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Autore: _Lightning_    11/06/2013    5 recensioni
Dal Capitolo 2, "Odio gli indifferenti": Il mio era un mondo dorato che mascherava qualcosa di molto più turpe di cui non volevo curarmi minimamente. Ero corazzato dietro l'indifferenza perché, tanto, non sarei stato io a subire i risultati del mio stesso lavoro. Mi sarei limitato a coglierne i frutti.
È facile parlare quando sei dalla parte sicura, quando il tuo punto di vista è l'unico che conosci.

Dopo Iron Man 3 troviamo un Tony diverso, cambiato dagli eventi nella mente e nel fisico, con una realtà del tutto nuova con la quale confrontarsi... e con una gran voglia di parlarne con qualcuno, meglio ancora se quel qualcuno è il suo migliore amico improvvisatosi controvoglia psicologo.
Non si parla però solo di Iron Man 3: si torna alle origini, al giorno in cui è nato Iron Man, alle scelte e alle decisioni che hanno portato Tony ad essere ciò che è adesso.
E tra un capitolo e l'altro qualche filosofo -e non- dice la sua.
[pre-Iron Man // Afghanistan // post-New York // Serie: Newborn]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bruce Banner, Tony Stark, Yinsen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Newborn'
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"Odio gli indifferenti"



 

"Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno.
Ma quello che accadrà in tutti i giorni che verranno può dipendere da quello che farai tu oggi."

[E. Hemingway]

 



"A volte non ti rendi conto di ciò che fai. È Tutto così scontato, banale, persino noioso. Ti abitui a compiere azioni del tutto normali, asettiche e apparentemente innocue che sono in realtà solo preparativi alla guerra, che appare solo come un mucchio di parate militari, esibizioni e generali ritirati in alta uniforme. È quasi bella, da quel punto di vista. Parteciparvi, anche se dietro le linee, è quasi un motivo d'orgoglio. Il mio era un mondo dorato che mascherava qualcosa di molto più turpe, di cui non volevo curarmi minimamente. Ero corazzato dietro l'indifferenza perché, tanto, non sarei stato io a subire i risultati del mio stesso lavoro. Mi sarei limitato a coglierne i frutti. È facile parlare quando sei dalla parte sicura, quando il tuo punto di vista è l'unico che conosci."
 

*


Tony fissava la penna come se dovesse saltargli addosso da un momento all'altro, con uno sguardo vagamente disgustato in volto.

«È proprio necessario?»

Alzò gli occhi imploranti verso Pepper, tornando poi a scrutare in cagnesco la penna e il voluminoso fascio di documenti che occupava la sua scrivania, alla quale era miracolosamente seduto. Con una decina di schermate virtuali che gli ronzavano attorno, certo, ma almeno era fisicamente lì.

«Lo è,» rispose serafica lei, incarnazione della pazienza, mentre attendeva che il suo capo si decidesse a compilare i documenti.

Il sospiro falsamente esausto di Tony risuonò nell'ufficio.

«Qui c'è molto da scrivere,» osservò svogliatamente, dando un'occhiata a un paio di pagine. «Facciamo che lei compila il tutto e io do l'ok?» propose, esibendo un sorriso disarmante, che sottintendeva il "così vado in laboratorio a occuparmi della mia Audi".

Tornò a concentrarsi sugli schermi azzurrini, raffiguranti la struttura della suddetta auto in attesa delle sue stravaganti modifiche. Pepper lo fissò scettica, ma prima che potesse replicare Tony aveva già afferrato la penna.

«Dove devo firmare?» borbottò, facendo per posare la punta della biro sulla carta intonsa senza neanche guardare il testo.

Questo gli scivolò via da sotto al naso prima che potesse scrivere qualcosa, sottrattogli da Pepper che ora lo fissava severa.

«Dovrebbe prima leggerlo, almeno.»

«Mi fido di lei,» rispose sbrigativo Tony, leggermente contrariato nel distogliersi dai suoi progetti.

