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Autore: controcorrente    03/06/2013    1 recensioni
Soledad ed Ester. Due sorelle divise. Due vite separate da dieci anni di distanza, improvvisamente riunite per il capriccio della prima. Due donne profondamente diverse. Una provata da 3 grossi sacrifici, l'altra cresciuta con l'ansia del futuro. La loro riunione porterà a delle conseguenze impreviste che mai avrebbero pensato potessero accadere: L'ambientazione è storica ma spero che vi piaccia, indicativamente tra 700 ed 800.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Periodo regency/Inghilterra, L'Ottocento
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Benvenuti a questo nuovo capitolo. Ringrazio tutti i lettori ed ora vi lascio a questo nuovo passaggio della storia.
 

XXX


Cedric occhieggiava il tutto con estremo nervosismo, sentendosi per l'ennesima volta in trappola. La residenza della Divina era una graziosa villa in stile georgiano, circondata da fiori e siepi che proteggevano la casa dalla strada.
La luce illuminava le statue che intervallavano la sequenza di aste di ferro che fungevano da cancello, rendendola luminosa e confortevole...ma questa parvenza rassicurante non bastava a placare la tensione dell'americano che, guardingo, occhieggiava l'uscita.
Quando la carrozza si fermò, fu il primo a scendere e, dopo aver aiutato Lady Mc Stone e la signorina Escobar indugiò un po'prima di voltarsi. Dall'altro mezzo era sceso l'accompagnatore di colei che lo ospitava...e non riusciva a togliersi di dosso l'ansia.
-Buongiorno, Lord Mc Kenzie- fece la vedova Mc Stone- spero che il viaggio sia stato di vostro gradimento.-
-Non amo le carrozze-proferì l'altro- ma non potevo venire a cavallo.-
Soledad annuì, prima di voltarsi nuovamente verso il giovane. -Lord Mc Kenzie- disse, allungando la mano verso l'americano- permettetemi di presentarvi lo chaperon di mia sorella Ester. Si chiama Cedric Gillford e frequenta l'Eton College.- fece, ignorando lo sgomento dell'americano e l'espressione illeggibile dello scozzese.
-Piacere di conoscervi-disse quest'ultimo ed il diciannovenne annuì meccanico, come un asino sotto la mano del padrone...ma dentro fremeva d' irritazione.
In pochi secondi, la dama che lo aveva ospitato gli aveva volto le spalle, incurante delle ragioni per cui era finito nella sua casa.
Ester la accompagnò, non senza lanciare all'americano uno sguardo perplesso. Lui però pareva come congelato in un'espressione di rabbia e impotenza, tanto da impedirle di chiedere spiegazioni. Così, quasi annichilita da questa verità, seguì la sorella, non mancando di chiedersi cosa fosse successo per cambiare lo stato di cose a tal punto e così repentinamente...e lasciando i due uomini da soli.
 
 
 
 
 
