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Autore: Imyoursproudlyso    15/06/2013    1 recensioni
-“Niente, è che ti amo.”- sussurrò l’ispanica uscendo quasi dalla stanza per non disturbare Rachel ma si girò per un istante. –“Scrivi su quello che conosci, scrivi sulla tua vita, scrivi sulla tua situazione, scrivi di noi.”-.
#pezberry #ziam♥
Genere: Commedia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Rachel/Santana
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Primo rintocco delle campane
Rachel fece un sospiro profondo, cercando di trattenere le lacrime e l'ansia per quella situazione tremendamente difficile da sostenere. L'aria era pesante e a lei quasi non sembrava di respirare. Mantenne il fiato sospeso per qualche minuto e poi espirò profondamente. Lo faceva sempre per calmarsi ma in quel momento pensava che non servisse a molto.
Erano le undici e mezzo del mattino e da lì a poco avrebbe dovuto prendere posto nella chiesetta della città dove avrebbero svolto la funzione funebre per la nonna di Santana.
Entrò attraversando l'arcata e guardandosi attorno stranita, non era mai entrata in chiesa perchè non era credente ma, a quanto pare, la famiglia della sua ragazza doveva esserlo parecchio.
Notò le imponenti colonne accanto a lei color cioccolato e sui banchi dello stesso colore dei veli neri, in segno di lutto. Abbassò lo sguardo verso il pavimento, non sapendo che fare. Non poteva pregare, né fare il segno della croce. Cosa poteva fare lì, davanti a tutta quella massa di gente alzata che faceva la fila per arrivare ai primi banchi dove era raggruppata la famiglia Lopez al completo.
Fu in quel momento che la vide, vide Santana. Un velo di pizzo nero sul volto, i capelli tirati quasi tutti indietro lasciando qualche ciocca riccia nera caderle sulle spalle e sul collo nudo, gli occhi arrossati rivolti verso la bara, le labbra che normalmente sarebbero state rosse accese, pallide e spente, le dita intrecciate in grembo e nemmeno il cenno di voler parlare con qualcuno. Il vestito, rigorosamente nero, era di pizzo e le fasciava completamente la vita in modo appropriato all'ambiente in cui si trovava.
Accanto a lei, una donna più bassa che cercava di sorridere ai presenti ringraziandoli della loro presenza. Aveva i capelli sciolti e castano scuro, con un filo di trucco e un abbigliamento simile a quello di Santana. Rachel capì che doveva essere sua madre nonostante non fossero per niente simili.
Davanti al banco, invece, c'era un omone grosso e imponente. Nè un accenno di sorriso, né la voglia di parlare con nessuno dei presenti. “E' sicuramente suo padre.”, pensò sbrigativa. E infatti l'uomo era proprio suo padre, lo si capiva dalla carnagione scura, gli occhi neri e penetranti, le labbra carnose proprio come quelle di Santana.
Un brivido le percosse la schiena e in quel momento si sentì dannatamente fuoriposto, non doveva essere lì. Doveva lasciare Santana in quel momento religioso, doveva lasciarla alla sua famiglia e al suo tristissimo silenzio.
Secondo rintocco delle campane
Nessuno si mosse, erano ancora tutti nella stessa identica posizione. Tutti a descrivere al meglio al proprio compagno la signora Lopez.
-”Era una donna di grande rispetto, sai?”- oppure -”Sua figlia, Santana, è lesbica ma lei l'ha accettata comunque, che coraggio. Non credi?”-, ecco cosa arrivava alle sue orecchie.
Strette i pugni per non mettersi in mezzo a quei discorsi senza senso e svolti solo da signore pettegole.
Si soffermò alla bara, rigorosamente chiusa e desiderò davvero non essere lì.
Ma nonostante si chiedesse cosa ci facesse in quella chiesetta poco lontana da casa sua, sapeva ,nel profondo, che era la cosa più giusta da fare.
Doveva aiutare nel minimo Santana, seppur da lontano. Glielo doveva dopo tutto quello che la ragazza faceva per lei, dopo tutto l'appoggio, le preoccupazioni, i sorrisi, i brividi, i baci, l'amore. Glielo doveva anche se tutto risultava vano ai suoi occhi, forse a quelli di Santana sarebbe stato apprezzato, curato e avrebbe potuto sentirsi amata come non mai.
Girati, ti prego, girati.”, pregò a occhi chiusi, sperando che la sua fidanzata potesse leggere nella sua mente e voltarsi per vederla o almeno capire che era lì.
Terzo rintocco delle campane
-”Rach, sei qui da tanto?”-domandarono davanti a lei, purtroppo non era chi si aspettava.
