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Autore: LaGraziaViolenta    06/06/2013    6 recensioni
Stufi dei soliti cliché di Harry Potter? Annoiati marci dalle fantastiche avventure sentimental-sessuali di tre generazioni di Serpeverde? Vi sentite smarriti e frustrati di fronte a dei Grifondoro codardi e dei Corvonero dal QI in singola cifra?
Serena Latini è quello che fa per voi. Le avventure di una sfigata Tassorosso alle prese con incantesimi, fanfiction, pony, cucina inglese e delle sue relazioni coi figli dei personaggi che tanto abbiamo apprezzato.
Zuccherosità, storielle amorose e di amicizia, figure da quattro soldi e battute demenziali attendono una povera Tassorosso made in Italy.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dove Serena Latini riceve una dichiarazione. Non d’amore, per fortuna, non è proprio il caso.



Arrivai ad una solenne conclusione.
Non c’era modo di sapere se i festini di Serpeverde fossero realtà o fantasia. Se circolavano alcolici illegali, se si organizzavano partite clandestine di strip poker, se le canne proliferavano nella grande Casa verde (e il colore prometteva), a noi comuni mortali non era dato saperlo.
L’unico modo era intrufolarsi a Serpeverde.
Purtroppo era contro il regolamento. Quindi, infattibile. Entrare illegalmente a Serpeverde e sfasciare con un machete la clessidra dei punti di Tassorosso sarebbero state due azioni equivalenti.
Iniziai a immaginare Scorpius Malfoy e Albus Potter prendere parte a quei festini. Durante la lezione di Babbanologia il mio cervello elaborò l’immagine di loro due con caftano luccicante e capelli lunghi in versione hippy cannaioli. Per nascondere l’eccesso di risatine fui obbligata a piegarmi in due sul banco. Jeanie Joy mi credette in preda alle convulsioni.
La lezione successiva di quel giorno era Storia della Magia. Il mio gruppo di Tassorosso di avviò verso l’aula e, a metà strada, incontrai il gruppo di Grifondoro il cui c’era anche Chelsea. Mi avvicinai alla mia amica.
«Ehilà, pronta ad un’ora di coma?»
«Chelsea, non infierire. Non finirò mai di pentirmi di aver passato il GUFO di Storia…»
Mi sentii afferrare per la spalla e trattenere. Sobbalzai e mi girai di scatto.
Sbattei le palpebre. James Potter.
Mi tornò in mente Hugo Foscolo e la Stanza delle Necessità. Boccheggiai. Scostai la spalla e mi liberai dalla presa. Anche Chelsea si era fermata. Istintivamente balzai dietro di lei.
«Potter!» esclamò Chelsea.
Potter bis annuì. «Cosa c’è, Tasso? Coda di paglia?»
Una vampata di calore salì dal ventre e mi invase collo, viso e orecchie. Mi guardai intorno e vidi che il gruppo di Tassorosso e Grifondoro stava girando l’angolo.
«Problemi, Potter?» chiese Chelsea. «Stiamo andando a lezione, quindi sei pregato di essere sintetico.»
Potter bis incrociò le braccia. Con le gambe ben piantate per terra e la schiena dritta mi ricordava un militare.
«Devo parlare con il Tasso» disse Potter bis.
Cazzo, no. I traumi adolescenziali di suo cugino no. Mi aggrappai alla schiena di Chelsea e strinsi il suo maglione.
«Mi dispiace. Dobbiamo andare a lezione. Ci stai già facendo ritardare, quindi direi che è il caso di chiuderla qui.»
Potter bis incrociò il mio sguardo. Io trattenni il fiato. Abbassai gli occhi sul maglione grigio di Chelsea.
«È che…» Potter bis esitò. Osai lanciargli un’occhiata. Il suo viso era diventato rosso. «È a proposito di Hogsmeade.»
Il respiro mi si bloccò in gola. Allora non era per Hugo Foscolo. Questa era la Vendetta. Era la vendetta del fratello maggiore, che arrivava dopo il bel complimento fatto al fratello minore.
Con mia grande sorpresa, Chelsea scoppiò in una risata. «Hogsmeade! Vuoi invitarmi a uscire, Potter?» Chelsea sorrise e gli fece l’occhiolino. «Bastava chiedere, sai?» Gli mandò un bacio.
Potter bis divenne paonazzo. «Idiota, non è per quello. Hai capito benissimo.»
«Allora se ho capito benissimo possiamo anche andare» fece Chelsea. «Siamo in ritardo per davvero. Alla prossima, Potter.»
Chelsea si girò, mi prese a braccetto e ci avviammo a passo svelto verso l’aula. Non ebbi l’ardire di voltarmi per vedere la reazione di Potter bis. Non credo che ci seguì, perché non sentii i suoi passi.
«Chelsea…» sussurrai. «Tornerà. Tornerà a cercarmi. È venuto per me.»
«Non farti prendere dal panico, Serena» disse Chelsea tranquilla. «Potter è un cane che abbaia ma che morde solo per le cose serie. Hai visto come si è smontato dopo la mia battuta.»
«Però… Non so.» Mi morsi l’unghia del pollice. Non sapevo dire se il mio respiro veloce era dovuto alla camminata rapida o all’ansia.
«Tranquilla. La sua arroganza è tutta di facciata. Fastidiosa ma innocua.»
«E tu come lo sai?»
«Rose Weasley, in Sala Comune, lo comanda a bacchetta. E devi vedere lui come abbassa le orecchie.»
Ripensai a quanto era successo in libreria. In effetti a Rose era bastato poco per rimettere in riga Potter bis.
