici possibili per riuscire a crearsi un curriculum adeguato. Non amava i ritardi. Arrivare in ritardo era visto dai professori come una totale mancanza di interesse verso la loro materia e Meredith non ci teneva per niente a farsi prendere di mira, consapevole del fatto che esistevano degli insegnanti particolarmente inclini a sfogare le loro frustrazioni personali sugli studenti. Oltretutto, non credeva fosse una buona idea neppure arrivare in ritardo al suo primo giorno di scuola.
Peccato che Bonnie non era mai stata del suo stesso avviso. Spesso si era chiesta come facesse ad essere una ballerina tanto dotata, istruita nelle migliori scuole, quando era la pigrizia fatta persona. E quella mattina avrebbero già perso abbastanza tempo in segreteria per la consegna di qualche altro documento e del ritiro del loro orario!

Giuro che se ci guarderanno male al nostro primo giorno te la farò pagare cara.” - minacciò - “Lo sai che ci tengo parecchio a queste cose...”
Si, lo so. Scusa. E' che ieri sera con quella visita inaspettata io e la signora Flowers abbiamo finito col fare tardi.” - si giustificò Bonnie dal sedile del passeggero mentre Meredith, alla guida, cercava un posto libero nel parcheggio della scuola.
Già. Giusto. Alla fine non mi hai più detto cosa volevano quei ragazzi.”
Beh, pare che la capo cheerleaders ogni anno organizzi una festa in un capanno nel bosco per l'inizio della scuola. Quest'anno, però, il comune ha deciso di smantellare quel capanno dato che cade a pezzi e allora sono venuti a chiedere alla signora Flowers se potevano tenere questa festa nel giardino sul retro del pensionato visto quanto è isolato.” - spiegò Bonnie, indicandole con una mano un posto libero qualche auto più avanti.
Meredith annuì: l'aveva già visto.

E la signora Flowers che ha detto?” - chiese.
Ha detto di si. Sembra che questa festa sia una specie di tradizione e non le dispiace avere un po' di gente in casa, di tanto in tanto. Oltretutto sostiene che sono tutti dei carissimi ragazzi. Testuale.”
Meredith non sapeva che pensare. Da un lato era sinceramente perplessa dalla cosa, ma dall'altro credeva anche che sarebbe stato un bel modo per lei e per Bonnie di conoscere meglio i loro nuovi compagni di scuola. Insomma, avrebbero dovuto trascorrere in quella cittadina il loro ultimo anno, avere degli amici non avrebbe di certo guastato. Oltretutto vedeva Bonnie particolarmente elettrizzata all'idea.
Lasciata l'auto, s'incamminarono entrambe verso l'entrata principale del liceo, tra le occhiate curiose degli studenti in attesa dell'inizio delle lezioni. Non ci badò molto. Probabilmente in un paesino tanto piccolo si conoscevano quasi tutti e loro rappresentavano la novità. Nei primi tempi si aspettava di venire fissata e additata come “quella nuova”, ma scommetteva sul fatto che tempo un mese e non avrebbero più fatto caso a loro. Da questo punto di vista, la festa al pensionato forse avrebbe accelerato le cose, favorendo la loro integrazione al gruppo.

Ciao Bonnie!” - la voce squillante di una ragazza bionda e sorridente in tenuta da cheerleader attirò la sua attenzione. Vide Bonnie sorridere di rimando e ricambiare timidamente con la mano anche il saluto del ragazzo in disparte con la bionda prima di riprendere a seguirla.
E quelli?” - le chiese, accennando ai due ragazzi che ancora le guardavano mentre mettevano piede nell'edificio scolastico spingendo con una mano ciascuna le spesse porte in vetro.
Lei è la capo cheerleaders di cui ti ho parlato poco fa. Caroline, mi pare. Ieri sera è venuta al pensionato insieme ad una sua amica e al ragazzo che era con lei. Stefan. La signora Flowers mi ha confidato di conoscerlo abbastanza, dice che è un vero ragazzo d'oro, come non se ne trovano più...”
Merdith, notato il lieve rossore che tinse le guance della sua amica, si ritrovò a sorridere, mentre le faceva strada verso l'entrata della segreteria in fondo al corridoio.

Stefan, eh? Sbaglio o anche a te è venuta voglia di conoscere “abbastanza” questo ragazzo d'oro?” - insinuò.
Meredith!”
Che c'è? Io parlo soltanto in virtù di ciò che vedo. E per quello che ho potuto vedere rientra perfettamente nel tuo tipo ideale. Alto, ben piazzato, bello, moro....Se non fosse che ispira fiducia e non ha per niente l'aria del bastardo sarebbe quasi uguale a tu-sai-chi.”
Meredith? Smettila.” - fece Bonnie, scuotendo lievemente la testa per mettere fine al discorso.
Meredith annuì.

