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Autore: BurningIce    09/06/2013    5 recensioni
Lily sente di non fidarsi di nessuno, di essere diversa. E forse anche le altre non si fidano, hanno paura: nessuno è mai riuscito a spiegarsi le stranezze che accadono in sua presenza. Come quando è scomparsa dalla classe, per sfuggire alle angherie di Samantha Polkiss, ed è riapparsa sul tetto della scuola. O come quando Mary, la migliore amica di Samantha, si è gonfiata come un pallone aerostatico.
Perciò Lily è giunta ad una conclusione più che giusta: le altre evitano lei e lei evita le altre.
DAL CAPITOLO 3:
Fermo in mezzo al pianerottolo, con lo sguardo fisso nel vuoto, incurante del suo abbigliamento indecente, Scorpius Malfoy scorge la chioma cremisi di Rose allontanarsi giù per le scale.
Ed è fermamente convinto di una cosa: quella che ha fatto è stata un’enorme, irrimediabile, incredibile cazzata.
Sequel di "SONO UNA RAGAZZA PERFETTAMENTE NELLA NORMA. O FORSE NO." (Non è necessario leggere la prima storia, sono completamente indipendenti)
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Luna Potter, Louis Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Sono una ragazza perfettamente nella norma. O forse no.'
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Una piccola macchia nel perfetto mondo Dursley



1. Come rovinare la cena del capo di papà

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Privet Drive è un posto piuttosto tranquillo; trasuda normalità da ogni singolo comignolo delle case ben ordinate. Se qualcuno si trovasse a guardarlo dall’alto, vedrebbe un paesaggio perfettamente simmetrico e preciso: le case grigie, i giardini ben curati – un po’ giallognoli a causa della siccità – e le station wagon scintillanti alla luce del sole. C’è anche un parco giochi, un bel parco giochi ristrutturato recentemente, dove qualche bambina di buona famiglia si diverte a giocare sull’altalena. Le risate cristalline delle ragazzine sulle giostre si sentono anche dal Numero 4: una casa uguale a tutte le altre, così tremendamente ordinaria e noiosa. Le grandi finestre bianche sono aperte, nella speranza di indurre una brezza inesistente a entrare.* Il caldo della tarda estate non accenna a diminuire, ma c’è ancora qualcuno che si ostina a guardare la tv su una vecchia poltrona, ignorando le goccioline di sudore che scendono sul viso grasso e tondo.
“E adesso lo sport: il Manchester United ha battuto con un sonoro quattro a zero i rivali del City, portandosi in testa alla classifica. Colleghiamoci con Jacob Green per maggiori dettagli. Mi senti, Jacob?”
Una ragazza grande e grossa fissa lo schermo quasi ipnotizzata, sgranocchiando ininterrottamente le sue patatine. Prende il telecomando dal tavolino di fronte a lei, sospirando per lo sforzo.
Borbotta qualcosa sull’inutilità di quello stupido sport e cambia canale, premendo ripetutamente lo stesso tasto.
«MAMMA!» Urla, spazientita. «QUANDO TI DECIDERAI A COMPRARE UNA TELEVISIONE NUOVA? QUESTO TELECOMANDO NON FUNZIONA!»

