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Autore: Dani85    11/06/2013    0 recensioni
4 storie, 6 momenti, 6 stralci di vita. Nessun collegamento se non la stagione in cui si svolgono - l'inverno - e i personaggi - Luca, Anna e chi li circonda -. Il tutto interpretato in chiave fluff per la Fluff Challenge.
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Dalla seconda One-shot:
"Anna si lascia cadere ai piedi del letto, sul tappeto morbido, e prima che faccia in tempo a dire a Luca di spostare pure quei cumuli di abiti colorati, lui le si è già seduto accanto, le gambe incrociate. Forse si aspetta che la rimproveri: per aver messo a soqquadro la casa, per averlo tirato giù dal letto uno dei pochi giorni in cui avrebbe potuto dormire, per un miliardo di altre cose che ha fatto e non doveva. Invece Luca se ne sta in silenzio e non dice nulla."
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Gori, Luca Benvenuto, Nuovo personaggio
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: It's Christmas once more
Autore: Dani
Fandom: Distretto di Polizia
Personaggi: Luca Benvenuto, Anna Gori
Paring: Luca/Anna
Genere: Generale, Sentimentale, Fluff
Rating: Verde
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Taodue srl che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Distretto di Polizia, appartengono solo a me.
Word: 2.038
Tabella: Inverno
Prompt: 3. “Buon Natale, idiota!”
Note: Post DdP9 – Titolo da It's beginning to look a lot Like Christmas di Michael Bublé – Storia scritta per la Fluff Challenge di Contest & Mania Challange . Qui la mia tabella.

 
It's Christmas once more

Luca dovrebbe togliersi il vizio di camminare scalzo per casa, davvero. Non sempre eh, magari solo in mattinate come quelle, nel bel mezzo del Natale più freddo che Roma ricordi da anni. E non è piacevole ritrovarsi i piedi congelati appena sveglio, per niente.
In realtà, quella mattina avrebbe volentieri stravolto un'altra delle sue abitudini, ovvero quella di alzarsi alle 7 di mattina. E che cavolo, mica doveva andare al lavoro: era Natale! E invece, con una puntualità frustrante, anche quella mattina si era trascinato in cucina alla solita ora. Non che ne avesse voglia, sia chiaro. È che ci era stato costretto dal finimondo che proveniva dalla camera di Anna.
E così, mentre l'orologio appeso alla parete segna le 7:15 del 25 dicembre, lui se ne sta nel cucinino a fissare con aria adorante la macchinetta del caffè. Se ne è appena versato una quantità generosa nella tazzina quando, da un punto imprecisato della casa, lo raggiunge un tramestio di mobili.
«Dio, cosa si sarà messa a spostare ora!?» sospira lui affondando il cucchiaino nel barattolo dello zucchero. Una serie di piccoli tonfi, l'uno di seguito all'altro, lo blocca e gli fa cambiare idea: meglio amaro il caffè, così si sveglia di più. Lo butta giù tutto d'un fiato, scottandosi la lingua, la gola e lo stomaco ma almeno, quando il rumore di qualcosa di delicato che si infrange sul pavimento gli arriva alle orecchie, lui si sente perfettamente sveglio. Sbuffa un po', indeciso se ridere o no di tutto quel trambusto, con l'amaro del caffè che ancora gli arriccia le labbra. Per buona misura si concede un sorriso storto, mentre riempie un'altra tazzina e ci butta dentro due bei cucchiaini di zucchero. Meglio dolce, per lei! Quando mette il naso fuori dalla cucina, sa già dove la troverà. La porta in fondo al corridoio è aperta ed è evidente che, dopo la sua camera, Anna è passata a rivoluzionare la stanzetta in cui da sempre tengono il computer.
Luca la trova accucciata a terra mentre raccoglie i grossi pezzi di vetro in cui ora è ridotta la foto che è precipitata dal ripiano più alto della libreria. Tutto intorno è un caos di libri sparsi per la stanza e un variegato assortimento di detersivi e stracci abbandonati in punti strategici: sulla scrivania, vicino alla porta, sotto alla finestra. Anna borbotta qualcosa mentre si rialza con i resti della foto tra le mani e quasi sobbalza quando si accorge di lui.
«Oh, Luca... ciao!» lo saluta con tono vagamente isterico e lui, Luca, pensa che forse sarebbe stata meglio portarle una camomilla ma be', ormai è lì, e quindi le sorride e le allunga comunque la tazzina di caffè.
«Buongiorno!» replica appoggiandosi allo stipite della porta, ben attento a non travolgere il detersivo di un'inquietante viola che adocchia accanto ai suoi piedi.
