Anime & Manga > Shaman King
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Autore: Principessa Purosangue    11/06/2013    1 recensioni
Con Hao e lo Spirit King scomparsi, Yoh e i suoi compagni shamani non possono che tornare alla loro vita di tutti giorni e aspettare. Ma chi? Che cosa?
E poi arrivò Lei, un Angelo dalle sembianze umane.

Cosa c'entra in tutto questo la nuova arrivata in città? E perché Anna si sente così inferiore in sua presenza? Chi, divertendosi, li osserva da lontano giorno dopo giorno? Ma soprattutto: chi è la Dea della Vittoria che muove le fila dei burattini?
Signore e Signori, benvenuti al Teatro dei Tradimenti.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Kyoyama, Hao Asakura, Nuovo personaggio, Ren Tao, Yoh Asakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Solo quando si avvicinarono le tre del pomeriggio, ora decisa per l’arrivo di Kyrie, le menti di Yoh e del suo minuto amico iniziarono ad elaborare la situazione. Iniziarono a riflettere su come, un’Anna Kyoyama ancora visibilmente irritata dal risveglio così poco delicato riservatole da Horo Horo, avrebbe potuto accogliere una così “cara amica”; era già stato un miracolo che avesse perdonato il ragazzo delle nevi per l’oltraggio. Tuttavia forse, la parola perdono non era completamente esatta, in quanto in cambio il ragazzo fu obbligato a pulire tutta la casa, da cima a fondo. Anche Amidamaru era visibilmente nervoso, mentre Ren e Ryu non riuscivano a comprendere il perché di tale agitazione: cosa poteva mai significare questa Kurohime?

- Si può sapere che avete voi due da fissarmi tanto?! - Domandò irritata l’itako. I due amici si guardarono e deglutirono spaventati, decisi però ad informare la biondina; la domanda era: chi dei due avrebbe avuto il coraggio di rischiare la propria vita? Yoh guardò Manta implorando aiuto, il quale a sua volta rispose con gli occhi: “E’ la tua fidanzata, occupatene tu!”. Il moretto sospirò, cercando dentro di se tutta la forza e il coraggio possibile; il suo spirito custode lo affiancò, provando a infondergli più valore.

- Anna, c’è una cosa che...

Ed il campanello suonò.

                                                                                                                                                                                          

 

 

Il Teatro dei Tradimenti.
Atto secondo: Il Male ha le sembianze di un Angelo.
- La bellezza di Venere e l’anima di Athena. -

 



Manta e Yoh sbiancarono. Le donne in media erano sempre delle ritardatarie, perché mai Kyrie doveva essere l’eccezione che confermasse la regola?

- Che aspettate ad aprire?

- Vedi, Anna… - Cercò di continuare il moretto ma il campanello suonò nuovamente.

- Vai ad aprire! - Gli ordinò la fidanzata, visibilmente infastidita dal suono.

- Ma…

- Vado io. - Propose seccato Ren. Più volte si era chiesto come potesse sopportare una ragazza del genere, lui l’avrebbe sicuramente uccisa. In realtà, il giovane Tao, non l’avrebbe neanche avuta una fidanzata. Più volte la sua famiglia aveva cercato di fidanzarlo con una qualche graziosa signorina di ottima famiglia, tuttavia si era più volte rifiutato. Reputava l’amore e le relazioni una cosa futile, inoltre le donne erano spesso molto noiose e non capivano i suoi discorsi inerenti il mondo degli shamani. Gli bastava pensare a Jun, sua sorella maggiore: una ragazza dolce, bella e sicuramente unica nel suo essere, eppure certe volte era davvero insopportabile; molte volte aveva addirittura provato pietà per il povero Lee Pyron. Fra un pensiero e l’altro si ritrovò davanti alla porta che aprì, cosciente e pronto a vedere chi si sarebbe trovato davanti.

Ma mai si sarebbe mai immaginato di trovare una simile dea dall’altro lato della soglia.

Lunghissimi capelli color cioccolato fondente cadevano come delle onde più giù dei fianchi della giovane visione che si trovava dinnanzi. Un viso divino, occhi piccoli e leggermente a mandorla, neri come la pece, labbra sottili ma carnose abbastanza da provocare la voglia insaziabile di morderle, stesso per il nasino fine. Ren, che di donne e fisici non s’intendeva, per la prima volta se ne ritrovò attratto: il corpo della ragazza superava quello di qualsiasi donna avesse mai visto in vita sua, persino quello di Jun. Era alta come lui, eppure ogni proporzione era esatta: il seno era visibilmente grande, la vita stretta come quella di una vespa, i fianchi larghi e sensuali. Portava una camicetta modello boscaiolo rosa e blu, camicetta che rendeva visibile quasi del tutto l’ombelico in quanto era stretta in un nodo proprio all’altezza dei piercing. Ma ciò che piacque particolarmente al giovane Tao furono le gambe mozzafiato della moretta dalla pelle ambrata. Erano completamente scoperte se non per quel piccolo pantaloncino bianco sportivo dai bordi rosa. Indossava dei graziosi sandali rosa e notò anche che indossava numerosi accessori fra collane, bracciali e anelli. Rimase interdetto a guardarla ancora per qualche secondo, ad osservarne il sorriso, lo sguardo, a cercare di studiarla. Poteva davvero essere loro nemica quella ragazza? Il diavolo poteva davvero incarnarsi in una tale creatura? Il male aveva davvero le sembianze di un angelo? Quando Yoh gli aveva parlato di lei, perché non aveva menzionato il suo incanto? Incanto che non si fermava all’aspetto fisico. C’era qualcosa in lei che gli scaldava l’anima. Qualcosa in lei che donava tranquillità, che lo faceva sentire bene. Se avesse dovuto descriverla, avrebbe sicuramente detto che si trattasse di una giovane dea dalla bellezza infinitamente superiore a quella di Venere e da un’anima che persino Athena avrebbe invidiato.