Una ragazzina decisamente diversa dalla precedente, nascosta tra la siepe giallognola e la finestra, sospira: sa che è l’inizio dell’ennesima sfuriata di Marge Dursley. Lily è molto più minuta di sua sorella Marge e non ha i capelli biondi e sottili come lei; in realtà in testa si ritrova una grande matassa rosso-scuro. Per non parlare degli occhi: Marge li ha piccoli e porcini, quelli di Lily sembrano veri e propri smeraldi.
A lei piace molto il calcio e benedice letteralmente il telecomando che non vuole funzionare: probabilmente Marge avrebbe preferito vedere qualche insulsa soap opera. A pensarci bene, è tutto molto strano. Suo padre ha comprato la tv meno di un mese fa, ad un prezzo esorbitante, e non ha mai avuto disfunzioni come queste.
Lily sembra piuttosto triste: no, non vuole andare a giocare con le altre bambine nel parco, non vuole avere la tv tutta per sé. Il suo problema è ben più grande; si sente un’estranea in quella famiglia, in quel quartiere, in quella città.
È conosciuta da tutti come la “piccola, stramba Dursley” e a scuola non fanno altro che canticchiare sottovoce quel soprannome in ogni momento della giornata.
Perché Lily non ha amiche, tra quelle sciocche ragazzine che frequentano la sua scuola elementare. Lily sente di non fidarsi di nessuno, di essere diversa. E forse anche le altre non si fidano, hanno paura: nessuno è mai riuscito a spiegarsi le stranezze che accadono in sua presenza. Come quando è scomparsa dalla classe, per sfuggire alle angherie di Samantha Polkiss, ed è riapparsa sul tetto della scuola. O come quando Mary, la migliore amica di Samantha, si è gonfiata come un pallone aerostatico.
Perciò Lily è giunta ad una conclusione più che giusta: le altre evitano lei e lei evita le altre.
A casa la situazione non è poi così diversa: i nonni e la prozia Marge la disprezzano profondamente, paragonandola a una scansafatiche morta da tempo di cui Lily ignora anche il nome, mentre la sorella sembra aver sviluppato una spiccata attitudine a picchiarla o a torturarla. Mamma e papà cercano di difenderla, a volte, ma non capiscono realmente quanto Marge possa essere cattiva.
Come potrebbero capire, d’altronde? Sono estremamente normali e noiosi anche loro.

«Linda? Linda, dove sei?» Sua madre è l’unica che continua ancora a chiamarla con quello stupido nome: almeno sei o sette bambine lo hanno uguale, a scuola, e Lily odia essere uguale a loro.
Lily si alza dal prato, controvoglia, ed entra in casa.
«Sono qui, mamma!» Risponde, cercando di non sembrare troppo seccata.
«Oh, tesoro, dove ti eri cacciata? Sei tutta sporca, guardati!» Violet Dursley la squadra, sconcertata. Sua madre è una donna sulla quarantina, fissata con la pulizia e con l’ordine; per questo va molto d’accordo con quell’arpia di nonna Petunia.
Posa lo strofinaccio su un mobile nuovo di zecca e si precipita su per le scale, trascinando Lily verso la camera che – purtroppo per lei – condivide con Marge.
È talmente ansiosa! Vuole fare proprio una bella figura, questa sera, alla cena dei Polkiss, così si prepara a sottoporre le figlie ad un lungo discorso sull’abito migliore da scegliere.
Marge, miracolosamente staccatasi dalla sua postazione, sta già provando il suo vestito – delle dimensioni di una tenda da soggiorno. Non è un bello spettacolo: sembra un goffo salsicciotto, col grasso che straripa da ogni parte. Forse Violet Dursley avrebbe dovuto scegliere una taglia più grande, ma non riesce a vedere la figlia per quella che è: una sedicenne grassa e brutta.
«Allora, tesoro, cosa devi dire stasera alla signora Polkiss?» Chiede la madre con una vocina zuccherosa.
Marge, mentre cerca di districarsi tra le maniche del suo vestito, risponde, annoiata:
«Signora Polkiss, dove ha preso quel vestito? È assolutamente magnifico!»
La signora Dursley squittisce orgogliosa, unendo le mani e sospirando qualcosa sulla sua graziosa signorina perfetta.
Lily, dal suo canto, si sente estremamente ridicola, forse anche più di Marge: detesta tutti quegli abiti che la fanno sembrare una Barbie ritardata, soprattutto se il rosa pallido del vestito fa a pugni con i suoi capelli.


*


Dudley e Violet hanno insistito molto affinchè le bambine giocassero insieme dopo cena: Lily si è ritrovata intrappolata nell’enorme cameretta fucsia di Samantha, insieme a Mary e ad altre due bambine di cui non ricorda il nome. Marge preferisce restare ad abbuffarsi di arrosto in sala da pranzo e a lanciare di tanto in tanto in tanto occhiate languide a PJ Polkiss, un suo coetaneo con la faccia da topo.