Cercò di sorridere ma non le riuscì a rinunciò all'idea di fingersi forte davanti a quella situazione complicata, cosa doveva fare? Andare dalla sua donna e dirle “condoglianze”? Cosa poteva dire a quella ragazza tanto spezzata da poterlo percepire anche solo dallo sguardo perso e assente? Cosa poteva fare per renderle presente che Rachel era in quel luogo, più dietro, che la osservava in modo minuzioso e attento?
-”No.”-rispose alla fine ritornando nella realtà.
Liam non fiatò e mise una mano dietro la schiena di Zayn per far segno di sedersi accanto a Rachel.
Nessuno aprì bocca. Tutti guardarono la massa di persone sedersi nei banchi perchè da lì a poco sarebbe iniziata la messa e Rachel non era certa se avrebbe voluto vedere Santana scoppiare in lacrime proprio in quel posto, davanti a tutti e davanti alle persone lì solo per spettegolare, senza nemmeno un minimo rispetto per la defunta.
E fu in quel momento che la latina si girò guardando l'arcata principale e scorrendo gli occhi per i banchi, forse per capire i visi dei presenti o forse per trovare i suoi amici e la sua ragazza.
Gli occhi castani di Rachel incontrarono i neri di Santana e per un momento si guardarono senza farsi cenni o altro, da quello si erano già dette tutto e le parole sarebbero state solo pesanti e inutili.
Poi riconobbe i ricci ribelli di Liam e il ciuffo alto con la montatura nera del suo migliore amico. Non si sforzò nemmeno di tendere le labbra in un sorriso, non ce la faceva proprio e si vedeva dagli occhi cupi con cui guardava le persone attorno a lei.
Si rivoltò non battendo ciglio, forse vedere Rachel le aveva fatto bene. Forse le intenzioni di Rachel erano state ripagate con quello sguardo pieno di gratitudine. Forse vedere le tre persone più importanti al mondo per lei le aveva fatto venire una piccola speranza. O forse no.
Combattuta da quei pensieri tutti si alzarono in piedi e rivolsero i loro visi verso il pastore che stava varcando la soglia dall'entrata principale.
Il silenzio ricopriva quelle quattro mura e per Rachel fu come uno scontro ravvicinato con l'inferno. Sperò che tutto terminasse molto presto, doveva essere così o nessuno l'avrebbe trattenuta da correre verso Santana e abbracciarla forte quasi da non farla respirare.



Erano passati due giorni dal funerale della nonna di Santana ma era come se tutto fosse ancora vicino e vivido.
Rachel non faceva altro che non parlare quando la sua ragazza era accanto a lei, non si rivolgevano nemmeno una parola, solo sguardi, sguardi che però parlavano da soli.
Santana stava mandando dei messaggi d'aiuto alla moretta disperati, sentiva di non avere una parte del suo cuore come se gliela avessero strappata via a morsi, in realtà un po' era così. La realtà a cui ormai si era abituata, ovvero sua nonna a casa pronta a cucinarle qualcosa e accettarla nonostante tutto, non c'era più. La nuova realtà era il silenzio di casa sua a ritorno da scuola, il nervoso di essere sola nella sua dimora, la solitudine che avvolgeva era tremenda per lei. E trascinava nel vuoto anche lei perchè, nonostante gli appoggi e l'aiuto di Rachel, Santana si sentiva sola. Sola da far schifo, avrebbe voluto non andare più a scuola per un mese e non vedere più nessuno. Non ne poteva più degli sguardi tristi rivolti a lei, non ne poteva più di quelle parole di circostanza che le rivolgevano anche le persone che più non l'avevano mai sopportata e nemmeno considerata, era stanca di essere trattata come se fosse stata di vetro anche se era del tutto consapevole di essere fragile in quel momento.
Quella mattina, si sedette sulla sua solita panchina e fu attenta e non scoprire i glutei mentre si metteva comoda sulla pietra fredda. La gonna continuava a essere cortissima e lei continuava a essere a disagio sempre di più.
Alzò gli occhi al cielo, convinta che avrebbe trovato qualche conforto nel cielo alle prime luci del mattino ma così non fu. Sperò di vedere come tutte le mattine Rachel venirle incontro e, per suo sollievo, la vide da lontano.
I suoi capelli castani legati in una coda spettinata, la frangia perfetta accostata sul viso, le labbra rosee ma tese in un sorriso lieve, gli occhi castani più belli del solito, il corpo minuto e sinuoso reso ancora più marcato dalla gonna alta nera a pieghe che indossava e un maglione a tre quarti marroncino, il passo lento e attento. Santana non potè non godersi quella scena così bella e non riuscì a trattenersi dal sorridere.
Odiava farlo in quel periodo ma Rachel le dava sempre un motivo per farlo, le dava sempre un motivo per sorridere alla vita ed essere positiva. Avrebbe continuato a stare così bene se Rachel avrebbe continuato a stare al suo fianco, era una promessa che faceva a se stessa.
