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Autore: Britin_Kinney    14/06/2013    3 recensioni
"Perché te la prendi tanto?" chiese sospettoso il biondo.
"Perché anche se sono un servo, conservo il mio orgoglio e la mia dignità. Potreste anche prendermi qui, in questa grotta, fare del mio corpo ciò che vorrete ma, ricordatevi che la dignità non potrete togliermela, mai".
Artù gli prese il viso tra le mani, costringendolo con non poca difficoltà a guardarlo negli occhi e prestare la massima attenzione alle sue parole.
"Ascoltami io non volevo..." uno sguardo particolarmente significativo da parte del servo, gli bloccò le parole in gola.
Merlin accerchiò i suoi polsi con le mani e le tolse dal suo viso, facendole scivolare lentamente lungo i suoi tratti giovani.
"Torno a Camelot" annunciò con voce rotta il moro.
"Ma fuori piove ancora e... ed è pericoloso" fece Artù.
"Preferisco andare adesso, grazie per l'interessamento"
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Capitolo 13
Il  mio rifugio sei tu


Alla fine di quella giornata, Merlin, tornò così stanco nelle stanze del principe che, mentre lucidava l'armatura si addormentò sull'usbergo.
Artù, rientrò proprio in quel momento dalla cena consumata in compagnia del padre e dei suoi "graditi" ospiti.
Lo vide lì così innocente, indifeso, sereno. Perfetto.
Inevitabilmente, le labbra, gli si incurvarono in un mezzo sorriso, nel guardarlo.
Era così... non avrebbe saputo descriverlo.
Doveva essere stremato per addormentarsi così; 
chissà quali pesanti pretese aveva avuto su di lui quello stronzo del 'principe Eitan'.
Sicuramente non l'aveva mollato un attimo.
Artù andò verso le coperte e le scostò, poi si recò nuovamente da Merlin per prenderlo lentamente e delicatamente in braccio, come fosse un bambino. Gli sfilò con cautela gli stivali e la giacca, per farlo dormire più comodo e poi lo coprì con cura.
Si spogliò da solo e indossò la tunica da notte, per poi sistemarsi al fianco di Merlin e dormire abbracciato a lui, con l'orecchio schiacciato contro il suo cuore.
Fu così che, cullato da quel dolce suono ritmico e tranquillo, Artù si addormentò.
 
