Capitolo
9. Io, te e le
incognite su
di noi
***
Modena. 14 febbraio 2013. Ore 16.00
Chiostro del convento.
“Suor Angela non si preoccupi, lo scialle
l’abbiamo preso, la borsa con le
tutine anche, lì c’è il tiralatte, per
adesso non manca niente! E se non ci
sbrighiamo conosceremo Valentino quando compirà un
anno”
“Azzurra!”
Lei si voltò e vide Davide correrle
incontro
“Amore”
Si abbracciarono affettuosamente
“Beh! E io? Un abbraccio così
io non me lo merito?” gli chiese subito suor
Angela e lui passò ad abbracciare anche lei.
Alzando la testa, i loro sguardi si incrociarono,
Guido aveva un borsone a
tracolla ed un piccolo trolley con le ruote. Lo stesso punto. Erano
allo stesso
punto dell’ultima volta. Maggio dell’anno prima.
Lei accennò un sorriso
ironico. Beffardo il destino.
“Buonasera Guido, ben arrivati”
lo accolse suor Angela.
“Grazie, saremmo dovuti arrivare
stamattina ma abbiamo avuto un imprevisto”
“Non c’è problema,
lo sai, il vostro appartamento è sopra ed è
già pronto
per essere usato”
“Ne sono felice, siamo un po’
stanchi ed abbiamo qualcosina da mettere a
posto”
“Ma Beatrice?” chiese ancora la
consorella
“No, lei non è potuta venire
con noi, non si sentiva molto bene, ha
preferito evitare il volo”
Tra loro due, niente, nemmeno una parola, un gesto,
un saluto, ma perché lui, ogni volta che terminava
una frase, guardava lei piuttosto che suor Angela?
Davide le aveva preso la mano e gliela stringeva
forte.
“Suor Angela stavate andando in ospedale
da Margherita e dal neonato?” chiese Guido.
“Si, vuoi unirti a noi?”
“No, non oggi, spero di passare in
ospedale nei prossimi giorni. Lei sa che sono qui perché
c’è un
convegno internazionale domani ed ho appuntamento con il rettore
Alfieri, dobbiamo
concordare il mio intervento e poi sistemare ancora delle
cose”
Ah, ecco! Mi sembrava
strano a me che un menefreghista
come lui si facesse questo viaggetto Berlino-Modena per il parto di
un’amica!
“Ma avrai bisogno di qualcuno che si
occupi di Davide?” domandò quasi
ingenuamente suor Angela.
Lui guardò di nuovo lei.
“Se pensa che
io torno ad essere di nuovo la tata di
Davide si sbaglia di grosso! Ma cosa ha nel cervello i buchi del
formaggio che
mangia a Berlino?”
“Azzurra posso stare di nuovo con te
quando Guido lavora?”
“Ma certo amore. Per i giorni che
resterò qui, non ho problemi, cercherò di
dedicarti tutto il tempo a mia disposizione”. No
non è incoerenza, perché se me le chiede lui le
cose non le faccio,
ma se le chiede Davide è un altro conto!
“Adesso vieni con noi in ospedale
e andiamo a conoscere il bambino di Margherita”
Lui continuava a fissarla frastornato. Poi il suo
cellulare cominciò a
squillare e si allontanò, Azzurra approfittò per
sistemare le cose che dovevano
portare a Margherita nel nuovo pulmino di Suor Angela ed aspettò
lì che la
suora uscisse per andare in ospedale.
Il parto cesareo era stata la scelta più
idonea e solo un paio d’ore prima
era venuto al mondo un bellissimo maschietto di 3 kg, 200 gr e siccome
era nato
in un giorno stupendo, nel giorno dedicato all’amore e agli
innamorati, i
genitori avevano deciso di chiamarlo Valentino, come il santo patrono
di quella data.
Margherita era ancora mezza intontita dai farmaci,
Emilio sorrideva e
parlava del suo bambino con chiunque incontrasse in ospedale. Nella
clinica vi
era il servizio di rooming-in, quindi il piccolo era nella sua culletta
in
camera con la madre e riceveva periodicamente l’assistenza
delle infermiere per
le sue necessità.
