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Autore: Jay_Myler    05/06/2013    4 recensioni
Diciamo che è una romanzata su questo gioco, partendo dal primo giorno di scuola della protagonista.
La coppia è ovviamente la protagonista e Castiel, il rosso che ha fatto impazzire noi ragazze che amiamo i ribelli; ma oltre a raccontare le vicende della scuola, racconterò anche la storia che nasconde questo misterioso ragazzo - e quella della nostra protagonista, che manco ci scherza- (Ovviamente tutta a fantasia mia)
N.d.A. Per romanzata si intende una ricamatura intorno alla storia originaria, a cui vengono aggiunti momenti inediti del tutto inventati.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce Flirt mania'
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Il piccolo guardava con aria trasognata il suo papà, metre seguiva con lo sguardo tutti i suoi movimenti della mano che gli indicavano quella notte stellata.

«Come fai a conoscere tutte queste cose?» gli chiese con pieno stupore ed incredulità con la voce tremolante, ancora emozionato per la carrellata di nuove informazioni; il padre gli mise una mano in testa scompigliandogli leggermente i capelli. Una bella donna con i capelli neri, lunghi e lisci come la seta, li guardava con aria amorevole con i suoi occhi verde smeraldo.

«E' il lavoro di papà conoscere tutte queste cose.» disse prendendo tra le sue braccia il bimbo, che in mezzo ai suoi genitori si sentiva al settimo cielo, sentendosi amato e protetto.

 

 

Jay arrivò al liceo dopo una notte insonne passata sotto le coperte a ripensare a quella fatidica notte del giorno prima: aveva visto proprio un fantasma, uno di quelli veri, non uno da quattro soldi che si vedono in quei filmetti scadenti che danno in televisione; e non era l'unica che lo aveva visto, aveva anche la testimonianza di Li, che l'aveva abbandonata a quell'oscura figura senza preoccuparsene tanto.

Ma alla fine anche lei era scappata a gambe levate senza voltarsi indietro, facendo una corsa dritta a casa, senza neanche fermarsi a prendere fiato. Aveva passato una nottata pessima a girarsi e rigirarsi tra le coperte, senza riuscire a prendere sonno ancora scioccata per lo spavento che si era presa; e non era tutto. Visto che non riusciva ad addormentarsi aveva pensato di leggersi finalemnte quelle dannata lettera che aveva lasciato in sospeso, ma quando era andata per prenderla dalla sua tracolla si era accorta che mancava all'appello. C'erano tutte, ma solo quella mancava.

Le sembrava strano che Li avesse potuto prenderla, non tanto perché non era un gesto tipico suo, ma perché sarebbe stato stupido prendere solo una lettera e non tutte quante inseme; ma in fondo poteva anche essere stata una sua bravata, visto che con Ambra gliene avea fatte passare di cotte e di crude; ma un'ipotesi certamente da non scartare era quella che poteva averla persa nel sottoscala e se così era doveva recuperarla al più presto. Solo per questo quella mattina si era alzata dal letto ed era andata a scuola, perché tra fantasmi e il fatto che aveva detto una certa frase a Castiel, la voglia di uscire di casa per andare in quel liceo era completamente scomparsa. Ma non poteva perdere una lettera così cruciale per capire la situazione e che per lo più non le apparteneva; in cuor suo sperava di averla persa nel sottoscala e che non fosse finita in mani indesiderate. Fece una camminata dritta fino alla fine del corriodio che la portava proprio dove era stata la sera prima, ma a metà perscorso le fu bloccato il passaggio.

Erano Ambra e le sue amiche.

Come sempre la ragazza bionda si trovava al centro ed ai suoi lati Li e Charlotte che le stavano attaccate come se fossero prolungamenti del suo corpo.

«Li ci ha detto che ieri avete visto un fantasma e che sei scappata via urlando a gambe levate. Che sfigata!» le disse in una fragorosa risata mentre si allontanavano senza neanche darle il tempo di ribattere. Li, però, aveva omesso la parte in cui lei per prima era scappata via lasciandola da sola senza pensarci due volte; quella che sembrava aver avuto più paura era proprio quella ragazza che si faceva tanto coraggiosa agli occhi delle sue amiche.

