Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Ino chan    07/06/2013    5 recensioni
#CONCLUSA#
A pensare che la prima volta che aveva visto il Diavolo veste Prada l’aveva trovata una commediola sciocca priva del minimo spessore. Irrealistica l’aveva definita mentre pescava i popcorn dal sacchetto, nessuna sarebbe stata tanto idiota da farsi trattare come una schiava per un posto di lavoro.
Le ultima parole famose che nessuno, fortunatamente, aveva avuto cuore di rinfacciarle.
Nonostante la scatola di cerotti che consumava quasi giornalmente, le caviglie gonfie di una donna incinta al nono mese e le occhiaie come carte geografiche.
Perché andiamo forse lei non era Anne Hathaway, ma quello per cui lavorava era Tony Stark e sicuramente era più impegnativo di dieci Miranda Priestly messe assieme.
#ULTIMO CAPITOLO#
Bruce Banner, la quarta persona più intelligente del pianeta terra, non sapeva che dire. Noelle gli stringeva ancora il polso quando gli si avvicinò e gli baciò delicatamente le labbra.
Chiuse gli occhi, sentì una lacrima bagnargli il viso.
Una sola, e si chiese se Noelle Moore sarebbe stata più capace di piangere.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie ' Ragnarǫk'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

East Harlem.

 

-Phil!-
Phil scosse la testa .
-Non potete portarle via l’armatura!-
-Barton non è di certo una mia idea. E’ un ordine di Fury!-
-Dovresti imparare a dire no, cazzo!- Clint lanciò uno sguardo irato ai quattro gorilla che frugavano la camera di Noelle per poi tornare a Phil, accanto a lui, in corridoio. Aveva convinto Noelle ad uscire con Sharon, fare due passi con lei, respirare un po’ d’aria buona , chi cazzo glie l’avrebbe spiegato al suo rientro che lui non ne sapeva nulla, e che non era in combutta con i quattro dementi che le stavano rivoltando la stanza per trovare Rescue.
- E’l’ultima cosa che le ha dato Tony, davvero Fury vuole levargliela?-
- Mi dispiace Capitano. - Clint ringhiò sonoramente, tanto che Natasha gli appoggiò, con fermezza, una mano sul polso. Odiava quando Phil scodinzolava a quel modo con Steve, gli faceva andare il sangue alla testa - Il Direttore  è convinto che allo SHIELD sarebbe molto più al sicuro che qui.-
-Più al sicuro che in una casa assieme a quattro vendicatori su sei?-
Phil tornò a guardare Clint che sembrava pronto a saltare alla gola ad uno dei quattro nella stanza giusto per far abbassare, menando le mani, il livello di rabbia ( più gelosia) - Clint, per favore.-
-Per favore una sega, quella ragazzina ha perso il padre e voi volete...-

 

-Rescue non va da nessuna parte senza di me.-

Il letto al centro della stanza vibrò paurosamente, e benchè fosse una piazza e mezza montata su una struttura in ferro saltò per aria allo scattare in avanti di una sorta di valigetta rossa.
Phil finì fra le braccia di Clint, Natasha addosso a Steve, Sharon si fece indietro di scatto mentre Noelle sollevava le mani e l’afferrava al volo - Perché, come vedete,  la recupererei fin troppo facilmente.-

 

 

 

- Rainbow and Sunshine.-
Negozio di musica.

 

Teresa Stane inspirò profondamente, era stata una faticaccia , ma era riuscita a pulire tutta da sola la vetrina del negozio. Fece un passo indietro e sorrise, debolmente, a quella piccola conquista.
Era entrata nell’ultima fase della malattia,  quella dove i sintomi erano ovattati in una sola, totale, sofferenza che solo poche volte la lasciavano libera di collegare i pensieri. Il più delle volte era solo confusione e freddo.
Tony era morto da tre giorni, lei l’avrebbe seguito molto presto e Noelle sarebbe rimasta sola. Appoggiò lo strofinaccio al bancone e lo aggirò per andare a sedersi alla cassa.  L’unica cosa che temeva si era avverata.
-Benvenuta al Rainbow and Sunshine.- esclamò alzando gli occhi verso la porta che si apriva - Come posso aiutarla?-
Justine Hammer abbassò gli occhiali scuri  con un colpetto studiato dell’indice sulla bacchetta e sorrise come se la vista di Teresa, consumata ma sorridente, la divertisse parecchio. Si avvicinò al bancone ancheggiando e Teresa socchiuse gli occhi verdi in un espressione di fermo disappunto.
Era uguale alle donne che, ogni santa mattina, uscivano dalla camera da letto di suo padre. Che schifo.
-Justine Hammer cosa posso fare per lei?-
-In realtà, signora Stane, posso fare io qualcosa per lei.-
Teresa storse impercettibilmente il naso. Aveva un tono di voce così acuto e squittente che era  strano davvero che non fosse costantemente inseguita da un orda di cani.
-E cosa?-
-Con la morte del povero Tony è sua figlia Noelle l’unica erede della Stark Industries.- In realtà , fra le macerie della Stark Tower, era stato rinvenuto un testamento dove le Industre venivano lasciate in eredità al cinquanta percento fra Noelle e il bambino o bambina di Pepper, ma  la notizia non era stata divulgata per evitare che Pepper corresse rischi .
-E allora?-
-Io vorrei offrire la mia collaborazione alla sua cara figliola.-
Teresa  sorrise - Collaborazione?-
-Lei non è di certo stata allevata per essere un capitano di industria, io sì. Potremmo diventare grandi amiche.- Justine spalancò le braccia e Teresa pensò di essere sul punto di sbottarle a ridere in faccia. Premette le labbra una contro l’altra  osservando la sua interlocutrice curiosa.
-Che ne dice?-
-Dico che mia figlia piuttosto che collaborare con lei preferirebbe farsi mangiare da uno squalo.-
Il bel viso di Justine si rattrappì per la rabbia.
-Il mondo sarà anche in rovina signorina, ma non così tanto  che uno Stark e un Hammer si mischino assieme.-
-Che vorrebbe dire?-
-Che l’oro non è fatto per essere indossato assieme a del ferro vecchio.-

