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Autore: Ytiyj    07/06/2013    9 recensioni
La storia dell'amore tra Bulma e Vegeta, seguendo le -scarse- indicazioni del manga e mantenendo i personaggi fedeli agli originali. Quello di Bulma secondo me non è stato granché approfondito da Toriyama, sembra una tipa scialba e superficiale finchè appunto non incontra Vegeta, e vive questo amore tra realismo e speranza. Lui è un guerriero freddo e spietato (ma non inutilmente sadico) e rimane così fino al Cell Game, quando per la prima volta mostra di amare Future Trunks, e secondo me solo a partire da quel momento inizia ad innamorarsi di Bulma, quindi la storia si conclude qualche mese dopo il cell game. Il rating arancione si riferisce solo agli ultimi due capitoli. Buona lettura!
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Trunks | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice: scusate scusate scusate! 2 mesi di ritardo! Spero ci sia ancora qualcuno dei miei precedenti lettori, anche perché ci terrei a ringraziare di cuore tutti coloro che mi hanno sostenuto e soprattutto chi ha lasciato una recensione – so che quando si leggono tante storie non c'è mai il tempo di recensire, nemmeno quelle che ti sono piaciute.

Questo è il capitolo conclusivo, ma se l'ispirazione mi assiste vorrei aggiungere un breve capitolo extra in cui mostro i protagonisti a due anni di distanza.

Ancora grazie a tutti, scrivere la storia che avevo in mente da anni è stata una magnifica esperienza! <3

Elena

 

 

 

 

Il tempo sembrava essersi fermato.

Trunks continuava a fare avanti e indietro appoggiandosi alla barra levitante, il vento smuoveva appena le foglie degli alberi, una bicicletta passava in strada cigolando....

Ma per Vegeta era come se tutto si fosse cristallizzato: l'unico movimento che ancora percepiva era il lieve battito delle ciglia di Bulma, in piedi di fronte a lui; il respiro di lei era l'unico suono che gli arrivava alle orecchie; il suo sguardo si era perso nei due laghi azzurri che la terrestre aveva come occhi, mentre i suoi piedi lo stavano portando in avanti senza che nemmeno se ne accorgesse.

La scienziata osservò stupita Vegeta avvicinarsi sempre di più, afferrarla per i fianchi e spingerla indietro, fino a farle sbattere la schiena contro la parete esterna della casa; non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi cosa gli stesse passando per la testa prima che il saiyan la sovrastasse, bloccandola in quella posizione, e le labbra di lui scendessero con forza sulle sue.

Nella testa di Bulma partirono i cori dell'alleluia mentre lo sentiva affondare nella sua bocca, stringerle i fianchi, premere contro di lei con tutto il corpo; sollevò un po' goffamente le braccia senza sapere di preciso come muoverle, ancora troppo stupita dalla piega che avevano preso gli eventi, ma poi le poggiò sulle spalle dell'uomo e iniziò ad accarezzarle, ricambiando contemporaneamente il bacio.

I minuti passavano e Vegeta continuava a baciarla come se non potesse saziarsene, come se volesse consumarle le labbra, e intanto lasciava scivolare le mani lungo le sue gambe, le insinuava sotto il suo vestito per poi risalire lentamente e mandarle a fuoco la pelle.

Bulma aveva atteso il tocco del suo principe da più tempo di quanto riuscisse a ricordare....Piegò all'indietro la testa chiedendo implicitamente i suoi baci sulla gola, sulle spalle, ovunque....

Lo squillo del campanello di una bici li fece sussultare.

Il saiyan ricordò improvvisamente di trovarsi nel cortile di villa Brief, a pochi metri dalla strada ed esposto alla vista dei passanti; per il momento non si vedeva un'anima viva - a parte il ciclista ormai lontano - però c'erano molte abitazioni con le finestre che davano sul cortile.

«C-che c'è? Perché ti sei fermato?» domandò Bulma in un sussurro, la testa ancora piegata all'indietro.

«E me lo chiedi!?» replicò lui sottovoce «ti rendi conto che siamo all'aperto e che potrebbero esserci cinquanta persone a guardare da dietro le persiane?!»

