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Autore: DaubleGrock    11/06/2013    5 recensioni
E così dopo Inheritance una nuova avventura attende Eragon Ammazzaspettri e Saphira Squamediluce che li porterà di nuovo nella bellissima e misteriosa terra di Alagaësia alle prese con nuovi e vecchi nemici, amori mai dimenticati, amicizie, legami di sangue, giuramenti di fedeltà... e molto altro. Ancora una volta combattendo in nome della giustizia e della libertà.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Eragon/Arya, Roran/Katrina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sala del trono era stracolma di persone delle più ricche alle più umili, la musica suonata dall’orchestra era stata coperta dal vociare delle dame che sperperavano la loro conoscenza nell’arte dei pettegolezzi. Ai lati della sala erano stati allestiti alcuni tavoli coperti di cibi e bevande, diversi bambini diffondevano nell’aria le loro risate cristalline rallegrando l’atmosfera. Servitori e cuochi correvano da un ospite all’altro cercando di soddisfare tutti i loro capricci.
Alcune dame erano raggruppate attorno a un uomo ascoltando sommessamente le sue parole. Questi era alto e molto robusto, i suoi capelli erano color sabbia, la sua barba, meticolosamente curata, terminava in un pizzetto, infine i suoi occhi erano grigi e penetranti. L’uomo era molto affascinante, ma niente a che vedere con Eragon. Arya si girò a guardare il Cavaliere che le teneva un braccio attorno alla vita, il suo volto non lasciava trapelare nessuna emozione, assomigliava sempre di più a un elfo.
Quando la folla nella sala li scorse, il mormorio si acquietò e i musicisti smisero di suonare. Le dame iniziarono a lanciare occhiate civettuole verso il Cavaliere che non le degnò di uno sguardo. Oramai le donne avevano perso interesse per l’uomo che prima avevano ascoltato tanto ascoltato sommessamente. Lo sguardo di Arya si posò su questi, non sembrava affatto contento della perdita di attenzione ricevuta e lanciava diverse occhiatacce verso il Cavaliere. Alcuni nobili iniziarono a mandare sorrisetti impertinenti ad Arya, ignorando del tutto che lei fosse un’Elfa e cosa più importane, un Cavaliere, in quel momento erano interessati a lei solo come donna. Eragon vedendo l’attenzione che quegli uomini mostravano verso Arya tese la mascella, per trattenersi dal commettere qualcosa di cui si sarebbe pentito, o forse no. Ad Arya non sfuggì la reazione del Cavaliere e sorrise internamente: Eragon era geloso, geloso per lei.
I due Cavalieri continuarono ad avanzare fino a fermarsi davanti al duca e rivolgendo a questi un lieve inchino. Il duca ricambiò con un gesto del capo. A quel punto la musica e il mormorio ripartirono.
“Sono lieto di vedere che la sua salute sia migliorata” disse il duca rivolgendosi all’Elfa. “E se potrei aggiungere, lei è davvero incantevole questa sera Arya Svit-kona.”
“La ringrazio per il complimento” rispose Arya con un lieve sorriso.
“Sono stato avvertito che la regina desidera urgentemente la vostra presenza a Ilirea, quando intendete ripartire?” chiese il duca
“Domani in tarda mattinata” rispose Eragon
Una donna nel frattempo si era avvicinata e aveva affiancato il duca. Questa aveva dei lineamenti gentili, capelli castani e occhi azzurri, indossava un semplice, ma elegante veste gialla canarino.
 “Lasciate che vi presenti mia moglie Eleonor” disse il duca con un sorriso
“Incantato” disse Eragon baciando la mano della duchessa
“E’ un onore conoscerla Cavaliere, ho sentito molto parlare di lei e delle sue gesta” disse la donna
“Il piacere è tutto mio” disse Eragon
“Come anche di lei Ambasciatrice” disse la duchessa rivolgendosi ad Arya
“Ora se volete scusarci io e mia moglie dobbiamo aprire le danze” disse il duca prendendo la moglie a braccetto.