Si, scusami, hai ragione. Dovrei smetterla di tornare su quell'argomento. E' solo che...a me non piace vederti soffrire e a causa di quell'idiota ti ho visto soffrire tanto, come non meriti affatto. Non voglio che ricapiti, quindi tendo a vedere ogni ragazzo che ti passa accanto come una possibile minaccia da eliminare.” - si scusò - “Ex-ter-mi-naaaaate! Dalek docet.” - aggiunse, sicura di strappare un sorriso all'amica.
Ti adoro, lo sai. Però Stefan non è affatto una minaccia. Insomma, ci avrò parlato si e no per due minuti e non ti nego che..beh, ha fatto decisamente colpo, ma l'hai visto, no? Riuscirebbe a fare colpo anche su una cieca. Tuttavia, non è che sto qui a prefissarmi chissà quale futuro per noi due, non mi sto struggendo d'amore, ma anche se fosse...l'hai detto tu stessa: ispira fiducia e non ha l'aria del bastardo. Inoltre Teophilia sostiene che sia un ragazzo gentilissimo e sappiamo quanto sia brava a giudicare le persone, quindi...credo proprio che Stefan non sia una minaccia. Puoi stare tranquilla.”
Uhm. Va bene.” - assecondò Meredith, intrecciando un braccio a quello delle rossa per trascinarsela dietro - “Adesso, però, andiamo. I ritardi non mi piacciono.”
Stavolta sarebbe colpa tua.” - fece notare Bonnie, divertita, aprendo per entrambe la porta in legno scuro che dava sugli uffici amministrativi del liceo.
Ma...zitta un po', piccola impertinente!” - il rimprovero scherzoso di Meredith venne accompagnato da una leggera spinta su una spalla della rossa che la costrinse oltre la porta aperta, dove una donna di mezza età, non appena le notò, si allontanò dall'uomo col quale stava conversando per farsi loro incontro ed accoglierle entrambe con un sorriso cordiale anche se un po' tirato.
E voi due dovete essere le due nuove alunne da New York. Finalmente siete arrivate...” - disse loro, allungando una mano per ricevere da Meredith gli ultimi moduli da firmare per ufficializzare l'ingresso nella loro nuova scuola. La donna si portò al di là di una alta scrivania e prese a trafficare su un computer un po' datato, inserendo velocemente gli ultimi dati e preparando ad entrambe una pila di fogli contenente il regolamento della scuola, una lista dei club e delle squadre sportive a cui potevano ancora iscriversi, un foglietto con su scritto tutti i numeri coi quali la scuola poteva essere contattata per qualsiasi evenienza ed una mappa. Tornò a rivolgersi a loro soltanto una volta finito.
Bene. E' tutto in regola. Allora...” - abbassò di nuovo gli occhi e diede una rapida occhiata al suo monitor - “Meredith Sulez e Bonnie McCollough, benvenute al Robert E. Lee. Questo è l'orario delle vostre lezioni.” - aggiunse, mandando in stampa dei nuovi fogli che consegnò velocemente alle due - “Ditemi. La vostra prima lezione?”
Meredith e Bonnie abbassarono gli occhi sui rispettivi orari e poi sorrisero quando si ritrovarono entrambe a rispondere: “Storia. Professor Alaric Saltzman.”

Oh, ma è davvero una fortunata coincidenza!” - esclamò la donna - “Potete andare con lui stesso a lezione..”
Il professor Saltzman – notò Meredith – era l'uomo col quale la segretaria stava chiacchierando nel momento in cui lei e Bonnie avevano messo piede nella stanza. Nel momento in cui l'aveva visto, aveva creduto tutto tranne che si trattasse di un professore. Non perchè non ne avesse l'aspetto o il portamento, ma semplicemente perchè non pareva averne l'età. Sembrava ancora uno studente universitario, almeno a lei che era abituata a docenti vecchio stampo, ultracinquantenni, con problemi di peso e calvizia incipiente. Quell'uomo, invece, era l'esatto opposto. Era alto, allenato, probabilmente laureato da poco, con l'ombra di una leggera barba a contornargli il mento e i capelli di un castano ramato tendenti al rosso. Avanzò verso di loro con un sorriso gentile e nei suoi occhi Meredith riuscì a scorgere quanto, al di là dell'aspetto, dovesse essere una persona a modo e cordiale, sveglia ed istruita.
Si ritrovò a sorridere, felice di essere sua allieva senza un reale motivo per esserlo, non ancora almeno.

Certamente. Non si preoccupi signora Douglas, me ne occupo io.” - fece lui.
La signora Douglas, la segretaria, annuì contenta.

Ragazze, siete assolutamente in buone mani. Il professor Saltzman lavora qui da un mese circa, dall'inizio di quest'anno scolastico. E' al suo primo incarico da insegnante, ma si è già guadagnato i favori del preside e dei suoi colleghi. Nessuno meglio di lui può aiutarvi ad integrarvi in un posto nuovo.” - le rassicurò, scatenando l'imbarazzo dell'uomo in questione, che si affrettò ad intervenire, esortandole a seguirlo.
Lei è troppo gentile, signora Douglas.” - fece - “Venite pure con me, ragazze, vi presento alla classe.”
Meredith e Bonnie, l'una di fianco all'altra, salutarono cortesemente la segretaria augurandole una buona giornata e seguirono il professore fuori dall'ufficio e poi lungo il corridoio alla loro destra. Mano a mano che avanzavano, lui indicava loro questa o quell'aula, nel caso avessero avuto problemi nel trovare le classi delle successive lezioni. Meredith ragionò brevemente sul fatto che, munite di mappa com'erano, lei non avrebbe avuto alcun problema nel muoversi in quei nuovi corridoi visto che, tra lei e Bonnie, era la rossa quella che rischiava di perdersi anche dentro casa propria. Di fatto, la sua amica si guardava intorno frettolosa e spaesata, dandole l'impressione che stesse ringraziando mentalmente per il fatto che almeno a quell'ora fossero nella stessa classe e avessero qualcuno a guidarle lungo il tragitto fino all'aula.
Giunsero a destinazione quando la campanella aveva già smesso di suonare da qualche minuto. La classe, dall'esterno, sembrava abbastanza silenziosa, tranne che per un lieve brusio di voci.

Pronte?” - chiese loro il professore, sorridendo affabilmente.
Meredith annuì tranquilla, Bonnie un po' meno e lui se ne accorse.