Quando Merlin si svegliò, delle coperte calde e un dolce respiro sulla pelle gli diedero il buongiorno.
Aggrottò le sopracciglia, con gli occhi ancora chiusi, confuso. Come ci era finito nel letto di Artù? Ricordava di essersi addormentato sul tavolo, mentre lucidava l'armatura del biondo.
Probabilmente era stato Artù a trascinarlo lì.
Aprì piano gli occhi e la prima cosa che vide furono delle ciocche bionde lucenti. Sollevò piano la mano e infilò le dita tra i capelli di Artù, lasciandogli un bacio sulla fronte.
“Ti amo” gli soffiò piano Merlin e poi, facendo attenzione a non muoverlo troppo, per non svegliarlo, si alzò, si infilò gli stivali e la giacca e uscì dagli appartamenti regali.
Si recò sbadigliando verso le cucine e prese la colazione per il principe Eitan, andando a recapitarla personalmente nelle stanze del nobile ospite.
Bussò e nessuno da dentro si degnò di rispondere. Probabilmente, Eitan, dormiva ancora.
Entrò piano, senza fare rumore, cercando alla cieca il tavolo per poggiarci su il vassoio. Infine, spalancò le tende lasciando che la luce dorata del mattino penetrasse nel locale.
“Buongiorno, princip-” -disse Merlin voltandosi, ma quando vide il letto vuoto, si bloccò.- “Sire?” domandò. Non ricevendo risposta, fece spallucce e si dileguò dalle stanze di Eitan, per recarsi nuovamente nelle cucine a prelevare la colazione di Artù.
Quando entrò nella stanza del biondo, lo trovò di spalle che fischiettava, si stava già abbigliando.
“Sei sveglio!” constatò Merlin, con un sorriso.
“Sì, Merlin” -Artù sorrise, ma era un sorriso strano... troppo strano- “Volevo farti una sorpresa” -continuò Artù- “Eitan!” chiamò Artù e dal paravento spuntò il principe ospite con un ghigno strano.
Merlin pensò subito che in quella situazione qualcosa non andasse.
“C-che genere di sorpresa?” domandò Merlin all'indirizzo di Artù senza, però, riuscire a scollare gli occhi pieni di timore da Eitan.
“Lui è la sopresa” -mormorò Artù- “O meglio, tu sei la sopresa per lui”
“Un regalo tutto da scartare” aggiunse Eitan, avvicinandosi pericolosamente a Merlin.
“Artù?” -ma l'erede al trono di Camelot si era allontanato ed osservava la scena. Merlin indietreggiava sempre di più, sotto lo sguardo famelico di Eitan- “Artù, ti prego. Non è divertente” continuò il servo.
“Oh, sì che lo è” smentì Artù.
Merlin si ritrovò in trappola tra il tavolo ed Eitan e provò a scartare verso sinistra, tentando di fuggire. Eitan lo afferrò da un braccio e con l'indice fece cenno di no, schioccando la lingua due volte, in segno di diniego.
“Artù” chiamò Merlin in difficoltà.
“Su, Merlin! Non vorrai deludere un nostro ospite” lo redarguì con tono irritabilmente adorabile Artù.
“Certo che sì!” esclamò Merlin. Nel frattempo Eitan, lo aveva bloccato con l'inguine contro il tavolo, il moro sentì i suoi pantaloni abbassarsi lentamente.
No...
“Artù, non puoi permetterlo!” -strillò Merlin, con un'orribile sensazione claustrofobica ad opprimergli la mente, i polmoni ed il cuore- “Come puoi? Che fine ha fatto il tuo amore per me?!” strillò ancora più forte, con le lacrime a rigargli le guance.
“Merlin, Merlin” -cantilenò serenamente il principe- “Io non ti amo, per quale ragione dovrei intervenire? Camelot è gentile con i suoi ospiti. Non vogliamo mostrarci scortesi. Non è vero, Eitan?” domandò al principe che già si stava preparando a violare Merlin.
“Certo che no” rispose il principe, senza distogliere gli occhi dalla nuca del mago.
“Artù, se è rimasta un po' di compassione nel tuo cuore, ferma tutto questo. So che c'è della bontà nel tuo animo. Se non mi ami, almeno fallo per gli ideali che ti rendono il principe che professi di essere”
“Ma lo faccio proprio per questo: i miei ideali. Deflorare un giovane servo è uno dei miei ideali. Però, vedi, questa volta qualcun altro si è fatto avanti prima di me. E non ho potuto dirgli di no. Giusto, Eitan?”
“Giusto. Ora sta fermo, Merlin” ordinò il principe, piegando Merlin sul tavolo, fin quando la guancia del giovane valletto tocco il legno fresco.
Merlin strizzò gli occhi ed urlò il suo dolore: “Artù!”
Merlin spalancò gli occhi. Era sudato e respirava faticosamente. Si portò una mano al cuore, anche quello batteva impazzito. A giudicare dalla luce era ancora notte fonda, fuori dalla stanza. La luna filtrava piano attraverso le tende e Merlin osservò Artù, accanto a lui.
Non potè fare a meno di collocarlo in un contesto analogo a quello del sogno appena fatto. Artù non l'avrebbe mai fatto! Figuriamoci! Un asino geloso del genere, donarlo volontariamente al suo acerrimo nemico. Pf! Doveva essere proprio scemo per pensare ciò. Si diede dell'idiota per aver dubitato, seppur per qualche secondo, del suo adorabile biondino perché sapeva che Artù avrebbe sempre rivendicato il suo primato di possesso su di lui. Ne era sicuro. Non avrebbe mai permesso che qualcuno si mettesse in mezzo.
Ora doveva solo aspettare che il suo cuore si calmasse e che il suo respiro tornasse regolare. Adagiò la testa sul petto di Artù e il respiro e il battito dell'amato lo aiutarono a tranquillizzarsi e, infine, a riaddormentarsi.
 
