Capitolo 11.
Ancora tu…
Una settimana dopo. Masalor.
“Amore” la chiamò
Lorenzo mentre lei strappava dei bozzetti che aveva fatto
“che succede?”
“Succede che sono un po’
nervosa e non mi viene nemmeno un’idea per la
nuova collezione, tutte cose senza senso, già
viste!”
“Abbiamo ancora tempo, lo sai che la
creatività è strana, prende corpo
quando meno te l’aspetti”
“Già! A te, piuttosto, come va
con le politiche aziendali, il consiglio di
amministrazione, le azioni in borsa?”
“Male, purtroppo. In borsa siamo a picco
e la morte di Felipe non ci
voleva. Insomma tra di noi le cose non erano rosee, al contrario, ma
morire
così, così giovane per un malore, alla casa di
moda poi, devo cercare di
limitare i danni, ora prenderò la presidenza e
tenterò di sistemare le cose, le
idee verranno e speriamo di avere un po’ di fortuna. Poi tra
poco ci sposeremo
e questo mi rende felicissimo”
“A
proposito della morte di Felipe
sono stata convocata in commissariato venerdì
mattina”
“Anche io domani”
“Sono un po’ intimorita, lo
sai? Non sono mai stata interrogata, cosa mi
chiederanno, cosa devo rispondere, cosa c’entro io?”
“Ma sarà solo un colloquio,
sei una persona informata sui fatti, dovrai
solo rispondere a domande relative alle circostanze, al tuo grado di
conoscenza
con Felipe”
“Volevo andarci con Elisa ma è
fuori casa per un convegno dell'ordine dei
farmacisti, Kate ha la bambina piccola, mi accompagni?”
“Mi dispiace, ma non posso. Ho una
riunione con dei soci, però di
qualsiasi cosa tu abbia bisogno, chiamami. Io ci sono sempre per te
tesoro”
“Grazie” e si baciarono.
Questura di Milano. Ore 10.00
“Ispettore Magliani”
“Ah, buongiorno giudice Corsi, vuole
assistere all’interrogatorio per il
caso Pérez?”
“Si, ho letto l’autopsia, non
è stato un malore, non si è trattata di morte
naturale, Pérez ha avuto uno shock anafilattico, pare che
avesse ingerito una
sostanza, forse di tipo farmacologica a cui era allergico, quindi, la
situazione cambia notevolmente, si è trattato di
omicidio”
“Potrebbe essere stato un errore, uno
sbaglio, una tremenda casualità?
Perché pensa ad un omicidio?
Guido lo guardò rispondendogli secco
“Perché vi era una concentrazione
doppia di quello che poteva anche solo tollerare e gli avevano condito
il
pranzo. Non credo che Pérez si fosse divertito ad assumere
un farmaco a cui era
allergico unendolo al suo pasto” poi gli chiese perplesso
“Ha ricevuto anche
lei il pre-rapporto del medico legale, vero?”
“Si, si, ma meno di un’ora fa e
ci avevo dato solo un’occhiata” fu colto in
fallo l’ispettore.
“Anche io l’ho ricevuto meno di
un’ora fa, ma l’ho letto attentamente, ieri
ha sentito Lorenzo Barricati, il vicepresidente della Masalor,
stamattina
invece chi ascolta?”
“La dottoressa Leonardi”
Quel cognome risvegliò qualcosa in lui
“Azzurra
Leonardi” pensò dentro di se poi rise
“Non
può essere lei Azzurra Leonardi e la dottoressa Leonardi non
potrebbero essere
mai la stessa persona, sicuro! Sai quante persone al mondo o anche solo
a Milano si chiameranno Leonardi?”
“E poi Guido
piantala, ma cos’è
un’ossessione ora vedi Azzurra e senti parlare di lei
ovunque? Torna in te!”
“Chi è?” chiese
all'ispettore.
“Uno dei dirigenti della
Masalor”
“Vabbè,
non è lei! Se prima
avevo avuto anche solo il minimo dubbio ora sono sicurissimo”
“E’ la stilista di punta e
coordina il team degli stilisti della maison,
anzi, sarà anche la testimonial del prossimo catalogo
primavera-estate”
“Fa tutto lei?”