Ancora annebbiata dalle carezze del marito e desiderosa soltanto che continuassero, la giovane staccò il collegamento tra la bocca e il cervello e strillò:

«CHISSENEFREGA!! PER ME POSSONO PURE COMPRARE I POPCORN E GODERSI LO SPETTACOLO!!!»

Il povero principe dei saiyan sbiancò come un lenzuolo nel sentire la sua regale consorte esprimersi in quel modo, e staccandosi da lei sibilò:

«N-non posso crederci: sta-stai invitando i vicini a mangiare popcorn mentre guardano noi due che...che....NON HAI UN BRICIOLO DI PUDORE!! E TU TI DEFINISCI UNA SIGNORA?!»

«Aspetta, non dicevo sul serio....» protestò debolmente Bulma, mentre Vegeta indignato si allontanava a grandi passi e rientrava in casa sbattendo la porta.

Per qualche istante nel cortile si udirono solamente il frinire delle cicale ed il suono dei passetti di Trunks – se davvero qualche vicino era intento a spiarli, evidentemente aveva trattenuto le risate - finché la donna si lasciò cadere a terra e sbuffò come una locomotiva:

«Uffaaaaaaaa! Accidenti alla mia boccaccia! Perché non ho usato una frase più discreta, tipo “tesoro, spostiamo questa conversazione in camera da letto”?!»

Mise le mani nei propri capelli turchini e li spettinò rabbiosamente, in preda alla frustrazione; poi però fu colpita da un nuovo pensiero e sul suo volto apparve un sorriso trionfante: la passione che Vegeta aveva dimostrato poco prima era la prova che lei gli piaceva ancora! Qualunque fosse il motivo che lo tratteneva dal fare l'amore, non avrebbe retto a lungo.

Sollevata da questa considerazione si alzò in piedi e raggiunse Trunks, il quale aveva interrotto gli “allenamenti” e stava giocherellando con una coccinella di passaggio sulle sue scarpette.

«Andiamo piccolo, è ora della merenda» disse prendendolo in braccio «e poi la mamma deve andare a fare compere per stanotte, le è venuta un'idea geniale....» concluse con un ghigno malefico degno di Vegeta.

Quel pomeriggio la ricca ereditiera coinvolse Kaori in un'operazione di caccia alla camicia da notte che avrebbe fatto capitolare il principe, e setacciarono ogni negozio di lingerie segnalato sulle mappe della città; Bulma teneva molto alla presenza dell'amica perché già altre volte le aveva dato ottimi consigli: lasciata da sola, basandosi sulle esperienze passate con maniaci come Muten e Olong, finiva sempre per pensare che tutti i maschi avessero i loro stessi gusti e comprava il genere di biancheria sbagliato.

Mentre passavano in rassegna gli scaffali di una costosa boutique, la scienziata mostrò appunto a Kaori un potenziale acquisto:

«Guarda qua, che te ne pare? Completino mutande e reggiseno: invece che di stoffa normale è fatto di una rete leopardata, con dei buchi più grandi in corrispondenza dei capezzoli e della...»

«Posa subito quell'affare!» replicò la castana «quel povero ragazzo si chiederà se ha sposato una donna o un travestito! Se vuoi essere davvero seducente devi suggerire senza sbattere in faccia...Ehi, guarda qui!»

Estrasse da una scatola una camicia da notte a sirena in pura seta, con lo scollo a V, il cui taglio essenziale avrebbe fasciato divinamente le forme dell'amica.

«Wow, è bellissima!» ammirò Bulma «però il colore....Non mi va di vestire di verde, pensavo più al bianco: in un certo senso questa sarà la mia prima notte di nozze, adesso che finalmente Vegeta ha detto chiaro e tondo di avermi sposata»

«A proposito, come mai sei così sicura di fare centro proprio stanotte?» domandò Kaori.

«Eh eh eh....Ho un piano: a cena gli servirò vino in abbondanza, poi quando si sarà ritirato in camera lo raggiungerò con una bottiglia di champagne....Indossando questa» tirò fuori da un'altra scatola la camicia da notte a sirena in versione bianco candido «sono certa che non potrà resistermi! Però dopo i preliminari lo convincerò a spostarci in camera mia, la sua stanza è piccola e ha un letto singolo»

La giovane impiegata ridacchiò divertita:

«Bulma Brief, sei veramente una ragazzaccia: far ubriacare un uomo per poi sedurlo! Beh, ti auguro buona fortuna. Comunque questo modello è fantastico, quasi quasi me ne compro una, potrei indossarla alla mia notte di nozze! Certo è un po' costosa ma...»

