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Autore: ReaderNotViewer    21/12/2007    5 recensioni
Eserciziario antologico di poesia buffyana. Che cos'é? Leggete l'introduzione e lo scoprirete.
Genere: Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Arrivo strisciando, chiedendo umilmente scusa per i tempi ormai biblici dei miei aggiornamenti. Anche questa volta, comincio dalla mia fedele Lisachan che dopo essersi lamentata dell’intrinseca bastardaggine del nostro nume, il tanto grande quanto dispettoso Joss Whedon, mi lusinga parlando di epitaffio per la ballata dedicata alla povera Tara. Harianne, sono contenta che tu abbia apprezzato il mio tentativo di rallegrare quel tragico momento e ti garantisco che questo nuovo capitolo è molto più giocoso.
Io e Rik condividiamo ormai un comune e parallelo destino da forzati della rima, quindi con lui non la farò tanto lunga: grazie, amico mio. Con “amica segreta”, comunque, mi riferivo alle confidenze che Tara riceve dagli altri personaggi, prima fra tutti la stessa Buffy, ma mi rendo conto che bisogna essere molto addentro nella serie (leggi: fanatici) per cogliere l’allusione. Ho una new-entry anche questa volta: Ghirlanda. Grazie per avermi dato del genio… ma ora che ci penso, non è che volevi dire invece che sono Eugenio, e ti sei dimenticata un pezzo? Già sarebbe più credibile, e non sarebbe neppure la prima volta che mi accusano di essere qualcun altro… e nemmeno di essere in realtà un uomo.

Ed ecco finalmente il mio regalo di Natale. Noterete che siamo assolutamente in argomento, perché si tratta di un inno che allo stesso tempo è anche un brindisi: concorderete con me che in queste prossime feste non mancheranno gli uni né – soprattutto – gli altri, giusto? Dal punto di vista poetico l’inno è un componimento di argomento religioso o politico in versi brevi: in questo caso si tratta di senari sdruccioli e di quinari piani alternati, ad imitazione del celebre Inno a Satana del Carducci, al cui inarrivabile talento dovremmo tutti inchinarci, non fosse altro che per essere riuscito a trovare tante parole sdrucciole, cosa tutt’altro che facile, come vi posso garantire di persona. Imitando ancora il Carducci, che declamò veramente il suo brindisi a una cena tra amici, io alzerò il bicchiere all’anno nuovo, alla vostra salute e soprattutto agli abitanti di Sunnydale, che tutto sommato se lo meritano più di chiunque altro.


...


UMANI



Sia lode al merito
e alla costanza
con cui un’improvvida
cittadinanza

vive sugli Inferi
ma non dispera
e non ha remore
a uscir di sera.

Salute o impavidi
Sunnydaliani,
piccoli, fragili,
gustosi umani,

che dall’ipotesi
d’esser mangiati
giammai, direbbesi,
siate sfiorati.

Vampiri e demoni,
di fauci o squame,
di corna carichi:
creature grame,

che sono l’incubo
d’ogni mortale,
credete maschere
di Carnevale.

Voi, inconsapevole
vera attrazione,
buffet di bipedi
per colazione”,

di questo celebre
centro termale,
grato all’eclettica
elite del male;

voi, che imperterriti,
non fate niente
quand’anche il sindaco
muti in serpente.

Voi, che da eroici
veri campioni
di questo vivere
tra le illusioni

imperturbabili
tirate avanti,
piantando lapidi
nei camposanti,

l’apocalittica
annua emergenza
meno preoccupa
di un’influenza.

Impresa nobile
o una scemenza?
Lasciamo ai posteri
l’ardua sentenza:

di questa recita
che non ha uguale
ormai s’approssima
l’atto finale

e inevitabile
arriva il giorno
in cui svignarsela
senza ritorno.

Avanti o popolo,
fate fagotto:
qui c’è il pericolo
di finir… sotto.


...


Gli umani di Sunnydale, costruita direttamente sulla bocca dell’Inferno e meta prediletta di demoni e mostri vari, devono essere o le persone più stupide o quelle più coraggiose del mondo. Che non si allarmino per le continue sparizioni, la costante presenza di gente zannuta o cornuta o l’occasionale trasformazione del sindaco in un biscione di circa quindici metri è uno dei grandi misteri del Whedonverse. Solo alla fine dell’ultima stagione, in un soprassalto collettivo di buonsenso, si decideranno ad abbandonare in massa la città, poco prima che della stessa rimanga solo un grande e profondo cratere.

  
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