 
-Vedo che state molto bene-esalò infine lo scozzese, rompendo la bolla di stasi.
Cedric lo guardò con cautela, come se avesse di fronte qualche bestia feroce. -Grazie- disse ma entrambi sapevano che non erano quelle le parole che aspettavano.
-Siete sparito da diversi giorni...-buttò lì lo scozzese.
L'americano si fece rigido.
-State rischiando di essere espulso dalla Eton e questo fatto segherebbe irrimediabilmente le vostre possibilità di affermarvi in Inghilterra.- fece Lord Mc Kenzie.
-Non mi interessa niente di questo posto. Non sono cose che mi riguardano.-ribatté l'altro...prima di essere inchiodato dallo sguardo di gelo del più grande.
-Parlate troppo scioccamente, senza tener conto della reale pericolosità delle vostre affermazioni. Ricordate che bisogna sempre rendere conto del proprio operato.- fece lugubre- In ogni caso, dopo la festa, voi verrete con me e risolveremo la questione.-
L'americano lo guardò, non senza rabbrividire.
Si raccontavano molte cose di quello scozzese. Si diceva che avesse ereditato la fortuna del nonno, pur avendo davvero molto poco in comune con quest'ultimo, dopo la fine della madre, un'umile domestica morta di parto. Si diceva che non avrebbe tratto alcun beneficio di quell'eredità, se la morte di tutti i possibili eredi non avesse spinto il patriarca a riconoscerlo.
Una storia come tante, insomma.
-E voi quale ruolo avete in questo sistema di rendiconti?-domandò infine, non riuscendo a trattenersi.
Brennan stirò le labbra in un'espressione quasi inquietante. -Tutto e niente, mr. Gillford ma, dal momento che sono costretto a ricondurvi al collegio, la vostra docilità potrebbe evitare molti inconvenienti...soprattutto con vostro zio.-rispose.
Cedric lo guardò.
-E sia- proferì infine- non sia mai che per colpa di voi inglesi la mia famiglia paghi-
L'altro scosse il capo, sghignazzando.
-Io non sono inglese-lo corresse- sono scozzese.-
L'americano alzò le spalle, con assoluta noncuranza. -Gallesi, scozzesi, inglesi...per me che sono uno yankee venite tutti dalla stessa isola-rispose, suscitando, quasi senza volerlo, l'ilarità lugubre dell'altro.
-Davvero divertente la vostra schiettezza- fece, avvicinandosi a lui -ma il mondo si fonda sulle differenze, che voi lo vogliate o no. L'uguaglianza, la libertà, le fraternità...tutte queste belle parole svaniscono miseramente quando entra in gioco il denaro.-
Cedric non fiatò.
-In ogni caso, americano-riprese l'altro con un tono flemmatico e gelido- godetevi questa festa...domani tornerete in collegio.-
 
 
 
 
Ester osservava la lunga galleria di paesaggi arcadici.
Erano piacevoli, con le loro tinte di luce...e si chiese quale tecnica avessero usato.
-Sono belli, non è vero?-domandò una voce bassa e gradevole.
Lei si girò, arrossendo appena per essere stata colta in quella contemplazione che sentiva da sempre come qualcosa di intimo.
Di fronte a lei, vide una ragazzina della sua età dalla folta chioma scura. Aveva due grandi occhi neri e dei lineamenti lisci e cesellati. Indossava una graziosa veste color pesca che esaltava la carnagione avorio. -Sì- rispose, abbassando lo sguardo.
La vide avvicinarsi, con fare sommesso.
-Questa collezione è dono di alcuni ammiratori di mi madre. E'stata una grande cantante lirica, quando era più giovane- spiegò, facendo scivolare le dita lisce a poca distanza dalla tela.
Ester la seguì con lo sguardo, con un'espressione sorpresa.
-Mi chiamo Viola Pertignac- fece questa, rendendosi conto della gaffe- perdonatemi per la mia disattenzione. Non volevo offendervi ma non sono abituata...a parlare con chi ha più o meno la mia età.-
La bionda sorrise per quella schiettezza.
Lo stesso vale per meavrebbe voluto dire...ma rispose, divertita da quel medesimo desiderio. -Mi chiamo Ester Flore Escobar e sono la sorella minore di Soledad Blanca Mc Stone.-fece -Piacere di conoscervi.-