Bonnie, giusto?” - chiese, aspettando fino al cenno affermativo della rossa prima di continuare - “Arrivare in un posto nuovo a volte è difficile, ma questi ragazzi sono a posto. Scommetto che entro fine giornata avrete già delle nuove amiche e decine dei miei studenti ai vostri piedi.” - scherzò – “Almeno ai tempi in cui andavo io al liceo era così che funzionava quando c'erano dei nuovi arrivi...”
Non sembra che sia passato poi così tanto da quando frequentava il liceo, professor Saltzman..” - constatò Meredith.
No, a dire il vero no. Il che a volte credo che sia un bene e altre volte che sia un male. Dipende dalle giornate.” - rispose - “Entriamo, su.”
Prima di seguire l'uomo all'interno dell'aula, Meredith si voltò a guardare Bonnie e le strinse leggermente la mano, tentando di rassicurare lei e di rassicurare anche se stessa. Solo in quel momento, a qualche passo dall'inizio della sua prima giornata in quella nuova scuola, realizzò che era arrivata sul punto di cominciare un nuovo capitolo della sua vita. Fino a quel momento, quel concetto non era mai stato così reale, anzi...nella sua mente aveva continuato a galleggiare sotto forma di pensiero astratto. Si sentì preda di una leggera ansia, ma assaporò per poco quella sensazione così strana per lei e poi varcò la soglia. Bonnie la seguì un passo dopo, mentre l'insegnate le presentava, fissando insieme a lei gli occhi sui loro nuovi compagni di classe e sui due banchi vuoti circa a metà aula, l'uno di fianco all'altro.



Al suono della campanella che segnava la fine della sua terza ora di lezione, Bonnie si alzò e si precipitò fuori dall'aula, in ansia al solo pensiero di arrivare nuovamente in ritardo a causa del suo scarso senso dell'orientamento.
Dopo la lezione di storia, infatti, lei e Meredith avevano impiegato meno di un minuto per realizzare che non avrebbero avuto più nessuna classe da condividere fino all'ora di ginnastica, nel pomeriggio. A quel punto, mentre la sua amica la salutava e si allontanava convinta della direzione da prendere, Bonnie era entrata nel panico. Non sapeva che fare e si sentiva troppo impacciata per chiedere aiuto a qualcuno. Fortuna aveva voluto che l'aula di chimica fosse appena a qualche passo da lì, ma quando si era trattata della successiva lezione d'inglese aveva impiegato dieci minuti buoni prima di capire che si trovava dall'altra parte dell'istituto. Aveva corso a perdifiato nei corridoi quasi del tutto vuoti, quindi, prima di presentarsi alla nuova insegnante in preda all'affanno. Questa l'aveva giustificata con un abbozzo di sorriso, ma Bonnie faticava a credere che la scusa del “sono nuova e non riuscivo a trovare l'aula” avrebbe retto ancora a lungo.
Distratta com'era, aveva appena dato un'occhiata alla lista di libri da leggere per quel corso e non si era accorta della presenza di Stefan qualche banco più indietro nella fila al suo fianco, fino a che non se lo ritrovò davanti, appena uscito dalla sua stessa classe.
Le poggiò una mano su una spalla per attirare la sua attenzione e le sorrise, tirandola appena indietro di un passo per spostarla dalla traiettoria di una grossa palla di carta lanciata da chissà chi e finita chissà dove.

Grazie.” - ringraziò lei. Non si era accorta di niente tanto era presa nel districarsi tra il suo orario e la mappa che le era stata consegnata quella mattina e che adesso si afflosciava tra le sue mani senza dare segno di voler collaborare.
Sembri un po' in difficoltà...” - commentò lui.
Bonnie alzò sul ragazzo i suoi occhi già stanchi. Avrebbe voluto rispondergli “Solo un po'?”, ma temeva che la voce le sarebbe venuta fuori più astiosa di quanto intendesse, quindi restò zitta, lasciando che fosse il suo sguardo rassegnato a parlare per lei.
Stefan annuì. Probabilmente aveva capito il suo disagio e le si avvicinò ulteriormente per sbirciare sul suo orario. Alla fine sorrise.

Hai matematica col professor Turner. Sei fortunata. Pare che si sia preso l'influenza da suo figlio e la classe resta scoperta fino a domani.”
Davvero? Ne sei sicuro?”
Sicurissimo. Adesso anch'io avrei avuto lezione con lui.”
Bonnie sospirò, rilassando le spalle a mano a mano che la folla di studenti intorno a loro cominciava a diradarsi. Un'ora libera, quindi. Se fosse stata nel suo vecchio liceo avrebbe sicuramente avuto un'idea su come impiegarla, magari rintanandosi sui gradoni nel campo da football per provare qualche piroette, ma in quel posto nuovo non aveva la più pallida idea di che fare o dove andare. Forse poteva cercare il suo armadietto. Tra una lezione e l'altra non ne aveva avuto il tempo. O meglio, ne avrebbe avuto il tempo se fosse stata come Meredith, il tipo di persona che riesce a decifrare una mappa e ad aggirarsi in un posto sconosciuto con la stessa disinvoltura degli avventori abituali di un supermarket, ma lei non era affatto quel tipo di persona, purtroppo.
Dopo qualche attimo di silenzio, fu Stefan a parlare per primo, dimostrando ancora quanto fosse gentile e attento. A Bonnie tornarono subito in mente le parole “ragazzo d'oro” e si ritrovò a sorridere.

Posso mostrarti un po' la scuola, se vuoi. Magari può esserti d'aiuto un piccolo tour.”
Annuì. “Sempre che tu non abbia nient'altro da fare. Non vorrei prenderti troppo tempo...”