“Beh se posso permettermi signor giudice
mi è sembrata una donna in gamba,
preparata, competente e molto molto bella”
“E adesso dov’è
questa Miss Italia?” “Già
la immagino questa dottoressa Leonardi, bella, viziata, ricca,
capricciosa,
piena di sé, sarà un interrogatorio da cappio al
collo”
“E nel mio ufficio, le ho portato un
caffè poco fa, era un po’ agitata,
volevo lasciarle il tempo di tranquillizzarsi un attimo”
Guido era alquanto infastidito dalle premure di
Magliani “Ispettore questa, ora,
è un’indagine per un omicidio, il
caffè, la pubblicità, le modelle, le
collezioni non ci devono interessare se non sono strettamente attinenti
al
caso. Non si perda dietro due occhi dolci, quattro moine e un paio di
gambe
lunghe. Andiamo”
“Prego” lo fece accomodare nel suo studio, aprì la porta, lei si alzò in piedi e così si ritrovarono uno di fronte all’altra, tre anni dopo.
“La
dottoressa Leonardi, lui è il gip, il dott. Corsi,
assisterà
all’interrogatorio” Magliani come era doveroso
fare, si
occupò delle presentazioni, non sapendo che, forse, erano
scontate in quel caso.
“Azzurra…
è Azzurra! Dottoressa…
dirigente… stilista… testimonial…
Azzurra… ma allora è davvero lei!”
“Guido? E che ci
fa qui, Guido? Gip?
Ma che significa? Ora è un giudice? Ed è a
Milano? Anche l’altra sera… era lui…”
Lei si fece scappar di mano il bicchierino vuoto
del caffè e lui si abbassò
prontamente per prenderlo, fece la stessa cosa anche lei e
così si ritrovarono
viso a viso, di nuovo, un’altra volta, con le mani di
entrambi una accanto
all’altra.
Azzurra si ritrasse subito come se avesse preso la
scossa al solo tocco,
lui invece gettò il bicchierino nel cestino.
Tre anni dopo, ancora loro e di nuovo
così quasi pronti ad un bacio...
“Vogliamo incominciare?”
domandò stranito l’ispettore. “Ma come? Dice a me di non farmi abbindolare
dal fascino femminile e poi lui sembra imbambolato? Ma non è
strano questo
giudice Corsi?”
“Dottoressa Leonardi… da
quanti anni lavora alla Masalor?” domandò lui a
bruciapelo.
“Da quasi quattro anni”
“Quattro anni?” chiese lui
sorpreso e alzando il tono di voce.
“Si, quando sono arrivata a Milano,
facevo la commessa in una boutique e
nel tempo libero mi divertivo a fare dei bozzetti. Marilù,
la proprietaria
della casa di moda li ha notati e mi propose prima uno stage e poi un
contratto
di lavoro”
“Ma lei non è
laureata?” domandò ancora lui zittendo Magliani
che accennava
a una domanda.
“Ma certo che lo sono!” disse
Azzurra quasi strillando, poi abbassò i toni “Mi
sono laureata in Moda e Design al Politecnico di Milano
l’anno scorso, ho
lasciato definitivamente la boutique, visto che lavoravo alla maison
già da
tempo. Marilù, oltre a puntare sulle mie collezioni, mi ha
affidato il compito
di dirigere gli altri stilisti emergenti che sono il cuore della casa
di moda.
Come vedi non sono un’incapace” disse perdendo il
controllo
Magliani la guardò visibilmente stupito
“ma cosa sta succedendo qui?”
Lui tossì e lei aggiustò il tiro “Come vede signor giudice sono molto apprezzata alla casa di moda, Marilù era una donna straordinaria, una donna a cui devo tanto”
“E di suo marito, cosa ci
dice?” intervenne anche l’ispettore.
“Felipe? Si erano sposati 7/8 mesi fa,
Marilù l’aveva conosciuto durante un
viaggio alle Canarie, era un animatore turistico, lei diceva che era
stato un
amore travolgente, che le dava nuova vita, peccato poi che cinque mesi
fa ha
scoperto di avere un male tremendo, fulminante, non
c’è stato nulla da fare,
Lorenzo ancora si dispera, ancora si chiede se abbiamo fatto tutto il
possibile
per lei”
“Lorenzo Barricati?”
domandò lui.
“Si” rispose lei guardandolo
per la prima volta diritto negli occhi, mentre
con le dita torturava quell’anello che c’era
all’anulare sinistro. A quel punto
l’altra domanda che Guido aveva in mente non la fece nemmeno.
Scontata, ovvia.
Stanno insieme.
A proposito di anelli a lei venne subito
un’associazione guardando le sue
dita “e la fede nuziale?”
