Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: martyvax    10/06/2013    3 recensioni
Se Sesshomaru avesse provato dei sentimenti per una demone straniera e per troppo orgoglio l'avesse ferita e allontanata il giorno in cui è nato Inuyasha?
Lei si batterà per proteggere il piccolo ancora in fasce fino a creare con lui un forte legame, crescendolo.
Richiamata dal suo clan sarà costretta a lasciarlo da solo, ormai adulto.
Nel momento del ritorno in Giappone riuscirà Sesshomaru a riconquistare la sua fiducia e farla innamorare di sé?
Cap 3:
«Tutto ciò che vuoi, ma non morire!» Si guardava freneticamente attorno, con le lacrime che le rigavano ampiamente il viso. Aveva perso l'uomo più vicino a un padre che avesse mai avuto e ora anche lei, Izayoi, la sua unica amica.[...]
«Proteggi il mio bambino, sì forte. Dovete... vivere!»
Cap. 32:
«Mi pare evidente. Quei due testoni sono fatti per stare insieme, hanno già praticamente una figlia insieme. Per non parlare del fatto che nessuno desidera una Principessa dell’Ovest diversa da Kuria. Con il pessimo gusto che ha chissà che scelte potrebbe fare quella lastra di ghiaccio.»
Eventi dalla 4° stagione in poi, buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Sesshoumaru, Signora Madre | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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I ricordi un giorno andranno affrontati.

«Lascia andare mia sorella!» strillò Kuria fissando il demone del continente.

«Non ci penso proprio. Ho deciso che sarà la mia sposa, mi serve solo il consenso del principe dei demoni  e poi la porterò via con me.» Il suo tono rimaneva sicuro e strafottente.

Kuria rivolse infine lo sguardo scioccato all’uomo che amava e odiava contemporaneamente. Cosa avrebbe fatto in quel frangente? Sesshomaru sapeva bene che, qualsiasi fosse stata la sua scelta, lei avrebbe combattuto per liberare la più piccola. Inoltre Hikari non doveva rientrare nelle loro dispute come oggetto di offensiva.

«Poggiala a terra e sparisci.» fu l’unico commento che si degnò di esprimere.

«Cosa?! – l’altro spalancò gli occhi sorpreso, Kuria gongolò soddisfatta – l’ho battuta in duello, ora posso farne ciò che voglio! Vi è più chiara la situazione?»

Il principe degli Inu youkai si limitò a trucidarlo con un’occhiata assassina. Poche persone avevano il permesso di contraddirlo e, a volte, neppure loro dopo ne uscivano illese.

«No, non cambia niente. Le regole del tuo villaggio non mi fanno molta impressione. Territorio mio, parente mia, decido io. Ti sembra più logico così?» Era incredibile come quel demone bianco ed etereo non si scomponesse mai per nulla. Spesso neanche Kuria riusciva a comprendere ciò che gli passava per la mente.

“In realtà non essendo ancora sposati Hikari non è tua cognata. Tuttavia, per questa volta, posso lasciar correre.”

«Allora non hai sentito ciò che ha detto il mio venerabile signore? Sei sordo per caso? Lascia andare quella donna. Sicuramente non ne sei degno!»

Ecco come al solito quel rospo cercava di morire. Era giunto, insieme alla piccola Rin, vicino al fiume sentendo le grida della giovane sposa del suo padron Sesshomaru.

«Eh Sesshomaru giusto? Dovresti insegnare ai tuoi servi a tacere, sai ti fanno fare davvero brutta figura.» Lo canzonò Akio. Il demone maggiore si limitò a spostare le iridi dorate su Jacken, poi lo riportò placidamente sulla figura che lo stava deridendo.

«Questa conversazione… è durata anche troppo per i miei gusti.»

Kuria notò che sembrava leggermente contrariato.

“Oh! Miracolo sta provando un sentimento diverso dall’apatia.” Si sarebbe messa a ballare dalla felicità, peccato che la situazione non fosse delle migliori. Il suo promesso sposo aveva attaccato il giovane di nome Akio al viso, si era ripreso Hikari e gliel’aveva consegnata tra le braccia.

«O sparisci, o ti ammazzo.» Tipico del principe minacciare di morte.

Quella era, per Kuria, un’ulteriore prova della decisone quasi irrevocabile di Sesshomaru nei suoi confronti. Sospirò stanca.

Aveva difeso sua sorella. Ciò per un demone come lui, indifferente a ogni cosa tranne che se stesso, era il chiaro segno che la riteneva già come parte integrante della sua ‘famiglia’. Nessuno poteva arrecare danno alla famiglia di Sesshomaru senza pagarne le dovute conseguenze.

Da una parte si sentì emozionata dall’attaccamento che stava dimostrando nei suoi confronti, dall’altra era preoccupata. Non le piaceva quella sensazione di obbligo sociale. La disgustava!

«Per ora posso anche andarmene, ma tornerò!» La figura del cinese scomparve.

