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Autore: Yvaine0    13/06/2013    6 recensioni
“Larry Stylinson: realtà o finzione? - Belfast, 7 Marzo: Harry Styles (One Direction) difende eroicamente Louise Tomlinson da un gruppo di haters che la insultano all'entrata dell'hotel, poi la porta via con sé in auto. I due sono stati avvistati la sera stessa in atteggiamenti inequivocabilmente intimi da fonti sicure. 
[Continua a pag. 13]”
Louise e Harry alle prese con l'affare Larry Stylinson.
Una testa piena di pensieri, un hotel, l'ascensore, un metaforico armadio, Zayn nascosto dietro una tenda e i 5SOS a condire il tutto.
fem!Louis
Disclaimer! Ci tengo a precisare che i fatti descritti in questa storia non sono reali, nessuno di questi. Eventuali affinità alla realtà sono casuali. Non intendo in alcun modo descrivere situazioni o comportamenti reali, di nessuna delle entità citate; questo scritto è pura invenzione e non si intende offendere nessuno con il suo contenuto.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
- Questa storia fa parte della serie 'Via la maschera'
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Disclaimer! Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere delle entità realmente esistenti citate, nè offenderle in alcun modo. Tutti i fatti narrati sono puramente inventati o sola fonte di ispirazione.

Prima di tutto, grazie a Flamel_ per aver betato la one shot. ♥
In secondo luogo, si informano la sopracitata ragazza, Ellie_725, Martowl, Merope, Aries
e tutte coloro che volevano sfidarmi a scrivere lemon, che questa storia
nella mia testa voleva essere a rating arancione.
Leggete e capirete cosa significa che la Mich proprio non ne è capace.
Much love and evviva il rating verde! ♥

 

L'amore in ascensore
A load of bullshit
 
 
«Puttana!».
Louise interrompe la sua camminata e si volta istintivamente a guardare il gruppetto di persone appena dietro di lei: una manciata di ragazzi dall'aria strafottente, pantaloni così bassi da obbligarli a camminare come anatre, non più di sedici anni a testa. Dai loro sguardi arroganti è evidente che quel grido si sia alzato proprio dal loro gruppetto.
Sorride tra sé e, prima che Niall al suo fianco possa accorgersi che si è fermata, Louise gira sui tacchi e si dirige dritto verso di loro.
Pessima mossa.
 
***
 
Larry Stylinson: realtà o finzione? - Belfast, 7 Marzo: Harry Styles (One Direction) difende eroicamente Louise Tomlinson da un gruppo di haters che la insultano all'entrata dell'hotel, poi la porta via con sé in auto. I due sono stati avvistati la sera stessa in atteggiamenti inequivocabilmente intimi da fonti sicure. 
[Continua a pag. 13]”
 
