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Autore: nozomi08    09/06/2013    2 recensioni
La storia parla della 16enne Yame Minashigo, giovane studentessa appena entrata nella prestigiosa Cross Accadeemy. Sebbene sia a conoscenza dei tempi bui che affliggono sia la società degli umani che dei vampiri, le uniche volontà della ragazza sono quella di scoprire il mistero che si cela dietro alla morte dei suoi genitori e la possibilità di vendicarsi per il dolore e la solitudine che l'hanno attanagliata per molti anni. Ben presto però il suo cuore verrà scosso dalla presenza di un giovane hunter che le farà riscoprire l'intensità di sentimenti perduti e che verrà a sapere un terribile segreto dietro la natura di Yame e il suo passato. E intanto, la guerra contro il vampiro Sanguepuro Rido Kuran imperversa...
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Zero Kiryu
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Rido
Il Sanguepuro
Il vampiro tra i vampiri
Il re delle tenebre
Ecco chi mi ero ritrovata alle spalle, di fronte a quello specchio
Ecco chi era la voce dei miei incubi
Nel pieno della notte, quando ancora la luna era padrona del firmamento, mi svegliai per l’ennesima volta di soprassalto, in uno scatto talmente irruento da prendermi il torcicollo. Mi massaggiai dolente il collo, respirando profondamente, passandomi poi stanca una mano sul viso, umido. Ero matida di sudore, e le coperte erano sfatte. Incominciavo a stufarmi sul serio di tutti quegli incubi, sempre più strani e senza senso. Volevo tanto riuscire a dormire per una volta come si deve. Sospirai. Ero veramente sfinita. Ripensai al sogno, e alla ragazza sullo specchio, Adhara, e mi vennero di nuovo i brividi. La rosa dannata. L’hunter assassino. La vampira Sanguepuro. Tutti gli hunter conoscevano la sua storia, il suo volto, e tutti l’avevano temuta ed ammirata. Era stata la prima vampira ad aver saputo maneggiare le prime armi anti-vampiro senza ridursi in cenere. Visse in un tempo molto lontano, agli inizi dell’interminabile battaglia tra umani e vampiri, quando nacquero i primi hunter della storia.
Lei, fu una di questi.
Una di quei Sanguepuro che si ribellarono contro la loro stessa razza, per schierarsi dalla parte degli umani superstiti, allora soggiogati dai vampiri e dai loro miserabili capricci.
Diede corpo ed anima per vedere realizzato il suo ideale di pace. Fu un’autentica eroina, bella, passionale, forte e spinosa come una rosa, tanto da essere considerata la leader tra gli stessi hunter, e, ancora oggi, nessuno di loro fu in grado di eguagliarla. Se c’era lei come guida, ogni cosa sembrava possibile, e tutto filava liscio come sperato. La vittoria sembrava così vicina da poterla sfiorare con le mani.
Un giorno, però, qualcosa inaspettatamente andò storto.
Il suo amato fratello, che aveva sempre lottato al fianco della sorella, fu ben presto soggiogato, catturato da un altro Sanguepuro, e da lui torturato, fino allo stremo. La trappola che aveva creato per la “traditrice” riscontrò successo.
Infatti Adhara, disperata, tentò, da sola, di liberare il fratello, il suo futuro sposo, introducendosi di nascosto nella dimora del vampiro che lo aveva catturato ed incatenato. Il suo sforzo fu tutto inutile però: venne prontamente accerchiata dai seguaci del nemico e, senza poter alzare neanche un dito per non mettere a rischio la vita dell’amato, fu costretta a firmare un patto che l’avrebbe condannata per l’eternità.
La sua vita, in cambio di quella del fratello.
Un semplice e fatale scambio, che lei accettò senza esitazione.
Fu la loro fine, e l’inizio dell’inferno.
Adhara, per un tempo da sembrare interminabile, fu vittima di continui soprusi e torture, le condanne per il suo tradimento verso i suoi simili.
Finchè alla fine, Adhara raggiunse le sponde della pazzia.
