Serie TV > Che Dio ci aiuti
Segui la storia  |       
Autore: Serenella88    03/06/2013    5 recensioni
[Che Dio ci aiuti]
La mia versione di Che Dio ci aiuti 2, è diversa da come si è conclusa quella andata in onda. Infatti nel mio racconto ci sono degli eventi che non abbiamo visto ed il finale della serie è differente (non c’è la caccia al tesoro). Durante il matrimonio di Margherita, Paolo Marino confessa a Guido che Davide è suo figlio naturale e che quando Manuela aveva cercato di dirgli la verità, il marito si era sempre rifiutato di ascoltarla. Guido è fuori di sé, in una conversazione con suor Angela e con Azzurra, il professore mostra tutta la sua rabbia, la sua delusione, il suo dolore e quando lei si offre di crescere insieme Davide come una vera famiglia, lui le scarica addosso la sua frustrazione, non riesce a credere di non aver visto crescere suo figlio. Non vuole Azzurra accanto a lui! Aveva amato Manuela più di ogni altra cosa al mondo e lei lo aveva tradito due volte, con un altro uomo e nascondendogli un figlio, stavolta non avrebbe messo in gioco il cuore. Stavolta avrebbe pensato solo a Davide, al meglio per lui, aveva Beatrice accanto, era una donna pratica, razionale, sarebbe stata la scelta più idonea.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 9. Io, te e le incognite su di noi

Capitolo 9. Io, te e le incognite su di noi

***

Modena. 14 febbraio 2013. Ore 16.00

Chiostro del convento.

“Suor Angela non si preoccupi, lo scialle l’abbiamo preso, la borsa con le tutine anche, lì c’è il tiralatte, per adesso non manca niente! E se non ci sbrighiamo conosceremo Valentino quando compirà un anno”

“Azzurra!”

Lei si voltò e vide Davide correrle incontro

“Amore”

Si abbracciarono affettuosamente

“Beh! E io? Un abbraccio così io non me lo merito?” gli chiese subito suor Angela e lui passò ad abbracciare anche lei.

Alzando la testa, i loro sguardi si incrociarono, Guido aveva un borsone a tracolla ed un piccolo trolley con le ruote. Lo stesso punto. Erano allo stesso punto dell’ultima volta. Maggio dell’anno prima. Lei accennò un sorriso ironico. Beffardo il destino.

“Buonasera Guido, ben arrivati” lo accolse suor Angela.

“Grazie, saremmo dovuti arrivare stamattina ma abbiamo avuto un imprevisto”

“Non c’è problema, lo sai, il vostro appartamento è sopra ed è già pronto per essere usato”

“Ne sono felice, siamo un po’ stanchi ed abbiamo qualcosina da mettere a posto”

“Ma Beatrice?” chiese ancora la consorella

“No, lei non è potuta venire con noi, non si sentiva molto bene, ha preferito evitare il volo”

Tra loro due, niente, nemmeno una parola, un gesto, un saluto, ma perché lui, ogni volta che terminava una frase, guardava lei piuttosto che suor Angela?

Davide le aveva preso la mano e gliela stringeva forte.

“Suor Angela stavate andando in ospedale da Margherita e dal neonato?” chiese Guido.

“Si, vuoi unirti a noi?”

“No, non oggi, spero di passare in ospedale nei prossimi giorni. Lei sa che sono qui perché c’è un convegno internazionale domani ed ho appuntamento con il rettore Alfieri, dobbiamo concordare il mio intervento e poi sistemare ancora delle cose”

Ah, ecco! Mi sembrava strano a me che un menefreghista come lui si facesse questo viaggetto Berlino-Modena per il parto di un’amica!

“Ma avrai bisogno di qualcuno che si occupi di Davide?” domandò quasi ingenuamente suor Angela.

Lui guardò di nuovo lei.

“Se pensa che io torno ad essere di nuovo la tata di Davide si sbaglia di grosso! Ma cosa ha nel cervello i buchi del formaggio che mangia a Berlino?”

“Azzurra posso stare di nuovo con te quando Guido lavora?”