Ma non le interessava la cosa; che pensassero quello che volessero senza però infastidirla più di tanto.

Continuò per la sua strada, senza incontrare nessuno che conosceva e cosa più importante senza trovare Castiel in giro; arrivata nel sottoscala notò con sconforto che la lettera che aveva perso non si trovava lì. Ma almeno non si trovava nelle mani di quelle tre arpie che aveva incontrato prima o le avrebbero immediatamente rinfacciato la cosa per trattarla male come al solito. Ma dove poteva essere allora? Che qualcuno l'avesse trovata prima di lei? Magari se qualcuno l'aveva trovata, l'aveva pure portata da Nathaniel che si occupava degli oggetti trovati per il liceo; non le restava che andare a chiedere direttamente a lui se tra gli oggetti smarriti avesse una lettera.

Ma prima che se ne andasse la sua attenzione fu attirata da qualcosa che si trovava a terra; poteva sembrare la solita immondizia che si trova in un liceo, ma in quella zona, così poco frequentata, era davvero un fatto eccezionale e fuori dal normale. C'erano dei pezzi di plastica sul pavimento, li raccolse e vide che era normalissima plastica, trasparente, che poteva appartenere a qualsiasi tipo di oggetto e poco distante da quelli, sulle scalinate, c'erano dei mozziconi di sigaretta; un po' riluttante prese tutto e li mise in un sacchetto di plastica vuoto che aveva nella borsa, dove una volta teneva le caramelle. Quelle erano le prove che non era pazza e che anche se non esisteva un fantasma, la sera prima su quelle scale c'era stata qualcuno che le aveva spaventate. Come un bravo investigatore raccolse le prove e se le mise nella borsa pronta a continuare le sue indagini; chiunque si fosse trovato lì quella sera poteva aver visto la busta che tanto stava cercando disperatamente. Prossima tappa era l'uffico delegati dove avrebbe trovato Nathaniel.

Ma con suo stupore incontrò il ragazzo a metà del corridoio mentre era intento a leggere un foglio mentre camminava distrattamente senza guardarsi avanti.
«Hay Nath!» gli disse sorridendogli.
«Cosa ti serve Jay?» le rispose sempre con un sorriso, ma con aria rassegnata di chi sa già dove si andrà a finire con la conversazione.

«Non dire così! Non mi serve per forza qualcosa, ti stavo giusto salutando.» esclamò con aria leggermente stizzita, cercando di passare per la santarella del momento; ma a Nathaniel non la si dava a bere e senza tanti convenevoli le disse di dirgli che cosa poteva fare per lei.

«Se la metti così allora... Per caso tra gli oggetti smarriti hai una lettera? L'ho persa ieri sera nel sottoscala, mentre pulivo i tag.»

Nathaniel scosse la testa in senso negativo, poi la guardò meglio e le chiese:

«Ho sentito che ieri sera tu e la tua amica vi siete prese uno bello spavento! Fantasmi, che sciocchezze.» decretò tornando con la testa nei suoi fogli.

Jay lo guardò leggermente offesa, poi cercando di mantere la calma attirò la sua attenzione per fare alcuni chiarimenti sulla situazione.
«Prima di tutto, Li non è mia amica; secondo, fantasma o no, sicuramente c'era qualcuno là sotto ieri sera.»
Nathaniel si fece più evasivo e scostante, inizando ad accellerare il passo; Jay continuava a stargli dietro, aspettando che facesse uno dei suoi soliti commenti su quanto fosse sciocco quello che pensava o faceva, ma invece il ragazzo non proferì parola. La ragazza gli si mise davanti bloccandogli il passaggio fin quando Nathaniel non fu costretto ad alzare gli occhi per incrociare il suo sguardo, che in quel momento lo stava fulminando come per chiedergli se ne sapesse qualcosa. Quell'aria così evasiva di Nathaniel non era per niente normale, voleva dire che era in difficoltà e che forse sapeva qualcosa visto che non era esattamente il tipo che riesce a mantere la calma anche nei momenti di tensione.