«Te la regalo io, è il minimo che posso fare dopo tutto l'aiuto che mi hai dato!» si offrì la turchina.

«Esagerata, ti ho solo accompagnato a fare compere»

«No, mi riferivo a come mi sei stata vicino per tutta la durata di questa storia»

«Beh, se la metti così...Accetto!»

Dopo aver pagato i propri acquisti, le due uscirono dal negozio e Kaori incitò l'amica:

«Mi raccomando, va e colpisci senza pietà! Domani fammi sapere com'è andata»

«Sicuro, ti riferirò tutto nei dettagli!»

«Ehm, no grazie, quelli risparmiameli»

«Ah ah ah, scherzo, ti prendevo un po' in giro! A domani!»

Bulma tornò alla Capsule Corporation, mise al sicuro in un cassetto la sua arma segreta in pura seta e scese nel laboratorio per ultimare un'invenzione in sospeso.

Fremeva di impazienza nell'attesa che calasse la notte e temeva che chiunque potesse indovinare i suoi pensieri solo guardandola in faccia, perciò stava curva sul bancone da lavoro senza nemmeno rivolgere la parola al dottor Brief.

Non appena ebbe ultimato l'invenzione lasciata a metà, la giovane sposa salì al piano di sopra e diede il via ai preparativi: riordinò la propria stanza – il cui pavimento e le cui sedie erano ingombre di vestiti – e rifece il letto con splendide lenzuola ricamate; sistemò sui mobili più lontani dal letto delle candele profumate e preparò una playlist di musica soft per ogni evenienza, anche se prevedeva che Vegeta non gradisse ascoltare musica in certi momenti.

Poi passò ad ispezionare il proprio aspetto, alla ricerca di ogni possibile dettaglio da correggere: i successivi quaranta minuti trascorsero tra cerette, pinzette per sopracciglia, raspa per levigare i talloni, smalti trasparenti....

Stava spalmando la crema corpo sulle cosce quando le giunse dall'esterno la voce della signora Brief:

«Tesoro, è pronto in tavola, sono cinque minuti che ti cerco»

«Oh, arrivo. Non dirmi che stavate tutti aspettando me: questa Vegeta non me la perdona!» disse Bulma infilando i jeans e aprendo la porta.

Una risposta inattesa raffreddò però il suo entusiasmo:

«Veramente Vegeta non è a tavola, anzi credo che non sia nemmeno in casa»

L'espressione della giovane era talmente interdetta e delusa che la madre tentò di consolarla:

«Suvvia cara, è già tanto che ci abbia tenuto compagnia a pranzo; non aspettarti che cambi le sue abitudini tutte in una volta»

«Lo so mamma, però mi serviva la sua presenza proprio stasera perché....Lasciamo perdere, magari ci raggiungerà mentre mangiamo»

Sfortunatamente il principe non si fece vedere né durante la cena, né subito dopo.

Bulma lo attese a lungo sul balcone della propria stanza sperando che lui individuasse la sua aura e venisse a cercarla, ma alla fine si rassegnò e si infilò nel letto senza neanche spegnere le candele o sostituire la camicia da notte nuova con un modesto pigiama.

A notte inoltrata Vegeta atterrò nel cortile della Capsule Corporation, bagnato dalla testa ai piedi: aveva trascorso ore ed ore ad allenarsi sul fondo dell'oceano riemergendo solo ogni tanto per respirare, sicché si sentiva stanco e non gli andava di usare le forze rimaste per asciugarsi con il calore emanato dalla propria aura.

Raggiunse la cucina lasciando dietro di sé una scia bagnata, bevette cinque litri d'acqua per togliere dalla gola l'arsura del sale ed iniziò a preparare un gigantesco panino, usando come ripieno tutto quello che trovava nel frigo; arrivato più o meno a metà dell'opera, gli sembrò di udire un leggero rumore e si voltò indietro: sulla soglia della cucina stava Bulma, appoggiata allo stipite della porta con un braccio mentre l'altro ricadeva languidamente lungo il fianco.

