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Autore: FedericaLille    15/06/2013    11 recensioni
Catherine ha un fidanzato, una casa e un lavoro. E' ormai una donna matura e con i piedi per terra. Ma cosa succede quando un incontro inaspettato le sconvolge la vita? Crolla ogni certezza e la paura di (ri)innamorarsi prende il sopravvento.
"Eccola, la scatola ben impacchettata con scotch ultraresistente, la scatola contenente un pezzo consistente della mia esistenza. Era rimasto tutto intatto lì dentro, come se il tempo si fosse fermato. I CD, i poster, i DVD, le lettere, i biglietti, i libri, tutto ciò che possedevo con stampato sopra “One Direction”. Erano passati ben dodici anni dalla loro entrata in scena, cinque dalla loro uscita di scena.
In quei cinque anni Zayn era scomparso dai gossip, da qualsiasi rumors e pettegolezzo. Era riuscito a nascondersi bene, e incontrare una sua vecchia fan l’aveva impaurito. Non avrei rivelato di averlo incontrato, non avrei mandato in aria la sua copertura.
Intanto però lui aveva mandato in aria la mia, di copertura. Negli ultimi anni mi ero autoconvinta che quella per lui fosse stata sempre solo una innocente infatuazione passeggera. Purtroppo rivederlo mi aveva dato una certezza: seppure fosse stata solo una infatuazione, non era passeggera affatto."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo undicesimo




“Un rapimento mi sarebbe utile in questo momento”
 
Risposi tutto d’un fiato, senza pesare troppo le parole. Avevo davvero voglia di scappare, e avevo voglia di rivederlo. Ecco la verità che non riuscivo a mandare giù: Zayn piano piano stava entrando di nuovo nel mio cuore.
Mi scrisse istantaneamente, cogliendomi alla sprovvista.
 
“Dimmi dove sei”
 
Secco e deciso. Bene, avrei risposto allo stesso modo.
Scrissi la via e l’indirizzo esatto e mi misi paziente ad aspettare. Chissà dove si trovava e quanto tempo avrebbe impiegato per raggiungermi, però aspettare non mi pesava, non ora che sapevo che avrei passato del tempo con lui.
In effetti non attesi nemmeno molto, mi sembrarono pochi secondi quelli trascorsi a giocherellare con il laccio della mia maglia larga… ed ecco una Bentley nera fiammante fermarsi a pochi passi da me.
Era la stessa macchina con cui mi aveva accompagnato a casa dalla stazione dei carabinieri, ma quella volta ero troppo sotto shock per prestare attenzione alla marca dell'auto.
Non esitai a raggiungerlo, aprii lo sportello e mi sedetti al suo fianco.
“Ciao Catherine”, mi salutò, con quel suo solito tono provocatore. Aveva pronunciato ormai così tante volte il mio nome che avrei dovuto averci fatto l’abitudine, ma sentirglielo dire ogni volta mi destabilizzava.
Mai nessuno mi aveva chiamata con questa cadenza suadente; ‘Catherine’ che fuoriusciva dalle sue labbra diveniva il nome più bello del mondo.
“Ehi”, ricambiai, sorridendo impercettibilmente.
“Tutto okay?”
Mi accorsi che non aveva spento la macchina quando si era fermato, perciò bastò premere un po’ sull’acceleratore per partire. E partì come un razzo.
“Si, è tutto okay” In effetti avrei voluto continuare a parlare. Avrei voluto dirgli dei miei problemi a lavoro, con Mike, con il mondo. Avrei voluto chiedergli perché mi aveva cercato proprio adesso e perché voleva vedermi ancora. Ma tacqui.
“Meglio così”, cominciò, “Ti devo portare in un posto.”
“Non ci posso credere! Pensavo saremmo rimasti in macchina, qui, di fronte la scuola!”, mi finsi sconvolta dalla notizia, portando una mano al petto e sbarrando gli occhi.
“Simpatica”, rise a malapena, poi riprese, “Hai un appuntamento.”
“C-cosa?!” Time-out, time-out, time-out. Cosa sentivano le mie orecchie? Appuntamento? AP- PUN-TA-MEN-TO?! Oh, non ero mai stata brava con le divisioni in sillabe.
“Si, un appuntamento”, replicò, con nonchalance.
Un attimo di riflessione: Malik mi stava portando ad un appuntamento con non-so-chi senza chiedermi nemmeno prima il permesso. Cioè… un appuntamento.
Davvero pensavo che quest’idiota mi avrebbe fatto passare un paio d’ore di relax puro? No, dovevo smetterla di illudermi tanto facilmente. Ogni volta che ero in sua compagnia scoppiavo in crisi di nervi.
“Ma cosa ti salta in mente?!”, gridai, infastidita. Quasi saltai sul sedile, per l’impeto che m’invase.
“Dai, stai calma! E’ un mio amico…” Non volli sentire altre assurdità, lo frenai di colpo.
“Ferma questa auto e fammi scendere!”
Ma stava scherzando o diceva sul serio? Gli parevo una disperata depressa alla ricerca di un uomo? Un paio di giorni che mi conosceva e già mi presentava ad ‘un suo amico’. Oh, questo era troppo.
“Non capisci, Catherine…” E insisteva pure, il cretino.
“Senti, ho già un fidanzato. E anche se fossi stata single non avrei accettato un appuntamento con uno sconosciuto!”, parlavo di fretta, impapocchiando le parole alla ricerca di una calma interiore che pareva inesistente.
“Ma che hai capito! Non è un appuntamento galante quello che ti sto proponendo.”, divenne serio di punto in bianco, mentre io riflettevo su ciò che gli avevo appena rivelato.
“Ah… sei fidanzata?”, chiese. Eccolo.
Mi bloccai qualche secondo, poi mi decisi ad essere sincera in tutto e per tutto.
“Si, io e Mike stiamo insieme ormai da tre anni.” Abbassai lo sguardo, quasi mi sentivo colpevole. Ma colpevole di che? L’unica colpa che avevo era quella di mentire al mio ragazzo. A Zayn non dovevo rendere conto proprio di nulla.
“Ah… auguri.” Era come impacciato, non sapeva che altro dire e non distoglieva lo sguardo dalla strada.
“Già. Ma… se non si tratta di un appuntamento galante… allora perché dovrei vedere questo tuo amico?”
“E’ un critico d’arte, molto influente a Londra. Possiede diverse gallerie in centro e ieri l’ho cercato per parlargli di te.”
Santo Cielo, Cathy sei una stupida. Zayn aveva fatto questo per me, e io gli avevo urlato contro, sputandogli addirittura in faccia che fossi fidanzata.
“Oddio Zayn… non so che dire.” E non sapevo davvero che dire. Lui era stato fin troppo gentile e io mi sentivo un’emerita idiota.
“Tranquilla, avevi frainteso. E’ un incontro di lavoro, chiamalo così. Se pensi che al tuo fidanzato possa dare fastidio però posso accompagnarti a casa.” Oh, cavolo, perché doveva andare a parare proprio lì.
“No, no.”, scossi la testa, “Mike capirà.”
 
