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Autore: TsukiKozui    14/06/2013    0 recensioni
Sono passati numerosi anni dalla tirannia di Galbatorix, ma non tutto si è risolto al meglio e tante altre peripezie vedremo vivere dai nostri amati personaggi, e dai nuovi che nel frattempo sono nati.
Vedremo intrecciarsi i destini di nuovi cavalieri in una nuova pericolosa avventura, un'avventura che riapre vecchie ferite mai rimarginate e ne produce altrettante. Il passato, in parte ed inesorabilmente, ritorna.
E' la mia prima fan fiction, quindi spero interessi a tanti!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornac

Come il silenzio, il buio era quasi totale. Solo un sottile spiraglio di luce riusciva ad eludere la spessa barriera creata dalle tende di velluto scuro.
Quel piccolo raggio di luce andava a posarsi sulle coperte di un maestoso letto, rivelando la presenza di qualcuno nella stanza.
Era steso sul letto, sopra la coperta blu notte, le gambe abbandonate e le braccia incrociate sul petto. Gli occhi chiusi, ma la fronte contratta in un’espressione corrucciata dimostravano che era sveglio, e teso.
Poi qualcuno bussò alla porta e il ragazzo, sbuffando, ficcò la testa sotto un grosso cuscino.
Un’altra serie di toc-toc, poi la persona parlò :< Signorino? Si può? > a pronunciare le domande era stata un donna. Dal cuscino si levò un leggero lamento di consenso. Allora la donna aprì piano la porta e, facendo il minor rumore possibile, entrò nella stanza buia. Si avvicinò piano alla finestra e, gettando un’occhiata fugace al ragazzo, ancora rintanato sotto il cuscino, spalancò con vigore le spesse tende. Una luce intensa inondò la stanza, facendo contorcere infastidito il ragazzo.
La donna, evidentemente una domestica, strappò il cuscino dalle mani del ragazzo e, con un’affettuosa pacca su una gamba, lo invitò ad alzarsi.
< Forza Tornac! Sua madre aspetta, avete ospiti oggi > e Tornac, il volto compresso contro il materasso, rispose indignato :< Oh, e questo dovrebbe convincermi ad alzarmi, vero? >
La donna sorrise e, con un’altra pacca più vigorosa, costrinse il giovane ad alzarsi. Questi, riluttante, espose il volto alla luce del sole. Una massa poco ordinata di riccioli castani incorniciavano il bel volto olivastro del ragazzo, e ricadevano morbidi sugli occhi scuri e penetranti.
< La aiuto a prepararsi? > la donna intanto si era già immersa nell’impresa di sistemare il letto totalmente scomposto.
< Ti ringrazio Calla, ma faccio da solo > e Calla, a letto fatto, si dileguò con un lieve inchino.
Di nuovo solo, Tornac dovette far leva su tutta la sua volontà per non buttarsi nuovamente sul letto.
< Va bene, inizia un’altra grande, grande, grande giornata di innumerevoli rotture…>
“ Speriamo che non sia un altro dannato pretendente “. 

Tornac si era preparato in fretta; non voleva assolutamente arrivare dopo gli ospiti, doveva essere il primo ad incontrare sua madre.
Camminava a passo di carica per il lungo corridoio che conduceva alla sala del trono. Dopo il regno di Galbatorix, tutta Urû’baen, ora nuovamente Ilirea, era stata ricostruita ed ogni legame con il vecchio ordinamento fu fatto sparire. Ovviamente la prima cosa ad essere ristrutturata fu il palazzo del re, accuratamente ripulito da ogni sorta di magia e successivamente modificato per ospitare il nuovo capo del regno.
Così quel corridoio, prima equipaggiato con trappole magiche di diverso tipo, ora non mostrava alcun passaggio del despota che era stato Galbatorix. Solo una cosa era rimasta intatta, e Tornac le era proprio accanto. Una grossa macchia di sangue rosso scuro che occupava una grossa porzione di pavimento; lasciarla lì era stata una decisione unanime, per non dimenticare. E Tornac la stava fissando, sperando che anche l’ospite, attraversando il corridoio, facesse lo stesso. Nessuno doveva dimenticare.
Ricominciò la sua marcia. Arrivò di fronte all’enorme porta di mogano che faceva da ingresso per la sala del trono. Anche quella, per quanto ne sapeva, era stata cambiata. Bussò due volte per annunciare la sua presenza, poi entrò.
La sala era molto illuminata, forse troppo, dalle due file di ampie finestre, circa venti per parete, e da tre grossi lampadari di cristallo.