Una volta che riuscì ad uccidere coloro che l’avevano imprigionata, sterminò tutti, umani e vampiri, senza fare distinzioni, diventando l’esatto opposto di quel che era: una spietata assassina, spesso alla mercè del suo “padrone”. Anche se il tempo passava ed il suo corpo rimaneva ancora integro, lei in realtà era già morta, così come tutto ciò che aveva faticosamente costruito e in cui aveva ciecamente creduto. Tutto andò in briciole, e allo stesso modo, le speranze degli hunter. Il fratello che tanto aveva amato da sacrificare la propria esistenza, prese l’amara decisione di porre pace alla sua anima straziata, ormai certo di non poterla più guarire.
Fu proprio quella scelta che la portò, finalmente, alla morte.
Il resto, fu storia e leggenda.
Quel vampiro, quel Rido, nel sogno, mi aveva detto che avevo un legame speciale con lei. Quale fosse, per me era un mistero, sul quale rimurginavo con insistenza.
Scossi la testa, dandomi della stupida. Era stato solo un sogno. Punto e basta. Niente pensieri, né preoccupazioni, perchè era tutta una mia fantasia. Eppure esitavo.
Perché mi era sembrato così reale?
Mi alzai dal letto, ancora assonnata, e mi diressi con passo pigro in bagno, desiderosa di rinfrescarmi la faccia ed approfittarne per bere un po’ d’acqua. Quando le fresche gocce mi avevano imperlato il viso, alzai lo sguardo sullo specchio, e vidi qualcosa di sconcertante.
Per un dannato attimo mi sembrò che i polmoni avessero smesso di respirare, il cuore di emettere alcun battito, il corpo di muovere il benchè minimo muscolo. I miei occhi si erano come incatenati di fronte al piccolo specchio. C’era una frase sulla sua superficie, scritta con quello che mi sembrava sangue.
Ricorda, Yame: ormai sei MIA
-No… non può essere vero…- sussurrai incredula. Sperando che stessi ancora sognando, mi stropicciai gli occhi, massaggiandomi le tempie. Non appena li riaprii, diedi di nuovo una fugace occhiata allo specchio: l’inquietante scritta non c’era più. Sollevata, misi le mani tra i capelli e scoppiai in un risolino isterico.
-Bella questa… ora sono quasi certa di stare diventando pazza- dissi tra i risolii –Non  ci siamo, ho bisogno di una boccata d’aria…-

 
Prima di vedermi spuntare fuori dal nulla anche gli zombie
 
Sapevo che quello che stavo per fare era contro le regole dell’istituto, ma avevo il disperato bisogno di farlo. Ne andava della mia sanità mentale. Non appena mi fui finita di vestire aprii la finestra e saltai giù sicura, atterrando sulla morbida erba dell’aiuola con un leggero tonfo. Sollevai  la testa verso la finestra della mia camera: non era molto alta, perciò calcolai che se avessi approfittato dell’albero lì vicino, avrei potuto arrampicarmi e ritornare dentro senza destare sospetti. Passare per i corridoi era imprudente, rischiavo di poter essere vista.
Inspirai a pieni polmoni l’aria fresca della notte, e mi incamminai per il cortile silenziosa e tranquilla, distraendomi ogni tanto alla vista di piante e fiori che non conoscevo. Avevo proprio bisogno di una passeggiata, finalmente mi sentivo rilassata, anche se l’ansia tornava padrona del mio animo ogni qual volta che udivo un rumore strano, che alla fine si rivelava un falso allarme. Che potevo farci? È quello che si prova quando sei consapevole di stare infrangendo le regole… al limite potevi solo essere espulso.
Gironzolando incurante di qua e di là, felice di avere la testa più leggera, non mi accorsi di essermi avvicinata troppo al dormitorio Luna. Mi stavo appena chiedendo come mai le gambe mi avevano portato proprio lì, quando sentii qualcuno sghignazzare eccitato. A giudicare dal tono squillante, dovevano essere delle ragazze… sorrisi sorniona. A quanto pare, non ero l’unica ad aver infranto le regole quella notte. Curiosa, andai ad impicciarmi, ascoltando attentamente le risatine e cercando di capire da dove provenivano, dirigendomi verso di loro. Certa di essere ormai vicina, mi arrampicai agilmente su un albero, per precauzione, raggiungendo uno dei rami più alti ed adatti a reggere il mio peso. Fu così, che le vidi tra le fronde del gigante verde. Eccole lì infatti, qualche metro più in là, due studentesse della Day Class, entrambe accovacciate una di fronte all’altra, intente ad armeggiare con quella che mi sembrava fosse una macchinetta fotografica. Vedendo quanto fossero agitate, e sapendo quanto le ragazze della Day andassero ghiotte dei ragazzi della Night, fu facile per me giungere ad una conclusione.
