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Autore: fravgolina    06/06/2013    0 recensioni
In una Sparta romanzata un giorno lo spartiate James, che suole sollazzarsi importunando ragazzette e fanciulle, mette gli occhi sulla giovane Isabella Marie Swan, il cui padre è caduto in rovina. Quello che il cacciatore di donne non sa è che Bella ha acceso il cuore di un altro nobile spartano, Edward Cullen. Inevitabilmente i due finiranno per scontrarsi e le conseguenze sconvolgeranno la vita di molte persone: Bella per prima.
Questa storia è il mio primo tuffo nel fandom di Twilight.
[Prima classificata al contest “C'era una volta” indetto da Ledycullen]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, James, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie, James/Victoria
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
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PARTE II

_ C’è posta per te _

Quella sera Bella entrando nelle proprie stanze trovò un rotolo di pergamena sul proprio giaciglio, sorpresa lo prese in mano per esaminarlo: non recava sigilli o effigi di alcun tipo. Pensò che forse era un messaggio di Jacob – i due stavano diventando amici e ogni tanto sgattaiolavano via di nascosto per passeggiare sulla spiaggia o per chiacchierare; a volte lui le raccontava delle storie, le leggende della sua gente e lei lo ascoltava incuriosita – ma poi si ricordò che il ragazzo non sapeva scrivere.

In un istante di follia fantasticò che potesse essere una missiva del giovane misterioso che aveva incrociato al mercato qualche settimana prima. Era stato scostante e freddo – un atteggiamento che l’aveva irritata – ma in lui c’era qualcosa che la attraeva irresistibilmente, come la fiamma fa con la falena. Eppure non era più riuscita ad avvicinarlo, l’aveva intravvisto tra la folla più di una volta, ma lui si era sempre volatilizzato nel nulla.

Ormai seduta sul letto Bella continuò per un po’ a rigirarsi l’incarto tra le mani, mordicchiandosi nervosamente il labbro incerta sul da farsi. Quindi scrollò le spalle, prese coraggio e srotolò la pergamena – le parole erano vergate in una grafia fine ed elegante, che le sembrava vagamente famigliare e i cui tratti trasmettevano una sensazione di urgenza. Cominciò a leggere:

Mia cara Bella,

non hai idea di quanto mi dispiaccia averti abbandonato, mi sei mancata così tanto bambina mia.
Sono stata sciocca ed impulsiva, sono stata egoista – purtroppo la verità è che con tuo padre non ero più felice e ho pensato che con Phil sarebbe stato diverso. Mi sbagliavo, ho commesso un grosso errore e ora corro un grandissimo pericolo: ho bisogno del tuo aiuto tesoro.
Vieni questa notte, nel quartiere dei Perieci a nord della città c’è una stalla abbandonata: io sarò lì ad aspettarti. Vieni da sola, Bella. Non puoi fare parola di questa lettera con anima viva. Fidati di me, tua madre, non troveresti nessuno disposto ad aiutarti, per questa città io sono morta e tuo padre é ancora in collera. Devi venire da sola: è molto importante bambina mia.
A più tardi, con amore

Renée

Per un attimo rimase immobile, mentre una lacrima – non avrebbe saputo dire neanche lei se di gioia o di dolore – le scivolava sul volto, fino al mento e poi giù per il collo provocandole un brivido. Quindi risoluta si strofinò la guancia e con un’occhiata al cielo fuori dalla finestra calcolò che le rimaneva poco tempo – le stelle erano già alte nel cielo – afferrò il mantello e calatasi il cappuccio sul volto, senza pensarci due volte, sgattaiolò fuori dalla stanza.


_ Lo stolker e l’amante segreto _

Edward aveva preso la malsana abitudine, al calar delle tenebre, di appostarsi fuori da casa Swan e come tante volte prima di allora era lì, appollaiato in un angolo e infagottato in un pesante mantello che proteggeva la sua identità, quando scorse un’ombra sgusciare rapida e cauta fuori dalla porta.

La figura incappucciata era esile e un po’ goffa nei movimenti, l’avrebbe riconosciuta tra mille: quella era Bella – era così che inconsciamente aveva iniziato a chiamare Isabella Marie quando pensava a lei, con un affetto e una confidenza del tutto fuori luogo. Cosa ci faceva in giro a quell’ora di notte? E per giunta da sola? Purtroppo il giovane Cullen riuscì a trovare un’unica ragione plausibile, una spiegazione che odiava e che lo feriva profondamente: Bella doveva avere un amante. E, ovviamente, questo significava che lui non avrebbe mai avuto una chance, doveva dimenticarla e passare oltre: sarebbe stata la cosa migliore per tutti.

Scacciando quei cupi pensieri lanciò un’ultima occhiata alla strada: era deserta. Della bella Swan non c’era traccia e Edward si allontanò nelle ombre di quella notte senza luna, voltando per  sempre le spalle alla casa della donna che amava.


_ Come cacciarsi nei guai _

Bella, che era uscita da Sparta e si era addentrata nel quartiere Nord dei Perieci, finalmente dopo mezz’ora di cammino, infreddolita, spaventata e con il fiato corto raggiunse la stalla abbandonata. Dalla porta socchiusa filtrava un tiepido raggio di luce, per il resto l’edificio era immerso nel buio più totale. Nell’aria gelida della notte regnava il silenzio più assoluto.

Facendosi coraggio spinse la porta che cigolando sinistramente si aprì verso l’interno – vuoto, tranne che per un abbeveratoio di pietra, e scarsamente illuminato da un minuscolo falò che non permetteva nemmeno di intuire le dimensioni della stanza – “Mamma?” provò a chiamare: nessuna risposta. “Mamma, sono io Bella...” ripeté un po’ più convinta e con voce più piena avanzando nell’ampio stanzone deserto. Sbam! La fanciulla sobbalzò e si voltò di scatto verso il portone d’ingresso trovandolo sprangato – ora cominciava davvero ad avere paura.