La gente nella sala si allargò per formare un cerchio, i musicisti iniziarono a suonare un ballo più lento e l’atmosfera si acquietò, tutti gli sguardi erano rivolti verso la coppia che volteggiava dolcemente nella sala. Il duca e la duchessa danzavano ridendo circondati dalla folla che applaudiva. Altre coppie si unirono al ballo di questi. Arya rimase ferma sul bordo del cerchio con Eragon al suo fianco. Il Cavaliere la guardava inquieto e incerto sul da farsi.
“Invitala a ballare”disse Saphira
 “C…cosa? Come faccio?” Chiese il Cavaliere.
“Osservate tutti il gran Cavaliere, uccisore del re oscuro, Ammazzaspettri e flagello dei Ra’zac, intimorito dall’invitare una donna a ballare con lui” disse Saphira con sarcasmo.
“Smettila”sbraitò Eragon
“Come vuoi invitare una donna a ballare?”chiese Saphira “Esiste una semplice domanda: vuoi ballare?”
“D’accordo lo farò”disse Eragon rassegnato.
La dragonessa si ritirò dalla sua mente soddisfatta.
Il Cavaliere si girò verso Arya che stava osservando le coppie danzare nella sala, delicatamente le sfiorò un braccio. L’elfa si girò verso di lui ed Eragon si perse nei suoi occhi smeraldini, dopo un attimo si riscosse.
“Arya… be’, ne abbiamo passate tante insieme e, sempre se non sono troppo diretto, vorrei chiederti se… come dire… vuoi ballare?” chiese il Cavaliere balbettando.
“Certo” sussurrò Arya
Si presero per mano, Arya posò l’altra sulla spalla di Eragon, che a sua volta le cinse la vita con la mano libera. I due volteggiarono in mezzo alle altre coppie, leggiadri come solo loro sapevano essere. Arya sorrise per tutto il tempo fissando gli occhi del Cavaliere e perdendosi nelle varie sfumature azzurre di quegli occhi che sembravano averla stregata.
“Siete un ballerino magnifico, Cavaliere” disse l’elfa
Gli occhi di Eragon brillarono d’orgoglio. Arya lo sentì abbandonarsi al ritmo della musica cominciando a muovendosi in maniere più fluida. Il Cavaliere le fece fare un giro completo intorno a se stesso, i loro corpi si avvicinavano e allontanavano a ritmo della melodia. In quel momento, la gente, la sala, la guerra, erano tutti spariti, in quel momento c’erano solo loro due, Arya ed Eragon. Nessuno avrebbe potuto rovinare quel momento bellissimo, perché quello era il loro momento. Ma ben presto, prima che potesse succedere qualcosa, la musica finì. I due si staccarono a malincuore mandandosi occhiate piene d’amore all’insaputa dell’altro.
“Allora domattina torniamo ad Ilirea. Cosa credi che avrà da dirci Nasuada?” chiese Eragon per interrompere il silenzio imbarazzante caduto tra i due.
Prima che l’elfa potesse rispondere l’uomo che prima stava parlando alle dame si avvicinò a loro e, ignorando deliberatamente Eragon, rivolse un sorrisetto impertinente all’Elfa.
“Assomiglia a qualcuno, ma non so chi”Pensò Arya
“Sono lieto di conoscerla Principessa Arya.” Disse questi baciandole la mano “Io sono Victor del Casato Bogor”
“Ecco a chi somigliava”si disse l’elfa
“Piacere di conoscerla” disse Arya “Bagor ha detto? E’ per caso un parente della contessina Liviana di Bagor?”
“Liviana? Oh si è mia sorella minore” disse Harold “Che ne dice di accettare un ballo principessa?” aggiunse con un sorrisetto
Eragon sentendo quelle parole strinse Arya più a lui e fulminò Harold con un’occhiataccia, questi abbassò lo sguardo intimorito dallo sguardo ghiacciato del Cavaliere, ma non si perse d’animo.
“Solo un ballo, non chiedo altro!” disse l’uomo
“Lord Victor io non…” iniziò l’elfa
“Non si faccia pregare principessa…” disse questi
“D’accordo” sospirò Arya consapevole che non se lo avrebbe tolto dai piedi senza avergli concesso un ballo.
Victor mandò un sorriso di superiorità ad Eragon il quale rispose con un’occhiata vacua. L’uomo prese per mano Arya e l’elfa ebbe appena il tempo di incrociare lo sguardo degli occhi tristi del Cavaliere, prima di essere trascinata nella mischia.
 

