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Autore: Hikari93    06/06/2013    7 recensioni
«Posso parlarti un istante?»
[...]
«Mh, ti ascolto.» Allungò la testa verso sinistra; cercava un altro tomo per la ricerca di scienze. «Su, parla.»
«Non potresti almeno girarti?»
Madara alzò gli occhi in aria, sbilanciandosi contemporaneamente di lato, sempre alla ricerca. «Al massimo puoi aspettare che finisco. Poi poso la scala e…»
«Credo proprio che tu mi piaccia, Madara.»
01. Dichiarazione:
02. Problemi di gelosia;
[HashiMada - Spin Off di "Non avere paura"]
[EDIT: Da "oneshot", è diventata una "raccolta"]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hashirama Senju, Madara Uchiha
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessun contesto
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Vita quotidiana

01. Dichiarazione

 
 



 
 

«Posso parlarti un istante?»
Madara spostò un volume verde bottiglia più in là, in modo da infilarci il libro che aveva preso in prestito dalla biblioteca qualche giorno prima. Decise che rispondergli fosse comunque cortese, nonostante tutto. «Cosa vuoi?»
«E’ importante.»
«Mh, ti ascolto.» Allungò la testa verso sinistra; cercava un altro tomo per la ricerca di scienze. «Su, parla.»
«Non potresti almeno girarti?»
Madara alzò gli occhi in aria, sbilanciandosi contemporaneamente di lato, sempre alla ricerca. «Al massimo puoi aspettare che finisco. Poi poso la scala e…»
«Credo proprio che tu mi piaccia, Madara.»
Il ragazzo sentì la scala mancargli da sotto i piedi e Hashirama preoccuparsi nello stesso momento; si ritrovò caduto addosso all’amico, in imbarazzo, frastornato e col cuore a diecimila.
Gli avrebbe domandato di ripetere, se ne avesse avuto il coraggio. Avrebbe voluto chiedergli scusa per il capitombolo, rimbeccargli quanto fosse immensamente stupido o semplicemente riuscire ad alzarsi senza essere estremamente rigido o fare la figura del babbeo.
Dal canto suo, nemmeno Hashirama osava proferire parola: Madara ne percepiva il respiro controllato e i battiti del petto, poiché la mano, durante la caduta, era finita per appoggiarsi casualmente lì.
Trovò la forza per sollevarsi, ma non quella di guardarlo in viso, e quindi rimase statuario a fissare le mattonelle e i due, tre libri che erano catapultati in basso con sé. Ringraziò che fosse sul tardo pomeriggio e che la biblioteca fosse deserta.
«Madara…»
Hashirama parlò e lui si rinchiuse nelle spalle, un groppo in gola. Considerando il suo carattere schietto, non avrebbe avuto problemi nel ridergli in faccia o, più semplicemente, nel prenderla con filosofia pensando a uno scherzo, se non avesse provato alcun interesse. Se non l’avesse provato, appunto. Tuttavia, nel dover esporre una verità tanto intima, la lingua si attorcigliava e le corde vocali si suicidavano in massa, impedendogli di rispondere. Cercò di starsene ancora di spalle, con la mente ronzante e fastidiosa e un mattone nello stomaco.
«Fa finta che non ti abbia detto nul-»
«No!» L’aveva bloccato. E con irruenza, anche. «No.» Rilassati, diamine; stai calmo. Tranquillo, okay? «Voglio dire…»
Non riuscì a voltarsi, ma rabbrividì da capo a piedi quando l’altro gli toccò la spalla. Madara constatò quanto la mano di Hashirama fosse grande e calorosa, e che strano effetto gli facesse la sua vicinanza millimetrica. Se ne sentiva soffocato, ma non faceva male.
«Anche… a me» borbottò, ma fu costretto a ripetere su intimazione di un Hashirama che non aveva colto il senso della sua frase impastocchiata. «Anche a me.» Anche se ci sono loro. «Piaci anche a me.»
Sentì Hashirama sorridere e rilassarsi dietro di sé, mentre si abbandonava ad abbracciarlo alle spalle, nutrendo il nervosismo che gli faceva intorpidire le membra dalla testa ai piedi. Gli sembrava di essere un paletto di legno che aveva messo radici nel pavimento.
«Non ti facevo così rigido, Madara» sogghignò l’altro, all’orecchio. «Mi avevi accennato a dei problemucci di sensibilità, ma non pensavo ch-»
«Vedi di star zitto.»
La vena sulla tempia pulsava con più irruenza e i pugni s’erano stretti fino a far male. Uno si schiantò persino contro la gamba di un sornione Hashirama.
«Era forse un surrogato di minaccia, quello? Mmm… noto con piacere che ti stai riprendendo alla svelta dal tuo stato di mutismo. Ora sì che ti riconosco» ridacchiò.
«Sai, non credo… non credo più di essere convinto di quello che ho detto prima.»
«Che ti piaccio?» lo sussurrò flebilmente al suo orecchio, e in quel bisbiglio Madara rintracciò un’ombra di timore ed emozione insieme, segno che nemmeno Hashirama era così tranquillo e normale come voleva fargli credere.
«Hn.»
«E allora?»
Madara sbandò; la voce si era sollevata d’un tono, e mischiata al silenzio totale aveva prodotto un frastuono estremamente assordante per il suo timpano. «Allora cosa?» domandò svelto.
«Hai cambiato idea?»
Madara fu tentato di dargli una sberla per assicurarsi che Hashirama fosse totalmente sveglio, ma si trattenne sia perché ricorrere alle mani era da barbari cafoni a cui non sentiva di appartenere e sia perché, principalmente, le braccia dell’altro erano ancora saldamente avvinghiate al suo corpo, come dei tentacoli.
«No» rispose, quindi, accorgendosi del sangue che di nuovo fluiva alle guance. Dannato.
«Certo che cambi idea velocemente, tu» riflette Hashirama, piuttosto accorato. «Dovresti metterti in pace con te ste-»
«La pianti?»
Hashirama parve rifletterci. «Va bene.»
«E se adesso ti staccassi anche, mi faresti un favore enorme.»
Sentì le braccia libere, a significare che l’altro aveva obbedito.
E adesso?
Non voleva ricadere nuovamente nell’incapacità più completa di esprimersi. Ma il fatto era che esistevano loro, che alle spalle aveva quella famiglia. E lo sapeva, Madara lo sapeva che non sarebbe andato nel verso giusto, che non avrebbe funzionato e che stava sbagliando a lanciarsi in qualcosa di così grosso, per lui.
«Adesso però è il mio turno di comandarti qualcosa» parlò Hashirama, interrompendogli i pensieri.
E prima che Madara potesse capire a che cosa si riferisse, si trovò la sua mano legato al polso e le sue labbra appiccicate goffamente alle sue, in un cozzare iniziale di denti. Spalancò gli occhi per la meraviglia, ma non riuscì a vedere nulla del viso di Hashirama, troppo intontito, spaventato e preso alla sprovvista dal suo gesto. Sperò solamente che non fosse stato visto in un momento di eccessivo impaccio e si apprestò ad abbassare le palpebre come facevano quei tizi sdolcinati e scemi dei film preferiti di Harumi, sentendosi un completo idiota, quasi fuori luogo.
Quando tutto finì, ci impiegò un po’ per stabilizzarsi.
«Baci… baci malaccio» osservò Hashirama, pungendolo nel vivo e azionando innumerevoli meccanismi simulanti insulti e giustificazioni. Non ebbe tempo di accusarlo di aver potuto già fare, a differenza sua, esercizio con quella puttana di Uzumaki – no, tu non sei geloso, Madara, non lo sei –, perché il suo interlocutore, accortosi del suo stato di agitazione, fu lesto a calmarlo. «Ma puoi sempre migliorare» ammiccò. «Mi consenti di darti una mano?»
Madara borbottò qualche frase senza senso, muovendosi a raccogliere quei libri caduti e la scala rovinata a terra mentre tentava di articolare qualcosa di vagamente simile a una frase intervallata da una minaccia di morte e borbottii.
«Idiota» concluse. «Dovresti vedere come baci tu, prima di giudicare.»
Hashirama emise un sorrisino divertito, ripetendosi quanto borbottone fosse e attirandolo contemporaneamente per il polso fino a portarsene di nuovo le labbra alla bocca per qualche secondo. Sorrise contro di esse, trattenendosi, una volta che si fu staccato, dal fargli notare come fosse andato già meglio rispetto a pochi secondi prima.
Lo guardò in viso, negli occhi. «Ti amo.»
Madara tentò di fuggire con lo sguardo, di evitarlo, ma non riuscì a non sorridergli.