“Neanche la vera nuziale porta?
Andiamo bene”
Lui si rese conto di cosa stava guardando lei e
quasi fece segno di no con
la testa.
“No? Ed ora questo no che significa? Che
sono invadente? Che sono
inopportuna? Che non cambio mai? No, non cambio mai, posso pure essermi
laureata, realizzata professionalmente ed essere soddisfatta sul piano
sentimentale, con Guido Corsi e per Guido Corsi io non cambio
mai”
“I suoi rapporti con il signor
Pérez?” fu Magliani a riportarli alla
realtà.
“Era il presidente della Masalor, il mio
capo, l’organo decisionale più
importante, non avevamo una conoscenza profonda, era un rapporto
strettamente
professionale, abbastanza impersonale. Lui decideva e a noi spettava
eseguire”
“Non era un rapporto collaborativo? Uno
scambio di idee, di valutazioni?”
osservò lui.
“Poco. Molto poco, Felipe era
autoritario, difficile che cercasse il
confronto con gli altri”
“Nemmeno con il figlio della sua defunta moglie e sua nuora?” fu lui a domandarlo e lei quasi impallidì
“No, nemmeno con noi” rispose.
“Che strano però”
riprese lui grattandosi la testa “Un ambiente creativo,
la moda, le tendenze ed un capo autoritario che non si confronta con
nessuno e
decide solo lui per tutti, non deve esserci stato un bel clima in
quest’azienda
e lei dottoressa Leonardi come viveva tutto ciò?”
“Io ho sempre cercato di fare bene il mio
lavoro, di farlo con tutto
l’impegno di cui sono capace e se un’idea non
andava bene, me ne facevo venire
un’altra e un’altra ancora! Lavorare con Felipe a
volte era massacrante, ma io
amo quello che faccio e non mi pesa”
“Secondo lei c’era qualcuno che
aveva interesse ad uccidere Felipe Pérez?”
chiese l’ispettore.
“Uccidere? Come uccidere? Ma non
è stato ucciso!” constatò sotto shock.
“Si, invece! Il signor Perez è
stato… avvelenato in qualche modo. Ha
ingerito qualcosa a cui era allergico” confermò
lui “A proposito dottoressa
Leonardi lei dove ha trascorso la pausa pranzo del 20 febbraio
scorso”
“Ero alla Masalor come sempre”
“Sola?” chiese lui.
“In genere pranzo con Lorenzo, quindi ero
con lui”
“Controlleremo” rispose
Magliani “Per il momento è tutto dottoressa, la
ringrazio molto per la collaborazione, è stata utilissima.
Si tenga a
disposizione se ci fosse ancora bisogno di lei” si
voltò verso Guido che
contrariamente a lui non aggiunse una parola.
“Grazie a lei, è stato molto
gentile ispettore. Arrivederla” gli allungò la
mano, ignorò lui e se andò.
“Cosa ne pensa?” chiese
Magliani per stemperare la tensione che era calata
in quella stanza.
“Cosa?” domandò
Guido a sua volta non avendo capito il suo quesito
“Intendevo questo Pérez non
era uno stinco di santo”
“Ma non per questo meritava di essere
ucciso, ora scusi ispettore devo
andare, voglio il rapporto di questo interrogatorio per
stasera” corse via come
un matto per raggiungerla “Azzurra…
Azzurra”
“Adesso mi
senti, stavolta parliamo”
“Non ho nessuna
intenzione di
parlargli! Non voglio sentirlo! Non voglio sapere niente!”
Lei finse di non sentirlo ed accelerò il
passo.
“Azzurra!”
“Azzurra!” stavolta si sentì chiamare da
qualcun’altro di fronte
a lei e non era una sola persona, ma due.
“Suor Angela! Davide!”
“Ma sono ancora
a Milano? O sono
finita di colpo a Modena e non me ne sono accorta?”
“Che tempismo!
Mio figlio e suor Angela”
“Tesoro, ma quanto tempo? Sei un incanto!
Stupenda. Ma, come stai?”
“Bene,
bene" rispose alla consorella e poi guardò il suo ometto
cresciuto "Davide? Oh mio Dio, Davide ma come sei cresciuto! Sei
diventato così… così grande, che bello
che
sei!”