Era fasciata in un abito bianco che a stento si distingueva dalla sua pelle perlacea; il saiyan rimase immobile a fissarla, con il coltello in una mano ed una fetta di insalata nell'altra, lasciando vagare lo sguardo su quel collo delicato, sulle spalle rotonde, sulla linea armoniosa delle braccia e sui polsi sottili...Per poi risalire fino al seno che sporgeva fiorente dal décolleté ricamato, e scendere ad ammirare il busto perfetto e la forma generosa dei fianchi e delle cosce, che sembravano quasi premere per uscire dall'abito a sirena.

«Ciao tesoro, sei tornato tardi stasera» salutò la donna.

Normalmente Vegeta avrebbe chiesto cosa diavolo significasse l'epiteto “tesoro” e perché lei non lo chiamasse per nome, ma in quel momento era semplicemente troppo stordito per parlare.

«Io stavo andando a dormire, mi raggiungi dopo mangiato?»

«R-raggiungerti...In camera tua?» fece il principe, ritrovando l'uso della parola.

«Sì, perché no? Qui sulla Terra i mariti dormono insieme alle mogli, e poi non staresti più comodo in una stanza grande come la mia?»

«E-ecco, io...Io devo pensarci» balbettò Vegeta, sentendosi pericolosamente vicino a concederle qualsiasi cosa lei gli avesse chiesto.

Bulma mise un piccolo broncio e gli voltò le spalle, per poi dirigersi verso la scala che portava ai piani superiori; nel camminare si premurò di ondeggiare leggermente, perché aveva la sensazione che invece di riprendere il lavoro interrotto l'uomo la stesse osservando: poteva quasi percepire gli occhi di lui puntati sulla propria schiena (o probabilmente un po' più in basso).

Si aspettava di essere richiamata indietro da un momento all'altro, ma siccome l'orgoglioso saiyan resisteva fu costretta ad inventarsi qualcos'altro.

«E' un trucco un po' vecchio, ma se non lo conosce potrebbe cascarci» Salì i primi due gradini della scala e poi finse di inciampare nella camicia da notte, lasciandosi cadere a terra.

«Ahia, che male!» esclamò massaggiandosi una caviglia.

Vegeta la raggiunse abbandonando il panino – il che per un saiyan è già una discreta prova di affetto – e chinatosi sulla caviglia infortunata la osservò con attenzione:

«Sembra tutto a posto; del resto non puoi esserti fatta troppo male cadendo da così in basso» affermò.

«Noi terrestri siamo più fragili dei saiyan, dovresti saperlo dato che me lo ripeti sempre» rimbeccò Bulma «comunque se stanotte tengo a riposo la caviglia, domani starò bene; però come faccio ad arrivare al primo piano?»

«Bah, siete davvero una razza debole!» sbuffò il principe sollevandola da terra e caricandola sopra una spalla.

Il piano della giovane era riuscito solo a metà: voleva che il suo principe la portasse in camera, ma aveva in mente di farsi prendere in braccio invece di essere carreggiata come un sacco di patate.

«Ehi, ti sembra il modo di trasportare una signora questo?!»

«Se non la pianti di strillare ti lascio ai piedi delle scale. E poi come osi definirti una signora dopo la scenata di oggi pomeriggio!»

«Uffa, ti ho detto che non parlavo sul serio!»

Ad ogni modo non era il caso di lamentarsi: qualche mese prima, se lei si fosse slogata la caviglia e Vegeta fosse stato impegnato in qualcos'altro, l'avrebbe davvero lasciata ai piedi delle scale.

Senza ulteriori battibecchi arrivarono a destinazione; il saiyan si soffermò stupito ad osservare l'insolito ordine che regnava nella stanza e le candele profumate che ardevano sui mobili.

«Ehi, mi fai scendere?!» strillò la ragazza «mi sto bagnando tutta! Dove accidenti sei andato ad allenarti?»

Quando però Vegeta la depositò a terra, finse di non potersi reggere in piedi – a causa della caviglia slogata – e gli cadde praticamente tra le braccia.

Per alcuni istanti rimasero completamente immobili, lei con le mani poggiate sulle sue spalle, lui che la teneva per la vita.

Bulma fissava quasi ipnotizzata gli occhi di onice del saiyan, parzialmente velati da sottili ciocche di capelli che gli erano ricadute davanti al viso, e percepiva la stretta di due mani virili attorno al proprio busto; improvvisamente fu scossa da un brivido, ma non avrebbe saputo dire se a provocarlo fosse stata l'eccitazione o la gelida acqua dell'oceano di cui Vegeta l'aveva bagnata.