Azzurra, all’inizio, temeva di prenderlo
in braccio, aveva paura di fargli
male, di non tenerlo a suo agio, poi aveva capito il modo di cullarlo e
non se
ne sarebbe più staccata! Davide gli faceva le boccacce
e aveva promesso di
regalargli tutti i suoi giochi di quando era piccino. Suor Angela li
guardava tutti
commossi, il miracolo della vita è il più grande
tra quelli che Nostro Signore
ci ha riservato.
Al rientro in convento.
“Azzurra sta squillando il telefono, puoi
andare tu mentre vado a preparare
qualcosa per cena?” le chiese Suor Angela.
“Certo”
Lei arrivò al telefono
“Pronto?”
“Pronto, scusi forse ho sbagliato,
è il convento degli Angeli, Modena”
“Si, è qui, chi
cerca?”
“Sono Beatrice”
“Ah, Beatrice, sono Azzurra!”
“Azzurra, Azzurra Leonardi, è
che ci fai tu lì? Non vivevi a Milano, dovevi
sfruttare le occasioni che la città offriva”
“Infatti vivo lì, sono venuta
qui solo qualche giorno per il parto di
Margherita, comunque parlare della mia vita con te è
l’ultima delle cose che
preferisco fare, quindi, ti chiamo Davide”
“Veramente cercavo Guido, non riesco a
rintracciarlo al cellulare”
“Ah Guido non c’è,
ti passo suor Angela saprà esserti d’aiuto
più di me.
Buona serata Beatrice” e se ne andò poggiando la
cornetta.
Davide rientrava in quel momento in sala, dopo aver
lavato le mani per la
cena, quando lei gli disse che c’era Beatrice a telefono il
bambino non sembrò
particolarmente entusiasta, le rispose che la vedeva tutti i giorni e
che
quella sera voleva stare con lei ed aiutarla ad apparecchiare.
Dopo cena, Guido non era ancora rientrato, ma
Davide era molto stanco, il
viaggio, l’ospedale, il convento, l’avevano
affaticato non poco.
Azzurra si offrì di accompagnarlo nel
vecchio appartamento del custode,
l’ambiente era rimasto pressoché immutato, era
stato ripulito e rifornito per
ospitare al meglio i Corsi. Quando aveva aperto la porta aveva avuto un
tuffo
al cuore, impossibile non ricordare tutte le volte che era andata
lì un anno
prima, le mattine in cui ci passava per andare a prendere Davide ed
accompagnarlo a scuola, le litigate che aveva avuto con Guido, le prese
in
giro, i momenti di sostegno reciproco, i baci e quasi baci, ma
perché il
destino la stava rimettendo di fronte a tutto questo? Di nuovo?
C’era una grande novità al
posto del letto di una piazza e mezza, occupato
da Guido precedentemente, ora ce n’era uno matrimoniale e
Davide insistette per
dormire lì perché voleva compagnia. Azzurra si
sedette accanto, gli tenne la
mano per fargli sentire che gli era vicina, poco dopo si
appoggiò, si tolse le
scarpe e la stanchezza prese il sopravvento anche su di lei. Era
così bello il
calduccio respirare vecchi odori, ritrovare quel tepore, quella
pace…
Quando Guido rientrò, fu sorpreso dallo
strano silenzio, aveva incrociato
suor Angela in cucina, mentre mangiava un boccone veloce, la consorella
gli
aveva riferito che Davide era andato a letto e che gli aveva fatto
compagnia
Azzurra. Se suo figlio adesso dormiva, lei dov’era?
Facile da scoprire, era accanto a lui dividevano quello che doveva essere il suo letto. Davide riposava sereno, con un’espressione dolce sul viso, come se si stesse beando di quella vicinanza, anche lei era rilassata e se possibile sembrava ancora più bella!
Non aveva più il vestito con gli stivali con cui l’aveva incontrata al mattino. Aveva un pantalone da tuta grigia scuro attillato al punto giusto, un maglione oversize celeste chiaro e i capelli raccolti in una coda, era poco truccata ed era un incanto!