“Non dirmi che sono venute fin qui, a quest’ora, solo per fotografare di nascosto gli studenti della Night Class?!” pensai perplessa “No, questo è il colmo” fui sul punto di scoppiare a ridere, ma fui distratta dal profilo di una figura poco distante dalle ragazze.
-Mi è sembrato di aver detto che è severamente vietato soggiornare al di fuori del proprio dormitorio dopo l’orario del coprifuoco!- le rimproverò una voce squillante, che ormai conoscevo alla perfezione: Yuki. Questa volta non fui sorpresa di vederla, mi aveva detto che facevano anche le ronde per evitare che succedessero cose come questa.
Le due giovani si voltarono di scatto verso di lei, capendo di essere state colte in flagrante.
-Oh, no! È una della disciplinare!- esclamò una di loro con gli occhi quasi fuori dalle orbite
-Uffa! Devono stare sempre a rovinare tutto!- brontolò l’altra
-Voglio i vostri nomi e le classi, e non aspettatevi alcun trattamento di riguard…ma stai sanguinando?!- esclamò allarmata la guardian ad una delle due
-Oh, si, mi sono sbucciata il ginocchio quando sono accidentalmente inciampata sul brecciolino poco prima…- disse distrattamente la ragazza –Ma riesco a camminare-
-Cavolo, questa non ci voleva- imprecò turbata –Svelte, tornatevene nei vostri dormitori!-
-E perché?-
-Fate come vi ho detto!-
Yuki era molto agitata, si vedeva. Ma cosa c’era da allarmarsi così tanto per un ginocchio sbucciato? All’improvviso la vidi irriggidirsi e girarsi di scatto, tirando fuori dalla gonna un bastone allungabile
-Chi va là?- urlò ostile
D’ un tratto di fronte a lei spuntarono un ragazzo dai capelli castano chiaro con, al suo seguito, quell’Aidoh che avevo incontrato quel pomeriggio al cancello del dormitorio. A quanto pare sorridevano entrambi divertiti.
-Che paura! D’altronde, cosa ci si poteva aspettare dalla figlia del preside?- disse divertito il castano
-Oh mio Dio!S-sono Hanabusa Aidoh e Akatsuki Kain della Night Class!- esclamarono felici le ragazze, arrossendo notevolmente alla vista dei due giovani
“Quindi quello accanto ad Aidoh si chiama Kain…” conclusi
-Cosa ci fate voi due qui?- chiese severa Yuki
-Sei cattiva, Yuki. Abbiamo semplicemente sentito l’odore di sangue e siamo venuti a controllare- disse pacato Aidoh. Chiuse gli occhi ed annusò l’aria, come a gustarsela –Mmm, che buon profumo- commentò lascivo
-Aidoh, ti avverto: se ti azzardi a toccare loro anche un solo capello, giuro che io…-
-Ma di cosa stai parlando?- la interruppe Aidoh avvicinandosi, afferrando il bastone che Yuki teneva minacciosamente davanti a sé –Il delizioso profumo di sangue che abbiamo sentito… era il tuo- continuò afferrandole la mano, sbigottendola.
Aveva ragione. Il suo palmo era cosparso da una grossa macchia scura: stava sanguinando. Strinsi con maggior forza il ramo dove mi ero aggrappata. Il corpo era teso, in allerta. Un umano non poteva fiutare l’odore di sangue da così lontano. Ma un vampiro sì.
-Sai Yuki?- disse sensualmente, chinandosi leggermente verso di lei –Tu mi stai…- continuò portando la sua mano sanguinante vicino alla bocca carnosa –veramente…- leccò con lussuria parte del sangue, facendo trasparire gli orridi canini –…tentando- e, per finire, la morse, senza esitazione, senza riguardi nei confronti delle due povere studentesse lì accanto, sotto lo sguardo taciturno dell’amico e quello sconcertato di Yuki.
Anche io, sull’albero, osservavo la scena con sgomento. I miei sospetti erano fondati: era un vampiro.
