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Autore: I Fiori del Male    13/06/2013    1 recensioni
La mente si Soul lavora frenetica, mentre cerca di dare un nome a quella splendida creatura ricca di sfaccettature come un diamante, e sicuramente altrettanto preziosa ...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Black Star, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Tsubaki, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CIGNO NERO
Capitolo VI – il cigno è lussuria

 

“NON – ME – NE – FREGA – UN – CAZZO!”

Soul pronuncia con tono piuttosto alterato questa frase, battendo entrambi i pugni su tavolo e facendo sussultare di spavento Helen. Lo nota, ma anche di quello non gliene frega un cazzo. Di lei non gliene frega un cazzo, ne tantomeno di suo padre, sua madre e suo fratello che rischiano di veder fallire la loro azienda se non riescono a convincerlo a sposarsi. Poco gliene importa anche dell’espressione indignata di Mr Bradley che per primo, fra tutti i membri dell’alta società, si ritrova col vero carattere di Soul sbattuto dritto in faccia. Prova anzi una viva soddisfazione, alla vista di quel volto scioccato.

“ lei è inutile che mi guarda così. Sua figlia se la può tenere ...” per un attimo, pare avere considerazione di quella ragazza, che forse è stata buttata li in mezzo senza preavviso proprio come lui, “ ... non che sia brutta, no”, precisa, voltandosi verso di lei, “ma io non ho intenzione di sposarmi a sedici anni, e soprattutto non per salvare una famiglia che ha considerazione di me solo quando le fa comodo, proprio come sta accadendo oggi.”.

“ma come ti permetti di ...” tenta di protestare il padre, ancora una volta tentando di salvare la situazione.

“MI PERMETTO, SI! SIETE UNA MASSA DI FALSI, DI GENTE CHE MI FA SCHIFO! E’ CHIARO? E IO I VOSTRI CAPRICCI ME LI SBATTO IN CULO, CAPITO? HO UNA MIA VITA ADESSO, QUINDI FATE SPOSARE WES, SE PROPRIO CI TENETE!”

Allora spalanca la porta del salone con rabbia e si dirige a passo svelto fuori da quella casa infernale, nel sole, fino al Mercedes nel quale John se ne sta ad attendere che Soul torni, ché tanto sa che tornerà presto. Per tale ragione sul suo viso spunta un sorriso, quando lo vede arrivare dopo solo mezz’ora di visita.

“dove la porto?”

“a casa, John”

E John sa di doversi introdurre di nuovo nei bassifondi.

 
Dopo poco, sono di nuovo nella bassa Death City, ma per far risparmiare a John la pena di salire per quelle stradine strette e diroccate, si fa lasciare alle porte del quartiere basso. Da lì si avvia a piedi, grato del fatto che non ci sia nessuno per strada, perché lì, in smoking, è davvero ridicolo.

La fatica che sta provando non lo disturba. Ogni passo affaticato su quei sampietrini a tratti rotti e storti è sfogo per la propria rabbia. Non permetterà mai loro di ingabbiarlo a quel modo, dovesse ammazzarli tutti, per quel che contano per lui!

Mentre pensa a queste cose qualche goccia d’acqua dall’alto si infila tra i suoi capelli, provocandogli un brivido: è gelida.

“che cazzo ...”

Imprecando, alza la testa restando di sasso: senza rendersene conto, stava passando davanti casa del suo cigno e proprio lei, in quel momento, è ciò che vede immersa nella luce del sole, intenta ad innaffiare i fiori sul balcone.

Maka, comandata da chissà quale filo, volge lo sguardo alla strada e lo vede che la sta guardando. La connessione interrotta quella stessa mattina si ripristina, con grande imbarazzo di entrambi.

“c-ciao ...” sussurra Maka, e per Soul è una sinfonia di suoni meravigliosi quella che esce dalla sua gola, talmente straordinaria da volerla sentire ancora, e ancora, e ancora, senza stancarsi mai. Da quella posizione, visto che Maka porta un vestitino, vede ancor più di quello di cui si accontenterebbe, ed è un attimo: la rabbia di quel giorno e il desiderio accumulatosi durante la settimana gli salgono alla testa assieme al sangue.