“Ma certo amore. Per i giorni che resterò qui, non ho problemi, cercherò di dedicarti tutto il tempo a mia disposizione”. No non è incoerenza, perché se me le chiede lui le cose non le faccio, ma se le chiede Davide è un altro conto! “Adesso vieni con noi in ospedale e andiamo a conoscere il bambino di Margherita”

Lui continuava a fissarla frastornato. Poi il suo cellulare cominciò a squillare e si allontanò, Azzurra approfittò per sistemare le cose che dovevano portare a Margherita nel nuovo pulmino di Suor Angela ed aspettò lì che la suora uscisse per andare in ospedale.

Il parto cesareo era stata la scelta più idonea e solo un paio d’ore prima era venuto al mondo un bellissimo maschietto di 3 kg, 200 gr e siccome era nato in un giorno stupendo, nel giorno dedicato all’amore e agli innamorati, i genitori avevano deciso di chiamarlo Valentino, come il santo patrono di quella data.

Margherita era ancora mezza intontita dai farmaci, Emilio sorrideva e parlava del suo bambino con chiunque incontrasse in ospedale. Nella clinica vi era il servizio di rooming-in, quindi il piccolo era nella sua culletta in camera con la madre e riceveva periodicamente l’assistenza delle infermiere per le sue necessità.

Azzurra, all’inizio, temeva di prenderlo in braccio, aveva paura di fargli male, di non tenerlo a suo agio, poi aveva capito il modo di cullarlo e non se ne sarebbe più staccata! Davide gli faceva le boccacce e aveva promesso di regalargli tutti i suoi giochi di quando era piccino. Suor Angela li guardava tutti commossi, il miracolo della vita è il più grande tra quelli che Nostro Signore ci ha riservato.

Al rientro in convento.

“Azzurra sta squillando il telefono, puoi andare tu mentre vado a preparare qualcosa per cena?” le chiese Suor Angela.

“Certo”

Lei arrivò al telefono “Pronto?”

“Pronto, scusi forse ho sbagliato, è il convento degli Angeli, Modena”

“Si, è qui, chi cerca?”

“Sono Beatrice”

“Ah, Beatrice, sono Azzurra!”

“Azzurra, Azzurra Leonardi, è che ci fai tu lì? Non vivevi a Milano, dovevi sfruttare le occasioni che la città offriva”

“Infatti vivo lì, sono venuta qui solo qualche giorno per il parto di Margherita, comunque parlare della mia vita con te è l’ultima delle cose che preferisco fare, quindi, ti chiamo Davide”

“Veramente cercavo Guido, non riesco a rintracciarlo al cellulare”

“Ah Guido non c’è, ti passo suor Angela saprà esserti d’aiuto più di me. Buona serata Beatrice” e se ne andò poggiando la cornetta.

Davide rientrava in quel momento in sala, dopo aver lavato le mani per la cena, quando lei gli disse che c’era Beatrice a telefono il bambino non sembrò particolarmente entusiasta, le rispose che la vedeva tutti i giorni e che quella sera voleva stare con lei ed aiutarla ad apparecchiare.

Dopo cena, Guido non era ancora rientrato, ma Davide era molto stanco, il viaggio, l’ospedale, il convento, l’avevano affaticato non poco.

Azzurra si offrì di accompagnarlo nel vecchio appartamento del custode, l’ambiente era rimasto pressoché immutato, era stato ripulito e rifornito per ospitare al meglio i Corsi. Quando aveva aperto la porta aveva avuto un tuffo al cuore, impossibile non ricordare tutte le volte che era andata lì un anno prima, le mattine in cui ci passava per andare a prendere Davide ed accompagnarlo a scuola, le litigate che aveva avuto con Guido, le prese in giro, i momenti di sostegno reciproco, i baci e quasi baci, ma perché il destino la stava rimettendo di fronte a tutto questo? Di nuovo?