Louise lancia il giornale sul letto proprio di fronte a Harry, facendolo trasalire. «Che diavolo è questo?» domanda, tagliente.
Harry si stringe nelle spalle e continua a versare il latte del servizio in camera nella tazza di cereali. «Il The Sun» risponde. La guarda di sottecchi. Assumerebbe un'aria confusa o sorpresa, se solo non si fosse appena svegliato e non fosse per metà ancora nel mondo dei sogni. Il servizio in camera, oltre alla colazione, quella mattina ha portato con sé anche una Louise su tutte le furie. Essendo Harry Styles un tipo ottimista, apprezza quel regalino supplementare anche se in questo preciso istante lo sta trucidando con lo sguardo.
Ciò che ancora Harry non capisce, comunque, è come ci sia finito anche il povero Liam, nella sua stanza.
La ragazza lancia un'occhiata spazientita proprio a lui, che finge di non essersi accorto di nulla.
Quando Louise Tomlinson ha quello sguardo furibondo, la cosa migliore da fare è fingere di non esistere e non darle motivo per prendersela con te: dietro quegli occhioni blu si nasconde una tempesta di rabbia repressa, pronta a scoppiare travolgendo chiunque le capiti troppo vicino. Liam non ci tiene proprio ad essere coinvolto nell'esplosione, ecco perché sta evitando accuratamente il suo sguardo.
«Lo so che è il The Sun. Hai visto che c'è scritto?».
Harry scuote leggermente il capo. «È importante?» domanda poi a bocca piena. I fiocchi d'avena dell'hotel sono la fine del mondo, deve ricordarsi di chiedere a qualcuno dove si comprano.
«È importante? - ripete Louise con stizza. - Non lo so, Harry, è importante? Cosa diavolo significa 'Larry Stylinson'?».
«Che io sappia è...».
«Lo so che cos'è! - abbaia la ragazza, piegandosi sul letto per poterlo vedere meglio negli occhi verdi - Come ti è saltato in mente?».
Harry si gratta la testa e strizza gli occhi, ancora parecchio insonnolito. «Che cosa?». È piuttosto confuso, davvero non capisce: qual è il problema?
Louise sbuffa sonoramente e poi prende un respiro profondo per riprendere il controllo. Si siede sul letto, proprio di fronte a lui, e gli indica l'articolo: «Leggi, avanti» ordina, senza curarsi di suonare parecchio scortese.
Osserva Harry annuire, posare il cucchiaio nella tazza e sul comodino, poi prendere con una lentezza snervante il giornale e iniziare a fissarne il titolo.
Louise cronometra qualcosa come trenta secondi di tempo prima che l'espressione di quel cretino mezzo addormentato lasci intuire che ne ha metabolizzato il significato. Nonostante questo, si impone di essere paziente e aspettare che abbia finito.
Dopo non meno di sette minuti – anche se Liam ne ha contato solo uno – Louise ricorda che la pazienza non è mai stata una delle sue migliori qualità, anzi proprio non le appartiene. Strappa quindi il giornale dalle mani di Harry e, con impazienza, riassume con fare sbrigativo il contenuto dell'articolo, sottolineando con enfasi e indignazione alcuni passi salienti.
I fatti, secondo il The Sun, sono andati più o meno come segue: «C'è questo gruppo di haters cattivoni che mi prendono a male parole, dopo che mi sono fermata a parlare con loro scambiandoli per fan; quando questi iniziano a “superare i limiti” - legge, e storce il naso con disgusto: - entri in scena tu, grande paladino della giustizia, e mi porti in salvo. Aspetta, questa è bella: “il giovane e affascinante Styles interviene in difesa della ragazza in lacrime e la porta nella propria auto, al sicuro e lontano da sguardi indiscreti”. - Louise fa una pausa, prima di commentare con voce stridula: - In lacrime? In lacrime!? - Prende un respiro profondo e torna a guardare Harry dritto negli occhi: - Poi vengono cantate le tue lodi, perché tu mi difendi sempre, è evidente quanto tu mi voglia bene, bla, bla, bla. Dopodichè ci sono io che, cretina, al Wreck it Becky! sono stata tanto carina quando parlavo di te e della nostra splendida amicizia che... - La sua voce pullula sarcasmo, mentre legge un paio di righe in particolare con gli occhi ridotti a due fessure. - “...è sbocciata in qualcosa di più. Fonti attendibili hanno detto di averli visti in atteggiamenti indiscutibilmente intimi nell'ascensore dell'hotel, la sera stessa”. E, mio Dio, continuano a cantare le tue lodi per venti righe e a spiegare che ci siamo sempre amati, ma eravamo “troppo timidi e spaventati dalla differenza di età per rendere la cosa pubblica” nelle restanti trenta. “Larry Stylinson è reale e ora, finalmente, abbiamo la prova che tutta la tenerezza che ci hanno mostrato ad X Factor non era solo fraterna amicizia”» conclude.
Lascia cadere il giornale di nuovo sul letto, quasi scottasse, poi si porta le mani alle tempie; le massaggia, l'aria infinitamente stressata. Perché succedono tutte a lei? Qual è il problema di quella gente? Perché non possono semplicemente evitare di sparare stronzate?
Harry, dal canto suo, si prende ancora qualche attimo di tempo per assimilare tutto ciò che Louise gli ha appena spiegato.
Si scompiglia i capelli, si stropiccia un occhio con il pugno chiuso, rivolge un'occhiata veloce a Liam e poi regala a lei un sorriso impastato dal sonno. Ha anche l'indecenza di arrossire sulle guance, mentre con gli occhi accesi di divertimento dice: «Abbiamo fatto cose in ascensore e non me ne sono accorto. Come ho fatto a non accorgermene?»
Liam, invece, ha la prontezza di abbandonare la stanza a passo svelto, prima di diventare testimone di uno spargimento di sangue degno di un film splatter.
Louise quasi non nota che l'amico se ne è andato. Continua a fissare Harry, inespressiva, per attimi che – a lei – sembrano lunghissimi, poi inclina la testa da un lato. «È tutto quello che hai da dire?»
«No – risponde Harry, senza smettere di sorridere. Sta giocando col fuoco e ne è consapevole, ma per qualche motivo trova la cosa estremamente divertente: - Tanto per cominciare, mi sembra ingiusto che io non ricordi niente, visto che, giuro, non ero ubriaco. Quindi non è che posso avere il bis, Boo?» propone, lasciando che il suo sorriso si allarghi un po' di più, le sue guance si fanno ancora più rosse.
Il primo pensiero di Louise è: “Come può qualcuno essere così sfacciato e arrossire allo stesso tempo?”. Il secondo, invece, è quello che esprime ad alta voce: «Quando cresci fammi un fischio e ne riparliamo».
Detto ciò, Louise si alza in piedi e lascia la stanza, ignorando bellamente la vocetta irritante che, nella sua testa, le ricorda quanto lei stessa sia infantile.
 