«Grazie Sesshomaru.»

Era già la seconda volta in un giorno che lo ringraziava. Eppure non poteva farne a meno, l’aveva stranamente aiutata. Poteva dimostrarsi insensibile di fronte agli occhi addolorati della compagna, favoreggiando un matrimonio che avrebbe aggiunto splendore alla famiglia reale. Invece era stato ‘buono’ e aveva fatto come gli era stato silenziosamente chiesto.

«Tua sorella dovrebbe imparare a stare più attenta quando combatte.» Le indicò un punto violaceo sulla nuca. Era stata colpita di spalle!

«Infido verme!» Soffiò tra i denti quelle parole velenose. Il suo odio per quel personaggio cresceva a dismisura. In un attimo le passarono davanti agli occhi le immagini degli anni a palazzo con Sesshomaru. Un susseguirsi di eventi o umilianti, quando non c’era il generale, o noiosi. Rabbrividì alla possibilità che anche sua sorella potesse subire lo stesso destino, oppure uno peggiore: da deportata.

Scacciò quelle immagini e i suoi fantasmi del passato. Hikari aveva bisogno di cure, non capiva perché non si fosse ancora svegliata. Tornarono tutti allo spiazzo dov’erano prima, Kuria fece stendere sua sorella per terra e, con l’aiuto volenteroso di Rin, prese dell’acqua dal fiume. Bisognava bagnarle il viso.

Calò la sera in fretta. La demone sentiva il bisogno impellente di chiudere gli occhi e rilassare le membra per qualche ora, sapeva che era un segno di debolezza ma non le interessava Perché in ogni caso la stanchezza sarebbe prevalsa su di lei. Nonostante ciò ancora non si era distesa, troppo in pensiero per Hikari. I muscoli le gridavano pietà.

Era al limite della sopportazione quando sentì qualcosa arrotolarsi intorno a lei, per sollevarla in aria e posarla, con grazia, proprio sulle gambe incrociate di Sesshomaru. Dopo un primo momento di confusione prese fiato per protestare.

«Non fare storie. Sono giorni che non fai un sonno decente, si vede bene. Dormi, non vorrei che domani mattina svenissi per la stanchezza. Mi verrebbe voglia di mollarti qui.» Freddo, preciso, calcolatore. Sesshomaru non conosceva la delicatezza!

La giovane dai capelli neri come la notte sentì ribollire la rabbia dentro di se, ma stette zitta. Anche se gliel’aveva detto in modo estremamente duro, anzi al limite del maleducato, aveva ragione. Era stanca! Non aveva le forze per mettersi a litigare. Comunque sbuffò sonoramente, esprimendo tutto il suo disappunto per quella posizione equivoca.

«La terra è sicuramente più comoda di te!» Voltò il viso in direzione opposta a quella del demone maggiore, il naso all’insù.

«Non dire stupidaggini. Qualche secolo fa il tuo parere era leggermente diverso da ora, ci hai dormito molto bene in quella gita che organizzò mio padre.» Era stato durante una primavera particolarmente fruttuosa per il Generale. In quell’occasione Kuria si era divertita come non le accadeva da tanto tempo, aveva giocato con le sue dame tutto il tempo a rincorrersi, mangiato manicaretti che normalmente non toccava mai per orgoglio e per imitare Ino no Taisho e infine stremata, una volta seduta per terra di fianco a lui, il sonno l’aveva colta di sorpresa. Sesshomaru ricordava chiaramente che nell’incoscienza del dormiveglia lei gli chiese di poter restare appoggiata al suo petto per dormire.

Colpita e affondata. Kuria arrossì violentemente, tossicchiò, ma stette in silenzio. Infondo il suo ‘fidanzato’ non aveva mai allungato troppo le mani su di lei. Se si escludeva qualche avvenimento, per cercare di dominarla.

Per fortuna aveva avvisato Inuyasha e gli altri della sua sparizione temporanea. Sperava non accadesse nulla di grave durante la sua assenza o non se lo sarebbe mai perdonato. Hikari aveva bisogno di cure e Kuria era pur sempre sua sorella maggiore.

«Sesshomaru?» Lo chiamò incerta, sembrava che stesse dormendo. Il suo volto si rilassava quando chiudeva gli occhi, era ancora più bello.

«Dimmi.» mosse solo le labbra in principio, poi puntò i suoi splendidi occhi dorati su Kuria.

«Vorrei affidarti Hikari.»

«L’amore che ti lega a Inuyasha è più forte di quello che provi verso il vero sangue del tuo sangue?» Inarcò un sopracciglio. Non capiva perché tanto amore verso quell’inutile insetto. Inoltre sentì una punta d’invidia trapassarlo nel cuore.

Cos’aveva Inuyasha di speciale? Un mezzo demone insignificante in confronto a lui, che era chiamato anche il demone puro.