C’era una grande novità al posto del letto di una piazza e mezza, occupato da Guido precedentemente, ora ce n’era uno matrimoniale e Davide insistette per dormire lì perché voleva compagnia. Azzurra si sedette accanto, gli tenne la mano per fargli sentire che gli era vicina, poco dopo si appoggiò, si tolse le scarpe e la stanchezza prese il sopravvento anche su di lei. Era così bello il calduccio respirare vecchi odori, ritrovare quel tepore, quella pace…

Quando Guido rientrò, fu sorpreso dallo strano silenzio, aveva incrociato suor Angela in cucina, mentre mangiava un boccone veloce, la consorella gli aveva riferito che Davide era andato a letto e che gli aveva fatto compagnia Azzurra. Se suo figlio adesso dormiva, lei dov’era?

Facile da scoprire, era accanto a lui dividevano quello che doveva essere il suo letto. Davide riposava sereno, con un’espressione dolce sul viso, come se si stesse beando di quella vicinanza, anche lei era rilassata e se possibile sembrava ancora più bella!

Non aveva più il vestito con gli stivali con cui l’aveva incontrata al mattino. Aveva un pantalone da tuta grigia scuro attillato al punto giusto, un maglione oversize celeste chiaro e i capelli raccolti in una coda, era poco truccata ed era un incanto!

Dopo essersi fermato ad osservarli ed aver sorriso di fronte a quel quadretto dolcissimo, Guido ritornò in cucina per prendersi un bicchiere d’acqua!

Doveva stare tranquillo, perché dentro di sé era scoppiata la terza guerra mondiale.

Testa/Opzione A: vai di là delicatamente svegliala, ringraziarla e congedala senza nemmeno rivolgere uno sguardo.

Cuore/Opzione B: vai di là, accoccolati accanto a loro e goditi quest’opportunità straordinaria che la vita ti sta offrendo. Non rinunciare a lei Guido, non di nuovo! Stavolta, non puoi farlo!

Il cuore decisamente il cuore!

“Scusami, mi devo essere addormentata mentre ero con Davide, me ne vado via subito!” era lei che con voce mezza assonnata l’aveva raggiunto in cucina ed aveva scelto per lui, stava vincendo la testa nulla da fare.

“Devo fare qualcosa, devo dirle qualcosa” pensò agitato.

Era già diretta alla porta quando la bloccò.

“Aspetta… aspetta!”

Si voltò ed il modo in cui si guardarono era più eloquente di mille parole, nessuno dei due voleva che l’altro se ne andasse, nessuno dei due aveva il coraggio di parlare, nessuno dei due sapeva bene cosa fare, ma entrambi volevano la stessa cosa, stare lì, starci insieme e chiudere fuori da quella porta Beatrice, Lorenzo, Milano, Berlino, la ragione e l’istinto, la sofferenza e l’euforia, la lontananza e le incomprensioni.

“Azzurra, grazie. Grazie davvero per tutto quello che stai facendo per Davide”

“Solo questo sono riuscito a dire! Ahhh!”

“Io adoro Davide, gli vorrò sempre bene e stare con lui non mi pesa”

Lei voleva andarsene, ma lui continuava a trattenerla per un braccio.

“Ma è naturale questa cosa? Ha la febbre? Ha bevuto? Sta impazzendo? Cos’ha? Non mi parla, mi guarda e mi fa sta facendo sciogliere come se fossi neve ad agosto”

“Guido se non c’è altro, forse sarebbe meglio che io me ne andassi”

“Oddio! No… NO”

“No aspetta”

“Di nuovo? Che devo aspettare che esca il sole alle undici di sera? Ma perché non lo capisce che così mi fa male? Guido ti prego chiedimi di tutto, insultami di nuovo, confessami anche sei un terrorista, ma non tenermi qui così! Mi illudo, mi fai male!”

“Mi dispiace”

“Un’altra volta? Oddio no non ce la faccio!” pensò lei.

“Ma ti si è incantato il disco, professore?” si disse lui.