Madame Pertignac seguiva divertita la festa che aveva organizzato. Un gruppo di musicisti eseguiva pezzi di archi, creando un'atmosfera piacevole e garbata. Avvolta nel suo abito azzurro scuro, la dama camminava, dispensando saluti e parole di circostanza, con un sorriso soddisfatto...poi l'occhio le cadde su due sagome.
Erano  un uomo ed una donna.
Lui se ne stava rigido e altero, con quel kilt blu e verde.
Lei, invece, indossava un abito color pulce e pareva come in posa, con quel vestito  che le sottolineava, forse inconsapevolmente le forme.
A quella vista, si avvicinò. -Lady Mc Stone, è un piacere per me incontrarvi-disse- Lord Mc Kenzie, sono onorata della vostra visita. Le distillerie che avete aperto come procedono?-
-Splendidamente-rispose questi, senza guardare la donna accanto a lei-gli affari sono abbastanza redditizi...merito della sete degli inglesi.-
Madeleine rise sonoramente.
-Mi mancava il vostro umorismo-rispose, occhieggiando la sala- così tagliente e schietto...-
Brennan stirò le labbra.
-Lieto che la cosa vi aggradi. Far ridere una dama è una prerogativa di ogni gentiluomo degno di questo nome.- fece con un sorriso arcaico in volto.
La Pertignac rise di nuovo.
-A proposito-domandò- ancora problemi con i vicini?-
Madeleine sbuffò.
-Oh, quello- sospirò- continua a lamentarsi del fatto di abitare accanto a me. Vi assicuro che non ho creato nessun problema a quel bigotto...eppure continua a lamentarsi. Non mi ha mai incontrato ma tira sempre in ballo lo scandalo che, alla fine, ha rovinato solo la mia vita. Se non fosse stato per vostro fratello Alistair, adesso mia figlia ed io saremmo in qualche casa di piacere.-
A quelle parole seguì il silenzio.
Vedendo che l'altro non rispondeva, Madame Pertignac si prese la briga di osservarlo. -Parola mia, non mi aspettavo di vedervi qui-fece, fissando la stanza per poi concentrare la propria attenzione su un punto- ma sono contenta che siate venuto. A furia di stare nelle vostre Highlands rischiate di diventare come quegli indigeni strani e barbari-
Brennan strinse le labbra, incassando la garbata critica della divina. -A cosa dobbiamo questa festa?-domandò, tentando di sviare il discorso.
Madeleine rise di nuovo.
-Elusivo come al solito- fece, prima di cambiare tono- oggi mia figlia Viola compie sedici anni ed ho ritenuto giusto festeggiare questo compleanno in modo consono. Non siamo graditi al Ton e volevo alleviare la solitudine della mia bambina.-
Lo scozzese non ribatté.
All'epoca dei fatti era in Scozia, nella sua tenuta isolata. Non sapeva niente della questione e nemmeno gli interessava, ad onor del vero...ma rispettava troppo le decisioni di Alistair per condannare la sua scelta.
Poi si udì un brusio che catturò la sua attenzione.
Si girò e vide la figlia di secondo letto di Don Escobar, insieme ad una ragazzina dall'aria gentile e timida.
-Oh- fece madame Pertignac- a quanto pare, mia figlia ha fatto la conoscenza della sorella minore di Lady Mc Stone.-
Brennan non disse niente.
La sua attenzione era concentrata su quel fisico di silfide, quell'innocenza vagamente ingenua che non aveva mai scorto sul viso della moglie di suo fratello...e provò rabbia per questo.
L'ira nei confronti della donna che aveva ereditato la fortuna di Alistair rischiò di travolgerlo per un breve momento...ma alla fine prevalse l'autocontrollo. Fu allora che vide l'americano aggirarsi furtivo nella sala...a quella vista stirò la bocca, malevolo.
-Perdonatemi, Madame, ma devo congedarmi.-disse, allontanandosi con passo ferino verso la giovane sagoma che camminava guardinga a pochi metri da lui.
 
 
 
