Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: Jay_Myler    07/06/2013    1 recensioni
Diciamo che è una romanzata su questo gioco, partendo dal primo giorno di scuola della protagonista.
La coppia è ovviamente la protagonista e Castiel, il rosso che ha fatto impazzire noi ragazze che amiamo i ribelli; ma oltre a raccontare le vicende della scuola, racconterò anche la storia che nasconde questo misterioso ragazzo - e quella della nostra protagonista, che manco ci scherza- (Ovviamente tutta a fantasia mia)
N.d.A. Per romanzata si intende una ricamatura intorno alla storia originaria, a cui vengono aggiunti momenti inediti del tutto inventati.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Dolce Flirt mania'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Mi spiace richiamarla di nuovo qui, ma suo figlio è... insostenibile»

Elenoire scosse la testa lentamente e rivolse lo sguardo verso il basso; sapeva cosa rispondergli, ma non voleva farsi compatire.

Si passò una mano sulla testa, sfiorando quel leggero foulard che portava sul capo, per poi tornare ad incrociare mani sul grembo.

«Sta crescendo, è l'età... sono sicura che tra qualche tempo tornerà il bambino di una volta.» disse con un sorriso amareggiato, non riuscendo neanche lei a credere alle parole che aveva appena pronunciato.

«Signora..»
Elenoire fu colpita da un forte attacco di tosse che le fece mancare il fiato per diversi secondi e le fece divertare il viso paonazzo, fino a quando lentamente riprese un colorito più umano, ma sempre pallido. La donna alzò una mano verso quell'uomo, come a dirgli che stava bene, ed annaspando per riprendere il normale respiro iniziò a chiedersi se le cose fossero mai tornate come quelle di una volta.

 

 

Vedere Castiel e Nathaniel parlare in modo calmo ed appartato era un evento ancora più raro e misterioso del vedere un fantasma nel liceo; ma per prima cosa voleva risolvere questo mistero del sottoscala che aveva scoperto essere strettamente legato con l'autore delle lettere. Chiunque ci fosse dietro a tutta questa storia sapeva di sicuro qualcosa.

Quel plettro.

Quel plettro era ovunque, lo aveva visto svariate volte, in luoghi diversi, ma era sicura che oltre ad averlo trovato nel liceo e nelle lettere trovate nel parco, lo aveva già visto da qualche altra parte, ma non riusciva proprio a fare mente locale per avere un pezzo in più di quell'intricato puzzle. Ma una volta e per sempre questa storia sembrava volgere al termine e con in mano la sua macchinetta fotografica, si mise a camminare per il corridoio per vedere se era rimasto qualcun altro al liceo. Con suo grande stupore notò che non c'era più nessuno in giro e l'instancabile Nathaniel non era al suo posto in mezzo ai vari documenti che lo affiancavano giornalmente. Non le rimaneva che mettersi d'impegno, trovare tutto il suo coraggio ed andare ad aspettare quell'oscura figura che si aggirava da un paio di notti nel sottoscala del liceo; più facile a dirsi che a farsi, nascondersi dietro ad una fotocamera non la rassicurava per niente, ma la curiosità e l'esasperazione di questa storia le facevano venire sempre di più la voglia di darci una taglio.

 

 

«Le ha trovate e le ha con sé.»

«Quindi le ha lette.»
«Deduco di si, ma l'ultima... l'ultima non poteva leggerla, non completamente.»
Eleonoire non commentò, restò semplicemente in silenzio aspettando che continuasse a parlare.

«L'ho strappata. Non voglio che entri nel mio baratro senza fondo.»

 

 

Arrivata nel sottoscala attese impaziente che il fantasma si facesse vivo.

Nessuno strano rumore, nessuna musica spettrale proveniva dal solito punto dell'edificio e le luci erano fisse come al solito.

Che il fantasma si facesse beffa di lei?

Possibile che l'avesse vista armata di macchina fotografica ed avesse deciso di non farsi vivo per restare nell'ombra?
Non ebbe neanche il tempo di pensare queste cose che la luce iniziò a tremolare; il sottoscala era già abbastanza buio con tutte le luci accese, ma con quell'intermittenza luminosa era illuminato ancora peggio.