Fece di nuovo per apporre la sua firma al documento, ma Pepper lo tenne ancora fuori dalla sua portata, stavolta irritata. Avrebbe firmato un contratto di schiavitù ad occhi chiusi, pur di non scomodarsi per leggerlo. Tony lasciò ricadere mano e penna, che rimbalzò sulla scrivania per poi scivolare a terra. Era già piuttosto snervante essere costretto nel proprio ufficio senza dover anche visionare uno per uno i documenti. Insomma, aveva un'assistente per quello, o no? Quello che Pepper spacciava per una questione di vitale importanza era probabilmente l'ennesimo ordine di spedizione per i suoi rifornimenti bellici, o l'autorizzazione per lo sviluppo di una qualche altro tipo di ordigno o, ancora, il Pentagono che reclamava un rinnovo del contratto tra le Stark Industries e il governo Statunitense. Tutte faccende che rientravano nella prassi e che riteneva oltremodo tediose.

«Oh, e va bene, cos'è che dice questo importantissimo documento?» sbuffò Tony, mimando delle virgolette con le dita e mettendo per un attimo da parte le schermate luminose con palese stizza.

«Il Pentagono la sollecita ad ultimare il più rapidamente possibile il progetto della nuova arma a cui ha accennato durante l'ultima riunione...»

«Io non ho accennato a nessuna arma nel...»

«L'ho fatto io mentre lei era impegnato a presenziare alla premiazione al Cesar Hotel di Las Vegas... o meglio, nel casinò di fronte mentre Obadiah ritirava il suo...»

«Ho capito, non mi ha ancora perdonato, ora prosegua con la richiesta degli attempati del Pentagono... come mai tutta questa fretta?»

«Ci sono stati "recenti disordini in Afghanistan ad opera dei Dieci Anelli", a quanto dicono.»

«Ah, quindi si tratta del Jericho!»

«Esattamente. E a quanto vedo quello su cui sta lavorando al momento non è proprio un missile...»

Gli occhi di Pepper corsero al cumulo di schermate che aveva messo da parte. Tentare di nascondere i progetti di auto che lo avevano assorbito fino a quel momento sarebbe stato inutile, così Tony optò per sfoggiare un sorriso a trentadue denti assolutamente inattaccabile, incrociando poi le mani dietro la nuca e rilassandosi sulla sedia girevole.

«Era un momento di svago. Ci sto lavorando giorno e notte, al Jericho...»

«Se n'è dimenticato.» 

La voce di Pepper non si sforzò nemmeno di essere incredula.

«La mia mente geniale non può ricordarsi di tutte le piccolezze che richiede il Pentagono.»

Il silenzio di Pepper replicava chiaramente che quella non era una "piccolezza" e pertanto le sue non erano scuse plausibili. A quel punto Tony sbuffò, rabbuiato. Il governo avrebbe dovuto portarlo in trionfo invece di opprimerlo notte e giorno con le sue richieste. Era grazie a lui se riuscivano ancora a mantenere il controllo sulle basi in Medio Oriente e, per il quantitativo di lavoro che stava svolgendo al posto suo, lo Zio Sam avrebbe anche potuto cedergli la poltrona. Tamburellò con le dita sul tavolo, riflettendo.

«Il Jericho non sarà pronto prima di qualche settimana. L'assemblaggio non sarebbe un problema... se il progetto fosse pronto. Ma non lo è, quindi mi ci vorrà un po'. Nel frattempo...» Tony alzò una mano bloccando sul nascere l'obiezione di Pepper, «... li terremo buoni con un rifornimento extra. Se ne occupi lei, chieda di cosa hanno bisogno e soddisfi le loro richieste; tanto abbiamo sempre un surplus di armamenti da smaltire. Questo dovrebbe bastare,» e considerò chiuso il discorso, facendo per tornare ai suoi motori e auto e progetti.

Ma a quanto pareva non era lo stesso per la sua assistente, che rimase rigidamente in piedi, assottigliando con fare nervoso le labbra. Tony sospirò.

«Cosa c'è, ancora?»