Samantha e le sue amiche stanno giocando alle modelle e continuano a cambiarsi d’abito, truccate con i cosmetici della signora Polkiss. Lily deve ammettere di provare un pizzico di invidia nei loro confronti: sono molto più alte di lei, sembrano già delle ragazze. Samantha porta addirittura una prima di reggiseno, di cui va incredibilmente orgogliosa. L’unica cosa che può fare è rimanere sul letto a riflettere sulla loro stupidità, mentre Samantha sfila davanti a lei con una minigonna di jeans. Mary sta mettendo un rossetto rosso sulle labbra sottili; sembra nonna Petunia, conciata così. Lily soffoca una risata, attenta a non farsi sentire: non vuole che la disturbino.
Ma, ovviamente, accade tutto il contrario. Mary si accorge che Lily è persa nei suoi pensieri, accoccolata sul grande letto di Samantha; un ghigno si apre sulle sue labbra tinte di rosso e questo non è un buon segno.
«Ehi, Lily, non giochi?» Chiede, per niente gentile. Le altre smettono di armeggiare con la matita per gli occhi e si schierano vicino a Mary, come un esercito pronto a colpire. È straordinario quanto possano essere cattive delle bambine di undici anni.
«Lascia stare, Mary!» Esclama Samantha, scuotendo i lunghi capelli castano chiaro, acconciati in perfetti boccoli da bambola.
«Riesci a immaginare la piccola stramba Dursley con i miei vestiti?» 
Mary ridacchia, scambiandosi un’occhiata di intesa con le altre due. Non si accorge, però, che lo sguardo di Lily è cambiato: è letteralmente furiosa. Una sola parola potrebbe farla scoppiare, adesso, ma si sa che le ragazze superficiali come Mary e Samantha non hanno una buona memoria; hanno dimenticato cosa succede quando Lily Dursley si arrabbia veramente. E questo è uno di quei casi.
«Ma guardala, non ha nemmeno le tette!» Soffia maliziosa Samantha, alzando un sopracciglio con aria di superiorità.
Lily stringe i pugni e la sua vista si annebbia. Le giungono ovattate due frasi su quanto sia stata fantastica Sam, le risate di quelle ragazzine le rimbombano in testa.
E accade l’inevitabile: i loro ghigni si trasformano in smorfie di terrore. Perché la carnagione di tutte loro ha assunto una particolare sfumatura di verde acido e i loro capelli sembrano esser diventati dei cespugli molto aggrovigliati.
Samantha si guarda allo specchio, inorridita, e lancia un lungo urlo acuto. In quel preciso istante, Lily si rende conto di essere nei guai. Daranno a lei la colpa di tutto, anche se non ha idea di come questo tutto sia potuto succedere. In fondo, non ci si aspetta niente di diverso dalla piccola stramba Dursley.
La signora Polkiss e suo marito Piers accorrono, trafelati, seguiti dagli altri genitori. Spalancano la porta e urlano anche loro, terrorizzati. La gente del posto è davvero molto superficiale; potete benissimo immaginare le loro reazioni nel vedere le figlie conciate in quel modo.
Negli attimi a seguire c’è un trambusto infernale nella cameretta di Samantha Polkiss. I genitori si precipitano a verificare le condizioni delle figlie: la signora Polkiss si abbassa e prende tra le mani il viso di Samantha, come si farebbe con un malato in fin di vita. La madre di Mary chiede disperata l’aiuto di qualcuno, i signori Dursley cercano Lily, chiamandola a gran voce, in mezzo a tutto quello scompiglio .
Quest’ultima si è limitata a restare rannicchiata sul letto, chiudendo le tende e sperando che nessuno la trovi, almeno per il momento. Ma dal baldacchino rosa appare il faccione da maiale di sua sorella, che non esita a chiamare i genitori, tutta orgogliosa.
«Mamma, mamma, ho trovato Linda!» Urla, sovrastando i pianti delle ragazzine trasfigurate in qualcosa di simile a una Ninfa dei boschi. Violet Dursley sa già che è stata sua figlia a provocare quel guaio; spalanca le tende e prende Lily per un braccio, senza curarsi di essere delicata.
«Andiamo, signorina!» Dice con un tono estremamente controllato – almeno lei vuole mantenere la sua dignità. La cena è stata un disastro e suo marito non riceverà la promozione. Tutta colpa di quella ragazzina pestifera!
Prima che la famiglia Dursley possa scappare dalla stanza, Samantha si rivolge a Lily con occhi fiammeggianti.
«Strega!» Esclama, tra i singhiozzi.
Per l’ennesima volta, Lily riceve la conferma che in lei c’è qualcosa di diverso. Qualcosa di strano, di sbagliato, forse. 
Ha sempre saputo che la villetta a Privet Drive non sarà mai la sua vera casa, ma adesso ne è più che certa.
Quando i Dursley escono da casa Polkiss, ogni singolo abitante di Magnolia Crescent può sentire la sfuriata di Violet e spettegolare alle spalle della piccola stramba Dursley.