Harry Styles non è stupido, davvero. È intuitivo, sensibile e piuttosto sveglio. Quando si tratta di Louise e del suo rapporto con il mondo, però, non riesce davvero a seguire con lucidità il filo logico del discorso, sempre che ce ne sia uno.
In quelle occasioni lei si innervosisce, si indispettisce e va su tutte le furie appena la sua privacy viene un minimo compromessa. Proprio questo l'ha spinta ad accettare quell'assurda farsa del “Lilo” e con essa di sacrificare la propria libertà per il bene di una privacy che comunque non avrebbe mai potuto ottenere.
Harry davvero non la capisce, ma la accetta. Si fida di lei, vuole darle la fiducia che merita.
Sa anche quanto lei sia sensibile ai pettegolezzi, specialmente su quel tanto decantato “Larry” che la manda in crisi.
Harry sbuffa, mentre si chiude la porta della camera d'albergo alle spalle. Non avrebbe dovuto fare battutine poco consone su quell'articolo del The Sun, lo sa, eppure non è riuscito a farne a meno. Lui è il genere di persona che ride dei problemi, sdrammatizzata, ma lei no. Louise nell'ultimo periodo tende a lasciarsi sopraffare; nasconde il suo turbamento dietro a sorrisi e indifferenza finché può, poi, a telecamere spente, al sicuro tra quattro mura e lontano da occhi indiscreti, crolla come un castello di carte rimasto miracolosamente in piedi qualche istante in più mentre il tavolo trema.
Deve scusarsi. O magari non deve, ma Harry vuole farlo. Per Louise la faccenda è seria, avrebbe dovuto essere più sensibile. Anche se, volente o nolente, lui proprio non riesce a non rallegrarsi del fatto che qualcuno li creda una coppia, da innamorato qual è.
Quando bussa alla sua porta, è Niall ad aprire. Harry lo guarda sorpreso e l'altro, in tutta risposta, spalanca le braccia e sospira di sollievo. «Oh, eccoti! Non la sopportavo più. Buona fortuna!» augura, fiondandosi poi fuori dalla camera prima che Louise possa impedirglielo.
Harry ride e, mentre il ragazzo irlandese bussa forte alla porta numero 157, quella di Liam, entra nella 153.
La stanza di Louise è immersa nell'oscurità, segno che qualcosa decisamente non va. Poca luce filtra attraverso i fori della serranda abbassata; lei è rannicchiata sulla poltrona sistemata in un angolo, il volto illuminato dalla flebile luce dell'iPhone che stringe tra le mani. Quando si accorge che qualcuno è rientrato, senza nemmeno alzare lo sguardo: «Chi era, Niall?» chiede.
Harry sorride, mentre si avvicina. «Io» risponde a bassa voce.
Solo allora lei lo guarda, scorgendo subito la sua figura sedersi ai piedi del suo letto sfatto. Il suo sguardo vaga per la stanza, impiega qualche istante per rendersi conto che Niall non è più con lei. «Oh, ciao» mormora allora in tono noncurante, poi torna a concentrarsi sullo schermo.
Harry la osserva un po': sta cercando di ignorarlo, troppo orgogliosa per fare altro. Gli occhi si muovono febbrili mentre legge chissà cosa. Probabilmente è connessa ad internet e sta controllando le reazioni delle fan all'articolo del The Sun. Tipico di Louise: si finge disinteressata, ma sotto sotto muore dalla curiosità – e, in quel caso, dalla paura.
Decide di parlare, per rompere il silenzio e quell'atmosfera rigida che abbassa fin troppo la temperatura nella stanza. «Io, ehm... Mi dispiace, Lou. Stavo cercando di sdrammatizzare. Loro non avevano alcun diritto di...» si interrompe, quando lei scuote energicamente il capo.
«Non è colpa tua. Mia, semmai. Non mi sarei dovuta fermare ad attaccar briga, ma...».
«Ti hanno insultata. Non dovevano permettersi di farlo».
Louise scuote ancora il capo. Harry sembra non voler proprio capire. Il problema non sono gli altri, il problema è lei. Lei, che in fondo non vedeva l'ora che qualcuno la insultasse, per poter rispondere male e trasgredire a quelle stupide regole che le erano state imposte, alla perfezione che avrebbe dovuto rappresentare. Louise Tomlinson non è perfetta, perché dovrebbe fingere di esserlo? Perché lo fa?
Per paura. Paura di essere giudicata e di dover scegliere, di doversi prendere le responsabilità delle proprie azioni, dei propri sbagli.
Si è lasciata andare una volta, una volta sola, ed è finita sulla copertina di un giornale “in atteggiamenti intimi” col suo migliore amico. Non è giusto, proprio per niente.
La ragazza prende un respiro e legge qualche Tweet ad alta voce, senza dare alcuna inflessione alla propria voce:
“Non vedete come si guardano? È sempre stato palese”.
“Credevate davvero che quegli sguardi fossero solo pieni di simpatia? Illuse!”.
“Mettete gli occhiali! Fingete di non vedere che si amano solo perché sperate di farvi Harry”.
“Lui è un pessimo attore, lei è troppo brava. Era ora che venissero fuori”.
“Ho sempre sostenuto che Larry fosse reale. Lo è!”.
“Chissà quante bimbeminchia odieranno Louise, ora”.
Harry non dice niente, si limita ad ascoltare. È davvero lampante, si chiede, che ne sia innamorato?
Non riesce a dispiacersi di questi messaggi. E proprio mentre stava pensando ciò, arrivano gli altri.
“Che troia. Può avere tutti i ragazzi del mondo e si prende proprio lui!”
“Lei lo sta solo illudendo, è innamorata di Liam!”
“Mi dispiace molto per Harry, lei non lo merita”.
“La Modest sa che anche Louise ha un cuore? È innamorata di Liam, non possono farle questo!”.
“Harry e Liam? Lou se li fa tutti e due!” Louise si acciglia, mentre legge l'ultimo Tweet: «...Mlmlml? Questo che cazzo vuol dire? Va be', non importa». Sbuffa e lascia scorrere un dito sullo schermo, alla ricerca di altre parole da palesare all'amico.
Ma Harry ora ne ha abbastanza. Si alza e le prende il telefono dalle mani, lo butta sul letto.
«Mi dispiace, scusami». Mentre lo dice si è già seduto accanto a lei e la sta stringendo tra le braccia calde. «Scusami,scusami».
Louise prende un respiro profondo, guarda il soffitto nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime. Non sono lacrime di dolore, quei commenti non la toccano. Non le importa che la considerino una poco di buono, che credano stia illudendo il suo migliore amico, che addirittura qualcuno sia convinto che la storia del The Sun sia stata messa in piedi per coprirel'amore che la lega a Liam – gente che non ha capito nulla. Non le importa. Ha solo paura, una paura fottuta. Si sente affogare in quel mare di costrizioni, si sente braccata, costretta a rinchiudersi al buio in una stanza per poter essere al sicuro. Nemmeno le braccia di Harry, un tempo suo rifugio prediletto, erano più così accoglienti.
«Scusami...».
«Harold, smettila» sbotta all'improvviso, in un sussurro. Si stringe forte a lui, le dita serrate attorno a lembi della maglietta troppo leggera del ragazzo. «Smettila, sai benissimo che non è colpa tua».
Harry lo sa. Non è colpa sua, ma lui rende il tutto peggiore. Lui è innamorato di lei, Louise lo sa e vorrebbe non saperlo. Vorrebbe che non ci fosse nulla da sapere, vorrebbe poterlo riempire di baci e carezze senza doversi preoccupare di illuderlo, senza sensi di colpa. Preferirebbe che Harry fosse rimasto un ragazzino ingenuo con le fossette e il sorriso furbo. Vorrebbe non accorgersi di quanto le braccia che la stringono siano muscolose, la voce che la consola profonda, il profumo che le riempie le narici da uomo. Ma se ne accorge.
 