“Senti Guido ho capito che ti dispiace, me l’hai già detto all'aeroporto. Le cose sono andate così, sarà colpa tua, sarà colpa mia, non sarà colpa di nessuno di noi due! Se i sentimenti non ci sono, non si possono farli comparire come per magia, l’amore non si costruisce a tavolino Guido”

“Ma io ti amo. Si, ti amo” pensò lui “Perché le cose che dici mi sembrano più adatte a descrivere il rapporto tra me e Beatrice e non il nostro! Tu cosa provi per me? Hai detto che mi amavi? Era solo una ripicca, uno sfogo, delle cose dette così senza dargli un peso o le provavi davvero?”

“E adesso muto come un pesce, io parlo e lui mi guarda come se fossi un marziano! Io vorrei entrare dentro quella testa e capire, anche solo per un secondo, ma cosa pensi?”

Drin! Drin! Drin!

La realtà irruppe nei pensieri e nelle mezze confessioni.

Era il cellulare di Azzurra, appoggiato sul tavolo di fronte a loro, lo prese di scatto, ma questo non impedì a lui di leggere il nome sul display “AMORE”

Azzurra rifiutò la telefonata, avrebbe richiamato Lorenzo con calma, pochi minuti dopo, non le sembrava il caso di stare al cellulare con Davide che dormiva nell’altra stanza, di fronte a lui e in quella casa.

“Devo andare. Buonanotte”

Lui sembrava una furia “Hai ragione, quando l’amore chiama” le disse ironico, tagliente, duro.

“Prova a cercare anche il tuo di amore, anche lei ha provato a chiamarti, un vero peccato se non fosse riuscita a rintracciarti” se ne andò sbattendo la porta.

“Stronzo! Questo è davvero stronzo? Ma di chi mi sono innamorata io? Di uno che non fa pace con il suo cervello e vuole mandarmi in frantumi il cuore?”

“Stronzo! Ma tu sei davvero stronzo? Ma ti rendi conto che stai cominciando a dare i numeri, che un attimo prima dici una cosa e quello dopo l’esatto opposto. E non provare a giustificarti dicendo che lei è a mandarti in tilt! Ci sai andare benissimo da solo!”

Scena memorabile proprio! Porca miseria! Freddo cane! Lacrime che scendevano contro la sua volontà e la porta che separava l’esterno dell’appartamento del custode dall’interno del convento chiusa, non c’era modo per farla aprire!

“Azzurra!”

“No ancora, maledizione no!”

“Quella porta è chiusa a chiave, Suor Angela me ne aveva parlato, dopo le 11, una delle suore a turno ha il compito di chiuderla, c’è stato un tentativo di furto qualche mese fa e io stesso le ho consigliato questa soluzione”

Lei ebbe il tempo di asciugarsi le lacrime e ritrovare la voce

“Tu mi stai dicendo che sono rimasta chiusa fuori?”

“Beh tecnicamente si, ma puoi stare da noi”

Lei rabbrividì e non era solo il freddo.

“Io non posso stare da voi, non voglio”

“Vieni” lui la circondò mettendole addosso la sua giacca “stai tremando e qua fuori al freddo non ci puoi stare!”

“Infatti non ci sto, ora chiamo suor Angela e mi faccio venire ad aprire”

Lui sospirò sconsolato.

5 telefonate e la suora non rispose o dormiva come un sasso o aveva scoperto il potere del tono silenzioso al cellulare.

“Guarda che puoi continuare a dormire con Davide ed io me ne vado in cameretta, non ho intenzione di attentare alla tua virtù, stai tranquilla”

“Non avevo dubbi” rispose lei rientrando in casa.

“Io si” farfugliò lui.

Lei non capì o forse fece finta di non capire, meglio trovare un equilibrio perché quella serata e quella nottata stavano prendendo una brutta piega.

Quando rientrarono lei si tolse immediatamente la giacca, come se avere addosso qualcosa di suo la infastidisse, nonostante tutto continuava a tremare e lei lo sapeva bene, non era il freddo.

“E’ così tra mezz’ora circa sarà finito un altro San Valentino” disse lui per trovare un argomento di conversazione.

“Già, ma tanto tu non l’hai mai festeggiato!”

“Tu sì, però. Sbaglio o l’anno scorso hai avuto un San Valentino indimenticabile?”