Temo che Renée non verrà – sai nessuno l’ha avvertita di questa piccola riunione – ma ci sono io. Sono onorato di fare finalmente la tua conoscenza Isabella Marie figlia di Swan. Vedrai Bella – posso chiamarti Bella vero? – noi due ci divertiremo un mondo insieme” disse una voce profonda e melliflua che proveniva da un angolo buio del locale.

Solo allora la figura di un uomo cominciò a prendere forma dall’ombra, dirigendosi a passo sicuro e disinvolto verso di lei. Bella provò a indietreggiare, ma presto si ritrovò con le spalle alla porta e quella era sprangata dall’esterno. “Chi sei?” “Non ha importanza” “Cosa vuoi?” “Credo che tu lo sappia già” rispose lo sconosciuto – un sorriso crudele che si allargava sul suo volto anonimo – mentre la squadrava con occhi famelici, occhi da predatore “Stai lontano da me! Ti avverto che so combattere...” azzardò disperata sperando di apparire più sicura di quanto non fosse.

Ma che bel caratterino… questo rende tutto più divertente!” gongolò quello sadico afferrandole un polso e trascinandola verso il fondo della costruzione. Bella tentò di opporre resistenza ma quel poco che aveva imparato durante l’Agoghé era del tutto inutile contro la forza bruta del suo aggressore. Avrebbe voluto gridare e chiamare aiuto ma sapeva che non sarebbe servito a nulla – quel quartiere era pressoché disabitato, nessuno sapeva che lei si trovasse lì, nessuno l’avrebbe soccorsa – quindi mentre si divincolava cercò di mantenere un minimo di compostezza – non avrebbe dato a quel mostro il privilegio e il piacere di sentirla urlare.

Rimpianse di non avere unghie per lasciare su quel volto ferino e sconosciuto i segni della propria rabbia impotente e pur sapendo che per lei era un istinto nervoso ed irrefrenabile pensò con rammarico a tutte le volte che Jacob l’aveva ripresa dicendole di non mangiucchiarsele. L’uomo, indifferente a tutti i suoi sforzi, le strappò il mantello per poi immobilizzarla contro il muro; lei incrociò lo sguardo del suo aguzzino e specchiandosi in quegli occhi neri come il carbone, a cui il piccolo fuoco conferiva riflessi rossastri, seppe che era perduta.

Poi improvvisamente un trambusto concitato proveniente dall’esterno dell’edificio squarciò il silenzio della notte distraendo l’uomo e Bella si divincolò riuscendo a sfuggire alla sua presa. Tuttavia prima che riuscisse anche solo ad allontanarsi, l’attenzione di lui era nuovamente concentrata su di lei e afferratala per un braccio la strattonò violentemente e la spinse facendole perdere l’equilibrio. Mentre cadeva, Bella fece in tempo a vedere la porta che si apriva e una sagoma che si stagliava contro l’oscurità della notte, poi la sua testa incontrò qualcosa di duro e mentre sentiva il freddo impossessarsi del suo corpo perse i sensi.


_ Per amore _

Neutralizzato Laurent e spalancata la porta Edward fece appena in tempo a osservare impotente, come al rallentatore, la scena di Bella che cadeva, sbatteva il capo contro il bordo dell’abbeveratoio e – Splash! – ricadeva all’interno della vasca, sparendo alla vista, poi James gli fu addosso. Lo spartiate era un vero mastino da guerra, ma Edward aveva dalla sua la velocità e la forza della disperazione – se non si fosse liberato alla svelta di quel bastardo Bella sarebbe annegata.

Si rotolarono tra polvere e paglia per un tempo indeterminato cercando di sopraffarsi a vicenda, con la differenza che mentre il giovane Cullen puntava a stordire il proprio avversario l’altro mirava ad uccidere. Poi mentre James stava per strangolarlo due ombre emersero dall’oscurità e glielo strapparono di dosso. Fu questione di un attimo: Emmett immobilizzò lo spartiate e Jasper gli spezzò il collo con un gesto rapido e secco.

Prima ancora che il suo corpo toccasse terra Edward si era alzato, precipitandosi verso il fondo della stalla, verso l’abbeveratoio dove Bella priva di sensi stava annegando. La sollevò e tiratala fuori dall’acqua la distese a terra – era pallida come un cadavere – “Bella, Bella! Forza svegliati. Bella, respira! Dannazione… respira!!” gridò disperato al corpo esanime che stringeva tra le braccia.

Ed dovresti farle un massaggio… una respirazione…” azzardò Carlisle che materializzatosi dal nulla si era avvicinato “Fallo tu” lo implorò quello “Così che se non dovesse sopravvivere potrai dare a me la colpa? No Edward, è compito tuo. So che puoi farcela”. E il giovane Cullen diede ascolto al padre e poggiò le proprie labbra sul quelle terree e gelide dell’amata – non era così che aveva immaginato il loro primo bacio, ma non importava: l’unica cosa che contasse veramente era che lei non morisse.

Uno. Due. Tre. Fff! Forza Bella, respira! Uno. Due. Tre. Fff!” “Coughf! Coughf!” una convulsione scosse il petto della ragazza mentre tossiva acqua liberando i polmoni in fiamme. “Brava Bella, così!” disse Edward con sollievo infinito sorridendole, ma lei non se ne accorse perché perse nuovamente i sensi – il suo respiro però sembrava essersi regolarizzato: forse era fuori pericolo.
  
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