Figurati! Il programma era di aiutare Caroline a scegliere il carattere di scrittura adatto per i volantini della sua festa, ma ne faccio volentieri a meno.” - rispose lui - “Andiamo?”
Trovarono l'armadietto di Bonnie. Venivano assegnati in base all'iniziale del cognome, quindi era lontano sia da quello di Meredith che da quello di Stefan, ma restava abbastanza vicino all'uscita d'emergenza contraddistinta dalla luminosa scritta “Exit” e da due spesse porte di un rosso brillante impossibili da non notare.

Sarà facile ritrovarlo.” - commentò Stefan, scatenando l'ilarità sua e di Bonnie.
Messi al loro posto tutti gli spessi libri che si era costretta a portare da una lezione all'altra, continuarono a camminare lentamente tra i vari corridoi ormai vuoti. Stefan si fece passare il suo orario e le mostrò una ad una tutte le varie aule in cui si sarebbero tenute le lezioni che avrebbe dovuto seguire, segnandole a penna sulla mappa i percorsi più brevi da fare tra una lezione e l'altra. Poi le mostrò la piscina interna, la mensa, la palestra coi rispettivi spogliatoi e arrivarono al teatro, dove fu più che d'accordo nell'assecondarla nel suo desiderio di salire sul palco. Accese uno dei faretti e la lasciò fare, prendendo posto su una delle poltrone della prima fila in platea.
Bonnie salì di corsa la scalinata di legno scricchiolante, diede un'occhiata veloce alle piccole quinte e avanzò fino al centro del palco, sfiorando con le mani le assi di legno chiaro sotto i suoi piedi. Non era un gran teatro, di certo non era neppure paragonabile a quello della sua vecchia scuola di danza o a quello della sua scuola a New York, ma la fece sorridere il modo in cui era ben tenuto, con le luci luminose, il sipario pulito e le assi di legno levigate e lucenti. Camminò fino al fondale di drappo bianco che toccò con le mani, sentendone la familiare tensione sotto le dita, poi si sentì cogliere improvvisamente dal forte desiderio di approfittare di quel palco vuoto e corse, esibendosi nei suoi migliori salti davanti agli occhi verdi di Stefan, colti di sorpresa e meravigliati.

E quello?” - le chiese.
Sono una ballerina.” - spiegò lei, andando a sedersi sul bordo del palco - “O almeno mi piacerebbe diventarlo. Studio danza da quando ho memoria. Nel mio vecchio liceo ho partecipato ad ogni rappresentazione teatrale che abbiano mai messo in scena.”
Stefan si alzò dal suo posto e la raggiunse, poggiando le mani sulle assi del palco proprio accanto al punto nel quale si era seduta lei, con le gambe penzoloni.

Qui di spettacoli non ne fanno molti. Mio padre dice che ai suoi tempi mettevano in scena un musical una volta l'anno e c'era un club del teatro a cui tutti volevano iscriversi. Poi, con gli anni, gli sport hanno acquisito sempre più importanza e il teatro è diventato roba da femminucce. Adesso ci fanno soltanto i concerti di Natale della banda della scuola, le assemblee d'istituto quando fuori è brutto tempo e non possono usare il campo da football e viene occupato una volta al mese da una delle proiezioni aperte a tutti del club dei patiti del cinema.”
E' un peccato. E' davvero un teatro molto carino.”
Già.” - convenne lui - “Però in paese c'è una scuola di danza...” - aggiunse.
Bonnie annuì, voltandosi per guardarlo in viso.

La signora Flowers mi ha fatto avere il numero qualche settimana fa. Ho chiamato da New York e si sono occupati dell'iscrizione. Ho fatto anche una chiacchierata con l'insegnante e oggi pomeriggio sul tardi ho la mia prima lezione.”
Peccato. Quindi non avrò l'onore di vederti ai miei allenamenti di football mentre gridi il mio nome a squarciagola mandandomi baci a ripetizione dagli spalti?” - scherzò lui, assottigliando teatralmente gli occhi.
Mi dispiace, ma il football non è esattamente il mio genere.”
Questo mi ferisce.”
Risero nuovamente, ascoltando l'eco delle loro voci che rimbombava nel buio spazio vuoto di fronte a loro. Bonnie si sentì felice di aver accettato la proposta di Stefan per quel piccolo tour del liceo. Di solito si sentiva sempre preda di un profondo imbarazzo quando si trattava di parlare di lei con persone nuove, specialmente se erano ragazzi in gamba e belli quanto Stefan, ma lui aveva la straordinaria capacità di mettere le persone a suo agio con i suoi occhi limpidi e quel sorriso sincero e cordiale che non sarebbe mai stato in grado di nascondere nulla. E Dio solo sapeva quanto Bonnie ne avesse le scatole piene di tipi problematici dagli occhi impenetrabili e il sorriso pari ad una maschera! Era contenta di aver incontrato una persona come Stefan. Dopo tanto dolore causato da colui che sembrava il suo esatto opposto, sentiva di meritare di passare qualche ora in compagnia di una persona tanto trasparente, della quale non dovevi temere i possibili giudizi, sulla quale non dovevi interrogarti ad ogni passo per ciò che poteva o non poteva passargli per la testa. Forse il gioco del mistero era interessante, lei stessa ne era stata catturata neppure troppi mesi prima nel suo ultimo anno a New York, ma a lungo andare faceva soffrire e stancava, non ne valeva la pena.

Posso farti una domanda?” - chiese Stefan dopo qualche attimo di tranquillo silenzio, riportando su di sé l'attenzione.
Bonnie annuì.