Dopo essersi fermato ad osservarli ed aver sorriso di fronte a quel quadretto dolcissimo, Guido ritornò in cucina per prendersi un bicchiere d’acqua!
Doveva stare tranquillo, perché dentro di sé era scoppiata la terza guerra mondiale.
Testa/Opzione A: vai di là delicatamente svegliala, ringraziarla e congedala senza nemmeno rivolgere uno sguardo.
Cuore/Opzione
B: vai di là, accoccolati accanto a loro e
goditi quest’opportunità straordinaria che la vita
ti sta offrendo. Non
rinunciare a lei Guido, non di nuovo! Stavolta, non puoi farlo!
Il cuore decisamente il cuore!
“Scusami, mi devo essere addormentata
mentre ero con Davide, me ne vado via
subito!” era lei che con voce mezza assonnata
l’aveva raggiunto in cucina ed
aveva scelto per lui, stava vincendo la testa nulla da fare.
“Devo fare
qualcosa, devo dirle qualcosa” pensò agitato.
Era già diretta alla porta quando la
bloccò.
“Aspetta… aspetta!”
Si voltò ed il modo in cui si guardarono
era più eloquente di mille parole,
nessuno dei due voleva che l’altro se ne andasse, nessuno dei
due aveva il
coraggio di parlare, nessuno dei due sapeva bene cosa fare, ma entrambi
volevano la stessa cosa, stare lì, starci insieme e chiudere
fuori da quella
porta Beatrice, Lorenzo, Milano, Berlino, la ragione e
l’istinto, la sofferenza
e l’euforia, la lontananza e le incomprensioni.
“Azzurra, grazie. Grazie davvero per
tutto quello che stai facendo per
Davide”
“Solo questo
sono riuscito a dire! Ahhh!”
“Io adoro Davide, gli vorrò
sempre bene e stare con lui non mi pesa”
Lei voleva andarsene, ma lui continuava a
trattenerla per un braccio.
“Ma
è naturale questa cosa? Ha la febbre? Ha bevuto?
Sta impazzendo? Cos’ha? Non mi parla, mi guarda e mi fa sta
facendo sciogliere
come se fossi neve ad agosto”
“Guido se non c’è
altro, forse sarebbe meglio che io me ne andassi”
“Oddio!
No… NO”
“No aspetta”
“Di nuovo?
Che devo aspettare che esca il sole alle
undici di sera? Ma perché non lo capisce che così
mi fa male? Guido ti prego
chiedimi di tutto, insultami di nuovo, confessami anche sei un
terrorista, ma
non tenermi qui così! Mi illudo, mi fai male!”
“Mi dispiace”
“Un’altra
volta? Oddio no non ce la faccio!” pensò
lei.
“Ma ti si
è incantato il disco, professore?” si disse
lui.
“Senti Guido ho capito che ti dispiace,
me l’hai già detto all'aeroporto. Le cose sono
andate così, sarà colpa tua, sarà
colpa mia, non sarà colpa di nessuno di noi due!
Se i sentimenti non ci sono, non si possono farli comparire come per
magia,
l’amore non si costruisce a tavolino Guido”
“Ma io ti
amo. Si, ti amo” pensò lui
“Perché le cose che dici mi
sembrano più adatte a descrivere il rapporto tra me e
Beatrice e non il nostro!
Tu cosa provi per me? Hai detto che mi amavi? Era solo una ripicca, uno
sfogo,
delle cose dette così senza dargli un peso o le provavi
davvero?”
“E adesso
muto come un pesce, io parlo e lui mi guarda
come se fossi un marziano! Io vorrei entrare dentro quella testa e
capire, anche
solo per un secondo, ma cosa pensi?”
Drin! Drin! Drin!
La realtà irruppe nei pensieri e nelle
mezze confessioni.