Arrivammo a lezione già iniziata ma il professore neanche se ne accorse. Per quanto fosse brutto ringraziai la sua debole vista.
Se la lezione di Babbanologia era stata all’insegna dei filmini mentali divertenti, Storia della Magia fu segnata dai filmini mentali paranoici. Immaginai tutte le situazioni in cui potevo essere beccata da sola, senza Jeanie e Chelsea.
In bagno. In biblioteca.
In effetti solo in quelle due occasioni.
C’era da sperare che Potter bis avesse la decenza di non entrare nei bagni femminili. La biblioteca, invece, non sarebbe più stata visitata a meno di non avere dietro una scorta personale.
Perfetto, problema risolto.
Povera illusa che ero.
Storia della Magia era l’ultima lezione della giornata. Uscii dall’aula con Chelsea.
E Potter bis era lì.
La massa di Tassorosso e Grifondoro uscì e si sparse per il corridoio. Qualcuno guardò Potter bis, ma nessuno sembrò dargli importanza. Avrei voluto poter fare anch’io così. Afferrai il braccio di Chelsea per attirare la sua attenzione. Lei mi rivolse uno sguardo interrogativo, poi vide Potter.
«Ancora?» esclamò.
«Era ora» mugugnò lui. «Non uscivate più.»
Risposta istintiva. Allora potevi anche andartene, Potter del cazzo.
Risposta che diedi: tacqui, come al solito.
«Le lezioni sono finite» proclamò. «Adesso posso parlare con Sua Maestà il Tasso o ha bisogno della badante?»
Chelsea mi guardò. Io scossi il capo con forza. Un capello mi finì nell’occhio e dovetti scostarlo con la mano.
Chelsea si rivolse a Potter bis: «Be’, la sua mi sembra una risposta eloquente.» Sogghignò. «Ma tu e tuo fratello volevate uscire con me, o sbaglio? Il tuo fratellino però ha pensato di batterti sul tempo con quel bel trucchetto, eh già…»
Potter bis arrossì. «Non voglio uscire con te, Shields. Non me ne frega niente.»
Il sogghigno di Chelsea sparì. «E allora smamma.»
«Cretina» fece lui.
In quel momento pensai a Rose. Lei teneva testa a Potter bis, come aveva detto Chelsea. E Chelsea stava conducendo la conversazione al posto mio. Non era giusto. Lei era una Grifondoro, come Potter bis. Forse la cosa poteva anche darle dei problemi. Lei a modo suo mi difendeva, e io lasciavo che lo facesse… Ero una codarda.
Deglutii. Presi un respiro profondo. «Non… Non è cretina. È che con te no-non ci voglio parlare. Ecco.»
Lo sguardo di Potter bis saettò su di me e io mi affrettai a guardare per terra. «S-senza offesa, eh.»
Potter bis rimase qualche secondo a osservarmi, poi sbuffò. «Non riesco proprio a capire cosa ci trovi Albus in te. Però… In realtà non è tutta colpa sua. A Hogsmeade l’ho istigato io. Un pochino. Tanto così. Non troppo. Però l’ho fatto.»
Chelsea sgranò gli occhi. «L’hai istigato tu?» Potter bis si passò una mano tra i capelli neri e fissò il pavimento.
Mio malgrado, mi venne da sorridere. Ricordai che Chelsea in bagno aveva fatto la stessa cosa con me. I Grifondoro li facevano proprio con lo stampino, votati all’amicizia in qualsiasi circostanza.
«Mi dispiace.» Non mi venne in mente nient’altro da dire.
«Quindi, visto che un po’ è anche per me, responsabilità mia, torni a parlare con Albus?»
Ci pensai. Strinsi con più forza il braccio di Chelsea. La mia allergia ai Potter poteva diventare un discreto problema.
«Ecco, come dire… Per la verità» mormorai, «non è che io abbia mai veramente parlato con Potter ser… Con lui. Potter… Sì insomma, hai capito.» Il calore del mio viso stava diventando insopportabile.
Potter bis mi guardò con aria di sfida. «E allora inizia a parlarci adesso, no?»
Mi morsi il labbro inferiore.
La verità era che non ne avevo nessuna voglia. Potter serpe non mi piaceva, mi stava antipatico e suo fratello si stava dimostrando ancora più scassaballe. La storia del filtro d’amore aveva solo peggiorato la situazione già pessima dell’opinione che avevo di lui. Non mi si poteva obbligare a farci amicizia se non ne avevo voglia. E non ci avevo mai parlato, a meno che non fosse in compagnia di Scorpius Malfoy.
«Be’?» fece Potter bis.
Esigeva una risposta. «Vedremo» mormorai.
Potter bis storse il naso. Non era la risposta che voleva. «Senti, Tasso bello, te l’ho già detto, gliel’ho suggerito io. Albus sarà un Serpeverde, ma è una persona onesta.»
Non riuscii a trattenermi. Alzai gli occhi al cielo.
«Io ho fatto il mio dovere. Ti ho detto come stavano le cose. Che pretendi, più di così?»
Abbassai gli occhi. «Io non ho chiesto nulla.»
«E allora basta, fine.»
«Allora fine.»
Io e Chelsea rimanemmo lì. Io dondolai, spostando il peso da un piede all’altro. Potter bis rimase immobile.
«E quindi?»
«E quindi smamma, Potter» fece Chelsea.
Io adoravo quella ragazza. La adoravo con tutte le mie forze.
Potter bis sbuffò, storse il naso, emise un grugnito, ma alla fine si allontanò.
  
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