«Che ci fai già sveglio?» e la domanda di Anna pare sinceramente stupita. Poi Luca inarca un sopracciglio, lanciando una pigra ma eloquente occhiata alla stanza e lei si morde le labbra colpevole. Che domanda stupida! Ha fatto un sacco di rumore da quando si è alzata – e si è alzata presto, purtroppo -, ovvio che è sveglio per colpa sua.
«Scusa! Andiamo di là, dai!» mastica tra i denti e lui scuote la testa divertito mentre la segue nella sua camera. Sul letto ci sono montagne di vestiti che – ad occhio e croce – gli sembrano ordinati per colore e i cassetti del comò sono tirati in fuori per prendere aria. Anna si lascia cadere ai piedi del letto, sul tappeto morbido, e prima che faccia in tempo a dire a Luca di spostare pure quei cumuli di abiti colorati, lui le si è già seduto accanto, le gambe incrociate. Forse si aspetta che la rimproveri: per aver messo a soqquadro la casa, per averlo tirato giù dal letto uno dei pochi giorni in cui avrebbe potuto dormire, per un miliardo di altre cose che ha fatto e non doveva. Invece Luca se ne sta in silenzio e non dice nulla. D'altronde la conosce e sa che lei è così. Quando è felice passa le ore a cucinare, almeno ci prova, e quando è nervosa o arrabbiata rivoluziona casa, pulisce l'impossibile, svuota e riempie gli armadi almeno tre volte di fila. E stavolta ha un motivo valido per essere arrabbiata. Lo sanno entrambi. Era tornata a Roma per poter finalmente prendere Abel con sé e invece all'ultimo, da nemmeno sapeva dove, era spuntata una zia materna e l'affidamento era saltato.
«Mi dispiace! ...per Abel, intendo!» esclama Luca e Anna sa che è sincero.
«Anche a me! Era già tutto pronto ed eravamo già abituati all'idea di stare insieme per sempre e poi...» inizia lei ma si ferma, poggia la tazzina vuota sul comodino, sospira e scuote la testa. «Io ero già abituata all'idea che saremmo stati insieme per sempre e ora, non ho più niente! È da egoisti lo so, perché dovrei semplicemente pensare che lui starà bene – e io lo so che starà bene con la zia – ma mi sento così svuotata...»
«Resta!» la interrompe Luca e suona deciso, dolce e irremovibile tutto insieme, tanto che lei si gira di scatto a fissarlo. Non crede di aver capito bene: nemmeno due mesi fa ha lasciato che andasse a Trieste senza dire nulla e ora le dice di restare?
«Resta!» le ripete e gli occhioni spalancati di Anna hanno un qualcosa di estremamente divertente. «Sì be', se resti potrai comunque fare parte della vita di Abel visto che la zia abita qui a Roma. E non penso che ti farebbe storie impedendoti di vederlo. Senza contare che se resti noi...»
Stavolta è Luca a sgranare gli occhi, quel noi è tutto ciò che non avrebbe dovuto dire e se n’è reso conto. Ha giurato a sé stesso che non avrebbe condizionato mai e in alcun modo le scelte di Anna, ma adesso lei lo guarda curiosa e impaziente e dire quello che davvero pensa gli pare la cosa più giusta del mondo. E poi, se lei decidesse davvero di restare nella Capitale, quanto potrebbe resistere trincerato dietro la scusa del bambino senza dichiararsi? Poco, lo sa! E allora prende un bel respiro, inchioda gli occhi nei suoi e riprende da dove si è interrotto.
«...e se resti noi be', forse potremmo darci una seconda occasione! Perché ecco, io non lo so se tu provi ancora qualcosa per me ma so quello che io provo per te! Ed è bastato starti lontano per capirlo: io ti amo e ti amo davvero, come un uomo ama una donna. E voglio provarci… vorrei provarci… se tu vuoi ancora… se tu torni… se tu riuscissi a dimenticare quanto sono stato stupido e codardo e... Dio, sto parlando a vanvera!» si ferma Luca, la faccia nascosta tra le mani lievemente tremanti.
Anna vorrebbe prenderlo a pugni, seriamente. E, altrettanto seriamente, vorrebbe anche abbracciarlo fino a fargli mancare l'aria e poi baciarlo e baciarlo ancora. Perché lei ha passato mesi orribili rincorrendo il suo amore ed è finita a fare una stronzata dietro l'altra per toglierselo dalla testa, lui e i suoi occhi da cucciolo abbandonato. Vorrebbe urlargli contro che non è così semplice. Vorrebbe farglielo sudare un po' di più quell'amore che non è mai riuscita a mettere davvero da parte. Vorrebbe farsi pregare ancora un po', ecco. E invece scoppia a ridere e piangere nello stesso momento. Luca riemerge allarmato dal nascondiglio delle sue mani e lei ne approfitta per farsi spazio tra le sue braccia e gli si stringe al collo, così forte che davvero quasi lo soffoca.