Era il cellulare di Azzurra, appoggiato sul tavolo
di fronte a loro, lo
prese di scatto, ma questo non impedì a lui di leggere il
nome sul display
“AMORE”
Azzurra rifiutò la telefonata, avrebbe
richiamato Lorenzo con calma, pochi
minuti dopo, non le sembrava il caso di stare al cellulare con Davide
che
dormiva nell’altra stanza, di fronte a lui e in quella casa.
“Devo andare. Buonanotte”
Lui sembrava una furia “Hai ragione,
quando l’amore chiama” le disse ironico,
tagliente, duro.
“Prova a cercare anche il tuo di amore,
anche lei ha provato a chiamarti,
un vero peccato se non fosse riuscita a rintracciarti” se ne
andò sbattendo la
porta.
“Stronzo!
Questo è davvero stronzo? Ma di chi mi sono
innamorata io? Di uno che non fa pace con il suo cervello e vuole
mandarmi in
frantumi il cuore?”
“Stronzo! Ma
tu sei davvero stronzo? Ma ti rendi conto
che stai cominciando a dare i numeri, che un attimo prima dici una cosa
e
quello dopo l’esatto opposto. E non provare a giustificarti
dicendo che lei è a
mandarti in tilt! Ci sai andare benissimo da solo!”
Scena memorabile proprio! Porca miseria! Freddo
cane! Lacrime che
scendevano contro la sua volontà e la porta che separava
l’esterno
dell’appartamento del custode dall’interno del
convento chiusa, non c’era modo
per farla aprire!
“Azzurra!”
“No ancora,
maledizione no!”
“Quella porta è chiusa a
chiave, Suor Angela me ne aveva parlato, dopo le
11, una delle suore a turno ha il compito di chiuderla,
c’è stato un tentativo
di furto qualche mese fa e io stesso le ho consigliato questa
soluzione”
Lei ebbe il tempo di asciugarsi le lacrime e
ritrovare la voce
“Tu mi stai dicendo che sono rimasta
chiusa fuori?”
“Beh tecnicamente si, ma puoi stare da
noi”
Lei rabbrividì e non era solo il freddo.
“Io non posso stare da voi, non
voglio”
“Vieni” lui la
circondò mettendole addosso la sua giacca “stai
tremando e
qua fuori al freddo non ci puoi stare!”
“Infatti non ci sto, ora chiamo suor
Angela e mi faccio venire ad aprire”
Lui sospirò sconsolato.
5 telefonate e la suora non rispose o dormiva come
un sasso o aveva
scoperto il potere del tono silenzioso al cellulare.
“Guarda che puoi continuare a dormire con
Davide ed io me ne vado in
cameretta, non ho intenzione di attentare alla tua virtù,
stai tranquilla”
“Non avevo dubbi” rispose lei
rientrando in casa.
“Io si” farfugliò
lui.
Lei non capì o forse fece finta di non
capire, meglio trovare un equilibrio
perché quella serata e quella nottata stavano prendendo una
brutta piega.
Quando rientrarono lei si tolse immediatamente la
giacca, come se avere
addosso qualcosa di suo la infastidisse, nonostante tutto continuava a
tremare
e lei lo sapeva bene, non era il freddo.
“E’ così tra
mezz’ora circa sarà finito un altro San
Valentino” disse lui
per trovare un argomento di conversazione.
“Già, ma tanto tu non
l’hai mai festeggiato!”
“Tu sì, però.
Sbaglio o l’anno scorso hai avuto un San Valentino
indimenticabile?”
“Eh come no!
La notte in cui mi sono lasciata con
Gianandrea ed ho finalmente ammesso di amare solo te, come posso
dimenticarmelo?”
“Si, infatti, indimenticabile proprio, ci
sto facendo ancora i conti!” si
lasciò sfuggire.
“Ma perché senti ancora
Gianandrea?”
“Gianandrea? E perché non
dovrei sentirlo? Mi ha invitato a Tokyo per il
suo matrimonio a Giugno, sposa una modella straniera, una certa
Anja”
“Fissato con il matrimonio il
ragazzo”
“Innamorato, direi! Molto innamorato e la
donna giusta per lui ed alcuni
uomini sono ancora capaci di innamorarsi prima e sposarsi poi, pensa un
po’”
“Incassa caro
prof! Non te ne farò passare una!”