Tornac si avviò piano verso il trono dove era seduta sua madre. Era un percorso lungo, la sala era mostruosamente sproporzionata: eccessivamente lunga ed alta, ma molto stretta. Ricordava un tunnel. Inoltre il pavimento rivestito di marmo bianco era privo di tappeti, così ogni singolo passo rimbombava per qualche secondo. Ciò, unito alla posizione sopraelevata della regina, incuteva forte timore nel malcapitato ospite.
L’effetto era lo stesso nel ragazzo, che però tenne la testa alta e ferma davanti all’obbiettivo. Giunse fin sotto al trono della madre che, vedendolo, si alzò con un ampio sorriso sul volto. Nasuada.
 < Buongiorno Tornac > gli sorrideva con spontaneità e parlava con dolcezza materna. Ma il ragazzo non rispose al sorriso, un po’ perché scosso dalla bellezza della madre: indossava un meraviglioso abito rosso con un ampio ricamo dorato che raffigurava un drago. Il movimento della stoffa rimandava ad un fuoco vivo.
I capelli e il volto, invece, non erano quasi stati toccati. I primi erano legati in una semplice treccia laterale, e sul viso non s’intravedeva trucco.
Al contrario Tornac indossava una semplice camicia bianca, pantaloni e stivali di pelle nera. Al fianco le pendeva uno spadone a due mani con l’elsa tempestata di gemme nere.
“Abito splendido, ma niente trucco o acconciatura complessa. Ospite indesiderato da intimorire o amico di vecchia data?”
< Sì, ehm… buongiorno madre > la donna si avvicinò e gli carezzò la guancia.
< Che hai Tornac? > il sorriso svanì dal volto della donna non appena vide l’espressione corrucciata del figlio.
< Chi è l’ospite madre? Hai mandato Calla a chiamarmi… perché è richiesta la mia presenza? > Nasuada diede le spalle al figlio e, con tono severo, rispose :< Non ti sfugge niente, figlio mio. In effetti è richiesta la tua presenza, ma solo per mia volontà. E’ giusto che anche tu venga informato > si rigirò verso il ragazzo.
< Di cosa dovrei essere informato? >
< Lo scopriremo entrambi oggi, Tornac >
Nasuada tornò a sedersi sul grande trono di bronzo che sovrastava ogni cosa in quella sala. Tornac, invece, attese l’arrivo dell’ospite in piedi, con evidente impazienza.
Non dovettero aspettare a lungo. L’arrivo dell’ospite venne annunciato da Calla pochi minuti dopo, e nella grande sala del trono entrò un uomo molto basso dalla lunga barba bruna. Tornac lo riconobbe subito come Orik,, il re dei nani: l’aveva visto numerose volte in varie occasioni, quali assemblee, eventi pubblici, feste a palazzo…
Nasuada si alzò e porse un leggero inchino al nano, e Tornac omaggiò il re con un inchino ben più profondo, come veniva richiesto dal suo titolo. Orik restituì loro gli inchini.
< Benvenuto re Orik, il viaggio è stato tranquillo? >
< Sì, il viaggio è stato fin troppo tranquillo. Ma ti chiedo di abbandonare le formalità in questa situazione, Nasuada. Sai già qualcosa di quello che sto per dirti? >
Tornac si stupì del modo in cui Orik si rivolgeva alla madre; sapeva che lei aveva vissuto numerosi anni tra i nani, ma non pensava ci fosse poi tanta confidenza tra i due.
< Mi sono arrivate solo alcune voci, probabilmente niente di sicuro. Cosa è successo Orik? >
Il re dei nani raccontò tutto: dell’imboscata, della morte di tre elfi e di un nano, del furto di una delle uova e della schiusa dell’altro. Tornac, la cui presenza non venne discussa, ascoltò tutta la storia con attenzione, ma gli unici dettagli che, stranamente, lo interessarono di più riguardavano l’identità del neo-cavaliere: una ragazza, di un anno più giovane, umana che era cresciuta tra i nani. Aveva una grande voglia di incontrarla, lei e il cucciolo.
< E a quando risalgono questi eventi, Orik? Mi è parso di capire che hai voluto informare personalmente prima Arya > sua madre era rimasta ferma e impassibile per tutta la durata della narrazione.
< Un mese fa, circa. E sì, ho preferito informare prima gli elfi, del resto la strage riguarda loro in prima persona. Ho messo Arya in allerta, dalla descrizione dell’aggressore si può dedurre facilmente che è umano, ma è molto… strano. Ha abilità paragonabili, se non superiori, a quelle elfiche e pare utilizzi magie sconosciute, arcaiche… > l’espressione del nano si era incupita nel parlare dell’assassino. Come rievocasse brutti ricordi.