***
 
Quando Harry e Louise entrano all'Odyssey Arena per le prove, per poco Calum e Ashton non li travolgono. Stanno ridendo, mentre si rincorrono; poi Ashton carica il più piccolo in spalla e procede verso di loro a passi spediti, per salutarli. Louise sorride e alza gli occhi al cielo: sono chiassosi, ma tutto sommato non sono niente male. Le piacciono i 5 Seconds of Summer, quasi tutti.
È proprio mentre le passano davanti, però, che lei cambia idea sul loro conto.
«Hey, hey, hey! Congratulazioni voi due!» grida Calum ammiccante.
L'occhiataccia che Louise saetta in sua direzione è accompagnata dalle risate dei due ragazzi e dal sorrisetto tirato di Harry. «Hey, hey, hey, mocciosi, volete arrivare vivi a sera?» minaccia lei in risposta.
Ashton sghignazza di nuovo, Louise ricambia il favore con una smorfia di superiorità.
«È arrivato quel periodo del mese?».
«A quanto dicono i giornali, per me no – commenta lei. - A te invece?». Si avvia verso i camerini, i nervi di nuovo a fior di pelle, senza aggiungere una parola di più. Se desse voce ai suoi pensieri, non direbbe nulla di carino e Louise Tomlinson non può permettersi di essere scortese. Vaffanculo.
Harry rimane indietro, sospira. «Si prospetta una lunga giornata. - osserva. - I ragazzi sono già arrivati?».
Calum, di nuovo coi piedi per terra, annuisce. «Solo Niall e Josh. È sempre così dolce la ragazza?» si informa con un sorrisetto divertito.
Lui non sa che rispondere. Sì e no: Louise è davvero dolce quando vuole, più di quanto chiunque possa immaginare, ma non quando ha certi pensieri per la testa, non quando si parla di privacy, obblighi e paparazzi. È difficile da spiegare a dei ragazzi ancora agli inizi, che di quella carriera hanno solo una vaga idea, distorta dall'entusiasmo dei principianti.
«Non le è piaciuto molto l'articolo del The Sun» dice solo, sperando che quella frase basti a chiudere la bocca al suo interlocutore.
«L'ho immaginato. Liam ha twittato qualcosa a riguardo».
«Davvero?».
«“Non crediamo a tutto ciò che la gente scrive!” o qualcosa del gen- Ahia!» La sua frase si interrompe, quando Ashton, senza un motivo apparente, gli morde l'avambraccio. Calum ride, l'altro fa lo stesso.
Harry scuote il capo e pensa bene di raggiungere gli altri, prima che a quei due venga di nuovo in mente di invadere ulteriormente la privacy di Lou.
 
***
 
Le hanno detto di essere carina e Louise lo è stata.
La hanno detto di allontanarsi da Harry e lei, a malincuore, l'ha fatto.
Le hanno detto di ballare, di fare la scema, di divertirsi, e ha obbedito.
Poi hanno deciso che le calzava meglio il ruolo di persona responsabile e allora lei ha indossato quei panni senza fare troppe storie.
Le hanno detto di avvicinarsi a Liam, di passare più tempo possibile con lui, e Louise non se ne è affatto dispiaciuta mentre obbediva: Liam le piace.
Successivamente però la cosa è degenerata, gli ordini sono cambiati: Liam non bastava più come amico, doveva dimostrare alle fan che tra loro c'era qualcosa di più. E lei, anche se la cosa iniziava a starle stretta, ha obbedito: gli sorride, lo guarda, appena può gli si avvicina e cerca sempre di far notare quanto la presenza del suo compagno di band sia indispensabile per lei – per tutti.
Le hanno detto di sorridere sempre e Louise lo sta facendo.
Negli ultimi tempi, però, la cosa si è fatta insostenibile. Continua a sopportare a fatica, piegandosi sotto i continui colpi che riceve da tutte le direzioni, ma impegnandosi per rimanere in piedi. Non vuole essere messa in ginocchio, resiste. Si carica sulle spalle pesi ogni giorno più pesanti, ma lo fa. Ha smesso da un po' di chiedersi che senso abbia, perché lo stia facendo. Ha ancora mille dubbi a proposito della persona che la obbligano a essere, a proposito di quelle imposizioni. Le ha chiuse in un armadio, dove non permette a nessuno di curiosare, ben sapendo che solo lei potrà un giorno riaprirlo e rimettere in ordine tutto quel casino. Ogni volta che una domanda le sorge spontanea, la mura lì dentro, sperando di potersene dimenticare. Ma non se ne dimentica.
Quando oggi, durante una pausa dalle prove, dà un'occhiata al suo account Twitter e trova dei messaggi che non è stata lei a scrivere, la porta fa un rumore inquietante. Come se stesse per rompersi. Da qualche parte il legno massiccio della sua sottomissione tira un crepo. Louise Tomlinson non è fatta per sottostare al volere altrui.
Sono mesi, anni, che Louise sopporta e obbedisce agli ordini. Ordini imposti gentilmente, forse, ma così pesanti da condizionare gran parte della sua vita. Le è stato cucito addosso un nuovo carattere, un nuovo visino, un nuovo stile, un nuovo amore.
Louise Tomlinson è – ed è sempre stata – terrorizzata dai propri sentimenti. Il fatto che sia stata spinta a sfidarli, è la peggiore tortura che potessero infliggerle.
Oltre il danno, la beffa. Louise è orgogliosa, è inafferrabile, indipendente e indomabile. Se è stata chiusa in quella rabbia è solo perché lei stessa ha voluto permetterlo, ci è entrata di sua spontanea volontà. Ha lei le chiavi, è in grado di rimanere lì dentro finché vuole, ma anche di uscirne.
Sapere qualcuno è in grado di spacciarsi per lei, che entra nel suo account Twitter e parla in sua vece senza che lei lo permetta, non rientra nei patti. Non lo accetta.
Allora si arrabbia, si arrabbia per davvero. Risponde male a Liam, quando le chiede cosa non vada, getta il cellulare sulla sedia e non si ferma a raccoglierlo quando questo rimbalza e cade sul pavimento. Si alza e se ne va, perché ora è davverotroppo.
Ha accettato fino a quel momento di limitare la propria libertà, non lascerà che la sua scelta diventi un'imposizione altrui.
Lascia le prove, prende un taxi e torna all'hotel.
È stata sgridata quella mattina. Le hanno fatto una ramanzina con i fiocchi per quell'articolo di giornale.
È stata oggetto di menzogne, ferita nell'orgoglio e poi umiliata da parole non sue fatte passare per tali.
È troppo, troppo.
Quando entra in camera, si lascia cadere a pancia in giù sul letto, affonda il volto in un cuscino e strilla. Strilla forte, fino a farsi venire mal di gola – una parte di lei spera di ferirsi le corde vocali e non poter cantare, ma sa che non glielo permetteranno, non ha più nemmeno questa libertà. È in quel momento che i pensieri nascosti nell'armadio crollano. Qualcosa sul fondo si è mosso, le pile in cui sono state raccolte crollano contro le ante chiuse, che scricchiolando ancora. Un'altra crepa sul legno.
 