Il sole non tardò a riscaldare il pavimento degli appartamenti reali e Artù si svegliò prima di Merlin. Tutto sembrava surreale nel silenzio del primo mattino, persino le palpebre chiuse del moro che Artù non si sarebbe mai stancato di osservare.
“Come sei bello, amore mio” -sussurrò il principe, prendendosi qualche istante per guardarlo meglio. In altre circostanze non avrebbe osato svegliarlo ma, ormai, il regno si stava destando e non poteva rischiare che qualcuno entrasse e trovasse il servo nel suo letto- “Merlin” sussurrò contro l'orecchio del moro, per poi baciargli una tempia. Merlin non si mosse. Artù tornò indietro con le labbra e riprovò- “Merlin” -il servo scosse leggermente il capo e aggrottò le sopracciglia- “Amore mio, è ora di alzarsi”- mormorò dolcemente, baciandogli la fronte, le palpebre, le guance e tutto ciò che di "baciabile" poteva esserci sullo splendido viso di Merlin.
Il servo, non appena percepì e riconobbe le labbra calde del principe sulla sua pelle si concesse un sorriso.
“Artù” sospirò dolcemente.
Il principe lo attirò ancor di più contro di sé e Merlin finì col posizionarsi sopra di lui.
“È ora di alzarsi, dormiglione” -si burlò di lui, il moro aprì finalmente gli occhi ed appoggiò un gomito sul suo petto, guardandolo intensamente- “Buongiorno, occhi splendidi” gli soffiò Artù sul viso e Merlin arrossì talmente tanto che al biondo scappò un sorriso.
“Buongiorno, babbeo” cercò di spezzare l'imbarazzo Merlin.
“Babbeo a me? Ora ti faccio vedere io!” esclamò Artù, aggredendolo con un feroce solletico sui fianchi.
“No!” -esclamò Merlin tra le risate, trovandosi in un millesimo di secondo sotto il principe che tormentava i suoi fianchi con le dita- “Ahahahaha, no! Bas.. ahaha... ta! Ar...tù! Aahahah! Smettila! Aahahaa!”
Artù smise di tormentare i suoi fianchi e i loro occhi ancora sorridenti si incontrarono, il silenzio calò su di loro.
“D'accordo, tutto ciò è molto romantico” commentò scherzosamente Artù.
“Lo penso anch'io, amore” rispose dolcemente Merlin, infilando una mano tra le sue ciocche bionde.
“Sei una femminuccia” lo prese in giro.
“Ricorda che anche io conosco i punti in cui soffri il solletico, quindi non provocarmi!” lo redarguì amorevolmente Merlin.
“È una minaccia, Merlin?” -domandò con voce sensuale Artù- “Potrei anche spogliarmi per farteli riconoscere meglio” -propose con voce che scottava.
“Ahah” -Merlin rise, imbarazzato- “Credo sia meglio che io vada” sviò.
“Merlin, stavo scherzando” lo riprese Artù, sorridente.
“Idiota” lo insultò Merlin e per vendicarsi gli diede un buffetto sulla spalla.
“Eeeh, che modi!” lo apostrofò amabilmente il principe. Merlin lo guardò di traverso per qualche secondo, ma poi scoppiò a ridere, seguito a ruota da Artù.
“Cosa abbiamo da fare oggi?” domandò Artù, non riuscendo a togliersi quel sorriso ebete dalla faccia. Era stato il miglior risveglio della sua intera esistenza! Quel giorno, se lo sentiva, niente sarebbe andato storto. O quasi...
 
Helena si appostò in una rientranza del corridoio del castello, quella che portava alle stanze del principe.
Aspettò che lui e il suo servo uscissero e senza far rumore provò ad aprire la porta. Per fortuna, era aperta. Artù era così distratto che si era dimenticato di chiudere a chiave, così, Helena, riuscì a penetrare all'interno senza intoppi.
Tirò fuori la sua ciocca di capelli incantata e la infilò con cura sotto uno dei cuscini di Artù.
“Prova a fermare questo, Merlin” sibilò con un sorriso tronfio per poi voltarsi e lasciare gli appartamenti del principe.
Ciò che non aveva calcolato, però, era il piccolissimo fermaglio ornato di una perla e di un rubino, che scivolò dai suoi biondi capelli, sfiorandogli il vestito, per posarsi senza far rumore sul pesante tappeto delle stanze del principe.
 