- Ehm… Cerco Oyamada Manta, è qui per caso? - La domanda riportò Ren alla realtà, il quale si schiarì la voce per risponderle ma Yoh lo interruppe prima che potesse aprir bocca.

- Ehi, Kyrie! Vieni pure!

- Oh, ciao Yoh! Non sapevo ci fossi anche tu! - Disse, avanzando solo di due passi così da ritrovarsi di fianco a Ren che la scrutò nuovamente: era davvero una bellissima ragazza.

- In realtà questa è casa mia! Comunque ti presento il mio amico, lui è Tao Ren e viene dalla China. - Kyrie gli porse la mano, sorridendogli dolcemente.

- Ah, la China! Che bel posto, spero poterla visitare un giorno! - Ren le strinse la mano piano. Anche se gli sembrava una ragazza piena di allegria e dalla forte personalità, e nonostante il corpo smentisse totalmente la sua età, in realtà sembrava una piccola bambola di porcellana; ed era una bambola che non aveva intenzione di rompere.

- E Ren, ti presento Kurohime Kyrie.

- Piacere.

- Il piacere è tutto mio! Ma per favore chiamami Kyrie, non sono abituata a sentirmi chiamare per cognome! - Il giovane annuì e successivamente sciolsero la stretta e la moretta fu invitata da Yoh ad entrare in casa. Una volta in salotto tutti gli occhi furono sull’invitata, in particolare quelli di Horo Horo e Ryu, il quale non perse tempo e subito chiese alla giovane di diventare sua moglie.

- Mi dispiace ma… Credo sia troppo presto per parlare di matrimonio, non trovi? - Scherzò la ragazza, cercando di liberarsi dalla stretta di Ryu che venne spinto via da Horo Horo.

- Lascialo stare, lui non ti merita! Ma giuro che io per te faccio di tutto, imparo anche a comportarmi a tavola, lo prometto!

- Tu non sai come trattare il tuo spirito custode, figuriamoci una donna! - Lo scaraventò via Ryu. - Io invece farei di tutto! Non dovrai occuparti della casa, lavorare, nulla! Solo diventa la mia sposa!

- Ah, grazie ma…

- Fatela finita! - Intervenne visibilmente irritato Ren, i cui occhi fulminarono gli amici dopo averli posati sulla Bâo-Lèi; il messaggio fu chiaro ed i due amici si ritrassero spaventati. Kyrie incontrò lo sguardo del giovane e gli sussurrò in flebile grazie al quale egli rispose con un cenno, il volto coperto una maschera d’indifferenza.

- Kurohime. - La moretta sorrise, sentendo la voce della sua compagna di classe; sapeva che non avrebbe aspettato così tanto a farsi viva.

- Kyoyama-san! Come hai trascorso la notte? Hai una cera! - A tali parole Horo Horo si nascose dietro Yoh sentendo su di se lo sguardo assassino della biondina. - Manta mi ha chiesto di venire qui, aveva bisogno di alcuni appunti e io glieli ho portati!

- Manta, eh? - Quest’ultimo cercò riparo dietro la televisione e chiuse gli occhi, immaginandosi Anna con le sembianze di Medusa. - Comunque, sappi che non mi vai per niente a genio.

- Anna! - La voce di tutti però sembrò non toccare le ragazze, le quali si guardarono intensamente negli occhi, nessuna pronta a darla per vinta all’altra. Eppure, in quei due sguardi così determinati, la differenza era totale: gli occhi dell’itako erano freddi, vuoti, corrosi dall’odio; quelli della moretta invece erano determinati, forti e pieni d’energia positiva.

- Sei ancora convinta che io sia un’alleata di Hao?

- Ne sono fermamente convinta.

- E se sbagliassi? - A tali parole la biondina strinse le mani dai nervi, evitando di mordersi le labbra, abbozzando un sorriso per non darla vinta alla mortale nemica.

- Io sono Anna Kyoyama. Io non sbaglio mai. - Kyrie rise piano, sfidandola con un tono di voce che seccò la Kyoyama: come si permetteva di ridere alle sue parole? La moretta tuttavia semplicemente la guardò con un sorriso stampato sul viso.