Cedric si era avvicinato al buffet.
Attorno a lui, c'erano delle persone che non aveva mai visto. Tutte eleganti e distinte...ma con una disinvoltura che non apparteneva affatto al temperamento ingessato dei ricevimenti che aveva iniziato a frequentare. Prese uno dei sandwich al salmone che campeggiavano sui tavoli e, con un'espressione neutra, iniziò lentamente a masticarlo.
Il sapore del pesce affumicato non lo entusiasmava molto ma si era abituato a quel tipo di cucina. Alla lunga, diventava avvezzo a tutto.
-Mr. Gillford-disse una voce tenebrosa, accompagnata da una mano forte che gli arpionava la spalla.
L'americano increspò la fronte.
-Lord Mc Kenzie-fece, continuando a mangiare-vedo che avete tratto profitto dalla conversazione con la padrona di casa. Avete amicizie influenti.-
Brennan stirò le labbra. -In verità, è solo una persona che ha beneficiato dell'ingenua bontà di mio fratello...la più innocua, senza ombra di dubbio.- sibilò tagliente...ma l'altro non si fece intimorire.
-E'il prezzo del potere-ribatté serafico l'altro- ad ognuno il suo.-
A quelle parole, lo scozzese scoppiò in una risata sonora, che fece voltare molte persone.
-Il mio umorismo vi diverte?-chiese Cedric, inarcando la fronte.
Brennan si fece subito serio.
-No-rispose lapidario- ma sempre meglio del solito cicaleccio.-
L'americano inclinò la testa, studiando critico colui che era soprannominato Il Mastino all'interno dell'istituto. -Suppongo che verrò espulso dalla Eton, dico bene?-fece questi, come se fosse un dato di fatto.
-Vi dispiacerebbe?-rispose questi.
Cedric alzò le spalle.
-Sono sparito dalla scuola per molti giorni...-buttò lì, senza dire quello che l'altro voleva sapere.
Brennan lo guardò in tralice.
-Potrei intercedere per voi-fece, scatenando l'occhiata scettica del giovane Gillford.
-Cosa volete in cambio?-chiese, guardingo.
Lo scozzese occhieggiò la sala, fissando i vari presenti. Tutti loro erano coinvolti nelle conversazioni più varie...poi ci fu un momento di silenzio. La padrona di casa attirò l'attenzione generale e, con un discorso che nessuno dei due udì davvero, fece venire, tra il piccolo gruppo di musicisti ingaggiati, una ragazzina mora. Questa fece un leggero inchino e, accomodatasi su una sedia, prese un violoncello.
Per un momento, regnò il silenzio...poi la musica partì.
 
 
 
Ester guardava affascinata la giovane musicista.
-E'Vivaldi- le disse una voce pacata, comparsa all'improvviso nell'aria rarefatta dell'esecuzione- e come vedi c'è un pianoforte che accompagna la giovane.-
La ragazza si girò, incontrando l'espressione materna della padrona di casa. -E'molto brava-proferì, spostando di nuovo la sua attenzione sulla sua coetanea.
Madame Pertignac sorrise.
-Viola è un'eccellente musicista di violoncello. Ha l'orecchio assoluto ed è davvero una gioia per me poterla ascoltare. Ho fatto il possibile per educarla nel migliore dei modi e spero che diventerai una sua buona amica. Mi ha parlato molto bene di voi.- disse, facendo arrossire la giovane.
-Grazie- rispose, a disagio per quella rivelazione.
-Mi farebbe molto piacere se tornaste a trovarci per qualche visita di piacere. Mia figlia è spesso sola e non approvo questo isolamento-continuò lei, sorridendo con grazia ai presenti.
Ester non comprese.
-Naturalmente-aggiunse lei- può venire anche il vostro fidanzato.-
La ragazzina sgranò gli occhi.
-A chi state alludendo?-domandò, alzando senza volerlo la voce.
Madeleine ridacchiò.
-Al giovane americano che vi ha accompagnato...quel bel ragazzo che si è ritirato con quello scontroso di Lord Mc Kenzie.-continuò lei, come se fosse ovvio.
Ester si fece pallida.
Non poteva essere...
Sua sorella non poteva aver fatto una cosa del genere.
Il cuore cominciò a battere furioso, più rapido del respiro che si tramutò in affanno.
-Signorina Escobar?-domandò la dama con preoccupazione.
Quella fu l'ultima cosa che la bionda udì, prima che il buio calasse su di lei, inghiottendo tutto.
 
Bene. Credo che questo capitolo per il momento basti. La festa non è ancora finita ma le cose si fanno ingarbugliate. Soledad non ha ancora messo a parte la sorella di questa mossa ed i timori di Ester, palesati nel precedente capitolo si fanno concreti. I guai comunque sono alle porte. Nuovi personaggi fanno la loro comparsa e nuovi sviluppi modificano la situazione, rischiando di rompere tutto.
Voglio inoltre rassicurare lucetruce sulla sua storia. Puoi svilupparla come meglio credi, con i personaggi che vuoi...io non penserò mai che è copiata dalla mia perché non lo è. Questa storia è profondamente diversa per cui sentiti pure libera di pubblicare i capitoli che preferisci.
Non so se la mia risposta ti è arrivata perché ho avuto dei problemi che ho spiegato sul mio blog da cui puoi accedere dalla pagina utente.  

   
 
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