Quella che stamattina era con te era tua sorella, giusto?”
Si. Meredith.” - confermò.
Ecco, non vorrei essere invadente, ma mi chiedevo come---”
Come fosse possibile che sia tanto diversa da me?” - interruppe Bonnie.
Stefan, imbarazzato, si portò una mano a scompigliare i capelli scuri.

Si. E anche come mai i vostri armadietti non siano l'uno di fianco all'altro.”
Meredith è la mia migliore amica e mia sorella adottiva. I suoi genitori erano grandi amici dei miei e sono venuti a mancare quando eravamo due bambine. Non aveva altri parenti tranne i nonni materni troppo anziani per prendersene cura, quindi i miei genitori la presero con loro, ma lei ha mantenuto il suo cognome: Sulez.” - rispose.
Oh. E' triste.” - commentò Stefan.
Già. Ma lei è sempre stata forte...”
Anch'io ho perso mia madre da bambino.” - confessò lui, di getto - “Di malattia. Da allora sono rimasto solo con mio padre e mio fratello maggiore. Poi lui è andato finalmente via di casa, al college.”
Finalmente?” - chiese lei, alla quale non era sfuggito il lieve cambio di tono nel sentirlo parlare di suo fratello.
Finalmente, si. Sin da bambino mio fratello non ha mai fatto altro che litigare con nostro padre. A volte mi chiudevo in soffitta pur di non sentire le loro urla. A scuola dicevano che era una ragazzino problematico e che non bisognava fargliene una colpa perchè sentiva soltanto la mancanza di nostra madre, perchè stava soffrendo ed era arrabbiato per la sua morte quindi se la prendeva col mondo, con nostro padre e con me. E ci credevo davvero, ci credevo e non me la prendevo per nessuno dei suoi scherzi o delle sue offese. Gli volevo bene.”
E poi?”
Poi ho capito che in realtà è soltanto un grosso bambino viziato, un'egoista che prova piacere nel vedermi star male.”
Bonnie si ritrovò senza parole. Evidentemente – e lo aveva capito dal tono amareggiato e deluso di Stefan - quello non era un argomento di cui aveva molta voglia di parlare sebbene fosse stato lui stesso a cominciare il discorso. Pensò che forse anche per lui era lo stesso che per lei, che sentiva di potersi aprire e parlare di tutto, per quel motivo non aveva mostrato alcuna reticenza nel rispondere alle sue domande curiose. La cosa, segretamente, la lusingò.
Tuttavia, non conosceva né la situazione né questo fratello di cui parlava, quindi ogni cosa la sua mente le suggerisse di dire le sembrava banale e poco appropriata. Decise, quindi, di rimanere in silenzio, ma alzò un braccio per posargli delicatamente una mano sulla spalla, attirandone l'attenzione, per poi sorridergli e accarezzargli dolcemente il viso, forzandolo con la tenerezza a distendere i lineamenti tesi e a sorridere.

Ti sto annoiando. Scusa.” - fece lui.
Bonnie scosse la testa. “Affatto.” - assicurò.
Arrivò il suono dell'ennesima campanella a rompere il momento. Bonnie, col viso improvvisamente in fiamme, tossì e spinse sulle mani per scendere dal palco. Stefan, nel frattempo, si riavvicinò al pannello elettronico e spense il faro ancora acceso sul palco, facendole poi strada lungo la scalinata che portava alla porta di accesso al teatro...



Stefan mi ha dato buca! Gliela farò pagare cara!”
Elena non aveva neppure messo piede fuori dall'aula che si era ritrovata addosso Caroline, saltata fuori al nulla con quel discorso che la lasciò non poco confusa.

Come, prego?”
Mi hai sentita! Doveva aiutarmi con i volantini per la festa durante la nostra ora libera e mi ha dato buca.”
Elena annuì, lentamente, una volta sola, sgranando leggermente gli occhi azzurri. Adesso capiva.