«Non guardarmi così! Cosa vuoi che ti dica è semplicemente una stupidaggine! Un fantasma... come potrei crederci.»
«Pensala come vuoi, ma qualcuno c'era di sicuro, guarda..» gli disse mostrandogli le prove che aveva accuratamente raccolto dal corridoio incriminato.

«Caramelle?» chiese confuso Nathaniel.

«Ma quali caramelle, è solo la carta.. guarda dentro: ci sono dei pezzi di plastica e delle cicche di sigaretta.»

Nathaniel iniziava ad arrossire sulle guance, come gli capitava quando si sentiva in imbarazzo e Jay non riusciva a capire come mai in quella situazione si sentisse imbarazzato; qualcosa la sapeva ma non voleva dirgliela.

«Questo significa solo che qualcuno se ne frega delle regole e che ha fumato nel liceo; una cosa del tutto fuori luogo ma che non dimostra un bel niente.»

«Ti proverò il contrario.»
«Bhe, se ci tieni tanto...» le rispose con un filo di voce mentre se ne andava via indisturbatamente in mezzo agli altri alunni, scomparendo tra la folla.

Non aveva nessuna prova vera e propria, soltanto degli stupidi pezzi di plastica e qualche mozzicone di sigaretta; non era esattamente una prova che testava l'esistenza di un fantasma, ma almeno sapeva che qualcuno di relae l'aveva spaventata la sera prima.

Si avviò al suo armadietto per prendere i libri che le servivano; mentre apriva il suo armadietto vide che quello accato era aperto e con l'anta leggermente aperta riusciva a distinguere le sagome di quello che c'era dentro: qualche foglio, un paio di libri, una busta ed un qualcosa di rosso che si trovava nellla penombra. Si avvicinò giusto di qualche centimetro di più per cercare di capire cosa fosse quella cosa di un rosso brillante, ma immediatamente qualcuno ci si avvicinò di botto mettendosi avanti per prendere qualcosa al suo interno.

Quella giacca era inconfondibile, con il suo nero lucente e il colletto alzato e quei capelli non lasciavano il minimo dubbio; per tutti i mesi in cui era stata in quel liceo non se ne era mai accorta: Castiel aveva l'armadietto vicino al suo.

Come poteva evitare di continuare il discorso del giorno prima con lui? Si sentiva ancora in imbarazzo per quello che aveva detto, ma le parole le erano uscite così, di getto, senza pensarci ed alla fine si era trovata in questa situazione; ma non poteva evitarlo per sempre, prima o poi avrebbe comunque dovuto togliersi questo dente. Ma desiderava non farlo quel giorno, preferiva temporeggiare un altro po', fin quando non riusciva a schiarisi meglio le idee.

Castiel si girò verso di lei, di botto, fissandola negli occhi; erano completamente diversi dai suoi quegli occhi così grigi e profondi, che le davano la sensazione di essere profondi come dei pozzi senza fondo, nei quali perdersi era più una regola che una coincidenza, mentre i suoi, colore del cielo,erano così limpidi che ti ci potevi specchiare dentro.

Chissà se Castiel si vedeva riflesso nel suoi occhi.

Come al solito, senza preavviso, la prese e la baciò, tenendosela stretta a sé ancora per un po'; un misto tra un'abbraccio ed una presa soffocante; ma quella stretta opprimente era così tenera e calda, che non voleva farne a meno. Quelli erano gli abbracci goffi di Castiel. Poi la lasciò andare e senza darle il tempo di defilarsi da un ipotetico discorso.

«Ho saputo che ieri sera sei corsa via terrorizzata dal liceo. Mi hanno detto che la tua fervida immaginazione abbia visto un fantasma.» disse ridendo di gusto.