- Non posso obbligarti a fidarti di me. - Disse. - Tuttavia, e non mi riferisco a nessuna persona in particolare presente in questa stanza, la sera io faccio sogni tranquilli: non sono io quella ad indossare la maschera della bontà per nascondere le mie oscure intenzioni. - Le parole della moretta sorpresero tutti che si guardarono fra loro, quasi sospettando che qualcuno di loro si fosse venduto al male.

- Stai solo cercando di confonderci le idee! Sei tu la mela marcia qui dentro!

- Sbagli. - Rispose freddamente Kyrie, seria in volto. - Fra di voi avete un Giuda Iscariota.

- Cosa?!

- Non è possibile!

- Non sto’ dicendo che sia o non sia presente in questa stanza. - Continuò la ragazza, fissandoli uno per uno negli occhi, scrutandole l’anima e il loro più grande desiderio. - Prima o poi salterà fuori ma non spetta a me l’infame compito. - Concluse, tornando a sorridere dolcemente. La biondina la scrutò attentamente, cercando in lei un qualche difetto, un qualcosa fra le righe, un minimo inizio ma ancora una volta non trovò nulla.

- Ho delle cose da fare. - L’itako voltò le spalle senza salutarla. - Intrattenete voi l’ospite. E tu Yoh, seguimi. - Uscirono dalla stanza e si diressero verso le scale dove l’itako si fermò al secondo gradino.

- Non fate gli idioti e approfittatene che è sola: cercate di scoprire più cose possibili e trattenetela fino a tardi. Forse sono riuscita a contattare Silva. - Così detto la giovane si congedò, infastidita e con un orrendo mostro verde sulla schiena che di volta in volta ne consumava l’anima. Amidamaru osservò la ragazza e seguì l’amico quando questo si diresse verso il salotto.

- Yoh… Non trovi che ci sia qualcosa di strano in Anna? Non ha nemmeno cercato di uccidere Kyrie!

- Di strano? In Anna? - Domandò a sua volta il ragazzo, sorpreso dal quesito dello spirito custode. - Nah, è solo un po’ presa da questa questione di Hao, Kyrie e tutto il resto. Non c’è niente di strano in lei! - Concluse, aprendo la porta scorrevole del salotto. Il samurai lo guardò fisso: possibile che davvero Yoh non si rendesse conto dell’invidia che divampava come un fuoco dentro la sua fidanzata? O forse fingeva di non vedere nulla? Ma a che scopo? Sapeva che il suo amico non fosse per niente stupido ma ciò che non comprendeva era perché fosse diventato improvvisamente cieco. Yoh, ad ogni modo, non fece nemmeno caso allo spirito custode e rise dinnanzi alla scenetta che gli si prospettava davanti agli occhi: Kyrie era seduta di fianco a Ren, il quale aveva la lancia sguainata e guardava fisso gli altri due componenti del gruppo. Era ovvio che stesse evitando che l’ospite non venisse importunata più di quanto non lo fosse già stata. O molto più probabilmente, era solo una scusa per ucciderli tutti.

- Anna sta’ bene? - Chiese gentilmente la moretta.

- Sì sì, è solo molto occupata.

- Ah! Che sbadata! Io ho portato dei pasticcini! - Kyrie rovistò nella sua borsa dalla quale prese un pacco rosa che aprì.

- Ma sembrano buonissimi! - Urlò Horo Horo gettandovisi sopra. Ryu non perse tempo e cercò di spostare l’amico, aiutato da Manta e Yoh.

- Che morti di fame! - Commentò Tokagero e gli altri tre spiriti custodi annuirono con approvazione.

- Non c’è bisogno che litighiate per i pasticcini, ne ho presi a sufficienza per sfamare dieci persone!

- Posso chiedere come mai ne hai presi così tanti? - Domandò il piccolo Manta prima di mordere un pasticcino alla crema.

- A prenderne pochi si può sbagliare e mi è stato insegnato che è meglio abbondare che mancare!

- Sagge parole! - Affermò a bocca piena Horo Horo e alla sua vista Ren non poté che scuotere il capo. A quanto pare le buone maniere continuavano a non essere il suo forte.

- Tu non ne prendi? - Kyrie guardò il ragazzo dai capelli blu, fra tutti era quello più taciturno ma anche quello più educato, o almeno così pareva. In qualche strano modo, ne era rimasta impressionata. I pochi ragazzi per i quali nei passato aveva avuto una cotta erano il totale opposto: alti, iperattivi, il sorriso sempre stampato sul volto, una via di mezzo fra i “vip” della scuola e i nerd. Ren invece non poteva essere inserito in nessuna delle categorie e a lei note. Per la prima volta, trovò un po’ di difficoltà nel leggere qualcuno aldilà di stessa e forse era stato proprio quel fatto a impressionarla. Il giovane Tao, sentendo lo sguardo intenso della ragazza, alzò i suoi occhi dorati per incontrarne i suoi nero pece: la ragazza sobbalzò piano e sorrise, cercando di nascondere l’imbarazzo che si faceva pian piano strada sulle sue guance. Ren tuttavia non capì ma decise di rendere felice l’ospite prendendo un bombolone.

- Allora, ci hanno detto che sei nuova da queste parti. - Iniziò Ryu. - Che te ne pare, ti piace il posto?