 
 











































 
 
 

Buonsalve a tutti. ♥
 
Mi sono ritagliata qualche minuto per postare questa cosa che ho scritto un pochino di tempo fa, una sera in cui mi stavo annoiando e avevo chiuso i libri. Mi ci ero dedicata perché doveva essere una semplice drabble che avrei tenuto per me – avete visto come sono buona nel condividere le mie cose? –, ma da drabble si è evoluta in presunta flashfic, e da flashfic a mini oneshot. Si è praticamente scritta da sé, non è qualcosa che, comunque, prenderei troppo sul serio.
 
Il problema è che sono poco capace di staccarmi completamente da una storia, quando la finisco e quando mi ha entusiasmata a tali livelli, perciò ho ripreso la situazione di Non avere paura, inserendo uno spin off leggero – a differenza della fic – e tutto HashiMada, dato che nella storia la coppia è andata un po’ a farsi friggere, a favore dell’introspezione di Madara. Ma sono cose che, se avete letto la storia, sapete già. Sennò, lo sapete lo stesso, dato che l’ho appena detto. XD
Comunque, per chi non avesse letto la long, ho dei piccolissimi appunti da fare: Harumi è la sorella di Madara (personaggio inventato da me insieme ad altri, che sarebbero i 3 fratelli, oltre a Izuna, di Madara, di cui non conosciamo nomi né altro) e quando Madara parla di “quella famiglia”, si riferisce a una famiglia – un padre e un fratello maggiore, visto che la madre è morta – omofoba. Nient’altro, solo delle piccole note per far capire a tutti. ;)
 
Quando parlo di Mito, non intendo che ci sia stata una relazione tra lei e Hashirama, ma è Madara che, inconsciamente ingelosito, crede che sia stato così, dato che si è accorto che Mito vorrebbe Hashirama.
 
Avevo in mente anche qualche altro spin off. Per ora segno come “storia completa”, però se me ne viene in mente un altro – se riesco a scriverlo, più che altro X( - lo aggiungo, e rendo questa cosa una raccolta. Fatemi sapere, se mai foste interessati. X//D
 
Grazie per aver letto. :) - e pregate per me, tra poco ho un esame >___<












   
 
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