Il cellullare vibrò nuovamente, stavolta
era un messaggio, sempre di
Lorenzo, rispose con poche parole, solo scuse, solo bugie
“SCUSAMI, TUTTO BENE, MI ERO
GIA’ ADDORMENTATA, SONO UN PO’ STANCA, CI SENTIAMO
DOMANI. UN BACIO ANCHE A TE.
BUONANOTTE”
Mentre lei scriveva, lui armeggiava nervosamente in
cucina.
“Ma che fa?
Cucina? Ha fame? Ottimo momento per
congedarmi e andare in camera con Davide”.
“I
messaggini, non ha risposto a telefono ed ora le
manda i messaggini, ha un altro non c’è dubbio! E
tu professore che pensavi che
si facesse il sangue amaro per te, che avesse sofferto per come vi
eravate
lasciati? Che illuso!”
“Ho preparato una tisana, ti va una
tazza? Siamo entrambi un po’ stanchi,
nervosi e penso ci faccia bene rilassarci un po’”
“Si, grazie, io non sono nervosa, sono
perfettamente tranquilla, non sono
più abituata a stare qui, a stare con voi, si insomma alla
vita in convento.
Ecco tutto!”
“Capisco e a Milano come vivi?”
“Si, certo!
Adesso devo stare qui a conversare con
lui, come due vecchi amici, questo è troppo!”
“A Milano? Vita notturna, tanta sana vita
notturna, happy hour, discoteche,
lavoricchio un po’ in negozio, fortunatamente Kate, Caterina
l’amica di suor
Angela, è molto buona con me, è un capo-amico e
mi lascia molta flessibilità
sugli orari, insomma mi diverto, sono libera e mi godo la
vita”
“Ah, che
soddisfazione! Vedere quella faccia è una
soddisfazione, finalmente adesso mi diverto un po’ anche io!
Tutte balle!
Stasera a quanto pare sono in vena di dire fesserie a destra e manca.
Mi credi
una stupida, incapace e inconcludente? Eccotela servita!”
“E cosa ti
aspettavi, che ti dicesse che aveva una
relazione stabile, un lavoro gratificante, dei progetti, degli
obiettivi,
magari che avesse ripreso a studiare, è la solita, sempre la
solita! Non ti
sbilanciare, non svelarti, non scoprirti, ci resteresti solo male! Lei
non fa
per te”
“Beh, si è fatto tardi, forse
è meglio che vado a dormire, mi dispiace che
qui in convento tu dovrai rinunciare alla tua vita notturna ed
accontentarti
di andare a letto alle undici e mezza! Buonanotte” e se ne
andò nella vecchia
cameretta di Davide.
“Brava!
Complimenti! Brava, non c’è che dire, ci fosse
una volta che non lo fai diventare nero, c’hai un talento
proprio!”
Ripose le tazze nel lavandino, spense il cellulare
e si diresse in camera
da letto.
Fu una notte inquieta, con poco sonno e tanti
pensieri. Quando si rese
conto che erano circa le sei si alzò, in casa regnava il
silenzio più assoluto,
si avviò fuori e come credeva la porta per tornare in
convento ora si apriva,
tornò nella sua vecchia stanza, andò a fare una
doccia per mettere ordine nei
suoi pensieri.
Lui l’aveva sentita andare via e non si
era mosso, non aveva mosso un dito
per trattenerla. Non ci doveva tornare in quel convento. Lei, lui e
Davide
ancora lì era insopportabile per la sua salute mentale.
Poco dopo si ritrovarono a far colazione con le
consorelle, nonostante
l’unico posto libero fosse accanto a lui, Azzurra scelse di
consumare la sua
colazione in piedi vicino al bancone del bar.
“Zuri, alla fine ti ho trovata,
buongiorno”
“Kate, che bello vederti!”
Finalmente era arrivata Kate, adesso sì
che poteva confidarsi con qualcuno
che conosceva esattamente quello che stava vivendo in quel momento.