- Oh sì, moltissimo! Sapete, qui in Giappone tutto è diverso e anche se alcune cose forse sono un po’ troppo severe come la questione dei cognomi e delle confidenze… Mi piace molto come posto! D’altronde io amo conoscere nuovi luoghi e nuove usanze!

- Prima dove abitavi? - Intervenne Manta. - Ormai è da un po’ che ci conosciamo ma non abbiamo mai avuto occasione di sentir parlare di te, della tua vita.

- Vi basti sapere che considero gli aerei la mia casa. Viaggio sin da quando sono nel grembo di mia madre, è dovuto a questo la mia ottima padronanza di diverse lingue. Anche se la mia vita l’ho trascorsa per lo più fra l’Italia e il Perù.

- Il Perù?

- Sì, è un paese davvero molto bello e la gente è davvero fantastica! Allegra, senza preoccupazioni d’orari, molto legata alla famiglia… Molto diverso dall’Italia in cui gli orari sono un must e non dico che non siano allegri e legati alla famiglia ma… Dipende da famiglia in famiglia. Vedete, in Perù è impensabile lasciare da soli i genitori o abbandonarli in case di riposo, infatti ne esistono pochissime. Mentre in Europa… Beh, la situazione è molto diversa. Non è che non amino i loro cari, è solo che li amano in modo diverso, forse sono un po’ più egoisti… Però comunque reputo l’Italia un bellissimo paese, la amo così come amo il Perù, per me sono rispettivamente come mia madre e mio padre.

- I tuoi genitori di che si occupano? - Chiese curioso Ryu. La giovane rimase con lo sguardo perso per un po’, infine abbassò gli occhi e strinse i pugni che aveva appoggiato sulle gambe.

- I miei genitori… Loro… Ecco, io… - Sussurrava lenta, scandendo bene ogni parola con un dolore da loro percepito come infinito. - Preferirei non parlarne, se non vi dispiace… - Sorrise forzata, anche se in quel sorriso mise davvero tutta se stessa. I ragazzi l’osservarono: davvero poteva quella creaturina essere una seguace di Hao? Non c’era nulla di malvagio in lei, anzi… Era come se tutto il bene della terra s’incarnasse in quella bambola così piccola e fragile.

- Tranquilla, possiamo capire. - Asserì Yoh, sorridendole. Era vero che non potevano fidarsi ma di certo non era scoprendo vita, morte e miracoli dei suoi genitori che avrebbero dedotto se fosse una loro nemica o no.

- Sai che questi pasticcini sono davvero ottimi? Dove li hai presi? - Domandò Horo Horo con la bocca piena, mentre Kororo che cercava disperatamente di chiudergliela con le sue piccole manine.

- Da nessuna parte, li ho fatti io! - I cinque amici si bloccarono, occhi e bocca spalancati, chiedendosi quali altre sorprese fossero nascoste dentro quel corpicino minuto e delicato.

- Sei seria?

- Sì! Mi piace cucinare e i dolci sono ciò che preferisco fare! - Affermò, fiera di se.

- Sposami! - Urlarono all’unisono il ragazzo delle nevi e il capellone del gruppo. Tokagero si portò una mano al viso mentre Kororo divenne rossa di gelosia e tirava Horo Horo dalla giacchetta. Kyrie si trasse il più indietro possibile e batté la schiena contro la parete ma non ci fece caso; fortunatamente venne prontamente salvata da Yoh il quale ringraziò infinite volte. I due ragazzi gli stavano molto simpatici, nonostante ciò che sembrassero non erano un involucro vuoto, anzi: erano delle persone veramente profonde e splendide.

- Certo che siete proprio senza speranza! - Rise Amidamaru.

- Per fortuna il mio padroncino Ren è l’unico decente! - Si fece sentire Bason, orgoglioso del ragazzo.

- Oh, il tuo spirito custode! - Si sorprese Kyrie. - Che onore, il più leale servitore della famiglia Tao, il generale Bason! - La moretta fece un inchino dinnanzi allo spirito il quale, sorpreso, non poté trattenere le lacrime. Quasi nessuno lo riconosceva, eppure la storia del grande generale Bason era nota in tutto il mondo. Per molto tempo si era chiesto se la sua lealtà fosse stata vana; il suo obiettivo non era divenire famoso, a lui bastava difendere la famiglia Tao. Eppure, il fatto che qualcuno lo riconoscesse, era una gratificazione che nessun denaro poteva equiparare.

- Tu conosci la storia di Bason? - Le domandò Ren, i suoi occhi velati fra indifferenza e curiosità.

- Come non potrei! Così come non potevo non conoscere il samurai dei samurai, il signor Amidamaru, al quale gà in un’altra occasione ho mostrato la mia più sincera stima. Entrambi gli spirti hanno fatto la storia, compiendo gesta leggendarie, non solo come ottimi guerrieri, bensì anche per la loro lealtà e il senso d’amicizia. - Amidamaru annuì, ricordando ancora con gloria il momento nel quale la ragazza s’inchinò dinnanzi a lui.