-No, non può essere! È un vampiro!- esclamarono le ragazze costernate, spostando lo sguardo da Yuki ad Aidoh, da Aidoh a Yuki, che, riscossa dal momento, provò a dimenarsi dalla presa
-Aidoh, basta, smettila!-
-Di più…- disse lui con voce rauca
-Uh?- disse confusa
-Ne voglio di più… posso prenderlo dal tuo collo?- chiese sfacciatamente cingendola con il suo braccio
Era disgustoso anche il solo guardarlo. La lingua che leccava avidamente la bocca sporca di sangue, gli occhi diventati rosso scarlatto, i canini affilati, ben in vista.
Un mostro, ecco cos’era.
Non sapendo se intervenire o meno, guardai preoccupata le due ragazze, che ormai avevano assunto un colorito cereo. Pochi istanti, e cascarono a terra entrambe, svenute. Lo stupore era stato per loro troppo forte.
-Non ci provare Aidoh, lasciami andare!- protestò Yuki, continuando a dibattersi inutilmente
Sfoggiai un sorriso trionfante quando vidi arrivare Zero e puntare una pistola contro la testa del vampiro.
-È rigorosamente proibito bere sangue entro i confini della scuola. Sentire l’odore del sangue, berlo… finalmente hai rivelato la tua vera natura, vampiro- disse con astio, enfatizzando l’ultima parola. I suoi vibranti occhi comunicavano un odio sconfinato, difficile da descrivere a parole.
Ebbi un pessimo presentimento.
-Zero, no, fermo!- lo pregò Yuki
-Su Kiryu, non ti agitare, era solo un assaggio- disse provocante Aidoh, pulendosi il sangue rimanente sulla bocca con il torso della mano.
Fu la perdita del controllo.
Uno sparo.
Poi il silenzio.
I tre si guardarono intorno, confusi, non capendo cosa fosse successo. Lessi lo stupore negli occhi di Zero quando mi vide davanti a lui. La pistola era fumante, il braccio che la teneva alzato. Aveva sparato in aria il colpo, mancando il bersaglio, grazie a me. Istintivamente mi ero buttata giù dall’albero, correndo a perdifiato verso Zero, afferrandogli il braccio ed alzandoglielo, evitando il peggio.
-Sei stupido per caso? Vuoi farti espellere, o ancora peggio, farti processare?- gli urlai contro adirata, con il fiatone per la corsa
-Yame? Da dove sei sbucata?- disse interdetta Yuki, ora libera dalla presa di Aidoh
-Fiuu, ci è mancato poco- disse lui sollevato. Persa la pazienza, in un attimo gli fui addosso. Gli tirai forte la cravatta rossa, costringendolo a portare il viso alla stessa altezza del mio.
-E tu, sei ancora più stupido di lui!- ringhiai guardandolo furente –Come ti viene in mente di bere sangue in quel modo, di fronte a delle umane!- gli afferrai il viso e lo girai verso le ragazze svenute –Guarda cosa hai combinato con la tua cretinata!-
-Pfff-
-E tu non ridere, Kain! Perché non l’hai fermato?!- lo rimproverai
-Frena un attimo, ma chi ti credi di essere ragazzina?- chiese acido Aidoh, togliendosi la mia mano dalla faccia
-Una che vuole stare ben lontana dai guai!- risposi incrociando le braccia al petto
-Ah, si? Eppure, non dovresti essere qui, tu! Quindi, non sono l’unico ad essere nei guai!- puntualizzò Aidoh
-Questi non sono affari tuoi, Sua Intelligenza- dissi sarcastica, accennando un inchino verso di lui, con l’intenzione di farlo innervosire
-Tu, piccola…!- disse prendendo fuoco
-Hanabusa, modera i tuoi atteggiamenti-
-Nobile Kaname!- esclamò sorpreso Aidoh. Infatti, dietro di noi comparve il seducente capodormitorio della Night Class, serio e composto come lo vidi la prima volta
-Dovresti stare più attento la prossima volta, quell’arma è stata fatta per uccidere creature come noi, non scherzare- gli disse autoritario –Mi prenderò cura io di loro due adesso- disse rivolgendosi a noi –Il direttore vorrà un rapporto completo di quello che è appena successo… vi dispiace?-
-Eh? Che c’entro ora io?- chiese Kain, sentendosi tirato in ballo
-Non hai fatto nulla per fermare Aidoh, quindi sei colpevole quanto lui, Kain- spiegò calmo Kaname
-Per te va bene, Zero?- chiese Yuki, guardando l’amico, che sospirò irritato
-Portali semplicemente via dalla mia vista- sentenziò guardando altrove
-Volete che ce ne occupiamo noi delle ragazze?- chiese gentilmente Kaname
-No, credo sia meglio portarle dal direttore. Ci penserà lui a modificare la loro memoria- riflettè Yuki -Senza offesa, Kaname- disse con un timido sorriso
Sorrise a sua volta –Non c’è problema. Mi dispiace molto per quello che è successo, spero di non aver risvegliato brutti… ma… si sente bene?- chiese preoccupato con un cenno del capo nella mia direzione. Tutti si girarono a guardarmi curiosi.