“Anche tu sei bellissima Azzurra e sarai
per semprissimo la mia tata
pazzeschissima”
“Oh tesoro” si abbracciarono
“e comunque spero te l’abbiamo insegnato che
pazzeschissimo non si dice e neanche per semprissimo”
“Vocabolario
Azzurra Leonardi tata e
adesso laureata e dirigente di moda”
pensò Guido, li raggiunse puntualizzando
subito “avevi un amore smodato per i superlativi
assoluti”
“Niente che con una buona grammatica non
si sia potuto risolvere” rispose lei
senza nemmeno guardarlo.
“Lo posso
cancellare con la gomma
cancellabile? Non lo voglio sentire!”
Poi
si rivolse alla consorella “Suor
Angela che bello rivederla. La posso abbracciare?”
“Ma certo, tesoro! Un tempo non me
l’avresti, mica, chiesto mi saresti saltata
al collo direttamente”
“Quante cose
avrei fatto un tempo che
adesso non farei o non direi più?” si
chiese lei
“Le voglio bene suor Angela” e
si strinsero commosse.
“Ma come mai siete qui? Vi tratterete
molto?”
“Solo pochi giorni. Poi Davide deve
finire la scuola a Modena”
“Ah! Capisco”
“E Beatrice?
Mah, forse è a Modena
con l’altro figlio”
Con lui, invece, il gelo totale, nessuno sguardo,
ne una parola, ne un
gesto, nemmeno fosse stato trasparente!
“Azzurra?” l’ennesima
voce diversa che ripeteva il suo nome.
“Lorenzo, ciao”
“Eh, certo! Per
completare il quadro
ci voleva Lori, ma cosa ho fatto di male io stamattina per trovarmi
qui, così,
tra di loro?” pensò Zuri.
“Buongiorno” disse Lorenzo
salutando tutti e mettendosi accanto a lei
“Amore sono riuscito a liberarmi dalla riunione ed ho pensato
di venirti a
prendere, ho notato che eri un po’ tesa per
l’interrogatorio e volevo starti
vicino”
“E’
arrivato il principe azzurro”
sentenziò Corsi.
“Grazie, hai avuto un pensiero
carinissimo Lori”
“Amore sei
impagabile” osservò
lei
“Per lui i
superlativi assoluti gli
sono rimasti però!” rimuginò
Guido.
La situazione era piuttosto imbarazzante, carica di
interrogativi più o
meno velati e più o meno risolti e risolvibili.
“Non mi presenti i tuoi amici, non credo
di conoscerli”
“Sagace il tipo!”
considerò il
giudice
“Infatti, lei è suor
Angela”
“Ah la famosa Suor Angela, Azzurra mi ha
parlato così tanto di lei ed io
devo ringraziarla anche se solo ora ho il piacere di conoscerla, lei
per la mia
futura moglie è stata un vero dono del cielo”
“La futura
moglie? Lei la sua futura
moglie? Devo sopportarla ancora per molto sta manfrina?”
“Lui
è Davide”
“Ciao! Molto piacere, anche di te so
tante cose, il calcio come va? E la
batteria la suoni ancora?”
“Si, suono ancora e il calcio va bene,
grazie” rispose il ragazzo con poco
entusiasmo.
“Ora pure
Davide, tieni giù le zampe da mio figlio
Barricati! La batteria? Il calcio? Azzurrina mia il vizio di parlare
sempre
troppo non te lo sei tolta, vero?”
“Lori
però così non vale! Non puoi ridirgli tutto
quello che ti ho confidato”
“Lasciami indovinare Guido
Corsi”
“Ora tocca a
me, finalmente!”
“Il giudice Guido Corsi” lo
corresse lui allungandogli la mano “il famoso
Lorenzo Barricati, di lei so tante cose anche io sa e non me
l’hanno
raccontante, le ho lette nel fascicolo per la morte di
Pérez” osservò lui duro e
freddo.
“E Guido Corsi sarà sempre colui
che non si fa mettere i
piedi in testa da nessuno”
“Nulla da nascondere signor giudice,
può prendere su di me tutte le
informazioni che crede, io sono a completa disposizione”
rispose con estrema
gentilezza Lorenzo.
“Ora credo sia meglio andare caro, ho
degli impegni alla maison”
“Azzurra non ti va di venire a pranzo con
noi?” chiese Davide “sarebbe
bello come ai vecchi tempi”
“Oddio amore ma
certo che ci verrei a
pranzo con voi…” pensò dentro
di sé
“Io invece credo
che sia proprio il
caso. Ci sono tante cose che devo scoprire Azzurrina”
constatò il giudice.