***
 
È passata mezz'ora, quando qualcuno bussa alla porta della camera.
A Louise non importa sapere chi ci sia dall'altra parte, non vuole vedere nessuno, non vuole dare spiegazioni, non ha alcuna voglia di prendersi le proprie responsabilità e tornare alle prove. Manda al diavolo a voce alta chiunque sia dall'altra parte della porta, poi affonda di nuovo la faccia nel cuscino e prende a calci il materasso.
Si sta comportando come una bambina, lo sa, ma non ha intenzione di smetterla. Non le importa, vuole solo un po' di tempo per se stessa, per odiare il giorno in cui ha accettato di fingersi una persona che non è, odiare se stessa.
Quando la persona dall'altra parte della porta inizia a parlare, lei nasconde la testa sotto il guanciale per non sentire. Se deve essere infantile, vuole esserlo del tutto. Si preme il tessuto nelle orecchie e accende la TV, dopodichè alza il volume al massimo, a coprire tutti i suoni provenienti dall'esterno.
Vuole essere lasciata sola.
 
***
 
È passata più di un'ora, quando finalmente Louise spegne la TV, apre le finestre e lascia che nella stanza entri la luce del giorno. Non che ce ne sia tanta, di luce, quando a Belfast scende il diluvio universale, ma sicuramente ce n'è più di prima.
Poi va in bagno, fa una rapida doccia per schiarirsi le idee e quando indossa l'accappatoio è di nuovo calma. Non tranquilla, ma calma. Ha preso una decisione: parlerà con loro, metterà in chiaro le cose; nessuno può spacciarsi per lei, nessuno avrà più accesso al suo account Twitter, non se vogliono che se ne stia buona e docile.
Cosa diranno i ragazzi?, si chiede per un istante. Poi scrolla il capo e decide che, no, quella è una cosa che riguarda solo lei, loro quattro non c'entrano. È una situazione tra lei e il management.
Poi qualcuno bussa alla porta.
Louise si volta, si stringe nell'accappatoio, sistema i lunghi capelli castani, ancora bagnati, su una spalla e va ad aprire. Davanti a lei c'è Harry, una mano affondata nelle tasche e l'altra a sistemarsi i capelli. Come sempre.
«Hey» lo saluta, come se niente fosse.
Lui la guarda, sorpreso di vederla: non si aspettava che aprisse. Liam ha raccontato di essere stato cacciato a male parole e zittito con un programma di cucina a tutto volume, senza nemmeno che lei si degnasse di farsi vedere. Si aspettava come minimo lo stesso trattamento, visto che parte della colpa per il suo malumore era proprio causa sua. «Hey» ripete, sorridendole. «Posso entrare?».
Louise non risponde, si fa da parte e lascia che Harry entri e si accomodi sul letto. Un letto sfatto, su cui il cuscino è gettato malamente, piegato in due, e il piumone è solcato dai segni del passaggio di lei, della sua rabbia, delle sue lacrime.
Harry vorrebbe chiederle come sta, ma sa che non è una mossa saggia. Se vorrà parlarne, Louise lo farà, intanto è meglio non farle pressione; per cui si siede sulla stessa poltrona di quella mattina, poggia gli avambracci sulle gambe e sorride: «Allora, che vuoi fare?» domanda.
Lei si sta frizionando i capelli con un asciugamano, quando si volta e «Cosa?» chiede di rimando.
Allora Harry alza le spalle. «Cosa vuoi fare? Hanno rimandato le prove a oggi pomeriggio per cui siamo liberi fino alle sedici. E mi sono appena auto eletto tuo accompagnatore per la giornata».
Louise ride. «In altre parole devo farti da baby sitter?».
Harry mette un sorriso sornione. «Sei sempre così negativa! Vedimi come il tuo compagno di giochi».
E lei non può che ridere di nuovo. Alza gli occhi al cielo e «Ci credo che sei single, Harreh: se questi sono i tuoi approcci!» lo prende in giro.
Harry scrolla il capo e si scompiglia di nuovo i capelli. Non l'ha cacciato a suon di male parole, non ha rifiutato la sua presenza e questa per lui è già un grande vittoria. Una Louise di cattivo umore è sempre imprevedibile, anche più del solito, e quel giorno l'ha stupito accettandolo accanto a sé, almeno per un po'. «Vestiti, voglio asciugarti io i capelli!» proclama allora.
Louise si acciglia. «Non credo sia una buona idea» commenta; Harry non è evidentemente un genio nell'acconciare i capelli e quella sera avranno un concerto, non può permettersi di sembrare uno spaventapasseri – per sua volontà, perché del volere dei manager al momento non le importa.
Lui sorride ancora. Sorride continuamente quando può stare solo con lei. Non sono sorrisi normali i suoi, sono sorrisi innamorati. Ci ha provato, a sorridere in quel modo a qualcun altro, ma proprio non ci riesce, gli è impossibile. «E allora?» la sfida con lo sguardo acceso di divertimento.
E quella è una sfida in piena regola, è una proposta: Harry la sta invitando ad essere se stessa, a mandare al diavolo il decoro che le hanno imposto per tanto tempo e non le appartiene. Allora Louise ride e «Lou mi ucciderà!» proclama, poi sparisce dietro la porta del bagno.
Harry capisce al volo: è un sì.
 