Vide la figura nera avvicinarsi a lei, sempre di più, questa volta era decisamente intenzionata ad avere un incontro diretto con lei; l'adrenalina le saliva su per tutto il corpo ed anche se la testa le diceva di scappare Jay inforcò la macchinetta e scattò una fotografia. Un forte flash illuminò tutta quella stanza abbagliando la ragazza per qualche secondo; ma non importava, ormai aveva la prova dell'esistenza di quel fantasma e nessuno avrebbe più potuto contraddirla.

«Stai cercando di accecarmi o cosa?»

Quella voce era così familiare e la riconobbe in pochi istanti.

«Castiel?! Che ci fai qui? Sei tu il fantasma?»

«Piano, piano, una domanda alla volta.» le disse il ragazzo stropicciandosi gli occhi per riacquistare a pieno la vista.

Jay lo seguì e si andarono a sedere sugli scalini dietro di loro.

«Scusami per il flash, ma non sapevo fossi tu!» le disse con un tono di rimprovero nei suoi confronti che poco ricordava un tono di scuse.

«In questi giorni sei stata così petulante e testarda che non ho potuto fare a meno che decidere di metterti al corrente di tutto, anche se.. dopo dovrò ucciderti» le sorrise con aria malevola.

«Smettila di fare il cretino e dimmi che cosa sta succedendo» sbuffò la ragazza ormai in preda alla curiosità più totale.

Castiel sapeva qualcosa, era al centro di questa situazione ed era certa che le avrebbe potuto dare tutte le informazioni che le servivano; ma se quel ragazzo si trovva immischiato in tutto questo... voleva dire che aveva a che fare anche con le lettere che aveva trovato, direttamente o indirettamente. Il cuore le batteva forte e lo sentiva battere nelle tempie; se fosse stato proprio lui l'autore di quelle lettere.. allora sapeva cosa era successo alla sua famiglia e quell'ultima lettera, forse era riferita a lei. Quella corrispondenza poteva appartenere ad un simile zoticone pieno di sé? QUEL Castiel era capace di esternare certi sentimenti su carta?

«Anche Nathaniel centra in questa storia?» domandò in preda alle mille domande che le balenavano nel cervello.

«Certo che si, è lui che ci ha scoperto con il duplicato delle chiavi del sottoscala; se qualcuno ci scoprisse finiremmo tutti e due in grossi guai. Non dirai niente, vero?»

«No, certo che no... ma cosa fai nel sottoscala? E perché hai detto che Nathaniel Vi ha scoperto, tu e chi?»
«Io ed un mio amico, Lysandre, suoniamo nella sala che si trova sotto queste scale, una specie di auditorium, c'è una buona acustica e la usiamo per le prove.»

Nella testa di Jay si formavano ancora più domande di quelle che aveva prima, senza riuscire a domandare quello che veramente le premeva di più sapere.

«Suonare?»
«Si, suonare sai...» fece un movimento come se stesse suonando una chitarra.

«Oh, ma certo. Ma non c'è un club di musica qui al liceo?»
«Non avremmo potuto fare la nostra musica; dai vieni che ti presento Lysandre.» la prese per mano e la portò nella stanzetta sotto le scale, che inaspettatamente era più grande di quel che ci si poteva aspettare.

In quella stanza ignota a molti alunni, c'erano Nathaniel e il famoso Lysandre; Nathaniel stava appoggiato spalle al muro nei pressi della porta, come se stesse controllando la situazione sia all'ainterno che all'esterno, mentre l'amico di Castiel stava poco lontano con in mano vari fogli su cui scriveva freneticamente. Quel ragazzo non passava di certo inosservato e Jay non riusciva a capacitarsi di come in tutti questi mesi in cui era stata in quel liceo non si era mai accorta di lui; vestiva in maniera davvero bizzarra, ma affascinante, un look vittoriano davvero ben riuscito e molto gradevole alla vista, anche se inconsueto.

«Lysendre, lei è Jay.» disse Castiel presentadola al suo amico.

Da vero gentiluomo da quale era vestito, Lysandre accennando un baciamano si presentò in maniera molto sofisticata e leggiadra; se il suo look non fosse già abbastanza vistoso, aveva un'ulteriore particolarità chiamata eterocromia: aveva le due iridi di colore diverso l'una dall'altra, una del colore del mare, e l'altra ambrata come mai ne aveva viste. Un ragazzo particolare in tutti i sensi.