Jay senza dire nulla aprì la tracolla e prese la bustina con dentro le sue prove.

«Caramelle? Non mi corremperai per così poco.» le disse Castiel guardando il pacchetto confuso.

«E' la seconda volta che me lo dicono.. Non sono caramelle sono prove! Guarda, pezzi di plastica e mozziconi di..»
«E' solo la tua immaginazione, non vedo connessioni tra questi oggetti ed un eventuale fantasma.» Come Nathaniel anche Castiel era passato sulla difensiva, ma a differenza del segretrio delegato, quel ragazzo ribelle quando si sentiva in difficoltà iniziava ad aggredire il suo interlocutore.

Le indicò qualcosa a terra.

«Ti è caduta quella.»

Jay si abbassò per prendere il foglio di carta che le aveva indicato e quando si rialzò Castiel non c'era più, se n'era andato.

Quei due non gliela contavano giusta.

Mise la mano nella borsa lasciando cadere quela foglio che aveva raccolto, intenzionata a trovare delle prove convincenti sulla sua tesi, decidendo che quella sera sarebbe rimasta fino a tardi per vedere se incontrava di nuovo quel fantasma.

Finite le lezioni, andò in giro per l'istituto, per vedere se era rimasto qualcuno, ma vide soltanto Nathaniel per il corridoio che la fermò.
«Cosa ci fai qui?»

«Potrei farti la stessa domanda.» gli rispose prontamente

«Stavo finendo di compliare dei moduli, ora me ne torno a casa, ci vediamo domani allora..» le disse in tono evasivo, senza darle il tempo di rispondergli.

Jay arrivò nel sottoscale, pronta e piena di coraggio, decisa a svelare quel mistero che tanto suscitava allarme in Castiel e Nathaniel.

Si mise ad aspettare nel buio, nello stesso punto del giorno prima, nella penombra; ci fu un calo di tensione come il giorno prima, gli stessi strani rumori, quella musica che sembrava provenire da un altro modo; quella musica era così bella e maliconica, che la attraeva e nela sua testa si chiedeva se avvicinandosi di più al muro sarebbe riuscita a carpire qualche parola del testo. Poi di nuovo quella figura nel buio e in men che non si dica Jay era già scappata verso l'uscita, senza scoprire un bel niente su quella storia.

*****

 

«Mamma, guarda che bello che è!» il piccoletto stava saltando per tutta la stanza, preso da un irrefrenabile entusiasmo; i suoi capelli neri si libravano in aria dopo ogni suo salto e il suo sorriso era più bello che mai.

«Non dovevi Tony, ne avevamo parlato.» disse con tono apprensivo verso suo marito.

«Come facevo a non prenderglielo Elly? Guarda com'è contento.» disse Tony riempendosi gli occhi di gioia vedendo suo figlio così entusiasta.

«Mmm, non fa niente, ormai lo hai già preso. Come vuoi chiamarlo, tesoro?» chiese accovacciandosi vicino suo figlio per guardarlo meglio nei suoi occhioni chiari, identitici a quelli del padre.

«Lo chiamerò..»

 

Che vergogna, per la seconda volta era scappata a gambe levate, senza aver scoperto che cosa si celava dietro il misterioso fantasma del liceo; ma questa volta l'aveva pensata per bene, non si voleva far fermare da niente e da nessuno. Aveva preso la sua macchinetta fotografica per metterla nella borsa, in modo da poter fotografare questo misterioso ''fantasma''. Quella mattina sarebbe andata di nuovo nel sottoscala, per vedere se anche questa volta quella misteriosa figura avesse lasciato dietro di sè qualce traccia. Prese la sua borsa e mettendoci dentro la macchinetta fotografica sentì qualcosa di ruvido vicino alla sua mano; la prese e vide che era il foglio che Castiel le aveva indicato il giorno prima, dicendole che lo aveva perso. Ma non le sembrava uno dei suoi fogli e per lo più era anche strappato nella parte finale; soltanto quando lo aprì e vide la scittura si rese conto che era l'ultima lettera che aveva perso due giorni prima. Non c'era più la busta, ma una parte della lettera era ancora integra, anche se la parte finale si era rovinata; la prima parte però era ancora leggibile.