 

 

*********


POV ERAGON

Guardai impotente Arya essere trascinata nella folla da “Harold” pensai con una nota di disprezzo, anzi più che una nota un brano intero.
Una mano sfiorò la mia, mi girai e vidi la contessina Liviana rivolgermi un sorriso. La donna indossava un vestito nero e viola ricco di merletti e fiocchi, la gonna era molto vaporosa e di colore nero, tranne che per il bordo dove vi era un nastro nero con sopra ricamate delle rose, il corpetto era molto scollato. Portava una collana d’oro rosso e perle, i capelli erano sciolti e due boccoli le scendevano al lato del viso. Una cintura di perle le cingeva la vita, facendo risaltare le sue forme.
“Cavaliere, sono sola, che ne dite di concedermi un ballo?” chiese lei senza tante cerimonie.
Lanciai uno sguardo ad Arya che danzava con il fratello dalla contessina.
“Perché no” dissi dopo un po’.
Liviana mi prese per mano e mi portò verso il centro della pista da ballo, mi fece poggiare una mano sul suo fianco e insieme iniziammo a danzare. Più ballavamo, più Liviana si avvicinava, ero come impietrito. Il viso della donna era sempre più vicino al mio. Più volte cerci di distogliere lo sguardo da lei ma mi ritrovavo sempre quegli occhi grigi a penetrare nei miei. Decisi di mettere la parola fine a quella situazione congedandomi, ma prima che potessi fare qualsiasi cosa Liviana mi trascinò in una porta su uno dei lati della sala, mi fece voltare un angolo e mi trovai in un lungo corridoio pieno di camere.
Fui sbattuto contro il muro da Liviana, la donna schiacciò il suo corpo contro il mio, aveva il respiro accelerato e i suoi occhi erano pieni di desiderio. Lentamente iniziò a sbottonarmi i primi bottoni della camicia, io capendo le sue intenzione le bloccai le mani, lei mi guardò con occhi sorpresi, molto probabilmente non era abituata ed essere rifiutata.
Cercai di farla allontanare da me, ma lei mi bloccò i polsi e mi baciò. Io non riuscivo a muovermi. Il “bacio” durò alcuni secondi, poi la donna ricominciò a sbottonare la mia maglia, ma questa volta io la bloccai con più forza e la allontanai da me.
“No, è sbagliato” dissi abbottonandomi la camicia con un gesto sbrigativo
“Cosa?” chiese lei non capendo
“Quello che stiamo facendo, io non ti amo Liviana” dissi
“Ma nemmeno io, ma non ti preoccupare, non lo dirò a nessuno, sarà il nostro piccolo segreto.” Disse lei avvicinandosi nuovamente
“No” dissi a denti stretti, lei mi guardò stupita prima di menarmi uno schiaffo sulla guancia e andarsene verso le camere degli ospiti.
Io mi massaggiai la guancia che pulsava dolorosamente, la mia attenzione fu attirata da un rumore di qualcosa che cadeva e si infrangeva sul pavimento. Mi chiesi cosa fosse successo, ma dopo un po’ persi interesso e mi incamminai verso la sala da ballo. Verso Arya, l’unica donna che amavo e che avrei mai amato.

 