Subito dopo fu avvolta da una specie di soffio d'aria calda e sussultò spaventata:

«Ehi, cos'è questo calore?!»

«Tsk! Rilassati terrestre, è soltanto la mia aura» rispose con tono saccente il principe.

«L-la tua aura? Ma perché l'hai alzata così di colpo?»

«Che domande fai? Non sono io quello che sta tremando di freddo»

Fu troppo.

Fu veramente troppo.

Dopo aver subìto due anni di trascuratezza da parte dell'uomo che amava, sentirgli dire che aveva alzato l'aura apposta per riscaldarla, anzi di più: sentirglielo dire come se fosse la cosa più naturale del mondo.....

Non poteva fingere che una cosa simile non la turbasse.

Contrasse le mani stringendo la stoffa umida della maglia di Vegeta, si morse il labbro inferiore, ma alla fine cedette e scoppiò in un pianto liberatorio.

Quel pianto non aveva nulla a che vedere con le due lacrimuccie nemmeno uscite di qualche ora prima: stavolta Bulma piangeva con tutta se stessa, il corpo era scosso dai singhiozzi, il naso le colava, gli occhi si arrossavano....

Vegeta assisteva alla scena quasi paralizzato.

Pur non capendo il motivo di quel pianto e non sapendo come reagire, egli non la allontanò e questo commosse ancora di più la giovane: lasciarla piangere con la fronte poggiata sul suo petto era un'ulteriore conferma di quanto ormai le volesse bene.

Più passavano i secondi però, più il saiyan si sentiva a disagio; se c'era una cosa che aveva capito della sua nuova vita era che non sopportava di veder piangere né Bulma né Trunks.

«I-insomma, si può sapere che ti prende!?» sbottò.

In quel momento dalle labbra di Bulma uscirono le parole che si era portata dentro per due anni.

Uscirono impetuosamente, come uno scroscio d'acqua trattenuto per troppo tempo da una diga.

Uscirono intervallate da singhiozzi, accompagnate da un pianto continuo, ed era come se dopo averlo detto la prima volta non potesse più fermarsi:

«Ti amo........ti amo.........ti amo........ti amo.....ti amo........ti amo......ti amo...ti amo....amore mio, ti amo così tanto.......ti amo.........ti amo....ti amo....ti amo.....ti amo...»

 

Vegeta ascoltava lo sfogo di Bulma con espressione confusa, eppure il senso di quelle parole non gli sfuggiva del tutto: dopo ciò che aveva provato guardando morire Future Trunks, ormai cominciava a capire cosa significasse amare qualcuno.

Tratteneva il fiato, sentendosi felice e terrorizzato nello stesso tempo.

Bulma continuò a piangere e a ripetergli che lo amava, finché la stanchezza non ebbe il sopravvento e le permise di calmarsi; gradualmente il suo respiro tornò regolare, tirò su con il naso e tentò di pettinare con una mano i capelli arruffati.

«Oh, mamma» mormorò «devo avere un aspetto orribile; ti avrò anche sporcato la maglia»

Si allontanò dal combattente e raggiunse il comodino adiacente al letto, sul quale stava un pacchetto di fazzoletti di carta.

Aveva appena finito di soffiarsi il naso quando udì Vegeta pronunciare a voce bassissima, a metà tra un ringhio e un sussurro:

«Non piangere»

«C-come?» balbettò la donna.

Di nuovo egli ordinò, con tono quasi minaccioso:

«Non piangere»

In un attimo la raggiunse e la gettò all'indietro sul letto, per poi sovrastarla levitando appena sopra di lei e cominciare ad inseguire, con labbra ardenti come tizzoni, le tracce che le lacrime avevano lasciato sul viso niveo, come se volesse berle e cancellarle per sempre.

«...Vegeta...» esalò a fatica la scienziata, mentre una pioggia di baci le cadeva sul volto e tra i capelli.

Ben presto sentì abbassarsi le spalline della camicia da notte e la pioggia iniziò a scrosciare anche lungo il suo collo, le sue spalle, il suo seno...