***
 
Harry è felice, davvero davvero felice. Non riesce a immaginare come le cose possano andare meglio di così, in modo plausibile almeno, perché se lasciasse la sua fantasia a piede libero sicuramente troverebbe di meglio. Solo che in quel momento è così felice che non ha bisogno di far viaggiare la mente, rimane concentrato sul presente, sulla realtà, su Louise che ride fino alle lacrime stesa sul letto accanto a lui. Si concentra su di lei, sulla sua voce durante l'imitazione del grande Harry Styles di fronte alle fans, sulla sua risata, su ogni singola ruga di espressione sul suo volto, su ogni sfumatura di blu nei suoi occhi, sul profumo di shampoo che emanano i suoi capelli. Ed è felice, lo è perché gli sembra di essere tornato indietro nel tempo, a quando facevano tutto ciò che volevano senza preoccuparsi del giudizio altrui, quando Larry Stylinson era solo un nome buffo per denominare loro due – non una ship, non un argomento di dibattito, non uno scoop, non un problema.
Sono lì, stesi sul letto, lei lo prende in giro, lui ricambia il favore; la abbraccia, sorride e la guarda, la guarda tantissimo. Se Harry potesse, non farebbe altro che guardare Louise nella vita. Vorrebbe imparare a memoria ogni suo minimo dettaglio, ogni espressione, ogni reazione; il fatto che lei sia incostante e imprevedibile non farebbe che rendere la sua attività più interessante.
E succede tantissime volte, mentre sono lì: lui la guarda, lei ricambia; lui la accarezza, lei rimane immobile e allora lui combatte contro l'istinto di baciarla, poi ricominciano a parlare e ridere insieme.
È così che funzionano le cose tra loro, da sempre: Harry è innamorato di Louise, Louise lo sa e, gli piace illudersene, lo è a sua volta; ma Louise è terrorizzata e Harry non le mette pressione. Quindi, dopo aver sprecato un altro dei momenti che potrebbero cambiare le cose tra di loro, portare alla luce la verità, tornano a far finta di nulla.
«Andiamo a fare un giro, ti va?» propone Harry d'un tratto.
Louise si ferma a metà di una risata, lo guarda, non risponde subito. In cuor suo ripensa a quell'articolo e ha paura che possa verificarsi qualcosa del genere, che nuovamente qualcuno fraintenda i loro atteggiamenti, la loro amicizia. Apre bocca e, mentre una risposta che inizia con “E se...” prende forma nella sua mente, sta già rispondendo: «Perché no?». Al diavolo tutto! È giunto il momento di smettere di farsi problemi: Louise Tomlinson è Louise Tomlinson, non un burattino nelle mani di terzi.
Harry le sorride, balza in piedi e le porge la mano. «Dai, andiamo».
Lei la afferra, senza fare una piega. Infila le scarpe senza nemmeno slacciale, non si preoccupa di star indossando una maglietta troppo grande, una vecchia maglietta di Harry, lo segue fuori e basta.
«Mi piaci così» le dice il ragazzo, mentre aspettano l'ascensore. “Così come?” sta per chiedergli, ma lui sta già rispondendo: «Mi piace la vecchia Lou, a cui non importa del pensiero altrui» e lei sorride, perché non potrebbe fare altro in quel momento.
Gli fa l'occhiolino, poi: «Vecchia? Ti sembro forse vecchia?» ironizza.
«Oh, no, certo che no» replica lui; «Se fossi stata vecchia non avremmo fatto sesso in ascensore».
Louise alza gli occhi al cielo: eccolo che ricomincia! Questa volta non se la prende, anzi ride. «Non saprei, Harreh, a diciassette anni te la facevi con una trentenne, non ti sei mai fatto problemi a riguardo» rincara la dose.
È il turno di Harry di ridere e arrossire. Si scompiglia i capelli, la guarda di sottecchi, preme di nuovo il bottone per chiamare l'ascensore sperando di accelerarne la corsa – è in evidente imbarazzo e la cosa la diverte moltissimo. «Mi piacciono le ragazze esperte» borbotta poi a mo' di giustificazione.
«Be', in questo caso Caroline faceva proprio al caso tuo» commenta con noncuranza. Solo dopo averlo detto si rende conto di quanto quelle parole possano sembrare allusive, un insulto velato, ma non era sua intenzione darle della poco di buono. Forse. Non l'ha fatto di proposito, comunque.
A giudicare dallo sguardo di Harry, lui non è altrettanto convinto della sua buona fede. Sta ridendo sotto i baffi, quando le porte si aprono e lui la trascina con sé dentro la cabina di metallo. All'interno è già in piedi una donna bionda con l'uniforme azzurrina dell'hotel. Louise pensa che sembri più una tenuta da infermiera, che da cameriera, ma decide di tenere la cosa per sé.
«A che piano andate?» domanda.
Harry le sorride gentile e: «Vada pure prima lei, noi non abbiamo fretta» risponde. Si appoggia alla parete e stringe le dita attorno al piccolo corrimano che percorre il perimetro della cabina. Non ha mai capito a cosa serva, gli sembra un ornamento inutile. È lì per aiutare qualcuno ad alzarsi, in caso cada a terra? Inutile, è del tutto inutile, pensa, mentre ci tamburella sopra le dita, in preda alla noia e al tipico imbarazzo del trovarsi in luogo chiuso con uno sconosciuto.
«Oh, se è così...». La donna preme un bottone e l'ascensore riparte.
Dal terzo piano l'ascensore viaggia fino al quinto.
Louise rotea gli occhi, seccata. Non tanto perché la disturbi stare lì dentro, ma perché, per via della presenza di quella sconosciuta, è calato un silenzio opprimente, che agita la sua mente facendola ripensare a quell'articolo, alle insinuazioni, alle menzogne scritte dal giornale. Chi è stato, poi, a inventarsi quella notizia? Le piacerebbe proprio fare quattro chiacchiere con quel fetente.
Mentre la donna scende, sorridendo, al piano, Louise la guarda e abbozza un sorriso di scherno: «Ora correrà a dire ai giornali che stavamo scopando in ascensore?» domanda, perché è stata zitta anche troppo per i suoi standard. Poi le porte si chiudono, strappando alla loro vista l'espressione attonita della cameriera.
Harry sta già ridendo. «Lou!» la rimprovera con voce stridula.
La ragazza si stringe nelle spalle, lo fulmina con lo sguardo e «Non è tutta colpa mia, potresti tenerti l'amichetto dentro i pantaloni, ogni tanto!» osserva.
Harry le si avvicina, ha le lacrime agli occhi per il troppo ridere, la abbraccia. «Non è nemmeno tutta colpa mia, se tu mi tenti!» le fa notare, mentre ride con la testa gettata all'indietro.
Louise non può far altro che sghignazzare assieme a lui; indietreggia fino ad appoggiare le spalle alla parete, Harry continua ad abbracciarla. Louise alza la testa a guardare al soffitto, ancora sorride: «Non è colpa mia se non sai trattenerti».