********

 
Arya aveva appena finito di ballare con Harold che vide Liviana trascinare Eragon in una porta ai lati della sala. Lanciando un’occhiata alla sala piena di gente, decise di seguirli, spinta della curiosità e da un brutto presentimento. Si ritrovò in un corridoi, su un mobile era esposto un grosso vaso di cristallo, si nascose dietro ad un angolo e sbirciò da dietro di questo.
La contessina si era fermata e aveva sbattuto il Cavaliere contro una porta e aveva schiacciato il suo corpo contro quello di Eragon. Arya rimase impietrita quando la donna prese a sbottonare la camicia del Cavaliere, questi le prese i polsi e poi si baciarono.
In quel momento Arya non capì più niente. Non poteva essere, Eragon si era innamorato di Liviana, no, non poteva essere vero. Nella sua mente continuava a vedere il momento in cui la donna posava le labbra su quelle del Cavaliere. Ancora, ancora e ancora. Lacrime calde iniziarono a rigargli il volto dai lineamenti eleganti.
Arya fece un passò indietro, ma andò a sbattere conto il vaso, che si infranse su pavimento rompendosi in mille pezzi. L’elfa, avendo paura di essere scoperta, si mise a correre verso la sua stanza, arrivata entrò, chiuse la porta e si buttò sul letto tra lacrime e singhiozzi. Non ricordava di aver mai pianto in quel modo, nemmeno quando sua madre era morta, neanche per Faolin aveva versato tante lacrime. Il suo cuore si era spezzato e non sapeva se sarebbe più guarito.
“Arya cosa è successo?”chiese preoccupato Fìrnen.
L’elfa chiuse il contatto mentale con il suo drago, voleva stare da sola con i suoi pensieri. Dopo un po’ sentì un’altra presenza ai margini della sua coscienza, era Saphira. Titubante aprì il contatto con la dragonessa
“Arya…”sussurrò lei preoccupata
“Non mi ama più Saphira, non mi ama più” disse l’elfa reprimendo i singhiozzi
“Certo che ti ama Arya, io so che ti ama”disse lei decisa
“No Saphira, l’ho visto, la stava baciando”disse Arya ricordando quell’orribile momento
La dragonessa non rispose per diversi minuti, molto probabilmente stava parlando con Eragon.
“Non l’ha baciata lui, è stato baciato da lei” disse la dragonessa dopo un po’.
“Davvero?” chiese l’elfa non del tutto convinta
“Arya, io sono stata con lui per tutti questi anni, forse se non ci fossi stata lui si sarebbe lasciato cadere nel vuoto, ha sofferto più di quanto tu possa immaginare per la lontananza delle persone che amava e soprattutto per la lontananza da te. Ma ancor di più ha sofferto per la consapevolezza che tu non lo avresti mai amato. Ogni notte per quasi venti anni ha sognato sempre lo stesso sogno: l’addio sulla Talíta. L’ha sognato anche la notte prima di partire per Alagaësia Ora lentamente il suo cuore sta guarendo, ricordo ancora le forti emozioni che provò quando ti vide una settimana fa. Lo posso giurare anche nell’antica lingua: Eragon ti ama, ti ama più di se stesso.” Disse la dragonessa pronunciando l’ultima frase nella lingua degli elfi.
Arya fu colpita dalle sue parole, non credeva che Eragon avesse sofferto così tanto e per tutti quegli anni. Dopo alcuni secondi si diede della stupida per aver dubitato dell’amore che il Cavaliere provava per lei.  Sorrise, Eragon l’amava, lei e soltanto lei.
“Grazie Saphira”Il suo sorriso si spense quando sentì qualcuno bussare alla porta.
“Arya sei lì dentro?” chiese la voce più bella del mondo, la voce di Eragon.
No, e ora cosa gli avrebbe raccontato? Non poteva dirgli che l’aveva spiato e che aveva pianto per lui. Con gesti sbrigativi cercò di asciugarsi le lacrime e sistemarsi i capelli, ma era impossibile non accorgersi dei suoi occhi rossi e lucidi.
Prima che potesse architettare altro sentì la maniglia della porta abbassarsi e qualcuno che entrava, lui che entrava.
 

