Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: CharlieIlvendicatore    11/06/2013    6 recensioni
"The Gate Control" o la "La teoria del cancello" è una teoria neurologica secondo la quale quando si prova dolore gli stimoli tattili, scatenati nello stesso luogo in cui esso ha sede, lo inibiscono. E' il motivo per cui sfreghiamo o comprimiamo la ferita quando ci facciamo male. E se fosse così anche per un dolore diverso? quello che viene dalla nostra testa, quello che non riusciamo a capire. Forse è per questo che ci ritroviamo mille volte a pensare e a pensare a chi ci ha ferito e che ci arrovelliamo e immaginiamo cosa sarebbe cambiato se avessimo agito in modo diverso. Forse è il motivo per cui sentiamo il disperato bisogno di parlarne. Sono i nostri modi per toccare, comprimere quel tasto dolente al fine di provare un po' meno dolore? Questo è ciò che crede Cloe, la protagonista, ma il suo imbarazzo a parlare di qualsiasi cosa di romantico, di confidarsi con qualcuno la blocca terribilmente e la porterà ad aprirsi veramente solo con un ragazzo conosciuto su internet. E se lui fosse una persona che in realtà conosce anche fin troppo bene?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Tutto bene?? è un quarto d'ora che ti aspetto sotto casa .. sono preoccupato! Non hai mai ritardato in vita tua.- La voce di Ken al telefono  mi riportò alla realtà. Era tardi e dovevo correre, anzi volare. Mi vestii alla svelta, non mi lavai, tirai i capelli in una coda strettissima perché non si vedesse che erano unti. Come odiavo  non fare la doccia al mattino, non mi specchiai neanche per paura delle condizioni della mia faccia. Mi portai dietro spazzolino, dentifricio e sapone: mi sarei data una veloce sciacquata nel bagno della scuola.
Inforcai la bici e raggiunsi Ken.
- Pronti!
- Ma Hai dormito stanotte? sei un rudere!
- Stai zitto va.
Ci dirigemmo verso il liceo, al parco affiancai la mia bici alla sua.
- Hai poi parlato ai tuoi di Ambra? Che farai? Vorrei vedere la faccia di quella impertinente davanti a una lettera del tribunale.- Feci una risatina. La risposta di Ken non fu quella che mi aspettavo:
- Stai zitta tu ora!- disse con un sorriso forzato. C'era qualcosa che non andava.
- Keeen!!
- Ne parliamo dopo.- Il suo tono era diventato di colpo serio. Decisi che avrei aspettato, lo avrei scoperto dopo. Ci precipitammo verso la classe, la porta era chiusa. Brutto segno. Stavamo quasi correndo e entrammo senza bussare. In realtà ci fiondammo dentro, io in testa.
- Scusi il ritardo profess....- SBAM! avevo urtato contro qualcosa... o meglio qualcuno.  Caddi per terra. Mentre Ken si andava a sedere chiedendo scusa per il ritardo l'unica cosa che seppi dire da terra fu:
- Lei non è la professoressa Hotchner.
- Perspicace principessa. La vostra professoressa è in maternità, la sostituisco io: mi chiamo Gerard Finnigan- Mi tese la mano e mi aiutò ad alzarmi. Era un ragazzo sulla trentina, chiaramente un supplente: occhi verdi chiarissimi, capelli ricci neri che incorniciavano il viso e una barbetta incolta. Era il ragazzo più attraente che avessi mai visto e non ero l'unica a pensarlo: le ragazze della classe intorno a me  lo guardavano intontite,  sembravano sedate.
- Che stretta energica! Complimenti! Su... Si vada a sedere!- Mi diede una piccola spinta sulla spalla. Andai a posto, Castiel mi guardò un attimo e poi sussurrò:
- Hai litigato con la doccia?
- Taci.
- Beh... spero che domani facciate pace o dovrò cambiare posto... Però potevi avvicinarti un po di più al professore se sveniva facevamo un'ora buca.
- Se mi prometti che cambi posto sono disposta a non lavarmi per una settimana.
- Potessi.
- Come mai non ti sei scelto un vicino di banco? Quel ragazzo è tuo amico...No?- dissi indicando il ragazzo dai capelli argentei in seconda fila, da cui Castiel andava a ogni cambio d'ora.
- E' troppo impegnato a correre dietro a una gonnella.- Rispose scocciato. Si riferiva alla ragazza dai lunghi capelli che era al suo fianco.  Veramente splendida, l'avresti detta una modella.
- Fa bene. Non ho mai visto una rag...- Qualcosa di piccolo come un sassolino mi rimbalzò contro la mia testa. Non era un sassolino, era un gessetto.
- Principessa.. non si faccia sedurre da questi ragazzacci, ricordi che lo studio è più importante di un bel visino.- Diventai bordeaux.- Venga qui alla lavagna e mi faccia questa equazione che ho scritto.-  Non so dire se amassi o detestassi il professore per i suoi modi così spartani. Lo adoravo perché mi chiamava principessa, sicuramente. Raccolsi il gessetto da terra e andai alla lavagna. Risolsi l'equazione in pochi minuti e  tornai diligentemente al posto.