“Caterina” Suor Angela si
alzò e le andò incontro abbracciandola.
“Angela, ma tu non cambi mai, eh! Sicura
di non aver fatto il patto con
qualcuno per non invecchiare”
“Oh… oh… con quello
lì patti proprio non esistono, è
l’amore di Gesù a
nascondere i segni del tempo che passa, è solo
l’amore a rendere belli”
Intanto loro due non potevano a fare a meno di
guardarsi e questo fu
eloquente per tutti, soprattutto per suor Angela che chiese a Caterina
“Di
questa creatura qui, invece, che mi dici? Sempre scalmanata?”
“Zuri è un amore, guarda, non
sai quanto si dà da fare, mi aiuta
tantissimo”
Guido le guardò perplesso “Ma
come
non aveva detto che non lavorava mai e che si dedicava solo alla bella
vita?”
“No…” Azzurra
interruppe Kate e le pestò un piede “Nel senso che
sono sempre
piena di cose da fare, la zumba in palestra, gli happy hour con gli
amici, le
gite fuori porta, i centri estetici e poi la aiuto tantissimo
indossando i capi
d’abbigliamento che mettiamo in vendita, così ho
sempre cose nuove e i clienti
apprezzano meglio la merce”
“Ma posso stare tranquilla?”
chiese suor Angela
“Certo!” rispose Caterina
“E poi sapessi quante ore passa a st…”
“Shopping!” e le
pestò di nuovo il piede.
“Ahi!” si lamentò
Caterina.
“A fare shopping, si lo so, ho un brutto
difetto, l’amore per lo shopping
non mi è passato” e poi rivolgendosi a Guido
“disse l’amore per quello non mi
passerà mai”
“Mi devo preoccupare?”
domandò perplessa la consorella.
“No, Suor Angela non si preoccupi, Kate
glielo può confermare, sto davvero
mettendo la testa a posto, ma lo faccio con calma, piano piano, mica ho
fretta”
l’amica annuì e lei proseguì
“Bene, ora Kate sarà stanca per il viaggio,
andiamo a posare le sue cose in camera mia, ci vediamo dopo”
e dopo aver
parlato alla velocità della luce e aver praticamente spinto
l’amica fuori dal
bar trasse un sospiro di sollievo.
Sulle scale Kate le chiese il perché di
quei pestoni e delle false notizie
che aveva dato su di se davanti agli altri e lei ammise che per ripicca
la sera
prima aveva mentito a Guido sulla sua vita a Milano, ora non voleva
farglielo
scoprire, meglio lasciar pensare che continuava a combinare poco o
niente,
tanto era quello più facile da credere, era più
comodo per tutti.
In mattinata, lei era in giardino stava leggendo un
libro, suor Angela e Davide
erano usciti insieme e Kate doveva risolvere quella faccenda sulla sua
proprietà a Modena.
Lui la raggiunse e quando le chiese “cosa
leggi?” nel tentativo di
nascondere il testo universitario e di minimizzare lo fece cadere a
terra. Si
chinarono a raccoglierlo e stavolta erano vicini, troppo vicini, nessun
quasi
baciò, stavolta lui prese l’iniziativa e si
baciarono.
Fu un bacio prima appassionato, impetuoso,
esigente, poi appagante,
rilassato, soddisfacente per concludersi in modo esitante, esitante
come lo
erano loro e adesso?
“Cosa significa questo?” chiese
Azzurra
“Perché non ce la faccio
più a lottare contro me stesso, un secondo prima
ti desidero, quello dopo ti insulto e nello stesso tempo
c’è sempre quella vocina
dentro di me che mi dice “se la vuoi, provaci”
“Sto
sognando! No, vi prego, ditemi che non sto
sognando, che è la realtà, vi prego,
perché altrimenti quando mi sveglio e
scopro che era solo un sogno, mi viene lo sconforto”
“Io lo so, l’ho capito che hai
un altro, poi c’è Beatrice, il nostro
matrimonio, la tua vita a Milano, io lo so che è tutto molto
complicato, ma per
una volta Azzurra, per una volta ho fatto una cosa che desideravo ed
ora
schiaffeggiami, respingimi, mandami pure al diavolo, io ci ho
provato!”