«Certo che voglio ancora!» biascica sulla sua pelle. «Non voglio altro da mesi! Sei tu che non volevi!» gli fa notare e lui ricambia la stretta sospirando di sollievo e di felicità contro la sua spalla.
«Quanto ci abbiamo messo e quanto male ci siamo fatti per arrivare a questo, eh?» mormora Luca mentre Anna scivola a sedere tra le sue gambe.
«Già, abbiamo fatto un sacco di cazzate: siamo stati degli idioti!» ridacchia lei.
«Dei grandissimi idioti!» precisa lui, una mano tra i capelli della ragazza.
Lei gli si stringe di nuovo addosso e, oltre le pile di vestiti sul letto, nota la sveglia sul comò. Segna le 8:03 e sotto l'ora lampeggia la data. Come ha fatto a dimenticarsene? Soffoca a fatica una risatina allegra e si sposta da Luca quanto basta per guardarlo negli occhi, lucidi e brillanti come poche volte li ha visti.
«Buon Natale, idiota!» gli dice con una vocina da bambina e stavolta è lui a scoppiare in una risatina un po' sciocca.
«Buon Natale, anche a te!» le risponde lui ed un attimo dopo la sta già baciando.
Un bacio che sa di caffè e di tempo da recuperare mentre, ancora incastrati in una posizione assurda sul pavimento, Luca si appoggia all'indietro contro il letto e se la trascina appresso. All'improvviso non c'è altro posto in cui vorrebbe essere e si spinge ad approfondire il bacio. Lei risponde con entusiasmo, fino a quando il suo stomaco non la tradisce in un borbottio molto poco dignitoso.
«Si direbbe che tu abbia fame!» la prende in giro lui staccandosi e rifilandole un pizzicotto su un fianco.
«Uff, sono sveglia dalle 6 e non ho mangiato nulla!» si difende lei restituendogli il pizzicotto, questa volta su una gamba.
«Certo, eri troppo impegnata con le grandi pulizie per mangiare!» la punzecchia e intanto le scocca un altro bacio sulle labbra. Anna ride, e pensa che ha già riso più negli ultimi cinque minuti che nelle ultime cinque settimane. E ama l’effetto che le fa Luca. Sa che dovranno parlare di cose che preferirebbero dimenticare ma, davvero, in quel momento non le importa per nulla. È Natale, è tra le sue braccia ed è felice. Le basta.
Striscia un po’ all’indietro e si alza, la sua mano subito afferrata da quella di Luca.
«Andiamo a fare colazione, su!» esclama e se lo tira dietro, fuori da quella camera che sembra un campo di battaglia. O almeno lo sembra in confronto alla cucina, dove si trascinano ancora per mano. Lì, l’unica cosa fuori posto è la moka abbandonata su un fornello. Con un enorme sorriso che le va da orecchio ad orecchio, Anna si separa da Luca e spalanca il frigorifero. Le sono sufficienti due secondi e ne viene fuori con le braccia cariche di roba. Latte, uova, burro, qualcosa che Luca pensa debba essere bacon e succo di frutta finiscono sul tavolo, dove li raggiungono almeno tre tipi di biscotti diversi, la torta di noci regalata loro dalla vicina di casa e persino il pane.
«Anna? Ti ricordo che siamo solo io e te: chi la deve mangiare tutta questa roba?» ride Luca mentre accenna con la testa alla montagna di cibo e lei riemerge dalla credenza con marmellate varie e barattoli enormi di cioccolata da spalmare.
«Io ho fame! E poi è Natale: deve esserci un sacco di roba a tavola!» risponde lei con un’alzata di spalle e lui fa finta che sia una giustificazione valida.
«E proprio perché è Natale, questo non può mancare!» aggiunge un attimo dopo quando, serissima, gli sventola sotto il naso un panettone pieno zeppo di uvette e canditi.
Luca scuote la testa e ride ancora, più forte, di cuore. «Pazza!» le sussurra e la tira a sé strattonandola leggermente per un polso.
«E tu sei un idiota!» lo rimbecca lei mentre praticamente gli si schianta addosso.
«Sì, me lo hai già detto!» ricorda a mezza bocca Luca.
«Veramente prima ho detto “Buon Natale, idiota!”. Per essere precisi, ecco!» e il suo tono da saputella si spegne nell’ennesimo bacio.
E mentre lui si gode il suo sapore sulle labbra, Anna fugge di nuovo a trafficare tra cibo e stoviglie.
D’altronde Luca la conosce. È felice e lo sa che adesso passera ore a cucinare, nemmeno dovesse sfamare un esercito intero. Ma gli va bene. È felice anche lui. È innamorato.
E si innamora di lei un po’ di più ad ogni istante. E si innamora di lei anche in quel preciso momento quando si gira a guardarlo e muovendo solo le labbra glielo dice.
Ti amo, Luca!
  
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