*


Dopo lunghe discussioni, Violet e Dudley Dursley sono giunti alla conclusione di dover chiamare uno psicologo nel loro immacolato soggiorno, per capire finalmente che problema abbia Linda. Inizialmente volevano prenotare qualche seduta da uno psicologo piuttosto rinomato nella loro zona, ma nonno Vernon e zia Marge hanno argutamente fatto notare che mandare la loro nipotina da uno strizzacervelli sarebbe stato come ammettere pubblicamente la sua anormalità.
Per questo Cindy Sullivan, una donna di mezz’età dall’aspetto ben curato – che ha attirato da subito le simpatie di Petunia e di Violet – siede compostamente sul divano di casa Dursley.
Lily sbuffa rumorosamente e in continuazione, per segnalare il suo crescente malumore. Non si fida di questa sconosciuta, preferirebbe confidare i suoi segreti a Samantha Polkiss. Quest’ultima è tornata normale dopo appena una notte, ma è ancora molto scossa, come del resto Mary e le altre due.
Violet ha mandato decine di lettere di scuse ai coniugi Polkiss, che non si sono presi minimamente la briga di rispondere. 
«Ciao, Linda» Esordisce la psicologa, con un tono che dovrebbe sembrare rassicurante, ma che a Lily provoca solo un gran fastidio.
«Mi chiami Lily.» Ordina quest’ultima, incurante della buona educazione. La madre le scocca un’occhiataccia nervosa, torturandosi le mani fresche di manicure.
«Va bene, Lily» Continua la dottoressa Sullivan, con un sorriso piuttosto irritante. «Facciamo un gioco: parla con me come se fossi la tua migliore amica!» Esclama, come se avesse davanti una bambina di tre anni.
Lily trattiene a stento una smorfia disgustata e risponde, lapidaria:
«Io non ho amiche.»

Cindy Sullivan comprende di trovarsi davanti a un caso piuttosto difficile: quella ragazzina che assottiglia gli occhi minacciosamente non sarà facile da trattare. Lily incrocia le braccia, senza smettere di guardarla negli occhi.
Cindy Sullivan sta per parlare di nuovo, ma non riesce a emettere nessun suono quando una grossa civetta blu notte entra dalla finestra, con una lettera nel becco. Ha sempre avuto paura dei volatili: rimane pietrificata e stringe convulsamente il cuscino del divano, improvvisamente molto pallida. Dudley e Violet cercano di cacciare l’uccellaccio, ma invano. Il signor Dursley ha un brutto presentimento: l’ultima volta che un gufo è entrato in casa sua ha avuto a che fare con qualcosa da cui si è tenuto il più alla larga possibile: magia.
La civetta si posa sulla testa della dottoressa Sullivan, provocando a Lily un accesso di risa. Quell’animale ha uno sguardo intelligente, molto più di quello di sua sorella Marge – o di qualunque componente della sua rispettabile famiglia.
Capisce subito che la lettera è indirizzata a lei; si sporge leggermente per prenderla e accarezza il capo della civetta, affascinata.
Sulla busta, che sembra fatta di pergamena, c’è uno strano sigillo. Lily sa che la lettera cambierà fatalmente la sua vita, lo presagisce. Il suo cuore fa un balzo quando legge l’elegante scritta smeraldina che sovrasta lo stemma:



Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts


*


 

Rose Weasley adora la sensazione che si prova dopo un volo sulla sua fedele scopa. Nella sua personale classifica delle dieci cose più belle al mondo, volare rientra decisamente nella top tre, in dura lotta con il cioccolato e la vendetta. A pensarci bene, è da tanto che non si vendica di qualcuno: wow, dev'esser proprio diventata matura. In effetti, a quasi diciassette anni suonati, un po' di maturità ci sta tutta. Giusto un po', eh, che non si esageri troppo! Ha giusto il tempo di aprire la porta che l'urletto di sua madre le perfora i timpani: devono essere arrivate le lettere da Hogwarts. Magari Hugo è stato nominato prefetto e questa è la fonte della felicità di mamma, oppure è così euforica perché il fatto che quelle lettere siano a casa sua è la prova che non sono stati espulsi durante una ponderata decisione del corpo docenti nella tregua estiva. Con i figli che si ritrova, Hermione non può mai essere sicura di nulla.
Rose entra svogliatamente in cucina e un turbine castano le si catapulta addosso, apparentemente e stranamente incurante dello sporco gentilmente lasciato sul pavimento dalla figlia. 

«Oh, Rose!»La suddetta si ritrova stretta nell'abbraccio della madre, che si perde in un monologo abbastanza privo di senso. «Tu eri fuori e ho visto che la lettera era più pesante, così ho pensato... beh, sai che non avrei voluto aprirla, però... era più forte di me e, oh, Rose, praticamente alla pari coi prefetti!»
Rose afferra il senso delle sue parole solo quando sua madre le lascia un attimo di respiro e le porge una scintillante spilla verde. 

«C-capitano?»Balbetta, incredula. Per la spilla e per l'entusiasmo di sua madre, che non è mai stata una grande fan del Quidditch. Dev'esserci sotto qualcosa. Guarda meglio sua madre e capisce che, sotto quella maschera di improbabile felicità, è visibilmente preoccupata. Non vuole farle domande né rovinare quell'improbabile attimo di armonia familiare, così esce rapidamente dalla cucina con la scusa di posare la sua spilla al sicuro. Lo sguardo le cade su un giornale nascosto piuttosto male dentro il cesto della biancheria. 

Lo afferra, chiedendosi il motivo della strana ubicazione, e scruta la prima pagina con attenzione.

Un uomo dal sorriso inquietante ammicca dalla foto in bianco e nero. La didascalia spiega: "Antonin Dolohov, sessantatre anni, Ex-Mangiamorte, evaso da Azbakan la scorsa notte."





BurningIce's Space

Ed eccomi ritornata ad infestare Efp con un nuovo progetto, diverso dai precedenti, con una coppia - che presto vedrete - assolutamente inedita. Quando ho letto una dichiarazione di J.K. Rowling sulla sua iniziale volontà di inserire una piccola Dursley nel prologo, ho subito pensato a Linda/Lily. Come avrete già capito, ci sono numerose analogie con alcune scene dei primi libri di Harry Potter, totalmente volute. Per esempio la citazione contrassegnata dall'asterisco, dovevo metterla. Mi piaceva immaginare Linda un po' come Harry da piccolo... mi sono molto divertita a scrivere questo piccolo prologo. Per quanto riguarda le ragazzine, le rivedremo più avanti e - potete giurarci - peggioreranno molto.
Naturalmente, qui la protagonista è ancora molto piccola, ma tra poco passeremo alla parte interessante della storia e la vedremo un po' più cresciuta.
Ho inserito questa storia nella serie: "
Sono una ragazza perfettamente nella norma.O forse no."  perchè ovviamente, tra un po', compariranno anche i protagonisti dell'altra mia storia, specialmente uno. Ma non voglio anticiparvi niente! Non è necessario leggere l'altra, ma potete benissimo passare, mi farebbe molto piacere. Eccovi il link:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=754691&i=1
Uh, dimenticavo. Il mio profilo Fb: Aniva BurningIce Efp
Detto ciò, mi dileguo! Un bacione,
-Iv.

 
  
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