 

Sono passati molti anni, eppure a quelle maledette note non ero ancora riuscito a trovare le parole giuste; ma da quando è arrivata lei le cose sono cambiate. Elenoire da qualche giorno sta molto meglio, la vedo più colorita, ha ripreso un po' del suo buon'umore, anche grazie alle mie storie quotidiane che le racconto.

Mi dice sempre che è una benedizione quella ragazza e che non vede l'ora che gliela presenti; no che io non voglia, ma non credo di essere pronto e deciso a trascinarla con me in questo baratro di desolazione e sofferenza. Sono solo pochi giorni, che - purtroppo per colpa della mia testardaggine non ho saputo aspettare e darle il tempo necessario – ho scoperto la sua intera storia andando in giro da tutte le persone con cui in tutti questi anni si è rapportata. Ci ho messo una settimana e penso di averle tirato un colpo basso: ora io mi trovo a sapere tutta la sua vita, mentre lei di me non sa quasi nulla. Vorrei davvero metterla al corrente di tutta la vicenda, ma ho paura di finire nella pietà, che tanto detesto vedere nei miei confronti. Lei è diversa, è speciale. Sai papà, è da tempo che non incontro una persona così speciale ed in gamba come te; in molte cose mi ricorda te in effetti, siete tutti e due molto impacciati e fate quelle espressioni...

 

Da quin in poi la lettera era illegibile perché strappata.

Maledizione la cosa si incasinava ancora di più; chi era questa Eleonoire e chi era l'autore di quelle lettere; da come era impostata questa dedusse fosse il bambino che aveva subito la perdita del padre in quell'incidente stradale di molti anni prima, ma i giornali per la privacy non avevano riportato il nome ed il cognome delle vittime.

 

«Che nome particolare gli hai dato, tesoro.» disse Elly sorridendogli.

«A me piace.» sbuffò incrociando la braccia sul petto, il bambino.

Tony lo prese in braccio e lo fece volare.

«Se piace a te, piace anche e noi. In fondo è il tuo cane e puoi chiamarlo come vuoi!»

 

Basta, doveva chiuderla con questa storia, se era andata così significava che non doveva sapere, quandi rimise tutto nella borsa, attaccando tra di loro tutte le buste, intenzionata a riportarle al loro posto nell'ora di pranzo. Arrivata a scuola, esattamente come il giorno prima si diresse sparata nel sottoscala e proprio come aveva sperato, trovò qualche altra prova: questa volta c'erano un quaderno con delle parole – la maggior parte in rima – annotate e un pezzo di plastica rosso. Quando lo prese in mano capì che le coincidenze non esistevano.

Era un pezzo di plastica, triangolare con inciso sopra un logo che ben conosceva ormai e che non aveva neanche bisogno di confrontare; era lo stesso plettro che aveva trovato nel tronco cavo e in una delle buste trovate nel medesimo tronco. Questo una sola cosa poteva significa: l'autore di quelle lettere si trovava nel liceo con lei, ora, ed era la stessa persona che da due notte a questa parte l'aveva spaventata facendosi passare per un fantsma. In quel liceo qualcuno sicuramente sapeva qualcosa, e questi erano Castiel e Nathaniel che le nascondevano qualcosa al riguardo, magari una sciocchezza, ma qualcosa le tenvano nascosto.

Prese le nuove prove e le mise nel sacchetto delle prove – il sacchetto delle caramelle – e si avviò a passo deciso, pronta ad incontrare uno dei due ragazzi; ma dei due neanche l'ombra.

Riuscì a trovare Nathaniel dopo le lezioni mattutine, bruciandosi l'ora di pranzo per parlare con quel ragazzo, che con lo stesso tono evasivo del giorno prima le aveva detto di lasciar perdere e di non sprecare del tempo dietro queste sciocchezze.