Sarà stato trattenuto. O avrà avuto da fare.” - lo giustificò - “Nel pomeriggio ti aiuto io. Promesso.”
Caroline le acciuffò un braccio con la stessa luce negli occhi di una bambina contenta davanti ad un'enorme cono al cioccolato con granella di nocciole e sembrò magicamente dimenticare del tutto lo sconcerto per il fatto che Stefan non si fosse presentato al loro appuntamento.
Elena scosse la testa e presero a camminare insieme vero i loro armadietti, con le fila di ragazzi e ragazze che si aprivano in due per favorire loro il passaggio. A volte si sentiva stupida a pensarlo, di certo sapeva che il suo era un atteggiamento a dir poco infantile, ma amava i momenti tra una lezione e l'altra, amava attraversare quei corridoi affollati con le stesse falcate sicure di sempre, amava le attenzioni e l'ammirazione che le venivano riservate da cinque anni a quella parte. Amava quella popolarità di cui aveva sempre goduto e che aveva guadagnato con un semplice sorriso già al primo giorno in cui aveva messo piede tra quelle mura.
Le sarebbe mancato il liceo. Sapeva con certezza che la sua carriera da “reginetta della scuola” sarebbe finita nello stesso istante in cui avrebbe lanciato in aria il tocco il giorno del ritiro dei diplomi e, per questo motivo, aveva sempre creduto che il suo ultimo anno sarebbe stato il più bello di sempre. 
Questa era la sua assoluta convinzione fino a qualche mese prima, quando si era giocata con le sue stesse mani la chance di un ultimo anno meraviglioso verso il finire dell'estate, quando aveva ceduto a Damon e Stefan l'aveva scoperto.
Aveva dato la colpa a tante cose – al caldo, a Damon stesso – prima di realizzare che la colpa era stata soltanto sua se era andata a finire in quel modo e se il suo rapporto con Stefan si era rovinato senza possibilità di rimettere davvero a posto ogni cosa.
Da che ricordava era sempre stata fortemente legata a Stefan, aveva sempre saputo di amarlo, per quello che era e per come la faceva sentire. Nel momento in cui era cresciuta, però e la sua bellezza era fiorita del tutto, trasformandola nella ragazza che era diventata, aveva cominciato ad attirare su di se anche le attenzioni di quel fratello maggiore di Stefan col quale da bambina aveva avuto molto poco a che fare. E lei, vanitosa come si era scoperta di essere, aveva provato piacere nell'essere contesa tra i due ragazzi più belli di Fell's Church.
Le cose erano andate avanti così per anni. Damon la punzecchiava di continuo e cercava di rimanere da solo con lei ad ogni costo. Elena, quando era con lui, si sentiva avvolgere ed ammaliare da quel suo fascino fuggevole e malizioso, ma nel suo cuore aveva sempre sentito ancorata la certezza che, alla fine dei conti, sarebbe sempre tornata da Stefan, nel suo amorevole abbraccio. Quindi si tirava indietro, faceva da preda in quel gioco in cui Damon non si preoccupava di coinvolgerla, ma alla fine tornava sempre a tirarsi indietro un attimo prima di cedere, credendo di mantenere così la sua coscienza pulita, ma ben consapevole del fatto che, in quel modo, non faceva altro che aumentare l'insoddisfazione del maggiore dei fratelli che alla volta successiva tornava ad insediarla con le sue piacevoli moine con ancora maggiore forza e vigore di quanto non avesse fatto in precedenza.
Poi, a metà agosto, lui era tornato improvvisamente a casa e si era presentato da lei in uno stato d'animo così tormentato che quasi l'aveva spaventata con la sua irruenza, perchè mai l'aveva visto in quel modo. Aveva tentato di respingerlo, ancora, ma lui l'aveva presa e baciata con tanta veemenza e passione che ne era rimasta travolta. Aveva cercato di pensare, di resistergli, di dire a se stessa che era sbagliato, completamente sbagliato perchè aveva finalmente una relazione col suo Stefan e che era importante, che stavano facendo addirittura piani per il college e per il loro futuro insieme, ma un secondo pensiero le si era insinuato nella mente a mano a mano che Damon la toccava, una seconda voce che le sussurrava che, invece, tutto ciò che stava succedendo in quel momento poteva andare bene, che nessuno l'avrebbe mai scoperto e che poteva godersi il momento, che addirittura potevano essercene altri di momenti come quello, sia con Damon che con Stefan. Chi o cosa le impediva di averli entrambi, dopotutto?
Era stata debole, egoista e vanitosa. Lo sapeva, lo sapeva così come sapeva che, se Stefan non l'avesse scoperta quel giorno stesso tra le braccia del fratello, avrebbe mantenuto il silenzio e continuato su quella strada, seguendo quell'infimo suggerimento della sua parte più oscura.
Persino in quel momento, a posteriori, quando ci pensava non sapeva decidere se fosse più dispiaciuta per ciò che aveva fatto o per il fatto che Stefan l'avesse scoperto.
Che razza di persona era? Era dal giorno in cui Caroline stessa le aveva urlato addosso quella domanda in difesa dell'amico col cuore a pezzi che tentava di darsi una risposta senza mai riuscirci.
Almeno – si diceva – non era rimasta del tutto sola. Gli stessi Caroline e Stefan, per quanto fosse imbarazzante, continuavano a comportarsi come se fossero ancora gli amici di un tempo. Lui pareva sulla strada del perdono ed era esattamente questo, questo tipo di gentilezza da parte del ragazzo i cui sentimenti aveva tradito e calpestato, che riportavano più frequentemente a galla quella famosa domanda. Che razza di persona era? Cosa aveva fatto? Che tipo di problema aveva?

...e devi aiutarmi a scegliere il tema.”
Elena si voltò improvvisamente verso Caroline. Erano arrivate di fronte al suo armadietto e non se n'era neppure accorta, così come non aveva ascoltato una sola parola di ciò che l'amica aveva detto.

Cosa?”
Caroline sbuffò.

Incredibile! Non hai sentito nemmeno una virgola.” - rimarcò - “Dicevo che, tra le altre innumerevoli cose di cui dobbiamo occuparci per la festa, la più importante è il tema. Devi aiutarmi a sceglierlo.”
Oh. Il tema. Che ne dici dei dinosauri?”
Caroline inarcò un sopracciglio. “Stai ancora guardando la maratona di Glee in televisione, confessa.”
Elena si voltò verso il lucchetto del suo armadietto e lo aprì velocemente lanciando una smorfia all'amica, impegnata qualche metro più in là nel suo stesso cambio di libri. Ripresero a camminare entrambe verso la loro successiva lezione.