“ciao! Posso entrare? Sai, stamattina nemmeno ci siamo presentati ...” questa è la sua scusa.

Maka non risponde, ma sparisce dal balcone e un attimo dopo la porta che lui ha di fronte si apre. A fatica Soul riesce a nascondere l’impazienza che lo pervade.

“prego, entra pure.” Gli dice lei. “siamo soli ...” aggiunge poi ignara delle implicazioni di quelle due parole dette proprio a lui. Quando lei si volta di spalle per un attimo lui non può non farsi scappare un ghigno.

“siediti.” Lo invita, indicando il divano, posto al centro del salotto. “cosa posso offrirti? Una coca? Un succo di frutta? C’è della birra se vuoi.”. Soul non ha la più pallida idea di quale sforzo stiano costando a Maka quelle poche frasi di circostanza.

“una coca va benissimo, grazie.” Risponde lui, senza voltarsi a guardarla. Sa che non potrà resistere nemmeno mezzo minuto di più, se continua ad osservare l’ondeggiare di quella gonna sulle cosce bianche di Maka, lento e tentatore. Maka si dirige al banco della cucina e stappa una lattina di coca, per poi prendere un vassoio e posarvi due bicchieri e un po’ della pizza rustica che ha preparato la sera prima. Mentre si concentra in queste operazioni, riesce a sciogliere un po’ la lingua..

“Grazie, comunque.”

“di cosa?” chiede lui, dimentico per un attimo del suo salvataggio della sera precedente.

“grazie ... per avermi soccorsa.”

“ah! Non è niente, solo non potevo lasciarti lì.” Dice, cercando di mantenere un tono indifferente e mentendo in tal modo a se stesso. Non poteva certo dirle di essere quasi morto vedendola svenire in mezzo alla sala, sarebbe stato bizzarro ed esagerato.

Maka fa un mezzo sorriso che Soul non può vedere. Lui non sa, e forse non saprà mai secondo lei la natura degli altri uomini, quello che loro avrebbero fatto vedendola li a terra svenuta. Un brivido le passa lungo la schiena.

Vorrebbe  esporgli quel pensiero, ma mentre gli si avvicina e torna a guardarlo negli occhi si blocca di nuovo. Quello sguardo le scava dentro senza ritegno, come potrebbe resistere? Poggia il vassoio sul tavolino e se ne sta li in piedi, le braccia abbandonate lungo i fianchi come se non fossero le proprie.

“siediti”, le dice Soul indicandole il posto affianco a lui. C’è un tremolio di impazienza nella sua voce, ma Maka è troppo assuefatta dai suoi occhi per accorgersene e fa come lui le ha detto.

“come ti chiami?” le chiede lui, fingendo di non aver mai sentito Crona pronunciare il suo nome. Vuole solo farla parlare.

“Maka.”

“io sono Soul. Soul Eater Evans.” Risponde, non sapendo a sua volta che lei conosce il suo nome, non avendola sentita chiamarlo quella stessa mattina.

Un attimo di silenzio, mille cose non dette, poi ...

“ah! Accidenti ....”

Si sente un rumore di vetri infranti: a Maka è scivolato di mano il bicchiere, e tentando il recupero si è anche versata un po’ di coca addosso. Le gocce marroni e fresche le percorrono la pelle fra il collo e i piccoli seni appena accennati sotto il vestito, e Soul non resiste più: molla il suo bicchiere sul tavolo, rischiando di rompere anche quello per la violenza del suo gesto, le prende le mani, bloccandole al di sopra del suo viso, e si butta su di lei, sul divano. Il desiderio è troppo forte, se deve bere coca cola, che sia dalla sua pelle! Dove la bevanda ha lasciato la scia lui fa scorrere la lingua seguendo dapprima il percorso e tracciando poi nuove strade a suo piacimento.

Sotto di lui, Maka geme di piacere.
 
   
 
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