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Autore: Vedra    10/06/2013    0 recensioni
Cosa succede se in una famiglia piena di gelo nasce una figlia che ha calore dentro di sè? Cosa succede quando una Purosangue si innamora di un Nato Babbano? E, soprattutto, come può succedere?
Il velo opaco che rivestiva la tua vita brucia tra le fiamme ardenti dell’amore, libero e potente. La morte e il grigiore non sono che ombre lontane, ricordi di un’Era ormai passata; la vita e il calore governano adesso sul tuo futuro. Un futuro in cui le rose fioriranno e la vita non sarà grigia, perché tu, Andromeda, hai compiuto la tua scelta, ed hai scelto la felicità, la gioia, la libertà, preferendole a una lunga e triste agonia. Hai scelto di far sbocciare le rose del tuo cuore sotto i raggi dell’amore che sorge ad Est.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Narcissa Malfoy, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Esiste un'amica chiamata sorella





L’alba brilla fulgida questa mattina, avvolta in uno scintillio d’oro, ma tu, come sempre, puoi scorgere solamente il suo riflesso nelle acque smeraldine del Lago Nero. L’aria è stantia nella tua camera, e i tuoi polmoni agognano quella pura e limpida della Torre di Astronomia. Ieri, quando il sole tramontava, hai deciso di parlare a tua sorella, Narcissa.

Tra le tue amiche non ve n’è una con cui sei così in confidenza da rivelarle i tuoi crucci, speri che Narcissa, la tua Cissy, ti possa aiutare e consigliare: il peso in fondo al cuore è troppo pesante, troppo angosciante, e le tue convinzioni non sono solide come dovrebbero, vacillano da quando hai saputo del fidanzamento di Ted. Sei una foglia in balia di un mare troppo tempestoso. Le onde alte e schiumose ti trascinano senza il tuo volere e la ragione non riesce a opporsi ad esse. La mattina trascorre con lentezza, mentre gli usignoli trillano sui rami e il sole si posa sulle corolle delicate dei fiori.

Il cibo non desta la tua attenzione, e il piatto rimane intatto. Quando il sole inizia a ridiscendere verso Occidente, ti alzi e ti allontani. Sai dove trovarla, la tua Cissy. Due colpi sulla porta della sua stanza sono sufficienti per annunciarti. Entri silenziosa e la vedi. È appoggiata a una finestra, con le braccia incrociate davanti al petto e ha lo sguardo perso nel verde dell’acqua. Una musica dolcissima si spande per tutta la stanza e calma in parte il tuo animo burrascoso.

«Cissy…».

«Dromeda… perché sei qui?» Si volta, con un sorriso gioviale dipinto sul volto. Ha solo un anno in meno di te, eppure è così diversa. Severa e dolce, bella come una rosa bianca e leggiadra come una libellula. Due occhi luminosi le splendono sul volto; i lunghi capelli biondi scendono come una cascata di oro fuso sulla schiena, liberi ma composti. È l’unica di voi tre a essere già fidanzata. Lucius è il suo ammiratore e, da quando le ha proposto le nozze, tra tua sorella Bellatrix e Cissy non v’è stato altro che astio. Sei stata felice per lei quando ti ha rivelato che presto sarà sposa: hai visto nei suoi occhi l’amore. La fortuna le ha sorriso: pochi sono i matrimoni Purosangue in cui tra i due sposi v’è amore. 

«Lo sai». Il suo sorriso è caldo, rassicurante. Non è difficile comprendere il motivo per cui Lucius si caduto inesorabilmente ai suoi piedi; ti si stringe il cuore al pensiero che l’unico motivo per cui lei e il rampollo dei Malfoy non siano ancora convolati a nozze risiede nel vostro stato nubile, tuo e di Bellatrix: Narcissa è la più piccola della famiglia, e la tradizione vuole che per prime si sposino le sorelle maggiori. Maledetta tradizione, regna sulle vostre vite, le condiziona in modo assoluto, uccide la vostra volontà, vi riduce a semplici burattini nelle sue mani.

«Non voglio credere alle mie supposizioni».

«Dovresti», mormori, stancamente. Vedi l’espressione mutare sul suo volto, indurirsi, irrigidirsi; le sue labbra schiudersi in uno stupore composto.

«Siedi, Andromeda». Ti accomodi su una semplice sedia, mentre lei si adagia sul letto dalle lenzuola di seta verde. I suoi occhi penetranti e scuri ti trafiggono l’anima. Non li sostieni per molto, nonostante, quale sorella maggiore, la tua autorità dovrebbe essere superiore a quella di Narcissa. Niente può sfuggire al suo sguardo indagatore, sei nuda ai suoi occhi.