“Amore non li vedi da tanto tempo,
è una bella occasione per stare un po’
insieme, perché non sarebbe il caso?” la
incalzò il fidanzato.
“Beh, in fondo, Lorenzo ha ragione,
farebbe piacere anche a me parlare un po’
con te, sapere del lavoro, di come stai e poi se non ho capito male ti
sposi,
insomma, ci sono tante cose da raccontarsi” si intromise suor
Angela.
Lei guardò lui.
“Si lo voglio
sapere anche io”
pensò Guido rispondendo ad una domanda immaginaria.
“Se ci sei tu,
non ci verrei nemmeno
morta”
“Facciamo così questo
è il mio numero” Azzurra passò il
bigliettino a
Davide “oggi purtroppo devo sistemare delle cose alla casa di
moda, ma possiamo
vederci domani, cosa dite?”
“Ok” lo prese Davide
“Va bene” confermò
la consorella.
“Un piacere avervi conosciuto, mi avvio
alla macchina amore” si allontanò
Lorenzo
“E’ stato bello
rivedervi” concluse Azzurra commossa “A
domani”
Se ne stava andando, ma poi tornò a
guardare loro e soprattutto lui “Ah! Salutami
tua moglie e il vostro bambino o bambina” disse con tono
sincero e pacato, poi
sorrise e corse via.
Loro tre, invece, rimasero a guardarsi stupiti
“Ma Azzurra cosa sapeva?
Credeva ancora che lui e Beatrice si fossero sposati e avessero avuto
un figlio
loro?”
L’indomani si accordarono per un pranzo,
purtroppo Guido riuscì ad arrivare
solo con notevole ritardo e quindi l’atmosfera fu tranquilla
e rilassata per
lungo tempo, lei, Davide e suor Angela parlarono di tutto, del
convento, della
residenza universitaria, di Nina, di Margherita che era finalmente
diventata
medico-legale, della casa famiglia, di suor Maria che poi era il nome
che aveva
preso Chiara da consorella. Azzurra raccontò del suo lavoro
di stilista, degli
anni di studio, lavoro e comitive di amici e non fece mistero del suo
desiderio
di sposarsi e di avere finalmente la sua famiglia, poi toccò
a Davide che le
raccontò i suoi interessi, le sue passioni, lo sport, la
scuola e perfino un feeling
in corso con una ragazzetta della sua classe.
“Aveva ragione papà, le donne
sono e saranno sempre un mistero”
“Ah, per tuo padre sicuramente tesoro! E
lo resteranno sempre!” sentenziò lei
in tutta sincerità
“Grazie per la fiducia!” le
rispose a tono lui entrando in quel momento nel
ristorante “E comunque non posso darti torto! Io non vi
capirò mai e tu per me
resterai sempre un mistero” lo sguardo di lei
passò dallo sgomento per essere
stata colta in fallo a parlare male di lui, allo stupore totale per la
sua
affermazione “e che significa che io
resterò sempre un mistero? Cosa c’entro io?”
Tornarono ad una conversazione generica, rilassata,
tranquilla, poco dopo
furono raggiunti da Kate, suo marito Giovanni e la loro piccolina
Marianna di
sei mesi, Caterina ci teneva ad incontrare suor Angela e a trascorrere
un po’
di tempo insieme, circa un’ora dopo Guido rientrò
a lavoro e grazie a dei
cugini di Kate ed Elisa, Davide fece amicizia con alcuni suoi coetanei
ed
organizzarono una partitella di calcio.
Un paio di giorni dopo, suor Angela e Davide
ripartirono e prima di andare
via passarono alla casa di moda per salutarla affettuosamente, Azzurra
era
davvero felice di averli ritrovati, tre anni prima le sembrava aver
fatto la
cosa giusta tagliare i ponti con Modena, con quella famiglia che aveva
lì e che
l’aveva aiutata a crescere, a maturare e a diventare una
donna, ora con il senno
di poi, pensò di aver sbagliato tanto, non aveva
più visto Davide, con suor
Angela solo un paio di telefonate in tanti anni, non vedeva
più Nina da quando
se ne era andata via e perfino con Margherita aveva rallentato quasi
del tutto
i rapporti, si era data anima e corpo allo studio, al lavoro, alla
relazione
con Lorenzo, alle sue care amiche che le erano state tanto vicino,
tutto sempre
e solo per un motivo: lui!
O meglio lui, Beatrice, il loro matrimonio e la famiglia che aveva costruito insieme, per lei non c’era posto, decisamente.
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