“Eh come no! La notte in cui mi sono lasciata con Gianandrea ed ho finalmente ammesso di amare solo te, come posso dimenticarmelo?”

“Si, infatti, indimenticabile proprio, ci sto facendo ancora i conti!” si lasciò sfuggire.

“Ma perché senti ancora Gianandrea?”

“Gianandrea? E perché non dovrei sentirlo? Mi ha invitato a Tokyo per il suo matrimonio a Giugno, sposa una modella straniera, una certa Anja”

“Fissato con il matrimonio il ragazzo”

“Innamorato, direi! Molto innamorato e la donna giusta per lui ed alcuni uomini sono ancora capaci di innamorarsi prima e sposarsi poi, pensa un po’”

“Incassa caro prof! Non te ne farò passare una!”

Il cellullare vibrò nuovamente, stavolta era un messaggio, sempre di Lorenzo, rispose con poche parole, solo scuse, solo bugie “SCUSAMI, TUTTO BENE, MI ERO GIA’ ADDORMENTATA, SONO UN PO’ STANCA, CI SENTIAMO DOMANI. UN BACIO ANCHE A TE. BUONANOTTE”

Mentre lei scriveva, lui armeggiava nervosamente in cucina.

“Ma che fa? Cucina? Ha fame? Ottimo momento per congedarmi e andare in camera con Davide”.

“I messaggini, non ha risposto a telefono ed ora le manda i messaggini, ha un altro non c’è dubbio! E tu professore che pensavi che si facesse il sangue amaro per te, che avesse sofferto per come vi eravate lasciati? Che illuso!”

“Ho preparato una tisana, ti va una tazza? Siamo entrambi un po’ stanchi, nervosi e penso ci faccia bene rilassarci un po’”

“Si, grazie, io non sono nervosa, sono perfettamente tranquilla, non sono più abituata a stare qui, a stare con voi, si insomma alla vita in convento. Ecco tutto!”

“Capisco e a Milano come vivi?”

“Si, certo! Adesso devo stare qui a conversare con lui, come due vecchi amici, questo è troppo!”

“A Milano? Vita notturna, tanta sana vita notturna, happy hour, discoteche, lavoricchio un po’ in negozio, fortunatamente Kate, Caterina l’amica di suor Angela, è molto buona con me, è un capo-amico e mi lascia molta flessibilità sugli orari, insomma mi diverto, sono libera e mi godo la vita”

“Ah, che soddisfazione! Vedere quella faccia è una soddisfazione, finalmente adesso mi diverto un po’ anche io! Tutte balle! Stasera a quanto pare sono in vena di dire fesserie a destra e manca. Mi credi una stupida, incapace e inconcludente? Eccotela servita!”

“E cosa ti aspettavi, che ti dicesse che aveva una relazione stabile, un lavoro gratificante, dei progetti, degli obiettivi, magari che avesse ripreso a studiare, è la solita, sempre la solita! Non ti sbilanciare, non svelarti, non scoprirti, ci resteresti solo male! Lei non fa per te”

“Beh, si è fatto tardi, forse è meglio che vado a dormire, mi dispiace che qui in convento tu dovrai rinunciare alla tua vita notturna ed accontentarti di andare a letto alle undici e mezza! Buonanotte” e se ne andò nella vecchia cameretta di Davide.

“Brava! Complimenti! Brava, non c’è che dire, ci fosse una volta che non lo fai diventare nero, c’hai un talento proprio!”

Ripose le tazze nel lavandino, spense il cellulare e si diresse in camera da letto.

Fu una notte inquieta, con poco sonno e tanti pensieri. Quando si rese conto che erano circa le sei si alzò, in casa regnava il silenzio più assoluto, si avviò fuori e come credeva la porta per tornare in convento ora si apriva, tornò nella sua vecchia stanza, andò a fare una doccia per mettere ordine nei suoi pensieri.

Lui l’aveva sentita andare via e non si era mosso, non aveva mosso un dito per trattenerla. Non ci doveva tornare in quel convento. Lei, lui e Davide ancora lì era insopportabile per la sua salute mentale.