La verità? No, non stavo affatto bene. Ero sbiancata. Appena quel Kaname spuntò fuori, si ripresentarono le dannate fitte e l’acuto mal di testa, esattamente come quel pomeriggio. Mi sentivo debole, molto debole. Forse per questo ero impallidita. Non riuscivo a tenere a bada quel forte malessere, che peggiorò quando Kaname cominciò ad incamminarsi sospettoso verso di me. Ad ogni passo che faceva, il dolore si faceva sempre più insopportabile, tanto da trasparire sul mio volto, trasfigurato dalle smorfie. Il mal di testa era diventato un continuo, assordante martellare, mentre le fitte erano come delle spade affilate, piantate nel petto senza pietà. Non ce la facevo.
Kaname ormai era ad un soffio da me, e nei suoi profondi, rossastri occhi potevo leggere sospetto e diffidenza, mischiati ad una lieve preoccupazione  e un po’ di spasso. Non si fidava di me, lo percepivo, e si divertiva di ciò. Mascherava tutto sotto i modi gentili ed affabili dei quali i nobili erano soliti. Nauseante.
Io intanto, mi sentivo mancare a quella vicinanza, annaspavo fortemente.
-Hai la febbre, per caso?-
“No che non ce l’ho idiota! E io so che tu lo sai! Vattene via!” pensai spazientita con quel briciolo di lucidità rimastomi, maledicendolo
-Kuran, non…- provò a fermarlo Zero, ma troppo tardi
Mi posò riguardoso una mano sulla fronte, per accertarsi che non ce l’avessi. Il suo tocco era fresco e delicato sulla mia pelle, ma io, dentro di me, sentivo bruciare come in preda al calore delle fiamme. Fu troppo per me.
Sentii il respiro mozzarsi
La vista appannarsi
I suoni si fecero ovattati
Le gambe cedettero come castelli di carte
Feci solo in tempo a vedere il viso di Zero sconcertato, e Yuki che scattava verso di me, urlando il mio nome.

 
E poi, il buio più totale
 
Caffè.
Intenso, amaro, semplice odore di caffè.
Fu la prima cosa che sentii quando mi risvegliai dal mio piccolo coma. Non avevo la più pallida idea di quanto tempo restai senza sensi. Forse ore, giorni. Dischiusi lentamente gli occhi, mettendomi pian piano seduta. Stavo adagiata su qualcosa di morbido e caldo, un letto. Mi guardai intorno, e mi riscoprii in quella che sembrava un’infermeria. I mobili, pieni di medicine ed aggeggi vari per ogni evenienza, erano illuminati dalla luce del sole che filtrava dai vetri delle finestre, dischiuse dalle tende, dando un tocco dorato al cupo marrone del legno. La stanza pareva ancora più luminosa, grazie al bianco candido delle pareti. Sbadigliai, ancora stordita dalle lunghe ore che passai dormendo profondamente. Niente incubi stavolta, e ne fui lieta. Mi riscossi un po’ sentendo il buon odore del caffè farsi sempre più forte, e dall’uscio vidi spuntare il direttore con in mano una bella tazza fumante. Sorrise sollevato quando mi vide, trattenendosi poi dal saltarmi addosso per via di una mia occhiataccia.