< Magia antica… non saprei. Comunque, c’è altro, Orik? >
< L’uomo si è presentato come l’Erede e ha indicato la ragazza come Elysiar >
< Elysiar… è l’Antica Lingua? >
< No, non è un vocabolo presente in nessuna lingua conosciuta. Quindi, Nasuada, metto in allerta anche te, abbiamo davanti un nuovo possibile nemico >.
Tornac, forse, era più interessato a quel discorso di quanto avrebbe preferito sua madre.
< Intende avvertire anche gli urgali, re Orik? > l’intervento fu così inatteso che in un primo momento né Nasuada né Orik afferrarono la domanda.
< P- puoi ripetere, figliolo? >
< Re Orik, dato che tra i Nuovi abbiamo anche un urgali, mi chiedevo se li avvertirà del possibile pericolo > il nano tossì piano e rispose:< Non saprei, giovane Tornac. Il problema è che non sappiamo ancora se fidarci o meno degli urgali: contatti, dopo la guerra, ne abbiamo avuti ben pochi anche dopo la nascita di un cavaliere dei draghi tra loro.
 Per ora è meglio tenere i più all’oscuro della faccenda >
< Ma non si può pensare di scendere in guerra senza l’aiuto degli urgali! Il paese è ancora troppo debole e certamente non… > venne interrotto dalla regina:< Non ci sarà un’altra guerra, Tornac! Non possiamo permettercelo. Comunque hai ragione su una cosa: gli urgali devono sapere, e lo stesso il popolo. Non possiamo difendere un paese se gli abitanti vengono tenuti all’oscuro di tutto! > Orik sbuffò piano, sembrava pronto a controbattere. Ma non lo fece.
< Nani ed elfi sanno già tutto. E’ una tua scelta avvisare gli umani. Ora, se non ti dispiace, gradirei congedarmi. Vedrò cosa posso fare per convincere gli altri capoclan ad entrare in contatto con gli urgali e devo ancora avvisare Orrin. Grazie per l’ospitalità, Nasuada >
< Arrivederci, e buon viaggio Orik > Tornac salutò il re con un ampio inchino.
Il re dei nani riattraversò la sala ed uscì.  
Madre e figlio rimasero in silenzio per diversi minuti, immersi in riflessioni solitarie. Fu Tornac a rompere il flusso di pensieri di entrambi.
< Deve ricevere qualcun altro, madre? >
< No, togliendo spiacevoli sorprese. Perché lo chiedi? >
< Se si presentasse un altro maledetto pretendente, molto probabilmente, esploderei. L’ultima volta stavo per decapitarne uno > la risata della regina arrivò inaspettata alle orecchie di Tornac. Erano anni che non la sentiva sorridere veramente.

Al palazzo tutti erano in agitazione. La ragazza e il giovane drago erano spariti.
Scappati era il termine migliore, ma con un pazzo-ladro-di-uova in circolazione la cosa si faceva molto più grave.
Però Tornac aveva altro a cui pensare quel giorno. Calla era andata a chiamarlo anche quella volta.
Il giovane principe era immerso nel suo quotidiano addestramento. Si stava avventando con il suo spadone contro il maestro quando entrò la domestica. Un ospite.
Tornac si recò nella sala del trono completamente alterato e addosso ancora gli abiti dell’allenamento. Sapeva che quella volta avrebbero ospitato qualcuno di nemmeno lontanamente gradevole.
Entrò nella grande sala in fretta, quasi correndo, ignorando l’eco inquietante che producevano i suoi passi. La madre lo accolse con un bel sorriso, ma privo del solito calore. Indossava un maestoso abito di seta rosso fuoco con leggeri ricami nero carbone; questa volta era veramente Fuoco Vivo.
I capelli erano acconciati in un elaborato chignon, e una sottile tiara decorata con perle rosse e nere rievocava il motivo del vestito. Anche il volto era un’esplosione infuocata, con la perfetta combinazione di rosso e nero. Una donna così avrebbe intimorito chiunque.
“Sì, oggi l’ospite è decisamente uno stupido pretendente”
< Buongiorno figliolo >
< Buongiorno madre. E’ un altro indesiderato? >
< Sì, Tornac >
< Mi raccomando, non dovete cedere! >
< Non dipende tutto da me, Tornac. Non vorrei contrarre matrimonio, ma purtroppo mi è imposto. Tranquillo non sposerò mai un incapace >
< Ma perché dovete assolutamente sposarvi? Siete perfettamente in grado di governare un regno da sola. Al vostro cospetto chiunque è solo un inetto completamente inutile, madre! > una leggera lacrima rigò il volto non più tanto giovane della donna. La raccolse prontamente e ricacciò indietro tutte le altre.