Poco dopo si ritrovarono a far colazione con le consorelle, nonostante l’unico posto libero fosse accanto a lui, Azzurra scelse di consumare la sua colazione in piedi vicino al bancone del bar.

“Zuri, alla fine ti ho trovata, buongiorno”

“Kate, che bello vederti!”

Finalmente era arrivata Kate, adesso sì che poteva confidarsi con qualcuno che conosceva esattamente quello che stava vivendo in quel momento.

“Caterina” Suor Angela si alzò e le andò incontro abbracciandola.

“Angela, ma tu non cambi mai, eh! Sicura di non aver fatto il patto con qualcuno per non invecchiare”

“Oh… oh… con quello lì patti proprio non esistono, è l’amore di Gesù a nascondere i segni del tempo che passa, è solo l’amore a rendere belli”

Intanto loro due non potevano a fare a meno di guardarsi e questo fu eloquente per tutti, soprattutto per suor Angela che chiese a Caterina “Di questa creatura qui, invece, che mi dici? Sempre scalmanata?”

“Zuri è un amore, guarda, non sai quanto si dà da fare, mi aiuta tantissimo”

Guido le guardò perplesso “Ma come non aveva detto che non lavorava mai e che si dedicava solo alla bella vita?”

“No…” Azzurra interruppe Kate e le pestò un piede “Nel senso che sono sempre piena di cose da fare, la zumba in palestra, gli happy hour con gli amici, le gite fuori porta, i centri estetici e poi la aiuto tantissimo indossando i capi d’abbigliamento che mettiamo in vendita, così ho sempre cose nuove e i clienti apprezzano meglio la merce”

“Ma posso stare tranquilla?” chiese suor Angela

“Certo!” rispose Caterina “E poi sapessi quante ore passa a st…”

“Shopping!” e le pestò di nuovo il piede.

“Ahi!” si lamentò Caterina.

“A fare shopping, si lo so, ho un brutto difetto, l’amore per lo shopping non mi è passato” e poi rivolgendosi a Guido “disse l’amore per quello non mi passerà mai”

“Mi devo preoccupare?” domandò perplessa la consorella.

“No, Suor Angela non si preoccupi, Kate glielo può confermare, sto davvero mettendo la testa a posto, ma lo faccio con calma, piano piano, mica ho fretta” l’amica annuì e lei proseguì “Bene, ora Kate sarà stanca per il viaggio, andiamo a posare le sue cose in camera mia, ci vediamo dopo” e dopo aver parlato alla velocità della luce e aver praticamente spinto l’amica fuori dal bar trasse un sospiro di sollievo.

Sulle scale Kate le chiese il perché di quei pestoni e delle false notizie che aveva dato su di se davanti agli altri e lei ammise che per ripicca la sera prima aveva mentito a Guido sulla sua vita a Milano, ora non voleva farglielo scoprire, meglio lasciar pensare che continuava a combinare poco o niente, tanto era quello più facile da credere, era più comodo per tutti.

In mattinata, lei era in giardino stava leggendo un libro, suor Angela e Davide erano usciti insieme e Kate doveva risolvere quella faccenda sulla sua proprietà a Modena.

Lui la raggiunse e quando le chiese “cosa leggi?” nel tentativo di nascondere il testo universitario e di minimizzare lo fece cadere a terra. Si chinarono a raccoglierlo e stavolta erano vicini, troppo vicini, nessun quasi baciò, stavolta lui prese l’iniziativa e si baciarono.

Fu un bacio prima appassionato, impetuoso, esigente, poi appagante, rilassato, soddisfacente per concludersi in modo esitante, esitante come lo erano loro e adesso?

“Cosa significa questo?” chiese Azzurra

“Perché non ce la faccio più a lottare contro me stesso, un secondo prima ti desidero, quello dopo ti insulto e nello stesso tempo c’è sempre quella vocina dentro di me che mi dice “se la vuoi, provaci”

“Sto sognando! No, vi prego, ditemi che non sto sognando, che è la realtà, vi prego, perché altrimenti quando mi sveglio e scopro che era solo un sogno, mi viene lo sconforto”

“Io lo so, l’ho capito che hai un altro, poi c’è Beatrice, il nostro matrimonio, la tua vita a Milano, io lo so che è tutto molto complicato, ma per una volta Azzurra, per una volta ho fatto una cosa che desideravo ed ora schiaffeggiami, respingimi, mandami pure al diavolo, io ci ho provato!”