 

Saribi uscì dalla suo maggiolone verde sbuffando .
Odiava il cibo cinese, la puzza di fritto del riso alla cantonese le si attaccava ai vestiti come nient’altro conosciuto dall’uomo, ma visto che Tessa per una volta le aveva detto di aver fame , non si era messa a far storie davanti al suo desiderio di mangiare cibo cinese.
Recuperò il sacchetto con le scatole di cibo dal sedile passeggerò e chiuse la portiera con un colpo d’anca.
-Spero che mangi più di due bocconi, visto che io di certo…-
Si bloccò , sorpresa, a vedere qualcuno uscire di corsa dal Rainbow. Lo seguì con lo sguardo verso l’auto con autista che l’attendeva e strizzò gli occhi allo stridore dei pneumatici contro l’asfalto.
-Che diavolo?- sbottò un secondo prima di sentire  menare colpi e urlare.
-Tess?- chiamò tornando alla vetrina del Rainbow -TERESA?-
Lasciò cadere il sacchetto con il riso fritto e gli involtini primavera e percorse i metri che la separavano dal Rainbow volando. I signori Yilmaz che stavano chiudendo il loro negozio di Kebab , attraversarono di corsa la strada temendo l’ennesima rapina.
Asil Yilmaz, un uomo sulla quarantina,  con una gran pancia e  una folta chioma ricciuta  fu il primo ad arrivare davanti al Rainbow.
-Che diavolo succede qui?- esclamò mentre Saribi lo affiancava.
Teresa batteva istericamente i pugni sul vetro della porta, guardandosi alle spalle.  Yilmaz afferrò la maniglia della porta, l’agitò fino a farla  tremare, ma non riuscì ad aprirla mentre Saribi appoggiava le mani sul vetro su quelle di Teresa.
-FATIMA!- urlò alla moglie -VAMMI A PRENDERE LA PALA IN MACCHINA.-
-Tesoro calmati, si è solo incastrata la porta.-
Teresa scosse la testa, guardò indietro, poi di nuovo Saribi - Dì a Noelle che le voglio bene.-
-Cosa?- chiese Saribi sgranando gli occhi scuri.
-E ho voluto tanto bene anche a te, tesoro.-
-Tess, ma che dici?-

Teresa non riuscì ad aggiungere nulla. Un vortice di fuoco esplose nel Rainbow, Saribi vide la figuretta dell’amica venire avvolta e  sparire nel nulla in un secondo mentre il signor Yilmaz l’afferrava e la sbatteva per terra coprendola col suo corpo, gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.
La vetrina e il vetro del negozio esplosero per il troppo calore e una pioggia di dolore colpì le gambe nude di Saribi mentre il signor Yilmaz le grugniva addosso e Fatima, da lontana strillava disperata.

Nella sua auto, Justine osservò il blocco gemello che aveva usato per la porta del Rainbow e la bomba incendiaria sulle sue ginocchia e sorrise.

 

Ora la piccola Noelle era un orfanella.

 

 

East Harlem.

 

-Noelle.-
Noelle spostò gli occhi verso Bruce e gli sorrise, debolmente.
Era seduta al buio, sul pavimento della sua camera, ai piedi di Rescue. L’armatura era aperta, e torreggiava sulla figuretta della ragazza.
Bruce si sedette vicino a lei e Noelle riritò le gambe al petto e le circondò con le braccia. Non aveva più detto una parola da quando Phil le aveva comunicato la notizia dell’incendio.
-Saribi sta bene.- mormorò - Ha riportato solo lievi ferite alle gambe. Chiede di te.-
Noelle annuì, sembrava frastornata.
In meno di una settimana aveva perso entrambi i genitori.
-Vuoi che ti accompagni?-
Noelle scosse la testa.
Aveva il viso asciutto, non aveva pianto. Non era riuscita a sfogare il dolore questa volta.
-Se vuoi parlare…-
Bruce fece per alzarsi , ma Noelle, a sorpresa lo trattenne per un polso. Lo tirò giù di nuovo accanto a sé e  accennò ad un sorriso verso di lui -Grazie.-
Bruce sgranò gli occhi.
-Per avermi rimesso i punti, provato ad  sbloccarmi, e lasciato quel sacchetto di ciambelle con la glassa davanti alla porta.-
Bruce  Banner, la quarta persona più intelligente del pianeta terra, non sapeva che dire. Noelle  gli stringeva ancora il polso quando gli si avvicinò e gli baciò delicatamente le labbra.
Chiuse gli occhi, sentì una lacrima bagnargli il viso.
Una sola, e si chiese se Noelle Moore sarebbe stata più capace di piangere.