*******

 
POV ERAGON

Ritornai nella sala da ballo, sembrava che nessuno si fosse accorto della mia assenza. Il mio sguardo cercò Arya, non la trovai da nessuna parte. Chiesi a qualcuno se l’aveva vista, ma nessuno poté darmi una risposta. Dov’era?
“Eragon cosa è successo?”chiese Saphira.
“Cosa intendi?”chiesi io a mia volta.
La dragonessa non rispose per diversi minuti come se stesse pensando a qualcosa, qualcosa che mi stava nascondendo nei recessi della sua mente.
“Ho sentito le tue emozioni.”Disse in tono accusatorio “Hai baciato Liviana”
“Cosa? Io? Ma è stata lei che ha baciato me e non il contrario!”ribattei “E poi tu sai che io amo Arya, a proposito, sai dov’è?”
“Si è in camera sua” disse lei
“Perché? Non sta bene?”chiesi preoccupato
“Più o meno.”Disse “Fìrnen dice che sta piangendo”
“Piangendo? Ma per cosa?”Chiesi più a me stesso che a lei.
“Eragon!”urlò stizzita “Ti ho detto che non lo so!”
“Scusa, allora io vado da lei”dissi non tanto convinto
“Già”e chiuse il contatto mentale prima che potessi aggiungere altro
Scivolando furtivamente per la sala da ballo mi insinuai nuovamente nel corridoi dove Liviana mi aveva baciato. Il rumore dei miei passi era attutito dai grandi tappeti che ricoprivano il pavimento, durante il tragitto non incontrai nessuno, probabilmente tutti erano al ballo. Questo mi aiutò a riflettere su quale fosse il motivo che aveva fatto piangere Arya, la mia Arya. L’avevo vista piangere solo in pochissime occasioni, ed erano sempre state tragiche. Avevo paura di scoprire cosa fosse successo.
Ma la cosa che mi dava più dolore era che Arya, la donna che amavo, era triste. Non avrei mai voluto che fosse triste. Doveva sorridere, sempre, ogni momento della sua vita. Il suo sorriso per me era come il sole di mezza estate, che riusciva a scaldarmi ogni volta che lo vedevo. Quanto amavo quel sorriso, come ogni altra cosa di lei, i suoi bellissimi occhi verdi, i suoi capelli corvini, il profumo di aghi di pino della sua pelle, come si muoveva, come parlava, ogni singola cosa, che per qualsiasi altra persona sarebbe parsa banale e insignificante, ma che per me, rappresentava il tutto. Un fiore, l’aria che respiravo, tutto, tutto il mio mondo era lei, Arya.
In quel momento mi resi conto che anche se lei non mi avesse mai amato, io l’avrei amata comunque, non per quella promessa che gli avevo fatto diciassette anni prima, ma perché il mio cuore batteva per lei e per nessun’altra. L’amavo, questa era l’unica cosa importante. Per continuare la mia vita mi bastava sapere che lei stava bene e tutto era perfetto. Ma era anche vero che il fatto che lei non mi avrebbe mai amato mi faceva male, tanto male. Desideravo tanto quelle labbra, un solo piccolo bacio. Un solo bacio, da lei, e sarei stato felice per sempre, non avrei voluto altro. Un solo bacio e sarei morto anche in quel momento felice, finalmente felice, per sempre felice.
Così preso da quei pensieri non mi accorsi che ero arrivato. La porta della sua camera era davanti a me, ma io avevo paura di abbassare la maniglia. La mia mano si muoveva lentamente, come in un sogno, non riuscivo a muoverla più veloce, avevo paura. Dopo alcuni interminabili secondi posi la mia mano sulla maniglia e l’abbassai. La porta si aprì senza un cigolo. Entrai.
Lei era lì, seduta sulla parte opposta del letto, di spalle rispetto a me. Si stava asciugando il volto, probabilmente dalle lacrime. Mi avvicinai lentamente, aggirai il letto, mi sedetti accanto a lei e le misi una mano sulla spalla.
Lei si girò verso di me, i suoi occhi erano lucidi e gonfi, alcune lacrime rigavano il suo bellissimo viso, con movimenti gentili gliele asciugai. Mi abbracciò di slancio facendomi perdere l’equilibrio e cadere sul letto, con la testa sul cuscino e lei sopra di me. Le sue curve premettero sul mio corpo, dopo alcuni secondi la sentii iniziare a singhiozzare, aveva riiniziato a piangere. La strinsi più forte a me, ora lei era come un piccolo cerbiatto in cerca della protezione della madre e io gliela avrei data, sempre. Le iniziai ad accarezzare la schiena, a cullarla dolcemente e le posai un lieve bacio sui capelli. Non sapevo perché stesse piangendo, ma non volevo forzarla a dirmelo, me lo avrebbe detto lei a tempo debito e io avrei aspettato pazientemente.
Mentre le accarezzavo lentamente la schiena, i suoi singhiozzi si fecero più bassi finché non tacquero. Solo dopo alcuni minuti mi accorsi che si era addormentata, continuai a cullarla ancora per molto tempo finché anch’io non sprofondai nel mondo dei sogni.
 
Una lettera era appoggiata su un comodino di una lussuosa stanza ben arredata. Tre figure, con lunghi mantelli si dirigevano verso un donna. Una goccia di sangue cadde sul pavimento di pietra levigata insieme a una corona e a fazzoletto con sopra un’iniziale, una G.



 



Ora vi lascio la foto ricordo di miss simpatia 2013 Ledy Livina di Bagor con il vestito del ballo (fa rima)




 



Angolo Autrice


Ecco, finalmente, un'altro capitolo, cioè il continuo del capitolo precedente :laugh:
Si lo so ci ho messo molto tempo dry ma è più lungo, almeno credo, degli altri.
Fatemi sapere cosa ne pensate :laugh: Soprattutto del finale :sospettoso:

Vorrei ringraziare,  in ordine alfabetico:

Per averla messa nelle preferite

Atena230489
ciliegina66
LudoBiebs99
manuelasavoca
Martina__99
Siel
Stefy_81



Tra le ricordate

giadinacullen
Siel


Tra le seguite

giadinacullen
GillianGreen12
HelenaLestrange
ilArya01
jasmine94
Martina__99
Siel
solisoli_17
stefy_81
virginiawoolf
_Arya_

E tutti gli alti che la leggono e fanno le recensioni che sono sempre gradite.

Quindi alla prossima
Ciao

DaubleGrock


 

  
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