- Sai molto su di noi. - Intervenne Tokagero, visibilmente irritato a causa dalla mancanza riverenza verso la sua persona. - Ma tu? Dov’è il tuo spirito custode? Solo un potentissimo shamano dall’inestimabile furyoku sarebbe in grado di farlo. Ma la vera domanda è… Perché lo fai?

- E voi siete Tokagero, ladro dalla cattiva fama ma dal nobile animo. - Gli sorrise, inchinandosi anche davanti a lui. - Ammiro la valentia con la quale avete deciso di cambiare il vostro destino e passare dalla parte dei giusti. - Lo spirito arrossì ma decise di mantenere la sua posizione decisa, seppur molto lusingato e cambiando rapidamente opinione sulla giovane.

- Tsk. Non cambiare argomento ragazzina, rispondi alla mia domanda!

- Tokagero! - Lo sgridò Ryu. - Non è così che si tratta una fanciulla!

- Non è niente. - S’intromise lei, sorridendo. - Credo sia suo diritto pormi una simile domanda. Ma comunque no, non nascondo alcun spirito custode, semplicemente non ne ho uno. - Notando gli sguardi disorientati dei ragazzi, continuò. - Vedete, io sono una shamana un po’ particolare, diversa da voi. Motivo per il quale non ho preso parte al torneo degli shamani.

- E’ vero! Non ti abbiamo mai vista proprio perché non c’eri!

- Come mai hai deciso di non partecipare?

- Semplicemente perché lo considero inutile.

- Inutile? - Domandarono in coro accigliando le sopracciglia.

- Perdonami, ma non credo si possa reputare inutile diventare Shaman King e salvare la sorte della terra da un pazzoide come Hao! - Asserì Horo Horo.

- E’ solo egoismo. - Fece notare lei, seria. - Esiste forse qualcuno fra di voi capace di porre al primo posto la necessità degli altri piuttosto che il sogno per il quale sta combattendo? Anzi, è proprio il sogno di ogni shamano che fa’ del male al mondo di per se.

- Ma non se questi hanno fini benefici. - Intervenne Amidamaru.

- Non esiste uno scopo benefico. - Rispose lei, un sorriso triste sul volto mentre la sua mente vagava verso un passato ormai lontano ma mai dimenticato, chiedendosi se sarebbe più riuscita a vivere senza il peso di tale responsabilità.

- Come no?! Certo che sì! - Sostenne Horo Horo. - Basta guardare il mio!

- Tsk. Ma per favore. - Sbuffò Ren.

- Vuoi fare a botte tu?!

- Ragazzi per favore, calmatevi! - Manta si mise tra i due ma fu la voce di Kyrie a fermarli.

- Nemmeno il tuo è un sogno totalmente benefico, purtroppo.

- Eh?

- Vedi Horo Horo, supponiamo che tu divenga Re degli shamani. Il tuo scopo è salvare i Kuroppokkuru e donare loro estesi campi per vivere. Il problema è che questo poi verrebbe in contro ad altre problematiche ambientali e non parlo dell’uomo che si lamenta perché non si possono costruire altre strade, bensì di altre creaturine indifese come i tuoi piccoli amici. Cosa faresti questi due bisogni si scontrassero? Saresti neutrale oppure cercheresti sempre di dare una mano in più ai famigliari della bellissima Kororo? - Horo Horo non poté che rimanere in silenzio e abbassò lo sguardo verso il suo spirito custode che prese fra le mani, guardandone il dolce visino: non sarebbe mai stato capace di andarle contro. Ma d’altronde, si poteva biasimarlo? Kyrie aveva ragione: nessuno avrebbe mai anteposto gli interessi altrui ai propri.

- Purtroppo anche il tuo sogno Ryu sembra improponibile poiché tutti abbiamo un ideale di arcadia distinto. L’unica soluzione sarebbe quasi… Dividere il mondo in scompartimenti, su chi la pensa in un modo e chi in un altro. Ma non troverai mai nessuno con le stesse medesime idee ed i conflitti, quindi, ci saranno sempre. L’unica arcadia che uno si può creare è quella dentro di se, dentro le mura delle propria casa con la gente amata.

- Allora stando a come dici tu, il sogno di Ren è quello più inutile fra tutti. - Notò Horo Horo che ricevette un occhiataccia dal ragazzo in questione.

- Dipende. Fra tutti i presenti anzi, reputo forse lui è l’unico che sarebbe pronto a diventare Shaman King.

- Eh?!

- Cosa?!

- Ma stai scherzando?! - Ren non disse nulla, semplicemente si limitò a guardare curioso la moretta.

- E’ vero che lui lotta per l’onore della sua famiglia ma trovo che una volta giunto al trono non si occuperebbe di sé, anzi… Credo che nel limite delle sue possibilità cercherebbe di far funzionare un po’ le cose. Certo, magari sarebbe molto severo ma le sue buone e giuste azioni le farebbe.

- E che ci dici di Yoh? - Domandò curioso Manta, che da sempre considerava l’amico l’unico meritevole di divenire lo Shaman King.