Castiel, che come al solito stava nel cortile, le rispose ancora con più riluttanza quando vide le nuove prove, ed infiammandosi in meno di un minuto, se ne andò via sbraitando e voltandole le spalle per entrare nel liceo. Jay era stremata, più le sembrava di avere degli indizi validi più la verità le sfuggiva di mano, era davvero stanca di fare l'investigatore privato a tempo perso; se quella sera non fosse riuscita a scoprire la verità avrebbe lasciato perdere tutta la storia del fantasma, delle lettere e tutto il resto collegato.

Si andò a sedere su una panchina, quando si vide raggiungere da Jade, che si mise a sedere accanto a lei.

«Qualcosa non va con Castiel?» le chiese mettendole una mano sulla spalla per consolarla ancora prima di una risposta positiva.

«Bhe, se ti riferisci a quella scenata di prima, non ti preoccupare, si è alterato per una cavolata che non centra con la nostra 'relazione'» disse mimando delle virgolette intorno alla parola relazione.

«Eppure mi sembra che qualcosa ti turbi.»
«Ecco Jade, praticamente l'altro giorno ci trovammo a dicutere sulla terrazza posteriore della scuola e tra una cosa ed un'altra gli ho detto che è uno stupido bambino..»
Jade le sorrise.

«Non penso se la prenda a male per così poco, tranquilla, lui ti ama.» le disse sorridendole non solo con la bocca, ma anche con gli occhi.

«C-cosa?» Jay non riusciva a credere a quello che le aveva appena detto quel ragazzo.

«Lui magari non te l'ha ancora detto, ma glielo leggo negli occhi; lo sai che azzecco sempre questo tipo di cose, ho il pollice verde non solo per le piante.» le disse fecendole l'occhiolino.

«Jade, quel giorno gli dissi ''Sei solo uno stupido egoista che non si apre con la persona che lo ama'' .. ricordo ancora tutte le parole precise. Mi rimbombano ancora nel cervello.»

«Non mi sembra che da allora le cose siano peggiorate, anzi. Anche quando si è alterato poco fa gli ho letto negli occhi che gli dispiaceva alzare la voce con te, cosa rara in Castiel. Se si arrabbia lo fa per un motivo e non se ne dispiace di certo. Se vuoi te lo ripeto, così te ne convinci e quando te lo dirà ci crederai subito: lui ti ama

«Allora com'è andata con Violet?» gli chiese con un volume troppo alto di voce cercando di cambiare discorso il più in fretta possibile.

Jade non continuò a parlare della sua relazione con Castiele e l'aggiornò sulla ultime novità tra lui e Violet; le aveva chiesto di uscire, ed erano andati in campagna, tra i fiori, ed avevano passato una bella giornata e da quel giorno in poi erano usciti sempre più spesso. Non si voleva sbilanciare dicendo che era già la sua ragazza, ma erano sicuaramente più complici di prima

Jay lo salutò, contenta per loro, ma sconfortata per ore rimanenti di lezione prima di poter smascherare il fantasma.

Entrò nel liceo e vide una cosa che la fece rimanere a bocca aperta: in fondo al corridoio c'erano Castiel e Nathaniel che parlavano insieme, senza litigare o urlare, discutendo di qualcosa a bassa voce solo tra di loro; appena la videro, come se niente fosse si divisero senza scambairsi una parola di più.

 

 

 

«Attento Tony, la macchina!»

«State bene?»

«Mio marito, mio Dio, mio marito... chiamate qualcuno... chiamate i soccorsi.»
«Papà? Papà?! Perché non rispondi? Papà?»

...

Elly prese tra le braccia il suo piccolo, portandolo fuori da quella macchina che ormai era diventata un rottame; lo strinse forte al petto, portandolo all'ambulanza più vicina che era accorsa per farlo controllare.

«Mamma...»

«Papà non può risponderti Castiel, papà non sta bene.»


 


Jay Myler 
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