«Smettila! L’ho cresciuto da sola fin da piccolissimo! Come puoi… Insomma no! Inuyasha è molto importante per me. Inoltre lui mi ha sempre compreso. Pensaci Sesshomaru e capirai perché provo tutto questo affetto. – Calcò bene quella parola - Inoltre voglio bene anche a Hikari! Eppure sono certa che stando con te sia al sicuro…» non concluse la frase abbassando il tono della voce a un sussurro. Com’era difficile ammettere che il principe dei demoni era più forte di lei!

«Dormi. Ne riparleremo domani.» Le intimò frettolosamente, trattenendo uno sbuffo. Non si aspettava una simile accondiscendenza, arrivare ad affidare la libertà della sorella proprio a lui. Voleva chiudere il discorso il prima possibile, il viso di lei lo confondeva e lo faceva sentire strano.

“Sto cambiando Sesshomaru, l’orgoglio sto imparando a metterlo da parte quando devo. Quando anche tu farai lo stesso?” si domandò Kuria, lasciandosi cullare verso il mondo dei sogni.

«Padre vi prego fate qualcosa! Vogliono portare via Eileen.» aveva gridato una delle sue sorella al proprio padre, usando il nome occidentale della demone.

Inu no Taisho aveva diviso Kuria e Sesshomaru durante la zuffa e ricondotti al palazzo. Nello stesso momento la regina aveva dato la notizia del fidanzamento imminente della più giovane delle sue figlie.

Se inizialmente per le sue sorellastre maggiori accettarla non fu facile, in quanto nate da un altro matrimonio e con il sangue che proveniva solo da quella terra, le ultime sei le si erano legate. Soltanto la più anziana la sminuiva in continuazione, la umiliava ogni volta che poteva e le aizzava contro la corte. L’antico signore di quel regno, dopo il divorzio, era rimasto a palazzo a vivere in quanto di nobile stirpe. Si era sempre comportato bene con Kuria, trattandola quasi al pari una figlia propria.

«Che cosa? Nessuno andrà via di qui contro sua volontà!» Disse lui sfidando con lo sguardo verde smeraldo i due youkai provenienti da oltre la Cina.

«Non possiamo farci nulla Derik. Sono i voleri del vero padre di Kuria.» Sua madre invece preferiva da sempre il nome giapponese, probabilmente in ricordo del suo amante? Mai avuto risposta a quell’enigma.

La regina sapeva nascondere bene il dolore provato per quel distacco e per l’odio improvviso della figlia nei suoi confronti. Eppure sfidare il suo futuro suocero sarebbe stato solo causa di guai. Si trovava costretta a ubbidire!

«Non è cosa che mi interessi. Nessuno si fa i suoi comodi a casa mia! Combatterò se necessario.»

«Stolto demone.» si limitò a sussurrare il generale cane, guardando lo sfidante con astio represso. Non era di certo sua intenzione fare del male alla giovane.

«No! – Kuria si parò di fronte al padre delle sue sorelle, una delle poche persone che la trattasse con sincera gentilezza. Non voleva che fosse ferito, o peggio, morisse. – Verrò con voi generale, ma non combattete contro mio padre!» Fissava Inu no Taisho con rabbia, anzi rancore, ma sapeva di doversi piegare. Sesshomaru fu sorpreso sentendo la promessa definire il patrigno come un padre, ma non commentò.

«Sorella!» Un gemito di sofferenza da parte di una delle maggiori e poi i dissensi si placarono definitivamente.

La discussione che ne seguì fu lunga ed esasperante. Il viaggio per andare in Giappone, cioè per Kuria un altro mondo, fu anche peggio. Sesshomaru era fastidioso con quelle continue frecciatine di superiorità maschile. Il grande generale per lo più li lasciava litigare, sorridendo di nascosto in alcuni momenti. Kuria era la donna giusta per Sesshomaru, ne era più che certo.

Quando giunsero a palazzo lei aveva già da tempo compreso che la fuga non sarebbe stata facile. Era da calcolare con precisione, astuzia. Non sarebbe mai potuta tornare a casa, lo sapeva bene, l’avrebbero ripresa. La sua vita le parve chiara, fuggiasca per sempre.

Peccato che la gente di quella splendida prigione dorata  le incutesse inquietudine.

Mentre Kuria sognava, agitandosi e corrugando la fronte in varie espressioni di acuto fastidio, da fuori Sesshomaru la osservava incuriosito.

Erano trascorsi molti anni dall’ultima volta che si erano parlati senza insultarsi a vicenda. Non capiva cos’avesse detto quella notte per farla arrabbiare.

Per qualche ora entrambi ritornarono ai loro problemi del passato, dimenticandosi di Naraku, i sette mercenari e anche Inuyasha. Analizzando, coscientemente e incoscientemente, il tempo passato assieme prima della nascita del piccolo mezzo demone.

Sesshomaru cercando di capire, incoscientemente, quale grave errore avesse commesso tempo addietro, Kuria tentando ancora una volta di lasciarsi il passato alle spalle.

  
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