Sentiamo, invece, tu che idee avresti?” - chiese.
Io ne avrei molte. Coppie storiche, ad esempio.”
E così hai eliminato dagli invitati metà della scuola, noi due incluse visto che non ce l'abbiamo il ragazzo per mettere in scena una coppia.”
Allora....potrebbe essere un decade dance! Anni '50, anni '80....uno a caso e via.”
Fa troppo teen-drama sui vampiri.”
Già. Hai ragione.” - corcordò Caroline - “Quindi?”
Che ne pensi dei supereroi? Vanno di moda adesso. E saremmo tutti in costume con maschere annesse.”
Ma...sai che non sarebbe male come idea? Dovrei parlarne col “club dei nerd che più nerd non si può” per i suggerimenti su una scenografia appropriata, ma si potrebbe fare...”
Elena sorrise, ma neppure diede troppo peso alla faccenda. Ora che Caroline aveva preso a fantasticare sul modo migliore e più spettacolare per rendere memorabile la sua festa, neppure farle presente che aggiungere al tutto una scenografia per una festa privata non era necessario. Dopotutto, si trattava sempre della ragazza che l'anno prima aveva deciso che il tema dovesse essere il Natale in anticipo e aveva fatto – Dio sa come – nevicare a Fell's Church coi 25° che c'erano stati nel caldo fuori stagione dell'inizio autunno dell'anno precedente! E, ad ogni modo, non si poteva dimenticare la fissazione che aveva per le feste in maschera.
Raggiunsero il corridoio che portava alla loro classe di biologia mentre Caroline stava ancora farfugliando. Nell'attraversarlo, però, gli occhi di entrambe vennero catturati dalla figura di Stefan che usciva ridendo dal teatro insieme ad una delle nuove ragazze appena trasferitesi, quella che avevano conosciuto la sera prima, Bonnie.
Caroline rimase a fissarli per qualche attimo, ma poi si avvicinò, trascinandosi dietro Elena, del tutto indifferente alla crisi di gelosia che questa si era sentita esplodere dentro nel vedere il suo ex-ragazzo così felice e tanto attento nei confronti di un'altra. Appena conosciuta, oltretutto.

Quindi è per questo che mi hai dato buca, eh?”
Quella frase di Caroline servì ad attirare l'attenzione dei due su di loro.

Scusa tanto, Care, ma ho trovato decisamente più allettante l'idea di mostrare a Bonnie la scuola.” - rispose lui, tanto prontamente quanto divertito.
Mmhh...ok! Ti perdono.”
Elena si voltò a guardarla. Come, come? Lo perdonava? Ma se fino a pochi minuti prima pareva terribilmente scocciata dal fatto che lui non l'avesse aiutata?

Ma non hai detto due minuti fa che gliel'avresti fatta pagare cara?”
Si, l'ho detto.” - confermò l'amica - “Ma era con Bonnie. E come non perdonarlo se era con Bonnie?”
Elena sentì qualcosa spingerle dal basso dello stomaco, un'irritazione forte verso tutta quella situazione, per il fatto che Stefan – il suo Stefan – avesse trascorso tutto quel tempo da solo con quella rossa sconosciuta e per il fatto che Caroline ne sembrasse addirittura contenta.
Lei aveva sbagliato si, lo ammetteva. Lo aveva fatto soffrire, ma ciò non significava che....che? Che cosa non significava?
Era confusa dai suoi stessi pensieri, ma l'irritazione non scemava.

Già. Giusto. E' nuova. Ha bisogno di una guida.” - sbottò, trattenendo il fastidio - “Anzi, sai che c'è? Dovresti venire a pranzo con noi. Per fare amicizia.”
Elena.” - il richiamo venne da Stefan. Lei non se ne curò e lo liquidò in fretta con una mano.
Che c'è? Se è amica tua allora può essere anche amica nostra, no?” - rispose, voltandosi poi verso la rossa - “Sei con tua sorella, giusto? Porta anche lei. Sia mai che finite col magiare da sole ad un tavolo vuoto.”
Aveva messo in imbarazzo la nuova arrivata, lo vedeva: le si erano tinte le guance di rosso e prese a mordersi un labbro, continuando pensierosa per qualche attimo prima di risponderle con un cenno affermativo del capo.
Elena non aspettò oltre e al suono della nuova campanella salutò in fretta con una mano e si avviò verso la sua aula, prendendo posto nello stesso istante in cui Caroline la raggiungeva lanciandole un'occhiata d'ammonimento che, per lei, voleva dire tutto e niente. Ormai era fatta, la rossa aveva accettato: perchè rimarcare? La conoscevano, avrebbero dovuto aspettarselo.
All'ora di pranzo riempì il suo vassoio alla mensa con una fetta di pizza, dell'acqua ed un'arancia e si avviò al suo solito tavolo. Gli altri quattro erano già lì e le avevano lasciato un posto vuoto accanto a Care. Stefan, che di solito le prendeva posto di fianco, quel giorno si era seduto tra Bonnie e sua sorella e pareva avere occhi solo per la rossa.
Poggiò il vassoio sul tavolo con più forza di quanta intendesse.

Oh. Elena!” - l'accolse Caroline - “Bonnie la conosci. Lei, invece, è Meredith. Ci stava raccontando che solo in questa prima mezza giornata ha fatto domanda d'iscrizione a metà dei club studenteschi e grazie alla sua davvero davvero incredibile media i geniacci del decathlon praticamente già la supplicano per unirsi a loro.”
Supplicare, adesso. Non esageriamo. Che siano diventati parecchio insistenti, però, è vero.” - scherzò la mora -Meredith- allungando una mano verso di lei mentre prendeva posto - “Piacere di conoscerti, ad ogni modo.”
Elena ricambiò la stretta con un sorriso: “Piacere mio.”