-Buongiorno, Yame, vedo con piacere che ti sei svegliata! Come ti senti?- chiese allegro, sedendosi su una sedia accanto al mio letto
-Meglio, molto meglio ora, grazie-
-Menomale, è un sollievo per me… per noi… eravamo molto preoccupati per la tua salute- disse
Abbassai lo sguardo, rattristata. Eccola, di nuovo: quella dolorosa sensazione che mi stringeva il petto. Uno stelo di rovi che si intreccia voglioso intorno al tuo cuore, ferendolo, graffiandolo, avvolgendosi ad esso così fortemente da toglierti la capacità di respirare; e più ti dimeni, più la sua morsa si fa intensa ed incessante. Così mi sentivo. Avevo fatto preoccupare qualcuno, ero stata di nuovo un peso, un disturbo, e ciò mi buttò ancora giù, nelle profondità del mio buio, tra quei ricordi che erano diventati la mia rovina, i graffi sulla pelle creati dai rovi che si erano attorcigliati intorno me. Per quanto mi sforzassi a non provocare disagi, alla fine fallivo miseramente ogni volta. Sorrisi amareggiata, e per l’ennesima volta, ingoiai ubbidiente il boccone amaro, sopprimendo ogni lamento del mio penoso cuore.
-Lo so- dissi triste, con voce roca -e mi dispiace, ma non so come mi sia potuto capitare. È successo così, all’improvviso- tacqui, deglutendo, indecisa, tenendo lo sguardo sulle mie mani in grembo. Non ero certa se raccontargli di Kaname, non volevo farlo preoccupare ancora di più con le mie paranoie, non dopo quello che ora gli avevo fatto. Così, per evitare di causargli ulteriori disturbi, presi la decisione di tenermelo per me, al momento –e poi, dopo essermi sentita male, non ricordo più nulla…- continuai, alzando poi lo sguardo su di lui –Per caso lei sa cosa è successo?- chiesi
-Beh, è semplice…- disse sorseggiando con gusto il suo caffè –dopo che sei svenuta, Zero ti ha preso in braccio e ti ha portato fin qui in infermeria. Era la prima volta che lo vedevo con un chiaro accenno di preoccupazione sul suo viso, mi ha stupito- disse bevendo un altro sorso
-Come?! Zero mi ha portato in braccio fin qui?!- esclamai imbarazzata, sgranando gli occhi, spiazzata da quello che avevo appena sentito
-Sì. Mi ha anche aiutato a spogliarti della divisa, sai, per rinfrescarti: annaspavi molto e scottavi in un modo allucinante… ci hai fatto veramente paura-
-No, un momento, mi ha… cioè, mi avete anche spogliato?!- esclamai ancora più imbarazzata, assumendo un colorito viola
Annuì –Già, e spesso è anche venuto a vedere come stavi, insieme a Yuki, ovviamente… ah, che bravi i miei figliuoli!- disse sospirando, portando una mano sul viso.
Lo guardai come inebetita. Oramai boccheggiavo come un pesce fuor d’acqua, per lo schock
-M-ma quanto ho dormito?-
-Più o meno tre o quattro giorni-
-Cosa?! Così tanti?- urlai sorpresa
-Shh- disse passandosi l’indice sulla bocca –Non ti agitare, riposati ora, che sei ancora debole- mi disse dolcemente, come se fossi stata la sua piccola bambina – Ora dovrei andare, ma prometto che ripasserò più tardi- disse scompigliandomi i capelli –Capisci, no? Normale amministrazione…-
-Sì, certo…- dissi, mentre si alzò. Stava per andarsene, quando si soffermò un attimo sulla soglia
-Ah, quasi dimenticavo…- disse girandosi per guardarmi –questa volta, date le circostanze, voglio chiudere un occhio, ma, se verrò di nuovo a sapere di una tua scappatella fuori dal dormitorio a quell’ora, sappi che non sarò magnanimo come lo sono stato oggi- disse severo, rivolgendomi uno sguardo tagliente
-Ehm, va bene…- risposi nervosa, ricordandomi della mia piccola fuga “illegale”. Se mi fossi trovata in un’altra situazione, credo che a quel punto mi sarei trovata in guai seri. Per una volta, ero stata fortunata, in un certo senso.