Harry abbassa lo sguardo su di lei, inarca un sopracciglio. «No, infatti, non ne sono capace» mormora guardandola dritto negli occhi.
È lei a distogliere lo sguardo per prima, imbarazzata. Non è normale, se ne rende conto. Non è normale essere così addossati l'uno all'altra in ascensore, abbracciati, a parlare di certe cose, con lui che la guarda in quel modo così... così da Harry – perché non c'è altro modo per descriverlo: nessun altro l'ha mai guardata così. Non quando si è famosi, non quando si sa che lui è innamorato di lei, non quando le porte potrebbero aprirsi da un momento all'altro e mostrarli al mondo in atteggiamenti davvero intimi. E con “atteggiamenti intimi” Louise non sa cosa intendessero nell'articolo del The Sun, anche se lo immagina, ma cosa intende lei: intende Harry che la sta baciando, perché era ovvio che lo avrebbe fatto.
Prima ha accennato un sorriso di scuse e poi ha posato le labbra sulle sue. E ora la sta baciando. La bacia con tenerezza, timoroso che lei possa respingerlo un'altra volta. Harry non lo sopporterebbe, se lei lo spingesse via di nuovo. Ma Louise non lo fa, non lo allontana.
Trema sotto il tocco della mano di Harry che risale il suo braccio per poi posarsi sulla sua guancia.
Trema quando Harry interrompe il contatto e mormora un flebile «Scusa», trema anche mentre si alza in punta di piedi e posa le proprie labbra sulle sue, perché proprio non sopporta che si scusi per delle stronzate.
E così lo bacia. Non per consolarlo, non solo per zittirlo: lo bacia perché ne ha una voglia matta.
Harry non fa nemmeno in tempo a sorprendersi, che già lei cerca di approfodondire il bacio e lui smette di trattenersi: la avvicina ancora di più a sé, tanto che per qualche istante i piedi di Louise non toccano terra. Le accarezza i capelli, la schiena, le braccia, il viso; lascia che lei intrufoli le mani sotto la sua maglietta leggera. Quando le dita fredde di lei gli sfiorano la pelle, Harry rabbridisce e geme una sommessa protesta. La solleva di nuovo da terra e la fa sedere su quel corrimano che all'improvviso non sembra poi così inutile; sorride contro le sue labbra quando lei gli circonda la vita con le gambe. Se poco prima pensava di non poter essere più felice di così, ora si rende conto di essersi sbagliato di grosso. Forse è capitato in uno dei suoi soliti sogni, ma, banalmente, non ha alcuna intenzione di svegliarsi tanto presto, a costo di far tardi alle prove.
Se Harry è in preda alla felicità – e non solo –, Louise sta facendo i conti con la paura e la confusione. Non ha paura di Harry, non è confusa da ciò che succedendo, è spaventata e turbata da se stessa, dai sentimenti che ha tanto a lungo represso per timore di nemmeno lei sa cosa. È la paura, sempre la paura, che la porta a prendere la decisione sbagliata. È giunta a questa conclusione mentre rideva stesa sul letto con Harry: prima di xFactor è sempre stata un po' incosciente e le è sempre andato quasi tutto bene; da quando evita ciò che la spaventa, non fa che soffrire. E così, in quell'ascensore, è corsa incontro alla sua paura più grande: i propri sentimenti per Harry, quelli che ha cercato di nascondere agli altri per così tanto tempo che nemmeno lei era più sicura di ciò che provava. Ha mandato al diavolo il suo armadio dei pensieri scomodi, al diavolo tutto quello che ci ha nascosto dentro, ne ha spalancato le ante scricchiolanti e si è lasciata travolgere dal suo contenuto. Il peso più grosso da sostenere è la consapevolezza: è maledettamente attratta da Harry, ha una cotta per lui e forse ne è addirittura innamorata – ma a questo penserà in un altro momento. La paura, però, non la abbandona mai. Louise ha paura della vita, dei propri sentimenti, di quelli altrui, di se stessa. Ha appena preso una decisione, però, e la porterà avanti: le paure vanno affrontate e lei ha intenzione di correrci incontro.
Così si lascia andare.
Stringe di più le gambe attorno alla vita di Harry, lui fa scontrare i loro bacini, lei non protesta. Fa scorrere la mani sul suo ventre, sul petto, le spalle, la schiena, le affonda nei ricci, poi... poi le porte dell'ascensore si aprono.
Non riesce ad impedirsi di scattare leggermente all'indietro quando un leggero scampannellio annuncia loro di essere esposti al mondo.
Harry poggia la fronte contro la sua, sospira e si allontana. Louise sente la presa di lui allentarsi sui suoi fianchi: la sta facendo scendere.
Si acciglia: non è quello che vuole. La mano piccola e affusolata della ragazza si allontana dai capelli di Harry per premere il pulsante con su stampato il numero tre; le porte si chiudono e l'ascensore riparte verso l'alto, senza che loro nemmeno sappiano se qualcuno li ha visti o meno – ma che importa, in fondo?
Harry ha la sensazione di essersi perso qualcosa. «Che... Che cosa significa?». La sua voce è così bassa e roca che Louise non sa se rabbrividire e tornare a baciarlo o rispondergli col sarcasmo che quella domanda merita. Nell'indecisione rabbrividisce, abbozza un sorrisetto di scherno e «Secondo te?» gli mormora direttamente sulle labbra. Harry non risponde, sorride e ricominciano da dove si sono interrotti.
Mentre poco dopo Louise cerca di aprire la porta della sua stanza, Harry le sta baciando il collo e ha il piacevole dubbio che sia proprio colpa sua se le chiavi continuano a scivolarle dalle mani, che tremano e non riescono a trovare la serratura.
Sta sorridendo contro la pelle chiara del suo collo, quando dice con voce profonda e divertita: «Ehi, Lou?».
Vorrebbe dargli una rispostaccia, zittirlo, intimarlo a smettere di darle fastidio o non riuscirà mai ad aprire quella diavolo di porta, ma il suo cervello non formula niente di più concreto di un mormorio: «Mh?».
«Alla fine è successo proprio quello che hanno scritto nell'articolo. Niente male come vendetta» commenta divertito.
Quelle parole riscuotono Louise come una spruzzata di acqua gelida dritta in faccia. Si sottrae al tocco delle labbra di Harry, si volta, lo guarda. «Non verrò a letto con te per ripicca» lo informa con severità.
Lui rimane impassibile qualche istante, poi sgrana gli occhi. Non riesce ad evitare di imbronciarsi mentre domanda: «Oh. Quindi noi non...?».
Louise questa volta non si trattiene: alza gli occhi al cielo e «Oh, Gesù!» invoca il cielo, esasperata. Con rinnovata lucidità apre la porta e trascina Harry all'interno della propria stanza.
 