Tu devi essere l'altra ragazza che ieri ha fatto irruzione al pensionato con Caroline e Stefan per il permesso per la festa, giusto?”
Sono proprio io. Elena Gilbert.”
Bene. Almeno adesso conosco anche i vostri nomi. Stamattina Bonnie mentre raccontava ricordava alla perfezione soltanto quello di Stefan, mentre sui vostri era abbastanza incerta.”
Mere! Ma che dici?” - intervenne la diretta interessata, allungandosi per schiaffeggiare leggermente una mano della sorella.
Cosa? E' vero!”
Beh, se in piena notte avessi aperto la porta di casa e mi fossi ritrovata davanti uno sconosciuto tanto figo quanto Stefan...probabilmente anch'io avrei dimenticato chiunque altro fosse con lui.” - Caroline intervenne in quel modo, dal nulla, suscitando un riso leggero e d'intesa in Meredith e scatenando una furiosa tosse da parte di Bonnie, che per poco non si strozzava con l'acqua che le era andata di traverso. Stefan cominciò a darle leggere pacche sulle spalle e, quando si calmò, la sua mano prese a muoversi delicatamente in cerchi concentrici sulla schiena della rossa mentre lui si sporgeva a chiederle con accortezza se stesse bene.
In quel momento, Elena sentì il cellulare squillarle nella borsa in sincrono a quello di Stefan, che prese a vibrare al centro del tavolo.
Lui fece un cenno a tutte e rimase al suo posto mentre rispondeva, giustificandosi con un: “E' mio padre.”
Mano a mano che la telefonata di Stefan prendeva consistenza, Elena si abbassò di lato per riuscire a leggere il messaggio che le era appena arrivato.
Freddò sul posto. Due sole parole ed un'iniziale troneggiavano sullo schermo bianco del suo cellulare:
Sono tornato. D.
Alzò gli occhi, ma già sapeva cosa avrebbe trovato. Mentre leggeva e rileggeva, infatti, aveva sentito il tono di Stefan aumentare e l'irritazione nella sua voce crescere. Sapeva che i suoi occhi verdi erano direttamente puntati su di lei, freddi e delusi come solo un'altra volta li aveva visti:
quella notte.
Va bene, papà. Ho capito. Torno a casa presto, oggi.”
Stefan riagganciò poco dopo. Elena fece appena in tempo a trovare il coraggio per ricambiare il suo sguardo che lui si alzò e raccolse il suo vassoio, ancora quasi del tutto intatto.

Scusate.” - fece - “Mi è passata la fame.” - lanciò uno sguardo dispiaciuto a Bonnie, poi si voltò e andò via, lasciando direttamente la mensa.
Caroline fece cadere la forchetta che reggeva tra le mani e si sporse verso di lei.

Si tratta di chi penso che si tratti?”
Elena annuì a testa bassa. Caroline le soffiò accanto un sospiro e poi si alzò anche lei, sicuramente per raggiungere Stefan. Le aveva sempre messo bene in chiaro che, se mai si fosse trovata a scegliere, avrebbe sempre preferito lui a lei, quindi Elena non se ne dispiacque neppure più di tanto quando la vide allontanarsi.
Alzò gli occhi soltanto per trovarsi da sola a dover fronteggiare gli sguardi carichi di perplessità delle due nuove arrivate. Loro non sapevano e si trovò a domandarsi cosa avrebbero pensato di lei se avessero saputo.
Decise che avrebbe di gran lunga preferito non conoscere mai la loro risposta.






NOTE:

Ciao a tutti!! E buon sabato sera^^
Innanzitutto, voglio ringraziarvi tantissimo per la bellissima ri-accoglienza *D* Siete fantastiche, girls! Vi lovvo un sacco *D*
Passando al capitolo....beh, siamo ancora all'inizio della storia e si vede, stiamo ancora conoscendo i personaggi quindi non è successo un granchè xD
Tuttavia qualcosa c'è. Primo tra tutti: Alaric!!
Giuro, sono in ansissima a causa sua xD L'altro giorno, proprio rispondendo ad una della vostre fantastiche recensioni, ho realizzato che è la primissima volta che comincio una storia senza che Meredith e Alaric stiano già insieme O_O Questo vuol dire che è anche la prima volta che devo affrontare la faccenda "professore e allieva che si innamorano" O_O Amore proibito! Ci piace! Io, però, ho sempre fatto la furba, saltando direttamente a loro che stanno già insieme da anni xD Ebbene, sarà una sfida! U_U E ormai mi conoscete: parto con un'idea semplice per le mie storie e poi se non me le complico smetto di chiamarmi Valeria (è il mio nome, non so se ve l'ho mai detto xD).
Andando avanti, abbiamo trovato Bonnie e Stefan che cominciano a fare conoscenza. Mi pare ovvio che i ragazzi siano rimasti decisamenti colpiti l'uno dall'altra xD Per questa storia -vi avverto- non vi aspettate niente di solo platonico tra questi due. Avranno un bel cammino da fare insieme se riesco a non rovinarmi le mie stesse idee al momento di scriverle xD Ad ogni modo, abbiamo avuto un assaggio di com'è la vita di Stefan grazie al suo breve racconto e abbiamo scoperto qualcosa in più su Bonnie, la mia rosha ballerina xD
Infine...Elena!!! Lascio a voi giudicarla xD Almeno, però, abbiamo capito un pò di più di quello che è successo tra lei, Stefan e Damon qualche mese prima.
Mi sembra superfluo aggiungere che Damon arriverà nel prossimo capitolo. E, per chi fosse interessato, nel prossimo capitolo capiremo anche qualcosa in più su chi ha fatto soffrire tanto Bonnie mentre era a New York. Incontreremo questa persona? La risposta è si! E' stato il primo grande amore di Bonnie e le deve un pò do spiegazioni. Idee su chi sia? Personaggio nuovo o qualcuno che nei libri già c'è? Se si, chi?  Fatemi sapere, se vorrete, su chi puntate xD
Adesso vi lascio....Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che decidiate di recensirlo *shy*
Alla prossima settimana...BACIONI...IOSNIO90!!!


   
 
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