“Lui mi
vuole, vuole me ed io? Anche io voglio sempre e solo lui?”
“Amore”
“No, non era
stata lei a pronunciare quella parola
tanto agognata”
“Beatrice… Beatrice come mai
sei qui?” chiese lui confuso.
“Devo darti una notizia e non volevo
più aspettare, non potevo, perciò ho
deciso di raggiungervi”
“Che succede? Stai ancora male? Devo
preoccuparmi?”
“No amore, non c’è
nulla di cui preoccuparsi, ho un ritardo, aspettiamo un
bambino!”
“Se
c’è un momento, un attimo in cui ti crolla il
mondo addosso, era senz’altro quello!”
Mentre si abbracciavano e lui pareva sconvolto non
meno di lei da quella
notizia, Azzurra scappò via, questo era troppo! Veramente
troppo! Corse in
camera e fece la valigia in 5 minuti, non sarebbe rimasta a Modena un
giorno di
più, quei due non avrebbe voluto vederli mai più,
non ci sarebbe tornata mai
più!
In poche ore la notizia si diffuse in convento,
tutti a fare le
felicitazioni per il nuovo arrivo, lei uscì con Kate per
sfogarsi un po’
e poi per andare a salutare Emilio,
Margherita e Valentino che qualche giorno dopo sarebbero usciti
dall’ospedale e
sarebbero tornati a casa.
C’era una sola frase che ripeteva
continuamente “voglio tornare a Milano!”,
per fortuna che c’era Kate con lei altrimenti avrebbe dato di
matto, ne era
sicura, l’amica, invece, riuscì a farla calmare e
a farle sbollire per quanto
poteva la rabbia, la delusione, l’illusione!
Sarebbero partite nel pomeriggio e quando tornarono
in convento, erano
tutti riuniti in sala per il pranzo, appena entrò lei
cercò di non guardare
nella direzione di nessuno, ma sentiva chiaramente lo sguardo di lui su
di sé,
Davide le corse incontro e la invitò a sedersi a tavola con
tutti loro. Azzurra
lo abbracciò gli spiegò che non aveva molta fame
perché avevano mangiato un
boccone fuori, dovevano andare a prendere le valigie e a chiamare un
taxi
perché avevano preso i biglietti per il treno delle 16.00.
“Ma non capisco Caterina è
arrivata stamattina, mi aveva detto che si
fermava un paio di giorni e poi pure tu cara perché tutta
questa fretta di
tornare a Milano?”
“Ecco suor Angela sono stata proprio io a
chiederle di rientrare prima, tra
dieci giorni finiranno i saldi e dobbiamo riorganizzare le vetrine e
sistemare
le nuove collezioni, abbiamo un po’ da fare in
negozio” fu Kate a salvarla e ad
evitarle di dover spiegare il vero motivo e quanto faceva male.
“Azzurra ma lo sai che tra qualche mese
avrò un fratellino o una sorellina?
Io sono molto felice, sai, al bambino che verrà
avrò tante cose da insegnare”
“Infatti, il fratello maggiore
è un ruolo importantissimo, non
dimenticartelo mai” poi alzò il viso “A
proposito non vorrei sembrare
scortese, non vi ho fatto ancora i miei auguri,
felicitazioni” disse sincera ma
con un magone allo stomaco che le faceva mancare il respiro!
“Grazie! Grazie cara!” rispose
Beatrice soddisfatta e si alzò per abbracciarla
e baciarla sulle guance.
Guido non si mosse, non ebbe il coraggio, ma lo sguardo ancora una volta parlò per lui. Sconvolgimento, sorpresa, tristezza, gioia inattesa, un misto di emozioni e sentimenti che erano assolutamente incoerenti tra di loro, ma notevolmente forti e determinanti.
Stavolta era, davvero, finita per sempre?Grazie a Lisbeth17 per il banner