Il resto del tragitto in macchina fu esasperatamente silenzioso.
Perché Zayn aveva fatto tutto questo per me? Era una domanda che mi dava il tormento. Davvero, in ben ventisei anni mai nessuno si era interessato alla mia passione per l’arte, mai nessuno mi aveva detto che avessi talento, mai nessuno mi aveva offerto opportunità del genere.
E perché aveva reagito in quel modo alla scoperta di Mike? Forse… gli interessavo?
Che stupida, Cathy, lui è Zayn Malik. Non si interesserebbe mai a te.
La stessa frase che mi ripetevo anni addietro, la stessa che aveva assillato milioni di directioner in tutto il mondo.
Guardavo fuori dal finestrino, mentre la lussuosa auto di Jawaad sfrecciava silenziosamente sull’asfalto. Non mi fidavo molto della sua guida, a maggior ragione dopo l’incidente, ma mi costrinsi ad avere fiducia in lui.
Quando posteggiò mi accorsi che eravamo in un grande parcheggio e non conoscevo completamente quel posto. Mai stata lì prima d’ora.
Scesi dall’auto e mi limitai a seguirlo in silenzio.
D’un tratto si arrestò e si voltò verso di me, mi guardava serio e impassibile.
“Questo è il ristorante.”, indicò un edificio alla sua destra. “Walter sarà già dentro, ci vediamo dopo.”
“Tu non stai con noi?”, chiesi timidamente.
“No, ma ti vengo a prendere quando avrete finito.”
“Oh, va bene.”, annuii, poco convinta. Lo vidi allontanarsi, senza nemmeno salutarmi.
“Zayn!”, lo richiamai. Lui si voltò, aspettandosi che io parlassi. Ma perché l’avevo chiamato? Che avevo da dirgli? “Quindi… si chiama Walter?”
Bella figura da idiota, Catherine Mason, complimenti.
Zayn annuì e tornò subito per la sua strada. Io presi un respiro profondo e mi decisi ad andare al mio ‘appuntamento’.
 
