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Autore: Angelo Osaki    09/06/2013    2 recensioni
“L’hai ucciso, tesoro.”
“Ho ucciso così tante cose che ormai non ha più tanta importanza. Non ritorneranno in vita, né io potrò cambiare le cose. Ho trovato semplicemente il coraggio di fare quel passo nelle tenebre che avevo paura di fare.”
Quanti di voi hanno pensato al suicidio? Matteo è solo un'altra vittima della vita.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 I scream into the night for you
 

 
Neanche a farlo apposta, quella notte pioveva. Non era la solita pioggia invernale di fine Dicembre, ma un segnale: in quegli istanti, il cielo, la Luna e le stelle stavano piangendo con lui.  Un pianto  emanato dai più profondi meandri del dolore, che solo chi affondava nell’oscurità, proprio come Matteo,  poteva comprendere fino in fondo. “Quando si è persi nel silenzio, si può davvero trovare qualcuno che senta l’urlo silenzioso risuonare nelle tenebre dell’animo umano?” Beh, qualunque fosse la risposta, a lui ormai non importava più. 
Matteo arrivò alla fine delle scale, le quali l’avevo condotto all’ottavo piano, cioè la terrazza dell’edificio in cui abitava con la sua famiglia da quando ne aveva memoria.  Quando aprì la porta e uscì all’aria aperta, cadde in ginocchio, alzando il capo verso quel cielo notturno dal quale sembravano, sparite tutte le stelle, come se qualcuno le avesse spazzate via con un soffio di vento forte ma allo stesso tempo delicato.  Qualche mese prima  aveva promesso  a se stesso che non avrebbe  più pianto o sofferto, ma alla fine eccolo lì: in lacrime. Lacrime di cui non avvertiva più neanche il passaggio sul viso roseo e coperto da una barba che mostrava come lui fosse ancora un giovane ragazzo indifeso dalle cattiverie della vita.  
Una domanda piano piano si fece strada dentro quel cuore tormentato: “sei sicuro di volere questo? Non c’è rimedio. Sicuro di voler lasciare andar via tutti i ricordi di me e te?”
Matteo cominciò a singhiozzare. Chiuse gli occhi. La risposta gli faceva paura, perché sapeva che, se era arrivato a quel punto, era tutta colpa sua. “Potevo nascere normale, invece sono nato così. È  questo che merito, lo sento dentro di me.”
“Ti ritieni tanto lucido da poter davvero fare chiarezza dentro quell’oscurità che hai permesso si impossessasse della tua anima?”

Un’altra risposta da temere, un altro pugnale nel cuore.
“Ma io so di essere sbagliato!”
“Oh, sì, lo sei. Ma, dimmi, lo eri? Prima che tutto questo cominciasse, lo eri?
“Non si può tornare indietro.”
“Se lo volessi veramente, potresti ricominciare da capo!”
“So cosa voglio. L’ho sempre saputo.”
“Capisco. Io so cosa vorrebbe il Matteo che hai ucciso.”
“C’è solo un Matteo e sono io!”
“L’hai ucciso, tesoro.”
“Ho ucciso così tante cose che ormai non ha più tanta importanza. Non ritorneranno in vita, né io potrò cambiare le cose.  Ho trovato semplicemente il coraggio di fare quel passo nelle tenebre che avevo paura di fare.”
“Lo chiami coraggio? Io la chiamerei paura. Paura di ciò che sei. O meglio: di ciò che eri.”
“Qualunque cosa sia, so cosa voglio. Quindi lasciami in pace!”
“Oh, no! Io ti guarderò. Ti guarderò buttare via la tua ultima possibilità.”
Matteo si alzò e si diresse verso quello che lui  identificava come coraggio; ma a questo punto, chi poteva dirgli cosa fosse vero e cosa no? Avevo smesso di porgersi domande già da un pezzo e ricominciare proprio ora che era arrivato alla fine gli sembrava inutile.
“Se tutto ciò per cui hai combattuto fin’ora non può trattenerti dal farlo, salterò io per te.”
“Salteremo entrambi. Cessiamo questa guerra in quest’ultimo istante di vita.”
“ Non possiamo restare ancora per un secondo?”
“Avremo l’eternità per stare insieme.”
“Ascolta ogni singola goccia di pioggia e mi sentirai lì, mentre precipito al suolo. Per me era troppo tardi, ma per te?”
Bisogna ascoltare la pioggia, per capire le persone.


   
 
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