Vedendo che avevo afferrato il concetto, il direttore mi sorrise con un’aria un pò stanca ed uscì, sparendo nei corridoi. Non so perché, ma mi sembrò che il direttore quel giorno fosse di umore diverso, più… triste. Non era nel suo solito “stile Kaien Cross”. Mi chiesi se fosse stato in preda a chissà quali inquietudini…
Ancora sovrappensiero, mi posai una mano sulla testa, laddove mi aveva scompigliato i capelli. Le mie guance si arrossirono un poco, ripensando alla sensazione di calore ed affetto che mi aveva procurato con quel piccolo, insignificante gesto. La sua mano mi ricordò molto quella di mio padre, del quale mi si ripresentò forte la mancanza

 
-Cavolo…- bofonchiai

Yame…
Mugugnai, rigirandomi sull’altro lato, avvolta nelle calde ed accoglienti coperte
Sono venuto a trovarti…  canticchiò
“No, ti prego, non di nuovo!” pensai piagnucolando disperata, volenterosa di continuare a dormire tranquilla ed indisturbata. Scocciata, presi il cuscino e me lo misi sulla testa, nella vana speranza di non sentirlo più. Lui, per contro, ridacchiò alla mia reazione, come se si fosse trovato ad assistere allo spettacolo di un buffo pagliaccio.
Suvvia, non sei contenta di rivedermi?  domandò con tono scherzoso
-No- dissi secca da sotto il cuscino
Così mi offendi  commentò, fingendosi oltraggiato  e pensare che ero passato a vedere come stavi…
-E perché? Ti faccio pena? Guarda che sei l’ultimo a cui debba chiedere pietà- dissi acida, ancora con la faccia premuta sotto il morbido guanciale –e poi non ti devi preoccupare, perché non ne ho per niente bisogno, specialmente della tua!-
Uhm, ma come siamo crudeli…
Spazientita, sbuffai arresa, scansando malamente il cuscino e mettendomi seduta –Oh, ma perché parlo con te? Sei soltanto un brutto scherzo nella mia testa!- brontolai, rivolta più a me stessa che a lui
Ne sei sicura?
Alzai lo sguardo, guardandolo dritto di fronte a me, puntando le pupille nei suoi occhi scarlatti. Pensai che quel suo sorrisetto e l’aria da strafottente che aveva ora si intonavano perfettamente sul suo bello e terribile viso diafano
-Che vuoi dire?- chiesi perplessa ed irritata
Senza degnarsi di rispondere, incominciò ad avvicinarsi verso di me, chinandosi lievemente e posando le mani sulla ringhiera del letto, caricandone parte del peso
Sicura… che io sia solo frutto della tua immaginazione?  chiese con una punta di minaccia, e sorrise, mostrando apertamente i suoi canini. Ebbi un fremito lungo la schiena, per tutta la pelle.
-Perché, cosa sei?- chiesi simulando un sorrisetto altrettanto sfacciato
Il tuo padrone
Risi -Non credo proprio. Io non sono il cane di nessuno-
Oh si invece. Sei il mio dolce ed ubbidiente cagnolino  disse ridacciando
-Ti ho già detto che io non sono il cane di nessuno, né tantomeno il tuo- ringhiai
Immaginavo che saresti stata un tipo ribelle… testarda, proprio come la tua adorata mammina…
-Non ti azzardare a mettere in mezzo mia madre! Cosa ne sai tu di lei?!- gli urlai guardandolo furente. Non lo sopportavo. Non sopportavo la sua faccia, quel suo odioso sorrisetto, i suoi occhi, che mi mettesse paura, che mi facesse battere il cuore a mille, che avessi l’istinto di scappare via da lui, il più lontano possibile –Cosa ne sai di loro? Che cosa ne sai di quello che abbiamo passato? Sei solo un sudicio succhiasangue evanescente!- continuai velenosa
Frena, frena tigre, quante domande! Sai Yame, in questo mondo ogni cosa ha il suo prezzo da contrattare. Se vuoi sapere quello di cui sono a conoscenza e toglierti tutti questi dubbi, devi pagare il TUO prezzo.
-E sentiamo, cos’è che vorresti in cambio?- domandai sarcastica. Abbandonò la ringhiera del letto e si mosse ancora più vicino, prendendomi delicatamente il mento tra le mani. Erano fredde come il ghiaccio, proprio come l’altra volta.
Che tu accetti di essere il mio cagnolino per tutto il resto della tua vita  disse suadente, ancorando le sue pupille ardenti nelle mie. Con uno schiaffo, scansai bruscamente le mani dal mio viso, ancora più arrabbiata di prima
-Mai!- gridai decisa, con gli occhi che prorompevano fiamme. Rise di nuovo
C’era da aspettarselo… Oh beh, allora vuol dire che attenderò ancora un po’…  disse avviandosi verso la porta dell’infermeria, lasciandomi alle spalle  ma ti conviene arrenderti. Oggi ho avuto la prova di quanto sperato… sei già mia. Ancora poco, e lo sarai completamente e per l’eternità  continuò euforico
Rimasi completamente pietrificata dopo quelle parole. Avevano qualcosa di terrificante.