“Lui mi vuole, vuole me ed io? Anche io voglio sempre e solo lui?”

“Amore”

“No, non era stata lei a pronunciare quella parola tanto agognata”

“Beatrice… Beatrice come mai sei qui?” chiese lui confuso.

“Devo darti una notizia e non volevo più aspettare, non potevo, perciò ho deciso di raggiungervi”

“Che succede? Stai ancora male? Devo preoccuparmi?”

“No amore, non c’è nulla di cui preoccuparsi, ho un ritardo, aspettiamo un bambino!”

“Se c’è un momento, un attimo in cui ti crolla il mondo addosso, era senz’altro quello!”

Mentre si abbracciavano e lui pareva sconvolto non meno di lei da quella notizia, Azzurra scappò via, questo era troppo! Veramente troppo! Corse in camera e fece la valigia in 5 minuti, non sarebbe rimasta a Modena un giorno di più, quei due non avrebbe voluto vederli mai più, non ci sarebbe tornata mai più!

In poche ore la notizia si diffuse in convento, tutti a fare le felicitazioni per il nuovo arrivo, lei uscì con Kate per sfogarsi un  po’ e poi per andare a salutare Emilio, Margherita e Valentino che qualche giorno dopo sarebbero usciti dall’ospedale e sarebbero tornati a casa.

C’era una sola frase che ripeteva continuamente “voglio tornare a Milano!”, per fortuna che c’era Kate con lei altrimenti avrebbe dato di matto, ne era sicura, l’amica, invece, riuscì a farla calmare e a farle sbollire per quanto poteva la rabbia, la delusione, l’illusione!

Sarebbero partite nel pomeriggio e quando tornarono in convento, erano tutti riuniti in sala per il pranzo, appena entrò lei cercò di non guardare nella direzione di nessuno, ma sentiva chiaramente lo sguardo di lui su di sé, Davide le corse incontro e la invitò a sedersi a tavola con tutti loro. Azzurra lo abbracciò gli spiegò che non aveva molta fame perché avevano mangiato un boccone fuori, dovevano andare a prendere le valigie e a chiamare un taxi perché avevano preso i biglietti per il treno delle 16.00.

“Ma non capisco Caterina è arrivata stamattina, mi aveva detto che si fermava un paio di giorni e poi pure tu cara perché tutta questa fretta di tornare a Milano?”

“Ecco suor Angela sono stata proprio io a chiederle di rientrare prima, tra dieci giorni finiranno i saldi e dobbiamo riorganizzare le vetrine e sistemare le nuove collezioni, abbiamo un po’ da fare in negozio” fu Kate a salvarla e ad evitarle di dover spiegare il vero motivo e quanto faceva male.

“Azzurra ma lo sai che tra qualche mese avrò un fratellino o una sorellina? Io sono molto felice, sai, al bambino che verrà avrò tante cose da insegnare”

“Infatti, il fratello maggiore è un ruolo importantissimo, non dimenticartelo mai” poi alzò il viso “A proposito non vorrei sembrare scortese, non vi ho fatto ancora i miei auguri, felicitazioni” disse sincera ma con un magone allo stomaco che le faceva mancare il respiro!

“Grazie! Grazie cara!” rispose Beatrice soddisfatta e si alzò per abbracciarla e baciarla sulle guance.

Guido non si mosse, non ebbe il coraggio, ma lo sguardo ancora una volta parlò per lui. Sconvolgimento, sorpresa, tristezza, gioia inattesa, un misto di emozioni e sentimenti che erano assolutamente incoerenti tra di loro, ma notevolmente forti e determinanti.

Stavolta era, davvero, finita per sempre?



Grazie a Lisbeth17 per il banner
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Che Dio ci aiuti / Vai alla pagina dell'autore: Serenella88