 

 

East Harlem

 

Tony piangeva su una copia appallottolata del TIMES.
Teresa era morta e lui, lui non poteva stare con Noelle, perché tecnicamente era morto anche lui.
Il suo cadavere, o meglio, una copia perfetta del suo cadavere era stata tumulata nella cappella della famiglia Stark  solo tre giorni prima. Lenus lo osservò  per un lungo momento, prima di distogliere lo sguardo e portarlo verso la casa davanti al quale erano fermi.
-Puoi andare da lei, ma tutto quello che abbiamo fatto fino ad adesso andrebbe perduto.-
Tony si alzò e si avventò sull’albino sbattendolo contro il muro dietro di lui –GIURAMELO CHE TUTTO QUESTO SERVE A QUALCOSA!- urlò ignaro dei passanti, ignaro che le finestre dell’appartamento che stavano spiando potessero aprirsi.
-Te lo giuro.- Lenus spiccò bene le parole mentre allungava il collo verso di lui. Tony sentì il suo fiato battergli sulla parte sana della faccia - Fra tre anni, secondo le scritture, le creature del caos attaccheranno il mondo. Il lupo Fenrir verrà liberato dalle sue catene e divorerà Odino…- lo afferrò per un polso e glie lo torse con forza - Vieni con me, invece di parlare ti mosterò!-
Tony non riuscì ad opporsi,  Lenus se lo staccò a forza dal corpo e  con uno strattone al braccio lo fece cadere in avanti sulle ginocchia. Tony  appoggiò le mani a terra, per evitare di spaccarsi i denti contro il duro asfalto di New York , ma quello che  sentì sotto le palme  non era affatto cemento , fango e forse piscio.
Era legno o almeno così sembrava al tatto.
Alzò gli occhi e un urlo gli morì in gola.
Si trovava in un enorme cantiere navale.
-La nave su cui ci chiamiamo si Naglfar, costruita con le unghie dei morti.- Tony tirò indietro le mani con un verso disgustato mentre Lenus si guardava attorno . Il ponte era vuoto, ma il cantiere non lo era.
Tony sentiva vociare in lontananza.
-Dove siamo?-
-Hel.- rispose Lenus.
-E sarebbe?-
-Benvenuto all’inferno Tony Stark.-
Tony si alzò in piedi, lentamente, guardandosi attorno.
Sopra di loro, un cielo buio, senza stelle, sotto di loro, fuochi in lontananza attorno ai quali figure dotate di corna erano accoccolate. - Come siamo riusciti a…-
Lenus  andò ad appoggiarsi al parapetto di sinistra - La mia gente è in grado di viaggiare facilmente fra i mondi.-
-Perché mi hai portato qui?-
-Questa è la nave che Loki condurrà verso la battaglia finale. E’ scritto che la sua conclusione segnerà l’inizio della fase finale del Ragnarok.- Lenus spalancò le braccia -Guardala Tony Stark, è quasi completata.-
-Cristo.-
Lenus sorrise - Vuoi ancora consolare tua figlia o preferisci salvarle la vita?-


East Harlem.

 

Quando Tony riapparve nel vicolo alzò gli occhi verso la finestra che dava sulla camera di Noelle. Premette le labbra una contro l’altra e fece per andarsene quando questa si spalancò di botto.
Si volse e Lenus, accanto a lui, emise una piccola risata divertita.
Una figura del tutto simile ad Iron Man, ma da connotati decisamente più femminili, apparve sul terrazzo.
Tony si volse completamente  per non perdere il primo volo, decisamente  scadente, di  Rescue.
Rise piano, sentendo un ultima lacrima scendere lungo il viso -Ha deciso di combattere così il dolore.- mormorò.
-Diventando sinonimo di giustizia come suo padre.- concordò l’Albino.
-Sono pronto, andiamo.-
Lenus gli porse la mano e Tony l’afferrò, avrebbe rivisto quel mondo tre anni dopo.

 

 

FINE .

 

CI RIVEDIAMO, PRESTO SU MONSTER.
Il seguito di Just close your eyes.

Sulla mia pagina facebook due lavoretti grafici  e il trailer di Monster!

https://www.facebook.com/pages/Ino-chan-EFP/242440032548208

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Ino chan