- Yoh… All’inizio del torneo eri tu il mio favorito. Quando ti ho visto combattere contro Silva… Eri un altro Yoh. - Affermò, attirando l’attenzione di Amidamaru.- Però, ora… Sei diverso. Credo che se diventassi il Re degli shamani… Indubbiamente faresti ottime cose ma… La domanda chiave è, saresti capace di passare anni in isolamento per il bene dell’umanità? - Alla sola idea Yoh sobbalzò ed un brivido gli percorse la schiena. - Perché è anche questo che fa’ il Re. Saresti capace di stare lontano dai tuoi amici senza questo provocarti alcun effetto? Il tuo modo di essere sempre allegro è da lodare e ti comprendo perché io per prima sono così, ma saresti capace di smettere se dovessi farlo? Ma soprattutto, saresti capace di farlo senza che questo ti cambiasse? Io non credo, specialmente ora che per qualche ragione trovo i tuoi occhi offuscati. - Il samurai fissò la ragazza, cercando di comprendere se sapesse qualcosa di più. Allora non era l’unico che aveva visto qualcosa di strano nel moretto.

- E non partecipando cosa pensi di ottenere? - Finalmente anche Ren si fece sentire, gli occhi dorati di lui che la scrutavano. Kyrie sorrise, giocherellando un po’ coi capelli.

- Nulla! - Rispose. - Nulla poiché nulla voglio ottenere. A me basta consolare i poveri shamani che man mano escono perdenti dal torneo e dar loro nuova forza per continuare la vita di tutti i giorni dando sempre il meglio!

- Un momento… Questo significa che anche tu sei venuta a Dobbie Village?

- Non proprio. Io sono rimasta alle porte della città così da poter incontrare gli shamani che man mano si ritiravano dal torneo. - Manta scosse la testa, realizzando qualcosa prima degli altri.

- Ma quindi tu già ci conoscevi? Per questo sapevi già perché desideravano diventare Re degli shamani?

- Non come gruppo ma come singoli shamani. - Spiegò. - Ho seguito solo la prima fase del torneo, ovviamente non di tutti gli shamani ma di quelli che ritenevo potenziali finalisti del torneo. Poi mi sono recata a Dobbie Village solo quando la seconda fase è iniziata, ma ripeto, non sono entrata perciò non conosco la disposizione dei gruppi né nulla. - Lo sguardo cadde sul polso sinistro dove indossava l’orologio e, vedendo l’ora, la ragazza sobbalzò. - Oh, ma come si è fatto tardi! - Sì alzò velocemente e prese la sua borsa, sistemando i pantaloncini che si erano leggermente alzati per la gioia di Horo Horo. - Scusatemi, ma devo proprio andare! Comunque è stato un piacere!

- Aspetta! - La fermò Yoh. - Ti accomp…

- Yoh! - La voce di Anna risuonò forte in tutta la casa, forte e severa. - Ho bisogno che sbrighi delle cose per me. - Disse seria, alzando poi lo sguardo sulla compagnia di classe. - Te ne vai di già?

- Purtroppo sì, ho delle cose da fare! Ad ogni modo, grazie dell’ospitalità! - Più Kyrie le sorrideva, e più la biondina aveva voglia di cancellarla dalla faccia della terra. Eppure, lei lo sapeva bene, non poteva.

Altrimenti, lui…

- Aspetta! Fatti accompagnare almeno da Man…

- Manta, Horo Horo e Ryu mi servono anche loro in casa. - Lo interruppe nuovamente Anna, polverizzandoli con lo sguardo mentre questi cercavano di nascondersi ovunque: dietro lo scaffale, sotto il tavolo, il piccolo Manta addirittura dentro la credenza.

- Non ce n’è bisogno, vado da so..

- Andiamo. - La interruppe Ren avviandosi all’uscita.

- No davvero, non vorrei disturbare e poi… - La giovane lo seguì di corsa dopo aver salutato tutti con un gesto della mano. Si misero le scarpe e lui si alzò per prima, prendendole la borsa. - Sei molto gentile, davvero, ma non ce n’è bisogno! - Ripeté una volta usciti dalla casa.

- È da prima che lo ripeti ma ormai siamo fuori perciò continuiamo. Inoltre sono stanco di rompermi i timpani a causa di Anna. - Kyrie sospirò, capendo che il desiderio di accompagnarla fosse solo una scusa ma non riuscì a capire se ciò le faceva piacere… O se le dispiaceva profondamente.

- Almeno dammi la borsa! - Ma Ren non la degnò nemmeno di una risposta, continuando a camminare con lo sguardo fisso sulla strada.

- Bason?

- Sì, signorino?

- Imparati bene la strada.

- Sì, signorino! - Kyrie rimase a fissarlo per un po’, il viso in una tenera espressione di disappunto, le guance leggermente gonfie. Infine rise, richiamando l’attenzione del ragazzo.

- Beh, che hai da ridere?

- Niente. - Rispose lei. - Sei divertente, sai?

- Tsk. - Sorrise nuovamente, guardandosi intorno.

- E così nemmeno tu conosci bene la zona! - Non sentendolo rispondere, continuò. - E dimmi, a te piace qui?

- Non sei un po’ troppo curiosa? - La morettina rise nuovamente, iniziando a saltellare.