Le ultime parole che Zayn sente, prima del clac della serratura che scatta, sono: «Possibile che tu non capisca mai niente?». E Zayn vorrebbe non aver sentito né visto, vorrebbe essere certo che non andrà a spifferare ciò che ha visto a Niall e Liam – beh, forse a Liam in effetti non lo dirà, perché Liam non sempre sa tenere la bocca chiusa –, ma non lo è affatto. Anzi, ha come l'impressione che Harry e Louise siano in debito con lui anche solo perché si è nascosto dietro quella diavolo di tenda polverosa per non disturbarli e non metterli in imbarazzo. Anzi, non è un'impressione, è la verità: è ovvio, dunque, che Zayn abbia tutto il diritto di sgattaiolare in camera di Niall, anziché nella propria, per comunicargli che finalmente Harry è andato in buca. Quei due glielo devono.
Quando entrando scopre che anche Liam è lì, tuttavia, non si preoccupa di chiudere il becco. D'altra parte i piccioncini erano in corridoio: chiunque avrebbe potuto vederli. Ed è così entusiasta per quella scoperta che non gli importa di suonare frivolo; sono tutti così legati alla non-storia tra Harry e Louise, che è come se quella vittoria fosse anche loro.
 
***
 
Quando Harry e Louise fanno la loro comparsa nella hall dell'hotel, è tutto normale. Non si tengono per mano, non si rivolgono sguardi mielosi – non più di quanto Harry non abbia sempre fatto, almeno –, non si scambiano parole dolci. Ci sono solo due differenze rispetto a quello che sarebbe successo se non si fossero baciati in ascensore: Harry indossa il sorriso più smagliante che qualcuno gli abbia mai visto da secoli e Louise la maglietta di Harry. Non più la vecchiamaglietta di Harry che aveva infilato in camera, ma una nuova maglietta di Harry, estratta da lui in persona dalla propria valigia, dopo averla baciata teneramente. È questo, solo questo che un occhio attento potrebbe notare, quando incontrano i Five Seconds of Summer.
«Ehilà!» li saluta Louise per prima, come a far notare l'oro che l'acidità di quella mattina si è dissolta. «Ciao, ragazzi!».
Harry sorride, loro ricambiano i saluti, Ashton fa l'occhiolino a Louise. Per un attimo la ragazza pensa che se uno solo di quei quattro ragazzini può intuire cosa è successo tra loro, quel qualcuno è proprio Ashton; poi però lui salta sulle spalle di Michael, che per poco non cade per terra, canticchiando qualcosa con una vocetta stridula che a Louise sembra tanto la canzoncina di Jigglipuff. Poi scoppia nella sua comica risata singhiozzante e Louise alza gli occhi al cielo: se quello è il più sveglio dei quattro, può stare tranquilla.
«Quali sono i programmi per oggi?» domanda Harry a Luke, il più vicino. Lui abbozza un sorriso timido, si dondola sui talloni mentre risponde: «Stiamo andando alle prove, le hanno anticipate per...» lascia la frase in sospeso e lancia un'occhiata a Louise.
Harry capisce e apprezza la discrezione del ragazzo: non vuole parlarne, non vuole intromettersi. «Già. Scusate il disturbo, ma Lou è un po' sensibile a certe... insinuazioni». A questo punto, senza un apparente motivo, Harry scoppia a ridere. Louise è l'unica a capire cosa stia frullando nella sua testa vuota; alza gli occhi al cielo, gli pizzica un braccio e «Deficiente» lo apostrofa sottovoce.
Questo ad Ashton non sfugge. «Ehi, voi due, dovete dirci qualcosa?».
Harry sorride sornione, si scompiglia i capelli e guarda altrove: lei ha scatenato il dubbio, lei darà una risposta.
Louise incrocia le braccia e inarca un sopracciglio, tuttavia: «Ho una domanda, a dire il vero» risponde.
«Quale?»
«Ti hanno mai detto che sei schifosamente indisponente, Ashton Irwin?».
Il ragazzo ride. «Oh, sì, un sacco di volte! E a te?».
Ride anche lei: «A me sicuramente anche di più».
«Vuoi scommettere?».
«La differenza tra me e te, Ashton, è che tu sei un idiota e io no».
Lui le fa l'occhiolino, battendo le mani sulle spalle di Michael, che, poverino, si trova in mezzo a quella bizzarra conversazione. «La differenza tra me e te, Louise, è che io so interpretare i miei sentimenti» replica con un sorriso insinuante.
E, touché, pensa Harry, mentre Louise sta già ridendo sprezzante, pronta a dirgliene quattro.



Here is it.
Non ho niente da dire, se non che, sì, sono in pausa maturità, ma questa OS era work in progress da parecchio tempo.
Si parla di un'intervista di Louise ad un programma televisivo. Se la cosa vi interessa, l'intervista è descritta in questa one shot.
Mentre il bacio di cui parla Harry, la volta in cui Louise l'ha respinto, potete trovarlo qui, ovvero proprio la storia da cui è iniziata tutta la raccolta.
Sì, è la serata del self!spam. xD
Basta, me ne vado. Spero che a qualcuno sia piaciuta, a me nonostante tutto un po' sì, specialmente qualche passaggio. ^^
E, già che ci sono, vi suggerisco di passare dalle splendide ragazze citate ad inizio capitolo, non ve ne pentirete. :)
  
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