«E' davvero un piacere conoscerti, Castiel mi ha parlato molto di te; ma questo non avrei dovuto dirlo, che smemorato» disse guardando lo sguardo che gli rivolse il suo amico. «Mi scuso per l'altra volta quando ho spaventato te e la tua amica, sono davvero desolato.»

Quando parlava quel ragazzo era così elegante ed etereo che non sembrava neanche appartenere al suo stesso mondo, così perso nei suoi pensieri anche quando si trovava faccia a faccia con il suo interlocutore.

«Oh figurati, quella non era neanche una mia amica..» aprì la tracolla e si mise a cercare qualcosa al suo interno. «Questo deve essere tuo suppongo.» gli disse porgendogli il taccuino che aveva trovato quella mattina sulle scale.

«Ecco dov'era finito, pensavo di averlo perso.»

«Lysandre, tu dimentichi sempre tutto, perderesti anche la testa se non ti fosse attaccata al collo.» ribattè Castiel con tono deciso di chi conosceva bene l'argomento, o in questo caso la persona.

«Non posso darti torto.» concordò il ragazzo.

«Direi che per sta sera abbiamo finito Castiel, io torno a casa.»

«Lysandre..»

Lysandre si fermò girandosi verso Castiel che lo aveva chiamato, in modo così soave e leggero che sembrava essere sospeso a pochi centimetri dal suolo, proprio come un vero fantasma; Castiel gli stava porgendo il suo blocco note.

«Grazie, me ne ero completamente dimenticato» gli disse prendendo il blocco dalle sue mani sorridedogli, tornando poi, senza aggiungere nulla, sulla sua strada pienamente immerso nel suo mondo.

Nathaniel fece un segno a Castiel, che di risposta annuì semplicemente senza dirgli nulla; dopo quello scambio di informazioni in codice il ragazzo dietro di loro, che per tutto quel tempo era rimasto vigile accanto alla porta, se ne andò, dando la buonanotte ai due rimasti nella stanza.

«Forza, torniamocene anche noi a casa; ti accompagno che si è fatto tardi, dammi solo il tempo di recuperare le mie cose» disse Castiel dopo l'uscita di Nathaniel.

Quante cose avrebbe voluto domadare a quel ragazzo.

«Se era Lysandre il fantasma, come si spiegano i rumori sinistri che si sentivano?»
«Eravamo noi da questa saletta» rispose immediatamente Castiel.

«E la musica che sentivo, eravate voi che facevate le prove»

«Giusto; e prima che mi fai altre domande ti rispondo io direttamente. I pezzi di plastica che hai trovato sono di un nostro CD, il blocco degli appunti come hai capito è di Lysandro, ci segna i testi delle canzoni e i mozziconi di sigaretta sono miei. Ogni tanto fumo; e penso che lo avessi capito già quando ci siamo incontrati sulla terrazza. A proposito di quel giorno..:»

«Ma allora, la luce che se ne andava?» chiese parlado da sopra a Castiel per non fargli finire la frase.

«Si, ce ne siamo accorti anche noi; ogni volta che attacco la chitarra ci sono dei cali di tensione. Consuma molta energia a quanto pare» le rispose come se non avesse interrotto un discorso così importante.

«Riprendendo il discorso di prima, l'altro giorno, sulla terrazza tu...»

«E quel plettro? Cosa sai tu di questo?» gli chiese estraendo dalla borsa quel pezzo di plastica triangolare che in gergo si chiama plettro.

«Che si usa per suonare.» le rispose senza intonazione.

«Ma non mi dire. Non sai dirmi altro?» gli disse stizzita.

«Lo uso io per suonare, contenta?» affermò mostrandole la sua chiatarra elettrica mentre la riponeva e prendendo un plettro identico da una tasca del fodero.

A Jay mancò l'aria.

«E'... tuo?» balbettò facendosi tutta rossa in viso.

Quella calligrafia così familiare.

«Si, è mio, quante volte devo ripetertelo? Forza andiamo, si sta facendo tardi; non ho la moto oggi, quindi dovremmo camminare un po'.»

La prese per mano e la trascinò dietro di sé, accompagnandola per i vari isolati che li separavano da casa di lei.