- Non è curiosità, è solo dialogo! Non mi piace il silenzio.

- Ho notato.

- Invece a te piace tanto. - Constatò lei. - Io mi annoio e mi rattristo nel silenzio però!

- Vorrà dire che ti annoierai allora. - Lei s’imbronciò nuovamente, tuttavia non perdeva mai quella bellezza tenera che possedeva il suo splendido viso. Ren, dal canto suo, non sapeva come comportarsi. Temeva di ferirla con la sua freddezza e con le sue parole e non lo voleva anzi, lui… Ren si sorprese sentendo i suoi pensieri. Da quando s’interessava se ciò che diceva faceva del male alle persone? Da quando voleva essere gentile? Da quando… Voleva piacere a qualcuno?

- Siete il gruppo di amici più disomogeneo che conosca! - Affermò lei dal nulla, l’espressione nuovamente allegra. - Tu taciturno e gli altri casinisti… Però siete un bel gruppo, nonostante tutto!

- E dire che non hai ancora conosciuto altri due personaggi: uno è un fenomeno da baraccone mentre l’altro… - Pensare a Lyrserg gli fece ribollire il sangue. Non avrebbe mai rispettato la sua decisione, considerava gli X-Laws una specie di setta sotto le mentite spoglie di un finto credo cattolico del medioevo.

- Deduco che non ti sta’ molto simpatico.

- E’ un X-Law. - Tagliò corto lui.

- Ah! Allora si spiega tutto! - Si portò l’indice alle labbra. - Quindi siete in sei shamani e un umano?

- Ora sì, prima eravamo in sette shamani.

- Davvero? E chi era l’altro?

- Un tipo davvero… Particolare. Faust VIII.

- Oh sì, quello che ha aperto in due Manta! - Ricordò lei. - Però, che gruppo! - Rise nuovamente portandosi le dita alle labbra. - Hai fratelli o sorelle?

- Non ti piace proprio stare in silenzio, eh? - Questa volta il tono prese qualche nota scherzosa che fece ridacchiare Kyrie. Era contento di vederla ridere ma ancora più di questo, era la sua risata a renderlo felice. Più si sforzava di capire e più non capiva: quand’è che la sua risatina era diventata melodia che gli metteva in pace l’anima? Si mantenne nella sua posizione e nessuno dei suoi dubbi trapelò mai dal suo viso. - Una sorella più grande.

- Ah, che bello! - Il volto di lei s’illuminò. - Cos’avrei dato io per un fratello! Però mi sarebbe piaciuto più grande di me… - Pensò. - Almeno mi avrebbe difeso.

- Da chi? - Alla domanda Kyrie rimase immobile e abbassò lo sguardo, le mani congiunte, mentre cercava di ingabbiare la mente per non lasciarla nuovamente spaziare nel passato.

- Da tutti. - Rispose piano in un flebile sussurro. Ren la fissò senza saper cosa dire: non era una nemica, ne era certo, eppure che ci fosse qualcosa che nascondesse, c’era indubbiamente.

- A che punto siamo?

- Ah, vicini, vicinissimo! Tranquillo, dovrai sopportarmi ancora per poco. - E purtroppo per lui Kyrie aveva ragione: in pochi istanti si trovarono davanti ad un portone controllato da due uomini in nero che appena videro la giovane la salutarono abbassando il capo. - Siamo arrivati! Grazie mille per avermi accompagnata, anche se visto l’umore di Anna forse ci siamo fatti un favore a vicenda! - Ren le porse la sua borsa piano, mentre 0dentro di lui il dispiacere si faceva spazio. - Allora… Ciao. - La moretta si voltò e si diresse verso la porta che si aprì non appena ne fu vicina, ma prima che entrasse il giovane la chiamò.

- Kyrie! - Si voltò di scatto ma il ragazzo rimase in silenzio. Non sapeva nemmeno perché l’aveva chiamata, forse non sopportava l’idea di salutarla così, o forse… Non gli andava l’idea di salutarla proprio.

- Oh, giusto! Che stupida! - Ren si sorprese. Cosa aveva capito? La vide aprire la borsa e prendere un foglio che gli pose. - E’ la cartina che porta a casa Asakura. Non potrai perderti così! Ora devo proprio andare. Ancora grazie… Ren. - Sentirla pronunciare il suo nome fu come sentirsi rinascere. Ren: tre semplici lettere; non aveva mai apprezzato così tanto il suo nome. - Arrivederci. - Gli diede un veloce bacio sulla guancia al quale il ragazzo si paralizzò; la vide eclissarsi dentro la sua proprietà blindata e sicura come la casa di un presidente. Bason lo guardò stupito, cercando di intravedere qualcosa fra le iridi dorate del giovane ma riuscì a vederne solo un ghigno divertito, credendo fosse diventato pazzo.

- Mhp. Kyrie, eh? Non potevi avere un nome più adatto.

 

 

 

- Si può sapere perché diavolo non ti sei trattenuta e hai dovuto dire quelle cose? - La giovane non ebbe neanche il tempo di respirare: Hao la immobilizzò contro la porta, gli occhi bianchi dall’ira, i denti digrignati. La ragazza optò per mantenere, anche se molto difficilmente, il suo stoico atteggiamento, sfidandolo con lo sguardo.