«Strane voci corrono sul tuo conto».

«Immaginavo».

«Voci a cui nessuno crede…».

«Per mia fortuna».

«Voci che raccontano falsità».

«Non tutte le voci narrano verità».

«Andromeda. Quelle voci… dimmi che non sono vere».

«Sai che lo sono». Silenzio. Silenzio nella stanza, nel tuo cuore, nel suo cuore. Silenzio nella tua mente, nella sua mente. E gli occhi profondi di tua sorella che ti scrutano, cercando di capire se le tue parole sono vere. È immobile, più fiera  e nobile di te. Più fredda e gelida. Le sue mani sono ferme e strette, poggiate delicatamente in grembo, lì dove le pieghe dell’abito sono più fitte.

«Chi ne è a conoscenza?» Mai come in questo momento hai amato la fermezza di carattere che distingue tua sorella dalle altre Purosangue. Il controllo che esercita sulla sua voce, sulle sue emozioni, sulla sua mente è assoluto, molto più grande di quello che tu possiedi. L’espressione dolce del suo volto si può trasformare velocemente e per assumere quella freddezza e decisione che i tuoi genitori cercano disperatamente nei tuoi lineamenti.

«Nessuno, oltre te, me e Ted».

«Ne sei certa?».

«Sempre che Ted non lo abbia detto a qualcuno dei suoi amici».

«Prega che la verità non giunga alle orecchie dei nostri genitori».

«Prego ogni sera, Narcissa».

«Ma come…?».

«Non lo so, credimi… non ne ho idea… è successo, e basta».

«Non è certamente una risposta accettabile nel nostro mondo, Dromeda».

«Non occorre che tu me lo ricordi, Cissy, è già abbastanza difficile così com’è».

«Non posso dire di comprenderti, perché mentirei, ma posso chiederti cosa vuoi che io faccia».

«Voglio che tu mi dia un consiglio, Cissy».

«Un consiglio, riguardo cosa?».

«Molte cose».

«Credo che sia opportuno che tu mi racconti tutto». Acconsenti, e dopo lunghi mesi di silenzio lasci che il fiume di parole da tempo dentro di te scorra fuori dalle tue labbra.
Racconti del primo sguardo, della sua gentilezza, del suo calore; dell’amicizia fiorita nei lunghi mesi autunnali; dell’amore sbocciato lentamente; del tuo tentativo di soffocarlo; del bacio tenero e timido sotto i raggi della luna; del dolore quando hai saputo del suo fidanzamento; della confusione perché l’amore che credevi morto è ritornato alla vita, una fiamma più forte e ardente di quanto non credessi; e infine della decisione di parlarle, per capire come comportarti in seguito.
Narcissa ascolta in silenzio, la schiena ritta ed elegante, il volto impassibile, gli occhi impenetrabili, scuri e profondi come un nero abisso.
Poi silenzio.
Ti guarda, ti osserva, ti scruta.
Poi si alza, raggiunge la finestra, osserva l’acqua.

«Cosa dovrei dirti, Andromeda? Il mio essere è diviso in due. Quale delle due metà vuoi udire? A quale devo dare voce?».

«Quali sono le due metà, Narcissa? Le stesse tra cui sono divisa io?».

«Se sei divisa tra la mente e il cuore allora sì».

«Ebbene, lo sono».

«E a quale delle due hai prestato attenzione?».

«A entrambe, ma ora non so più quale ascoltare».

«E quale vuoi sentire, adesso?».

«Rischierei di essere ancora più confusa se ti chiedessi di dar voce a entrambe, ma non posso decidere se prima non le ho ascoltate tutte e due. Può forse un giudice dar ragione a una delle due fazioni, se ascolta la versione di una sola?».

«Dunque io parlo adesso con la voce della mente, Andromeda, e ti dico di dimenticare Ted Tonks, di obliare questo infausto periodo della tua vita, di ritornare alla casa dei tuoi padri, di chiedere perdono e seguire le tradizioni degli antenati, che ti vogliono sposa fedele di un Purosangue, di abbandonare ogni speranza di felicità e di lasciare questa scuola come una nobile appartenente a un’antica stirpe, e non come una reietta».

«Ho ascoltato la voce della mente, ora voglio udire quella del cuore».

«Io parlo adesso con la voce del cuore, Andromeda, e ti dico di lasciar andare i sentimenti; di togliere la diga che li frena; di dimenticare il tuo nome e i tuoi obblighi; di rinnegare la tua stirpe, e con essa le tradizioni che essa prevede; di vivere felice, seppur reietta per il tuo mondo e la tua famiglia, ma con la certezza di un futuro dove le rose sbocceranno e la vita non sarà grigia, sapendo che rimarrai sempre nei cuori delle tue sorelle».