-Cosa vorresti insinuare?- chiesi confusa e tremante, fermandolo per un momento. Girò lentamente la testa, mostrandomi un sorriso agghiacciante, maligno.
Dammi retta Yame: stai lontana da Kaname, se non vuoi vedere sparso altro sangue… perché, sai, è facile perdere il controllo…
Detto questo, si rigirò e sparì, in una nuvola di fumo nero, lasciandomi più sconcertata di prima, senza parole e con le palpebre spalancate.
Per quale ragione aveva tirato in mezzo Kaname, ora?
Mi lasciai cadere di nuovo sul soffice materasso, a peso morto, continuando a guardare il soffitto, incapace di riprendere sonno. Lui, le sue frasi, erano per me un enigma, che mi lasciava tra le mani mille dubbi e nessuna certezza. Se volevo trovare le risposte che cercavo, da sola, senza cedere ai ricatti di quella stupida ed insulsa pseudo-immagine illusoria, c’era una sola cosa che potevo fare: consultare gli archivi dell’Associazione Hunter.

 
E dovevo farlo al più presto.
 
La mia dolce permanenza nell’infermeria durò per altri quattro giorni, per ordine del direttore. Ridestata ormai dal mio stato di incoscienza, provai più volte a chiedergli se sarei potuta ritornare a frequentare le lezioni, ma, nonostante le mie innumerevoli insistenze sul fatto che mi sentissi bene oramai, non ci fu ragione di persuaderlo. Diceva che secondo lui ero ancora troppo debole per ritornare ai quotidiani ritmi della giornata. Sebbene non amassi starmene lì ferma con le mani in mano, cercai di prendere la situazione dal lato positivo: almeno, avrei avuto un po’ più di tempo per riposarmi come si deve, e avrei saltato le lunghe e noiose lezioni di economia, che odiavo con tutta me stessa.
Inoltre, ebbi il piacere di scoprire che il direttore non scherzava sulle visite che mi facevano Zero e Yuki per sapere le mie condizioni di salute, addirittura venivano con Yori al seguito. Sinceramente non me lo aspettavo. Restavano lì con me per un po’, raccontandomi di quello che era successo durante la giornata, bisticciando e ridendo a crepapelle. Poi scappavano via, così come erano venuti, per finire di svolgere i perpetui lavori che il loro ruolo di Guardian richiedeva, promettendomi una nuova visita il giorno dopo. Quando rimanevo sola, mi soffermavo spesso a pensare a come riuscii a fare a meno di tutta quell’allegria per così tanto tempo…
Anche se, questi pensieri, andavano contro la strada che avevo scelto.
Durante quei giorni, ebbi altre grane per la testa.
Ero ansiosa, specialmente per una persona: Zero
Non lo trovavo molto in forma, lo vedevo pallido e spossato. I suoi occhi, solitamente di un vibrante viola, erano spenti, cupi, e a volte sembrava avere la testa da tutt’altra parte; e a quanto pareva, nessuno se ne curava, nemmeno lui stesso.
Qualcosa non andava: si sentiva poco bene, lo sapevo, ed ostinavo a chiedermi perché, senza però riuscire a venirne a capo.
Il motivo, lo scoprii solo l’ultima notte.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
salve a tutti! Eccomi di nuovo! Si, si lo so direte come al solito che sono resuscitata, e io continuerò a ripetervi che avete ragione, e anche molto -.- ma non posso farci niente, non mi danno mai tregua! D: devo allenarmi ad essere più svelta… ce la farò? Boh, ma lo devo fare per voi, quindi darò il massimo u.u ringrazio tutti quelli che mi seguono: i recensori, i lettori silenziosi, coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite e le seguite… vi adoro tutti *.* non sapete quanta gioia mi date!!! Come al solito, perdonatemi errori grammaticali e/o eventuali u.u spero che anche questo chappy vi piaccia ;)
alla prossima cari!
nozomi
 
 
 
 
 
                                                      
 
 
 

 
  
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