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Autore: FedericaLille    10/06/2013    14 recensioni
Catherine ha un fidanzato, una casa e un lavoro. E' ormai una donna matura e con i piedi per terra. Ma cosa succede quando un incontro inaspettato le sconvolge la vita? Crolla ogni certezza e la paura di (ri)innamorarsi prende il sopravvento.
"Eccola, la scatola ben impacchettata con scotch ultraresistente, la scatola contenente un pezzo consistente della mia esistenza. Era rimasto tutto intatto lì dentro, come se il tempo si fosse fermato. I CD, i poster, i DVD, le lettere, i biglietti, i libri, tutto ciò che possedevo con stampato sopra “One Direction”. Erano passati ben dodici anni dalla loro entrata in scena, cinque dalla loro uscita di scena.
In quei cinque anni Zayn era scomparso dai gossip, da qualsiasi rumors e pettegolezzo. Era riuscito a nascondersi bene, e incontrare una sua vecchia fan l’aveva impaurito. Non avrei rivelato di averlo incontrato, non avrei mandato in aria la sua copertura.
Intanto però lui aveva mandato in aria la mia, di copertura. Negli ultimi anni mi ero autoconvinta che quella per lui fosse stata sempre solo una innocente infatuazione passeggera. Purtroppo rivederlo mi aveva dato una certezza: seppure fosse stata solo una infatuazione, non era passeggera affatto."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo decimo



Domenica di noia e riflessione, ecco come avrei definito la giornata appena trascorsa.
Sveglia tardi, compiti da correggere e pulizie casalinghe. Un mix perfetto per tenere la mente occupata e non pensare a Zayn.
Ma che cavolo dico, non ho fatto altro che pensarlo ogni singolo istante.
La verità era che mi aspettavo di ricevere un suo messaggio, si, anche solo un messaggio di pura cortesia. E invece l’idiota non si era fatto vivo, e io non intendevo di certo scrivergli qualcosa. Dovevo mantenermi inflessibile, almeno per oggi.
La Domenica sera si mangiava pizza, era ormai una tradizione imprescindibile. Mike era appena rientrato con una grande scatola in mano contenente una Margherita fumante. Non vedevo l’ora di addentarla.
 