«Cosa dice adesso Narcissa?».

«Ah, ma io ho parlato, Andromeda, e molto ho detto. La scelta, adesso, spetta a te».

«Quale risposta avresti dato, se non ti avessi chiesto di dar voce a entrambe le metà tra cui eri divisa?».

«E chi può saperlo? È strano come dall’ispirazione di quel momento avrei potuto cambiare il corso della tua vita».

«Vorrei che lo avessi fatto, Cissy, lo vorrei».

«Le trame del Fato sono imperscrutabili, Dromeda. Era destino che io esternassi entrambe le opinioni che erano in me, ed era destino che tu venissi da me. Chi mai può sapere come si concluderà questo colloquio?».

«Cissy… cosa devo fare?».

«Non posso prendere le tue decisioni, Andromeda, ma posso dirti che la tua vita appartiene solo a te, non al passato, non alle tradizioni, non alla nostra casata, non a nostro padre, né a nostro padre, né ai nostri antenati.
Non si vive per accontentare gli altri, Andromeda, ma solo per accontentare noi stessi, perché alla fine, quando la morte pietosa ci coglierà, dovremo essere soddisfatti della nostra esistenza per lasciare la fitta cortina di nubi di questo mondo serenamente, soddisfatti delle nostre azioni, qualunque esse siano, e in qualunque modo esse siano state giudicate.
Una persona può dire che la sua vita è stata felice quando, ripensando ad essa, sente il cuore colmarsi di gioia, e una grande tranquillità scendere sull’anima».

«Vorrei che nostro padre e nostra madre fossero fieri di me, Cissy, e al contempo vorrei che Ted mi amasse e vorrei poterlo amare».

«I nostri genitori ti amano, Andromeda, soprattutto nostra madre, poiché vede in te la stessa forza che avrebbe desiderato possedere lei quando la diedero in sposa a nostro padre; ma come può dimostrartelo, se a lei stessa non è stato mai insegnato?
Tu possiedi un grande dono, Andromeda, un dono raro tra l’alta nobiltà Purosangue: sei in grado di dimostrare il tuo amore, e nostra madre ti odia per questo, e nostro padre vorrebbe soffocare questo dono, poiché gli è stato insegnato che la freddezza è il simbolo di ogni Purosangue.
Ma ti amano, Andromeda, ti amano e non riescono a dirtelo, poiché il gelo si è insinuato troppo profondamente dentro di loro. Giurai, quando accettai la mano di Lucius, che non avrei permesso al freddo di invadere il mio cuore, e a ciò intendo attenermi: mio figlio sarà amato, per quanto mi competerà.»

Mai avresti creduto che nel tuo mondo qualcuno potesse essere in grado di amare: sei stupita dall’intensità dell’amore che tua sorella prova verso colui che tu, più di tutti, avevi giudicato incapace d’amare, e che invece si rivela dolce e colmo d’amore. Molto hai sbagliato, molti giudizi sono stati emessi senza motivo, senza riflettere, senza osservare.

«Vorrei aver avuto la stessa tua fortuna».

« Forse, ma il cuore è volubile, è l’unico tra tutti i nostri organi che non abbiamo il potere di controllare. Il cuore segue una strada che è solo sua, che decide in piena autonomia di percorrere, e il dolore che proviamo se tentiamo di opporci è troppo grande per essere sopportato una vita intera. Sì, la scelta è stata semplice per me: l’amore si è allineato con gli obblighi, con le tradizioni, con il volere della nostra famiglia, ma se non fosse stato così, non posso dirti cosa avrei scelto tra una vita da reietta e una vita colma di dolore e amarezza, per questo non ho il potere di risponderti. In un arazzo ci sono molti fili, e per quanto possano sembrare simili, non sono mai identici: la mia vita non è uguale alla tua, sebbene io sia la persona che più assomiglia a te, oltre Bellatrix, su questa terra».

«Oh Cissy, è tutto così complicato… perché?». Mentre parlava ti si è avvicinata, e ora i tuoi occhi sono allo stesso livello della fine del suo corpetto. La abbracci, cingendole la vita, e affondi il capo nel suo addome. Senti la sua mano piccola e delicata che ti accarezza i serici capelli neri, ritmica, tranquilla.

«Molte domande a questo mondo, Andromeda, non hanno risposta, e questa è da collocare fra di esse, ma in fondo al tuo cuore io so che la risposta è chiara, devi sono capire quel’è».

«Sono decisioni così spaventose, così grandi, così adulte. Avrei voluto attendere ancora un po’, trascorrere ancora qualche anno senza che nulla turbasse la mia vita».