La testa della ragazza era in pieno 4 Luglio, un misto di fuochi di artificio e botti assordanti; sentiva il cuore che le saliva e scendeva per l'esofago, mentre lo stomaco le si chiudeva ed attorcigliava su sé stesso, procurandole una sensazione di spossatezza e di malessere. Le cose stavano prendendo una strana piega, un risvolto insaspettato ma sperato; qualcosa nel loro rapporto sarebbe cambiato ma non sapeva neanche lei se in meglio o in peggio. Un'accavallarsi di sensazioni la stavano assalendo, senza darle il tempo di capire che cosa stesse realemte succedendo, ma facendole solo vivere una strana avventura.
E quelle lettere...

[...] Lei è diversa, è speciale. Sai papà, è da tempo che non incontro una persona così speciale [...]

Non poteva essere così.

Sarebbe stato surreale.

«Cosa significa quel simbolo sul plettro?»

Jay ruppe il silenzio quasi obbligato che si era creato tra i due da quando avevano lasciato il liceo.

«Niente di che, è semplicemente un logo di una band che ascolto.» le rispose evasivamente.

«Non ha nessun valore affettivo per te?» gli domandò nella speranza di riuscire a carpire qualche notizia in più prima di fargli la fatidica domanda.

«A dire la verità, si ce l'ha.»

Jay aspettava con ansia la storia che nascodneva quel plettro e l'importanza che aveva per lui, ma Castiel non aprì più bocca.

L'evasività di quel ragazzo era direttamente proporzionale alla curiosità di Jay che sempre più velocemente le stava crescendo divorandola da dentro; se i suoi sospetti era giusti lei aveva violato una corrispondenza molto particolare e speciale e Castiel questo non gleilo avrebbe mai perdonato. Quindi non poteva rimanere con questo peso ancora per un altro giorno, voleva sapere a tutti i costi in che cosa si era cacciata portando con sé e leggendo quelle lettere nascoste da occhi indiscreti.

Quando trovò il coraggio di chiedergli se voleva raccontarle la storia di quel simbolo e di quell'oggeto ormai erano arrivati davanti a casa sua.

«Eccoci qua.» le disse Castiel.

Jay non voleva lasciare quella conversazione a metà, voleva sapere tutto, tutta la storia che si nascondeva dietro quel plettro e dietro quelle lettere trovate in un albero cavo.

«So cosa vuoi chiedermi, ma non ti darò le risposte che cerchi.»

Castiel la guardava fisso negli occhi, con un'aria molto seria ma allo stesso tempo dolce.

«Risponderò alle tue domande solo se tu finirai quel discorso con me.»

Jay distolse lo sguardo iniziando a fissare il marciapiede; Castiel le alzò il viso per incrociare di nuovo il suo sguardo.

«Dove sei scappato il primo giorno che ci siamo visti? Chi è la lei dalla quale corri molte volte? Dove sei stato quella settimana in cui sei mancato in contemporanea con Nathaneil? Cosa significa quel simbolo per te? Sono tue queste lettere che ho trovato? Chi è Elenoire? Cos'è successo a tua madre? Perché non mi hai mai raccontato niente della tua vita?»
«Semplice. Perché ti amo Jay.»

 

 

«E' davvero in gamba questa ragazza, eh figliolo?» disse tra un colpo di tosse ed uno altro Eleonoire.
«Non sforzarti troppo, non ti sei ancora rimessa in forma» le rispose il ragazzo, mettendole uno scialle sulle spalle.
«Sciocchezze!» ribadì la donna sorridendo al figlio. «Quando me la porterai a conoscere?»
Il ragazzo si rabbuiò.
«Ho fatto una cosa che non le piacerà sapere... l'ho scavalcata. Sono andata dai suoi parenti e conoscenti, andando a chiedere quale fosse la sua storia, la sua vita; non ho avuto il coraggio di guardarla negli occhi ed ascoltarlo dalla sua bocca. Mi sono sentito male solo a sentirla raccontare da persone non direttamente coinvolte, non avrei sopportato di farle rivivere per l'ennesima volta le sue disgrazie. Non si merita questo trattamento. Non merita uno stronzo come me.»
Elenoire lo abbracciò amorevolemente e lo strinse a sé più che poteva.
«Ma cosa dici, sciocco. Sei giovane e queste cose è normale farle, ti capirà e ti perdonerà, e sai perché? Per il motivo per cui hai fatto tutto questo, il motivo per cui hai strappato la lettera, il motivo per il quale hai deciso di conoscere la sua storia non facendogliela rivivere.»
«...»
«Perché tu, la ami, Castiel.»


 


Jay Myler 
© ALL RIGHT RESERVED ©
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: Jay_Myler