-E' stata brava, ha il mio permesso di non ascoltare! ma non distragga il suo compagnuccio di merende.- tutta la classe rideva. In realtà la classe rideva per ogni cosa dicesse Finnigan che non riguardasse la matematica. E le ragazze sospiravano. Il resto della mattinata passò alla svelta. Ne Ken ne tantomeno Castiel mi rivolsero più la parola. All'intervallo attorno al mio banco si radunarono a turno i membri di tutta la classe a presentarsi. Ricordavo solo il nome di alcuni di loro: l'amico di Castiel Lysandre, la ragazza bellissima Rosalya (persino il suo nome sprizzava grazia) e una ragazza che aveva attirato la mia attenzione per l'essere talmente timida da non riuscire a dirmi il nome ma che lasciò che fossero gli altri a dirlo al suo posto: Violette. Il resto della mattinata passò tranquillo, trovai il tempo per andare in bagno a darmi una sistemata e alle macchinette a sgranocchiare qualcosa. Ken si comportava in modo strano, non solo mi evitava, ma sembrava triste e frustrato. Tornammo in casa insieme scambiandoci poche parole. Arrivati sotto casa mia fu lui a rompere il silenzio.
- Ti devo parlare.
- dimmi.
- Ho raccontato tutto a mio padre e gli ho fatto vedere il video e...
- e?
- Domani parto per la scuola militare.
- Cosa? E' uno scherzo vero?- Un ennesimo colpo al cuore. Partiva. Il mio amico, forse l'unico amico che mi era rimasto, se ne sarebbe andato. Ed era anche colpa mia: se non gli avessi detto di dire tutto non se ne sarebbe andato. Dovevo sospettarlo, sapevo che tipo era suo padre. Non potevo crederci. 
- Non sto scherzando. Oggi faccio le valigie e domani mio padre mi accompagna in macchina.- appoggiò la bici contro al muro. Si avvicinò a me e mi abbracciò. L'abbraccio fu più vigoroso di quanto mi aspettassi dalle braccine di Ken. Dovetti appoggiare entrambi I piedi per terra per non cadere.
- Addio Cloe. Io ti ...beh...Sei molto importante per me.-
- Non fare il drammatico! Non sta morendo nessuno! vedrai che tornerai presto! non ti lascerà lì per sempre non può... e non osare pronunciare la parola ADDIO! - Dissi senza riuscire a trattenere qualche lacrima. Ken si allontanò. Smontai dalla bici e entrai in giardino. Mi venne incontro Berry scodinzolando e saltellando ma non ero dell'umore adatto per farlo giocare. Dovevo organizzare qualcosa per Ken. Andai a suonare a casa sua alle due e lui scese. 
-ehiii!
-Vieni con me.- Lo presi per un braccio e lo trascinai in giardino. In mezzo al prato avevo sistemato la scatola che una volta conteneva la poltrona puff di mio fratello e che avevamo riposto in garage. Con un pennarello avevo scritto su un lato "Macchina del tempo"
- Ma questo è il veliero!- Disse incredulo con un sorriso nostalgico Ken. Da piccoli con le scatole costruivano la nave e noi eravamo due intrepidi pirati. Litigavamo per chi doveva fare il capitano, vincevo sempre io e lo prendevo in giro chiamandolo "Mozzo".
- Leggi bene Mozzo!- scoppiò a ridere e poi lesse la scritta.
- Macchina del tempo.
- Funziona così. Tu adesso sali e salgo anch'io. Lì dentro possiamo tornare indietro e rivivere i momenti più belli della nostra amicizia.- Il sorriso sul suo volto si allargò, saltò nella scatola e lo raggiunsi.
- Voglio iniziare io il gioco.- Disse Ken con entusiasmo.
- Vediamo... torniamo indietro a quando giocavamo ai pirati.- continuò.
- Adesso chiudi gli occhi e rivivi quei momenti.- Spiegai a Ken.
- Ti rivedo perfettamente con il tuo cappello da capitano fatto con la carta.
- Io si che ero un bucaniere! Un mozzo non avrebbe mai potuto rubarmi il cappello.
- Un giorno sarò più alto di te.
- Bene adesso sta a me... Prima elementare: mi mettevo l'acqua in bocca per farti fare le pappine col fango sotto il naso delle maestre.
- Come facevi a non farti mai beccare?
- Il trucco è non gonfiare le guance. Ora sta a te!.
- Mmmmh... le montagne russe fatte con i bidoni della carta svuotati!
- Dio santo me le ero scordate!!!
Andammo avanti per ore così e si fece tardi. Il sole tramontò e capimmo entrambi che era ora di andare.
- Mi dispiace devo andare a preparare la valigia ora.- Ci alzammo e uscimmo dalla scatola.
- Grazie è il regalo migliore che potessi farmi.- Lo abbracciai e gli sussurrai all'orecchio.
- Non cambiare mai. Non permettere che tutto questo ti cambi.- mi accorsi che stavo trattenendo le lacrime. Sciogliemmo il nostro abbraccio e gli passai una busta che conteneva una nostra foto, scattata da sua madre due anni prima. Scartò la busta.
- Mi correggo è questo il miglior regalo..- guardò per qualche secondo la foto- Faccio a meno di fare la valigia, ho tutto quello che mi serve.-  Disse stringendola  contro il petto.
- Vai ora va... Ciao !! teniamoci in contatto! e non ti azzardare a dire quella parola.
- D'accordo Cloe … A Presto.
- A presto.- sussurrai tra me e me mentre vedevo il mio migliore amico allontanarsi.
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: CharlieIlvendicatore