«Ma così non è stato, e il tempo non ti attende. Tra pochi mesi potrebbe essere già troppo tardi: la nostra famiglia ha intenzione di annunciarti fra breve, come è tradizione, l’uomo che sposerai, e al termine della scuola è molto probabile che non vedrai più Ted; già tra sei mesi potresti essere sposa di un Purosangue, incatenata per sempre a lui».

«Lo so… ma non riesco a decidermi».

«Sappi che, se sceglierai di percorrere la via del cuore, né io, né Bella ti dimenticheremo mai, o ti odieremo, e nemmeno i nostri genitori: sei la loro figlia, non possono obliarti. Cancelleranno il tuo nome dall’albero genealogico, ma è accaduto anche a nostro cugino Sirius, e per quanto ostenti indifferenza, c’è sempre stato dolore, da quel giorno, negli occhi di sua madre. La tua memoria sarà sempre nei nostri cuori, Andromeda; la Storia ti dimenticherà, ma la tua famiglia mai».

«Sarebbe bello crederlo, Cissy».

«Nulla te lo impedisce».

«Conosco i nostri genitori, e posso dire con certezza che sarà lo sdegno e non il rimpianto a comparire nei loro occhi, sui loro visi, quando e se annuncerò di voltar loro le spalle e amare un Nato Babbano».

«I tuoi occhi sono stati velati per molti anni, Dromeda, e la nebbia che era davanti ad essi ti impediva di vedere gli sguardi amorevoli e furtivi che nostra madre ti lanciava, credendo di non essere vista, quando sprofondavi con un libro in una poltrona; quando, in piedi davanti alla finestra, il vento ti scompigliava i capelli; quando ti fermavi ad osservare il tramonto, e la luce dorata si infrangeva sul tuo viso.
Pianse a lungo, perché il tuo carattere non le permetteva di essere amorevole con te: qualsiasi espediente che lei trovasse per stare con te, tu lo odiavi. Ricordo che quando venne la sarta, questo Natale, lei ti parlava, ma il tuo sguardo era perso nel nulla. Versò molte lacrime quella notte. Lei ti ama. Ti ama come ogni madre non può evitare di amare il proprio figlio».

«E nostro padre?».

«Lascia che ti dica questo: non ricordo quasi più l’ultima volta che Lucius mi ha fatto un dono. Raramente mi sfiora il volto con una carezza, o mi prende per mano.
Eppure so che mi ama: lo leggo nei suoi occhi ogni volta che mi guarda; lo vedo sul suo viso ogni volta che io mi rivolgo a lui con voce dolce. Vedo il dolore quando lo ignoro; la gelosia quando mi rivolgo a un altro; il rossore che lo invade quando accarezzo il suo volto; e la rudezza, così inconsueta, per noi, quando, imbarazzato, mi scosta da sé.
È un luogo comune che noi siamo incapaci di amare, ma ciò è sbagliato: noi non siamo capaci di dimostrare l’amore, ed è diverso.
A nostro padre, come a Lucius, non è stato insegnato ad esternare i propri sentimenti, che siano odio, amore, gioia o sofferenza, ma ciò non vuol dire che non li provi. Il tuo metro si basa sui comportamenti della gente comune, e se fossimo una monarchia, direi del popolo, ma devi comprendere che non tutti manifestano in modo palese i propri sentimenti, e gli uomini Purosangue per primi.
Nostro padre ti ama, come ti ama nostra madre, e nostra sorella Bellatrix. Se qualcosa non è chiara, o non si riesce a vedere, non significa che non ci sia. Molto hai perduto, perché non hai saputo guardare, Andromeda».

«Vorrei che le tue parole professassero verità».

«Se rifletti, ti accorgerai che non sono portatrici di falsità».

«Quanto ho sbagliato, allora, in questi lunghi anni?».

«Il desiderio di non appartenere alla società Purosangue ti ha impedito di vedere la verità negli occhi di coloro che ti circondano».

«Mai ho compiuto scelta più giusta di chiedere a te consiglio, Cissy. Hai aperto i miei occhi su verità che avrei potuto comprendere in qualsiasi momento, e che non ho mai voluto accettare. Non trovo parole per ringraziarti».

«Non occorre. Sei mia sorella. Hai trovato e troverai sempre la porta della mia stanza aperta, per te, Andromeda». Ti alzi e raggiungi la porta. Quando stai per uscire ti volti

«Cissy… Grazie». Un dolce sorriso si apre sulle sue labbra, e tua sorella sorridente è l’ultima immagine che ti accompagna in corridoio. 

   
 
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