Sembrava quasi che egli volesse trasformare ogni lacrima versata a causa sua in un sospiro d'estasi....E ci stava riuscendo benissimo.

Bulma avrebbe voluto piangere di nuovo, stavolta di pura felicità, mentre affondava le mani nella folta chioma scura del suo uomo; scivolò sulla schiena per portare di nuovo il proprio viso all'altezza di quello di lui, e cercò di sfilargli la maglia.

Vegeta ne comprese le intenzioni e si tolse l'indumento, per poi gettarlo lontano sul pavimento; a quel punto però lei poggiò una mano sui suoi pettorali e lo sospinse gentilmente verso l'alto: voleva concedersi il lusso di ammirare il suo sposo a torso nudo, sotto la fioca luce rossastra delle candele.

Aveva davanti una magnifica corazza bronzea, fatta di viva carne invece che di freddo metallo, solcata da lievi cicatrici che non facevano altro che impreziosirne la virile bellezza.

Le cicatrici avrebbero dovuto essere molte di più, e più profonde, considerando la vita che aveva condotto il guerriero, ma evidentemente la pelle dei saiyan godeva di una capacità rigenerativa superiore rispetto a quella umana.

Vegeta si abbassò di nuovo verso di lei e ripresero a baciarsi, finché Bulma non spostò la testa di lato ed iniziò a depositare piccoli baci lungo la linea della sua mascella, per poi scendere avidamente sul collo robusto.

Lo sentì irrigidirsi leggermente, poiché il principe non era abituato a lasciarle un minimo di iniziativa, ma non si fermò e mormorò contro la sua pelle ambrata:

«Lasciami fare...»

Proseguì lungo i tendini del collo, sentì scorrere sotto le labbra la clavicola, infine approdò sul petto e cominciò a cospargerlo di baci, seguendo con le labbra e con la lingua i contorni dei suoi muscoli; adorava il sapore un po' salato della pelle di Vegeta, accentuato quella notte dalle tracce di salsedine, ma lui non le aveva mai permesso di fare una cosa del genere.

Portò la bocca all'altezza del cuore, là dove spiccava la cicatrice lasciata dal colpo mortale di Freezer, e vi depose un bacio più lungo.

«...Bulma...» lo sentì sussurrare con voce roca.

Era la prima volta che nei momenti di intimità egli pronunciava il suo nome.

In un certo senso, fu la loro prima volta in tutto.

Per la prima volta tra quelle braccia Bulma si sentì protetta: era certa che se fosse apparso di nuovo il dottor Gelo e avesse cercato di uccidere lei o Trunks, stavolta Vegeta si sarebbe schierato in loro difesa.

Per la prima volta tra quelle braccia si sentì amata: e non aveva bisogno che lui le dicesse “ti amo”, perché se una donna è veramente onesta con se stessa, sa capire da sola quando è amata.

Per la prima volta si donò a un uomo che l'aveva scelta come sua sposa per tutta la vita.

E quando la luna spuntò fuori da una nuvola scura e sbirciò nella stanza, illuminò una scena insolita: Vegeta giaceva supino sul letto, ad occhi chiusi, cingendo con un braccio la vita di Bulma che riposava sopra di lui, in un gesto che indicava al tempo stesso possesso e protezione.

Ella teneva gli occhi spalancati, ancora incredula di fronte a ciò che aveva vissuto, e quasi temeva che se si fosse addormentata il principe sarebbe svanito come un sogno; infine però cedette e si lasciò cullare dal ritmo del suo battito fino ad addormentarsi.

Vegeta invece rimase sveglio a lungo, chiedendosi continuamente se non avrebbe fatto meglio a tornare in camera sua, anzi forse avrebbe dovuto scappare addirittura dal pianeta finché era in tempo.

Ma era ancora in tempo?

Se si concentrava poteva percepire l'aura del piccolo Trunks nella stanza accanto, anzi riusciva persino a captare il suono del suo respiro, misto a quello di Bulma; e ad ogni respiro che traevano quei due, era come se mille fili invisibili si attorcigliassero attorno al suo cuore, formando una rete che lo tratteneva sulla Terra.

Una parte di lui desiderava non essere mai sbarcato su quel pianeta.

Una parte di lui desiderava non andarsene mai più.

Grazie al Cielo alla fine avrebbe vinto la seconda.

  
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