“Artù!” esclamò il Re quando vide suo figlio raggiante.
“Padre, buongiorno” erano settimane che non lo vedeva sorridere in quel modo.
“È successo qualcosa che dovrei sapere?” alluse, ammiccando in direzione di Morgana, rendendola così parte dell'indagine ai 'danni' dell'erede al trono.
“No, nulla di speciale” -rispose il principe e Merlin piegò la testa impercettibilmente, contrariato.- “Sono solo più riposato, tutto qui” giustificò il suo umore, con un sorriso.
“Mi fa piacere, figliolo” rispose Uther, regalandogli una pacca sulla spalla; Artù sorrise, abbassando lo sguardo. E gli occhi di Merlin si incantarono.
Dio... era così bello quando sorrideva e abbassava lo sguardo...
A fine colazione, Uther trattenne il figlio ancora per un po', per discutere di affari regali.
Merlin invece si avviò, dovendo svolgere molteplici mansioni.
Mentre passeggiava allegramente per i corridoi del maniero per recarsi negli appartamenti regali a rendere onore alla sua lista di cose da fare, si scontrò con qualcuno e una cesta con diversi abiti sporchi si rovesciò per terra, lasciando che le stoffe rotolassero sul pavimento.
Merlin riconobbe la figura con cui si era scontrato: Gwen.
Non la vedeva da un secolo, eppure le stanze di Morgana e quelle di Artù erano molto vicine... che avesse volontariamente cercato di evitarlo?
“Buongiorno, Gwen” Merlin le regalò un sorriso incoraggiante. Non devi essere imbarazzata. Ti voglio bene, Gwen.
“Merlin” ricambiò lei e nonostante la sua pelle mulatta il servo vide un debole rossore sbocciare sulle sue gote.
“Gwen”
“Merlin” cominciarono contemporaneamente.
Gwen fece silenzio e lasciò a Merlin la parola.
“Non mi hai dato tempo di spiegare...” -disse il servo- “Io...” -Merlin gli prese dolcemente le spalle- “Io ti voglio bene, sei una ragazza splendida, davvero. Ma...”
“Non mi ami, lo sapevo già” -lo interruppe lei- “Non preoccuparti, Merlin. Mi basta che tu mi voglia bene”
“Te ne voglio, te ne voglio tantissimo, Gwen” -le assicurò- “Ooh, vieni qui!” -esclamò abbracciandola forte, per poi baciargli una guancia.- “Sono sicuro che troverai chi ti amerà con tutto il cuore. Sei una ragazza fantastica e te lo meriti” le augurò Merlin.
Gwen gli accarezzò una guancia “Grazie, Merlin”
“Di niente, ora ti aiuto a raccogliere questa roba” disse e cominciò a raccattare i vestiti e le stole raffinate di Lady Morgana per aiutarla a riporle nuovamente nel cestino di vimini.
Prima di lasciarlo, Gwen, lo abbracciò di nuovo.
 
Tutto, stranamente, sembrava andare per il verso giusto, quel dì. Il che, considerando Helena ed Eitan a Camelot, era una condizione dalla quale diffidare e della quale dubitare. I due non si erano fatti vedere per tutta la giornata, non che ad Artù o a Merlin dispiacesse, anzi! 
“Non resti con me?” domandò Artù al servo che si stava già avviando.
“Amore mio, non posso lasciare Gaius da solo. Finirà per pensare che mi hai rapito” scherzò.
“Oooh, lo farei, credimi” ironizzò Artù.
“Ah, davvero?” chiese Merlin, avvicinandosi ad Artù per lasciargli un bacio sulla fronte.
“Sì” rispose sicuro Artù.
“E dove mi porteresti?” domandò il servo, scuotendo il capo mentre spegneva la candela vicino al letto del principe.
Artù lo tirò da un braccio facendolo ricadere su di lui, i loro visi furono vicinissimi.
“Lontano da qui” e detto questo gli stampò un bacio sulle labbra. 
“Buonanotte, amore” augurò Merlin, sorridendogli. E, spegnendo le ultime candele, lasciò gli appartamenti reali.
Quello che non poteva immaginare, era che il risveglio del principe avrebbe dato una svolta decisiva (negativa) a quella situazione già tesa e precaria.
  
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