“Amore, sei strana ultimamente”, disse di punto in bianco il mio ragazzo, sovrastando le voci che provenivano dal telegiornale. Io stavo ancora mangiando la mia seconda fetta di pizza, dovetti arrestarmi per rispondergli.
“Che intendi per strana?”, chiesi, rimanendo vaga.
Sapevo bene che intendeva, ma speravo con tutto il cuore che non capisse un cavolo. Tentavo di comportarmi il più naturale possibile in sua compagnia, affinché non scoprisse che mi fossi vista con Zayn. Ma a quanto pareva notava comunque che qualcosa non andava. Tutto sommato era un poliziotto, aveva un intuito incredibilmente acuto.
E io mi sentivo una stronza colpevole, nonostante non fosse successo niente fra me e Zayn, in quel senso.
“Sei sempre sovrappensiero e… insomma, poi altre cose…”
“Altre cose?”, chiesi spiegazioni, perché davvero non capivo dove volesse arrivare.
“Cathy in questi giorni mi hai sfiorato a malapena. Non sembriamo quasi più nemmeno una coppia” La sua voce era divenuta più seria e profonda.
“Non dobbiamo per forza andare a letto insieme per dimostrare di essere una coppia. Se c’è qualcosa che non va parliamone”, replicai, quasi infastidita dalle sue parole.
Cosa pretendeva? Non eravamo mai stati quel tipo di fidanzati sdolcinati, tutti coccole e cuoricini. E poi lui era poco presente, troppo preso dal lavoro e quant'altro.
“Okay, parliamone”, poggiò le mani sul tavolo e puntò gli occhi in mezzo ad esse, “Ho trovato un cd degli One Direction dentro lo stereo. Non sapevo che esistesse ancora, e mi ha stupito a maggior ragione trovarlo lì.”
Esitai prima di trovare una risposta esauriente. Come potevo giustificare il cd nello stereo? Ma soprattutto, perché mai dovevo giustificarlo? Non ero libera forse di ascoltare quello che mi pareva?
“L’ho trovato tra le scartoffie in soffitta quando ho messo in ordine. Ho voluto risentirli, tutto qui.” Ripresi a mordere la mia pizza, con nonchalance.
“C’entra qualcosa l’incidente con Zayn del mese scorso? Davvero, Cathy, voglio solo capire. Perché di punto in bianco ti viene voglia di risentirli? Non te ne importava più nulla, dicevi”, si guardava intorno, cercando un senso logico al mio comportamento, un senso logico che nemmeno io ero ancora riuscita a trovare.
“L’incidente non c’entra nulla. Mike, fidati di me” Giocai sul suo punto debole: la fiducia.
Un giorno tra i primi mesi che eravamo fidanzati, lo avevo beccato a letto con una bionda: era stato un trauma. Mi ero sentita persa, perché avevo sempre visto in Mike un punto di appoggio, una certezza. In quel momento però mi era crollato il mondo addosso, ed ero scomparsa dalla sua vita per settimane. Non rispondevo alle chiamate né ai messaggi, e lui non sapeva dove cercarmi. Mi ero rifugiata da un mio cugino in centro, poi mi ero convinta a tornare indietro. Avevo ceduto alle sue suppliche e mi ero convinta a credere che fosse pentito. La verità era che non l’avevo mai perdonato, ma senza di lui ero davvero persa. Con lui ero cresciuta, ero diventata donna, ero diventata la Catherine di oggi.
Eppure continuai a vivere nel costante terrore che lui mi tradisse, che mi facesse precipitare di nuovo nel fosso delle incertezze. Col tempo poi avevo ricominciato a volergli bene e ad amarlo, dicevo. A dargli fiducia.
Fiducia, ecco la parola che lo metteva in ginocchio.
“Mi fido di te”, mormorò, “Però adesso vorrei chiarire un’altra cosa…”, riprese.
Lo guardai ansiosamente e aspettai che proseguisse.
“C’è un disegno… nel tuo studio… Ecco, non credo sia tuo”, disse, gesticolando nervosamente.
“Q-quale disegno?” Quasi mi affogai prendendo un lungo sorso di coca cola.
“Non è nel tuo stile, insomma…” Si riferiva di certo al disegno che Zayn aveva lasciato sul pavimento lo scorso pomeriggio. Dannazione.
“Da quand’è che tu riconosci il mio stile, scusa?” Ridacchiai, cercando di rendere la conversazione più leggera. In realtà lui non si era mai molto interessato alla mia passione per l’arte, per davvero.
“Quindi è tuo?!” Sembrava scioccato da quella notizia, ma non potei che annuire. Che altro potevo fare? Confessargli che Zayn mi aveva ritratto mezza nuda, avendolo invitato a casa nostra, dopo che avevamo fatto colazione insieme, la mattina seguente alla mostra, dove c’eravamo incontrati per caso? Sarebbe stato come scavarmi la fossa da sola e sotterrarmici pure.
Quando riuscimmo a deviare l’argomento della discussione, mi sentii incredibilmente sollevata. Mike non sospettava niente, o almeno così mi stava facendo credere. E io volevo crederci, per non appesantire maggiormente la mia povera mente.
Intanto erano passate ventiquattro ore dall’ultima volta che avevo visto e sentito Zayn Jawaad Malik, e mi mancava già tanto.
Perché proprio io? Perché dovevo cacciarmi in un casino simile?
 