- La bocca è mia. Di conseguenza ciò che dico non ti riguarda. - Per un momento l’impeto di colpirla vibrò lungo tutto il braccio dell’Asakura originario, tuttavia si trattenne, ricordando la madre. “Le donne non vanno toccate neanche con il petalo di una rosa.”

- La prossima volta morditi la lingua prima di parlare. Ti ricordo che se rovinerai il mio piano, nemmeno tu otterrai quello che tanto desideri. O credi forse che mio fratello e la sua banda di squilibrati possa mai aspirare a battersi con me? - La ragazza si morse il labbro inferiore, ricordando il loro accordo. Anche se avesse combattuto fino alla morte contro Hao per sostenere la sua posizione, nel profondo sapeva bene che quel pomeriggio aveva detto cose di troppo, rischiando così di mandare in aria tutto ciò per cui aveva lottato… Tutto ciò per cui si era venduta in anima e corpo e aveva tradito.

Il giovane shamano si stese nel letto, contemplando la notte dalle finestre. La giovane, non capendo se fosse ancora arrabbiato, rimase in piedi per qualche istante e poi si sedette ai piedi del letto. Lo sapeva che non conveniva farlo arrabbiare, altrimenti Hao non si sarebbe trattenuto e senza pietà si sarebbe mostrato in presenza di tutti con le scuse più banali, come già era successo a scuola, rendendo ogni situazione sospettosa. Ma non gli avrebbe mai chiesto scusa: mai e poi mai.

- Vieni qui… Kay. - La giovane si voltò di scatto; da un po’ di tempo ormai lo shamano, per evitare di pronunciarne il nome per ovvie ragioni, le aveva affibbiato quel nomignolo che riprendeva la lettera iniziale del suo cognome. Per qualche strana ragione però, quel soprannome aveva un qualcosa di dolce, qualcosa di tristemente romantico che però era abbastanza da farle dimenticare ogni cosa. Kay gattonò al suo fianco mentre Hao si metteva in ginocchio sul letto.

- Coraggio… - Iniziò, aprendo la zip dei pantaloni e facendoli scivolare giù dalle gambe. - Mostrami la tua lealtà, Kay. - La ragazza era divisa fra eseguire ciò che gli era stato richiesto e mandare all’aria tutto: se c’era qualcosa che il suo carattere orgoglioso aveva sempre odiato, era sapere una donna inginocchiata davanti all’uomo, in ogni senso e percepiva quel particolare atto sessuale umiliante. Decisa ad andarsene, le sue memorie la trattennero: tutto ciò che aveva fatto fino ad ora, tutto ciò che aveva nascosto, tutti coloro che aveva ingannato col suo viso… L’avrebbero mai perdonata? Capì che la decisione l’aveva già presa tempo fa, la prima volta che si era concessa ad Hao, la prima volta che aveva agito a suo volere e piacimento, ferendo in silenzio quei compagni che in lei confidavano ciecamente.

Schiuse lentamente le labbra e, stringendo gli occhi, cominciò a far godere lo shamano che con le mani spingeva la testa dell’amante contro il suo membro; la sua mente però, era altrove. E mentre Kay si dava forza per continuare quell’atto per lei ripugnante, Hao immaginò che fosse un’altra la K con cui stesse facendo sesso. Si corresse subito però: con lei sarebbe stato amore.

Spinse con più forza la testa della ragazza contro di se, punendola per l’affronto subito alcuni giorni prima: era la sua puttanella privata, non d’altri.

 

 

 

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Domando umilmente PERDOOOOOOONO, per il grandissimo ritardo!! çAç Il problema è che sono in piena maturità e quindi ho spesso tutt’altro per la testa! >w< Appena avrò finito questa tortura sarò sicuramente più attiva, fino ad allora chiedo venia e comprensione!!! ç___ç

Ma tornando al capitolo… Avrete notato che il campo per scoprire la vera identità dell’amante di Hao si è ristretto. E se prima avevate qualche idea, sicuramente i dubbi si saranno chiariti! Oppure… E’ tutta una trappola?! Kay è davvero chi pensate che sia… O una Kay che non è ancora apparsa? MUAHUAHUAHA LO SO, AMO TENERVI IN TENSIONE AHAHA!! *_______*

Caitlin Believe ti ringrazio di cuore per la recensione e spero vivamente che questo capitolo sia di tuo gradimento. ^^ Another lo conosco, tuttavia ancora non mi sono data il tempo di vederlo ma lo farò appena portrò! *^* Se ti piace la seconda guerra mondiale ti consiglio Girls und Panze, è super divertente e tutti i protagonisti sono dei gran bei personaggi, le versioni femminili in un certo senso degli ex-grandi leader mondiali! *__* Spero di risentirti alla prossima recensione! (:

E chi non avesse recensito ma trovi interessante la storia, sappia che qualche parola mi fa sempre piacere leggerla. *^*

Ciaossu ~

 

 

 

Prinny *

   
 
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