Pepper rispose accigliata, con voce che si mantenne però neutrale:

«Si richiede una dimostrazione pratica delle funzionalità del Jericho prima della sua produzione in serie.»

«Che malfidati. Facciano pure: la roba è mia, ma i fondi sono loro,» sbottò, iniziando a innervosirsi.

«È richiesta la sua presenza.»

Stavolta anche Tony si accigliò.

«Dove?»

«A Gulmira, in Afghanistan, non appena completerà il Jericho.»

Tony rimase silenzioso per qualche istante, valutando la situazione.

«Grandioso,» proruppe infine. «Finirò per perdermi il convegno della USA Scientific

La leggerezza del suo tono prese in contropiede Pepper.

«Ha davvero intenzione di partire?»

Tony rivolse gli occhi al cielo, evidentemente seccato dall'inconveniente, e parlò in tono rassegnato:

«Se mi assentassi il contratto potrebbe andare a monte; poi chi lo sente Obie... saranno sei mesi che mi assilla col Jericho. Non mi ero affatto dimenticato,» ci tenne a puntualizzare. «E magari stando sul campo potrei far vedere che m'importa qualcosa di ciò che fanno con le mie armi,» aggiunse svagato.

«E le importa davvero?» 

Il tono esitante di Pepper rivelò tutto il suo disagio nel porre quella domanda. L'espressione di Tony rimase imperscrutabile, quasi disinteressata. Si passò la lingua sulle labbra e rispose in fretta:

«Sinceramente? No. Meno ne so, meglio è.»

«Lei in teoria è il "difensore della patria". Dovrebbe comportarsi di conseguenza,» gli fece debolmente notare Pepper.

«Non mi sembra di aver mai deluso quest'aspettativa davanti alle telecamere.» 

Le rivolse un'occhiata disincantata.

«In realtà tutto questo dovrebbe interessarle.»

«In realtà mi è indifferente.» 

La piattezza del suo tono fece quasi trasalire la donna, che ribatté d'istinto:

«Qualcuno diceva che l'indifferenza è il peggiore dei mali,» si limitò a dire freddamente.

«Quel qualcuno si sbagliava. È solo qualcosa che ti permette di vivere più serenamente. E senza rimorsi di coscienza.»

«Sembra tutto più facile, così.»

Tony alzò ostentatamente le spalle, come se tutto quello andasse oltre il suo controllo e non potesse fare nulla per evitarlo.

«A ciascuno il suo lavoro,» affermò, firmando il foglio con uno svolazzo.



 


Note Dell'Autrice:

Dunque, che dire? Tony è stronzo, ma tanto <3 Però mi "piace" così. Nel senso che lo odio profondamente nel periodo pre-Iron Man, però è una gioia immensa "scriverlo".
Come spero abbiate notato, qui ho inserito qualche riferimento a Gramsci, a partire dal titolo. Sono ben consapevole del fatto che la sua "indifferenza" era applicata a una situazione molto diversa e decisamente più significativa, ma... ero partita da quel titolo senza avere alcuna intenzione di citarlo, poi l'accenno a lui s'è scritto da solo, che ci volete fare? Tanto sarò io a sorbirmelo in sogno mentre mi rincorre con un'ascia...
Ultimo appunto: la parte dialogata all'inizio - il monologo di Tony, per capirci - sarà presente in ogni capitolo per mantenere la connessione col "presente", cioè Tony versione-psicanalizzato che ammorba il povero Bruce con le sue vicende. Insomma, giusto per riportarvi alla mente l'immagine di lui che sproloquia e il dottore che ronfa <3

Ringrazio Alley ed evenstar che hanno recensito lo scorso capitolo e coloro che hanno aggiunto la storia tra le seguite :)
Inoltre, un mega-ringraziamento - e non solo per il capitolo - alle mie Bete ed amiche JuliaSnape e MoonRay e a Biatheginger, che hanno dimostrato una pazienza e una disponibilità immensa in quest'ultimo periodo. Grazie di cuore, vi adoro :') 
A presto,

-Light-
   
 
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