Passò anche la notte, e la mattina seguente ripresi la routine quotidiana.
A scuola era una palla assurda. I bambini erano stressati e distratti, come ogni lunedì, ed io più di loro. Non mi andava nemmeno di rimproverarli o riportarli all’attenzione.
“Prof! Prof!”, urlava la vocina squittente di una mia alunna seduta a primo banco. Probabilmente l’unica in tutta la classe che mi dava retta. Ma che motivo aveva di urlare se mi stava a distanza di mezzo metro?
“Può ripetere l’ultima cosa che ha detto? Non ho capito bene”, continuò la ragazzina.
Quale era l’ultima cosa che avevo detto? Oh, questa qua pretende troppo. E’ già tanto se riesco a condurre una lezione intera. Addirittura dovrei ricordarmi di ciò che dico?
Non era giornata: caso chiuso. Non ero mai stata tanto distratta a lavoro, e non vedevo l’ora di tornare a casa.
Provai a rispondere all’alunna e poi a concludere decentemente il resto della lezione. Ero esausta e nervosa. E non sapevo nemmeno il motivo di tale nervosismo.
C’entrava forse il fatto che Zayn non mi aveva più cercata? No, sicuramente no.
Allora forse era perché Mike quella mattina mi aveva rimproverata per aver perso il suo scooter? Ma dai, dopo pochi minuti aveva creduto alla menzogna che me l’avevano rubato due ragazzacci in centro.
Allora perché ero nervosa? Non me lo spiegavo proprio.
Raccolsi le mie cose e abbandonai l’aula.
Susan, la mia collega, mi fermò in corridoio mentre m’incamminavo verso l’uscita.
“Cathy, tesoro!”
“Ehi…”, ricambiai il saluto, con un po’ meno entusiasmo.
“Vuoi un passaggio?”, mi chiese, gentilmente.
“Oh, no! Grazie del pensiero, ma oggi passa a prendermi il mio ragazzo”, risposi, rivolgendole un sorriso forzato.
Susan era sempre così solare e gentile con tutti, pareva non avesse mai una giornata negativa. Come era possibile? In quel momento la invidiavo davvero.
“Va bene, buona giornata allora”, ricambiò il sorriso e fece per allontanarsi. Ma si arrestò dopo due passi, voltandosi di nuovo verso di me.
“Ah… quasi dimenticavo! Domani sera festeggio il compleanno, e sarei davvero felice se tu e Mike veniste!”, disse, con un’eccitazione esagerata. Poggiò la borsa per terra, vicino ai piedi, e con le mani prese a sistemare l’elastico che legava i suoi corti capelli rossicci in una piccola coda.
La osservai mentre trafficava con l’elastico e poi riprendeva in mano la borsa, senza perdere per nemmeno un secondo il sorriso dalla faccia. Quella donna era davvero da invidiare.
“Vedo se Mike è libero e ti faccio sapere. Mi farebbe piacere venire!”
“Okay, baby. A domani!” Si allontanò rapidamente sulle sue comode ballerine, e in quel momento la invidiai ancora di più. Perché quella mattina avevo deciso di indossare delle scarpe coi tacchi?
Uscita da scuola aspettai un paio di minuti Mike, ma di quello non c’era nemmeno l’ombra, perciò lo chiamai al cellulare. Mi sedetti su una panchina, aspettando che lui rispondesse, ma l’unica voce che sentii dall’altra parte della cornetta era quella della segreteria telefonica.
Non poteva andare peggio di così, ci mancava solo Mike che tardava. Quella giornata non ne andava una per il verso giusto finché…
Un “bip” al cellulare mi avvertiva di un nuovo messaggio, e istintivamente pensai fosse Mike che rispondeva alle mie chiamate.
 
“Posso rapirti per pranzo?”
 
Non era Mike, non era affatto lui. Zayn mi invitava a pranzo, e io avrei accettato senza pensarci su due volte se non fosse per il fatto che aspettavo che il mio ragazzo mi venisse a prendere.
Non ebbi il tempo di pensare ulteriormente che mi arrivò una chiamata.
“Pronto, amore?”
“Mike, che fine hai fatto?”, risposi, acida.
“Scusami tesoro, non ce la faccio coi tempi. Pranzo a lavoro. Tu fatti accompagnare a casa da quella tua collega… Sarah…”
“Si chiama Susan.” E se mi avessi avvertita prima avrei accettato il suo passaggio.
“Mi farò perdonare, lo prometto”, disse, mortificato.
“Non fa niente, dai. A stasera” Riattaccai.
Adesso rimaneva solo una cosa da fare: rispondere al pakistano.







Angolo Autrice.

I pezzi del puzzle pian piano si ricompongono. Allora, cosa avete scoperto oggi?
Che Mike è un poliziotto, mmm... Poi, che ha tradito in passato la nostra Cathy,
e che ora le ha dato buca all'appuntamento! Non è un santo di fidanzato come sembra, eh.
Zayn invece è scomparso per un giorno e mezzo e ora ricompare con questo messaggino :3
Catherine è riuscita a mentire abbastanza bene a Mike, no?
Col fatto del cd, del disegno... Ma quanto durerà la recita??
Eeee quindi al prossimo capitolo torna Malik uhuhuh!
In quante lo aspettano con ansia? RECENSITE e accorcio i tempi d'attesa :')

  
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