< Sei un bravo ragazzo Tornac e ti ringrazio, hai detto delle cose bellissime. Ma, come ho già detto, non dipende da me. Devi capire che, secondo le alte cariche, la questione dell’eredità… >
< Ah giusto! Dimenticavo che in teoria io non esisto. Un povero figlio bastardo non potrebbe mai ereditare un regno! >
< Sai anche tu che non è questo il… > il grande portone di mogano si aprì violentemente accogliendo nella sala un omone avvolto in uno spesso mantello da viaggio seguito da un giovane paggio.
L’ospite attraversò deciso la sala. Ma, arrivato a metà percorso, cominciò a mostrarsi tentennante. Tornac rise, l’eco della sala unito alla maestosità di sua madre facevano sempre un grande effetto.
Arrivato al cospetto di Nasuada, si chinò quasi fino al pavimento. La regina rispose con un cenno del capo. L’uomo si alzò e, senza degnare di uno sguardo il giovane principe, fece un veloce cenno al ragazzo dietro di lui. Questi si affiancò al padrone e, dopo aver svolto una piccola pergamena, lo presentò:< Si presenta al cospetto di Sua Maestà la regina Nasuada, figlia del defunto Ajihad, Carow Dolovsson, conosciuto come Carow il Tagliateste, signore di Teirm > finito di leggere, il paggio arrotolò la pergamena, la ripose nella sua sacca da viaggio e tornò dietro al suo padrone.
< Carow il Tagliateste. Ho sentito parlare di lei e delle sue… gesta. Questo epiteto è dovuto a quell’esecuzione capitale di massa voluta da lei? E’ un avvenimento di circa sei anni fa, giusto? >
“ Tipica strategia per mettere in soggezione l’avversario: cominciare il discorso da qualcosa che lo metta in cattiva luce. Speriamo funzioni anche questa volta. ”
< Precisamente, Maestà. Tengo ad aggiungere che i condannati erano tutti dei pericolosissimi ricercati- avevano tutti una taglia del valore di una fattoria- infatti il pubblico ha accolto positivamente l’evento… >
< Trenta ricercati di tale livello agivano solo a Teirm? La cosa non mi convince molto. Inoltre per criminali con quella taglia è prevista l’incarcerazione a vita nelle celle di Gil-ead, quindi non aveva alcun diritto di togliere la vita a quegli uomini. Ne era al corrente, Carow Dolovsson? > l’uomo parve non essere stato minimamente turbato dal rimprovero.
< Sì, Vostra Maestà, ne ero perfettamente al corrente. Ma ho ritenuto necessario applicare la stessa condanna prevista per i pluriomicidi >
< Potrebbe indicarmi il motivo? >
< Ritengo che la pena detentiva sia blanda. In molti trovano il modo di evadere e… >
< Allora il problema è risolto. Provvederò a rafforzare la sorveglianza delle prigioni di Gil-ead… >
< Ciò non risolverà niente! Troveranno sempre un modo per fuggire… >
< Questo è un dato di fatto! Non possiamo pretendere la massima sicurezza dalle nostre prigioni, ma ciò non significa che dobbiamo dar luogo ad uno sterminio! Ed inoltre non mi piace essere interrotta quando parlo, Carow Dolovsson >  
< S-scusatemi mia regina. Sono molto stanco, il viaggio è stato lungo >
< Capisco, quindi rimandiamo la discussione a cena. Vada a riposarsi nella sua stanza, la donna fuori dalla sala le farà strada. Buon riposo! >
< G-grazie mia regina. Apprezzo il vostro interessamento > fece un cenno al paggio, attraversò la sala ed uscì.
“ Prima battaglia vinta da mia madre. Perfetto! “

 

Spazio della pazza-ritardataria.
Allooooooooora, scusate di nuovo l'immenso ritardo (unito poi ad un capitolo nettamente più piccolo del precedente).
Ho preferito dividere il capitolo in due parti per evitare orrori stilistici come nel primo, ma la seconda parte è già in sviluppo. Quindi pazientate sul destino del simpatico signore di Teirm.
Ringrazio tantissimo coloro che hanno inserito questa cretinata paragonabile ad un'obrobrio fanfiction tra le seguite. Mi fa molto piacere.
Piccola precisazione ho usato il voi solo con i re e regine, per gli altri ho usato il lei.
Quindi tanti saluti, recensite se potete/volete e al prossimo capitolo!!
TsukiKozui. 

  
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