“Lei deve essere Catherine.”, un signore ben vestito, con pochi capelli neri in testa ed un naso che faceva concorrenza a Dante Alighieri, mi porse la mano.
“Walter?”, chiesi, titubante.
“Oh-oh-oh”, pareva Babbo Natale per come rideva, “Io sono solo un assistente. La accompagno al suo tavolo.”
Ecco la seconda figura di merda. Va sempre meglio Cathy, forza!
L’ambiente lì dentro era eccessivamente elegante e ringraziai il cielo di aver indossato i tacchi quella mattina. Certo, delle scarpe da tennis non mi avrebbero provocato quelle fitte dolorose alle dita e ai talloni, ma di certo sarei parsa meno… professionale.
Strinsi i pugni, stropicciando la maglia larga e allontanando lo stress. Dovevo essere sicura di me.
Si sa come sono i critici d’arte, fanno tanto i sapientoni e hanno sempre il muso lungo. Sarebbe stato difficile impressionarlo o strappargli un sorriso. Ero in ansia e mi chiedevo se fossi ancora in tempo per voltarmi e uscire di lì a gambe levate.
D’un tratto mi ritrovai di fronte a un tavolo per due, dall’altra parte sedeva un tizio sulla quarantina che mi scrutava attentamente. Ecco il verdetto finale: avevo ragione a tutti gli effetti.
“Catherine, tesoro! Accomodati, prego!”, si rivolse a me, gesticolando con le mani.
Mi sbagliavo: il signore qua pareva molto socievole. Vestiva casual e si comportava con molta naturalezza, ciò mi tranquillizzò e mi mise più a mio agio.
Mi sedetti e gli sorrisi.
“Dunque, dunque, dunque…”, iniziò. Lo guardai attentamente, in attesa di una continuazione, ma non continuava a parlare. Si era bloccato, e ora forse toccava a me prendere parola?
“Ordiniamo?”, proposi. Oh, mi sentivo una tale idiota in quel momento.
“Certo! Thea, portaci due piatti di spaghetti al pomodoro!”
Ma che gentile, sceglieva pure il pasto per me. Fortunatamente non mi dispiaceva la pasta al pomodoro.
“Dunque, dove eravamo rimasti?”
Mi prendeva in giro? Non avevamo ancora parlato di nulla praticamente.
“Non so, lei mi stava…”, non mi fece proseguire.
“Oh, non darmi del lei, sciocchina! Mi fai sentire così… antiquato!”, scoppiò in una risata fragorosa. Io finsi di ridere insieme a lui, per evitare di guardarlo come si guardano i pazzi.
“Parliamo di affari, che dici?” Poggiò un gomito sul tavolo e il mento sul palmo della mano.
“Ehm, si”, acconsentii. Non avevo idea di cosa gli avesse detto Zayn di me, perciò non sapevo proprio cosa dirgli, ma per fortuna parlò lui per primo.
“Sono disposto a esporre due delle tue opere alla mia prossima mostra nel week-end.” Era divenuto improvvisamente serio. Sbarrai gli occhi alle sue parole e deglutii.
“M-ma non hai mai visto nessuna delle mie opere…”
“Mi fido di Jawaad. Lui se ne intende, riconosce i talenti.”
Oddio, Zayn gli aveva detto che ero un talento. Mi mancava l’aria.
“Due spaghetti al pomodoro!”, esclamò di punto in bianco una ragazza al mio orecchio, facendomi saltare in aria. Ma che diamine, rischiavo perennemente di rimanere sorda.
“Grazie.”, la fulminai con lo sguardo. Quella ci servì i piatti e andò via senza più fiatare.
“Oh, qui fanno i migliori spaghetti al pomodoro del mondo!”, esordì Walter armandosi di forchetta e cucchiaio.
“Non credo battano i ristoranti italiani.”, replicai. Ero stata in Italia un paio di anni addietro ed effettivamente in quel paese avevo mangiato da Dio.
Cominciammo a mangiare e il silenzio non pesava affatto, forse merito della bontà della pasta. Non aveva tutti i torti il critico d’arte.
Solo quando svuotammo i piatti riprendemmo la conversazione.
“Quindi accetti?”, mi chiese.
“Accetto… cosa?”
“Di darmi in prestito due opere per la mostra, tesoro! Ma ci sei o ci fai?!”, rise con fare femminile e io lo guardai sconvolta.
Ma era gay?
“O-okay.”, risposi, poco convinta.
“Allora ecco, questo è il mio biglietto da visita. Vienimi a trovare nei prossimi giorni e ti aggiorno sui dettagli.”, mi porse un cartoncino bianco.
Annuii e conservai il biglietto in borsa.


 




Angolo Autrice.

Salve splendori! :) Rieccoci in compagnia di Cathy e Zayn...
Allora, che ve ne pare? Sinceramente: non sapevo che fare accadere in questo capitolo, per questo ho tardato a postarlo.
Nella mia mente non ho un idea precisa di come si evolveranno le cose, perciò sarà ogni volta una sorpresa,
sia per voi, che per me lol Quindi aspetto i vostri pareri!
Zayn ha scoperto di Mike, e un peso ce lo siamo levati xD Ora Mike dovrebbe scoprire di Zayn... mmm...
Questo Walter invece che impressione vi fa? :) Oh, per me è un tesooooro!
Si, è gay xD E non sarà una figura poco presente nella storia, credo me ne servirò, già già.

Posso amarvi? Si, vi amo! Siete in molte a seguirmi, incoraggiarmi e contattarmi
e io vi amo infinitamente! Spero di non deludervi mai con questa fanfiction <3

  
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