La moretta finalmente si sedette e la baciò dolcemente come non faceva da mesi. Allora le labbra di Santana si schiusero per un contatto più profondo e Rachel glielo permise. Le due cominciarono a far intrecciare le loro lingue in un gioco sinuoso e romantico. Non si baciavano così da tempo, non avevano nessun contatto di quel genere da Capodanno o almeno non un bacio così pieno di significato.
Si staccarono e Rachel sorrise in modo instintivo accarezzando le gote leggermente imporporate dell'altra. -”Ehi.”-disse lievemente, fu quasi un sussurro.
-”Buongiorno.”-rispose al saluto poggiando la sua testa sulla spalla della fidanzata.
-”San, mi dispiace da morire. Mi dispiace di non essere come dovrei essere, mi dispiace di non esserti accanto in questo periodo, dovrei fare di più per te ma non so cosa fare. Sono inutile, lo so. L'unica cosa che riesco a fare è stare qui, a baciarti e ascoltare i tuoi silenzi lunghi e dolorosi che distruggono anche me. Vorrei risollevarti il morale, vorrei essere più d'aiuto e invece sono qui a...”-cominciò a dire Rachel prima di essere interrotta da Santana.
-”Ad amarmi, Rachel. Sei qui ad amarmi come nessun altro. Apprezzo tanto quello che fai per me e sei la persona più indicata per farmi star meglio. Ti amo, Berry. Ti amo come non ho mai fatto. Ti amo come nessuno ha mai fatto. Ti amo come nessuno.”-l'ispanica sorrise ma sorrise davvero.
Era un sorriso sincero quello che le si formò in volto, così reale da far formare la sue fossette caratteristiche. Così sincero da farle uscire una lacrima a rigarle il volto.
Rachel la baciò ancora, a fior di labbra. -”Ti amo anche io, Santana.Vieni a New York con me.”-.
Santana la guardò negli occhi, fissa, piena di domande. Le stava chiedendo di andare con lei in una città diversa da Lima? Le stava chiedendo indirettamente di vivere insieme e fare di quel sogno una realtà quotidiana? Quindi sarebbe diventata quella la sua nuova realtà?
-”Ma, Rach, cosa faremo lì?”-domandò scuotendo il capo. -”Non abbiamo soldi...”-.
-”Ho pensato a tutto io.”-disse sicura estraendo dei fogli dalla cartella e mostrandoli alla ragazza. -”Ho mandato segretamente la tua performance a Juilliard, di New York. E' una scuola importantissima per il canto e per le arti...e...sei stata presa. Devi solo fare qualche test ma sei dentro, amore! Non sarai nemmeno sola perchè hanno preso anche Zayn e avrai il tuo migliore amico anche lì. In quanto a me io ho mandato una mia bozza alla Columbia e mi dovrebbero far sapere a giorni... Liam, invece, si è iscritto a qualche scuola per insegnanti sempre nella Grande Mela. Ti rendi conto? Saremo tutti e quattro, insieme, contro tutti. Contro il mondo. Contro New York.”-.
Santana sorrise ancora una volta, felice come non mai e l'abbracciò velocemente senza perdere nessun istante dopo le buone notizie. -”Insieme.”-ripetè. -”Come lo siamo sempre stati.”-.





Zayn entrò a casa, spinse la porta e per poco non ebbe un attacco di cuore alla visione davanti a sé: Rachel, Santana, Liam e i suoi erano tutti in cucina con le braccia incrociate.
Osservò senza battere ciglio le espressioni di ognuno di loro, Liam era come al solito con un'espressione tra lo stranito e lo stordito, Santana era accigliata, Rachel con gli occhi rivolti verso il basso che picchiettava i polpastrelli sul tavolo, sua madre con una mano sulla tempia apparentemente disperata, suo padre, invece, con una mano sulla spalla di sua moglie intento ad accarezzargliela piano. -”Cosa succede?”-.
Nessuno rispose. Poi, quando Zayn perse le speranze di una risposta sensata da parte di quel bellissimo quadretto immobile nel suo salotto, fece per salire le scale e abbandonare quel silenzio infernale. Dopo una giornata di scuola pesante come quella, dove aveva solo ricevuto brutte notizie, non ce la faceva a reggere gli scherzi dei suoi amici. Anzi, dagli amici e anche da Liam, trascinato come sempre da Santana, se lo aspettava pure ma da sua madre e suo padre proprio no. Erano i suoi genitori, cazzo! Perchè lo tenevano così sulle spine senza aver fatto niente di male? O forse aveva fatto qualcosa che non andava e non se ne era accorto? Cominciò a incolparsi di essere un demente e un impulsivo perchè non si accorgeva nemmeno delle baggianate che faceva, quando Liam gli bloccò un polso.
Zayn si voltò. -”Mi dite cosa diavolo succede?”-.
-”Cosa succede, Zayn? Vuoi davvero sapere cosa succede, Zayn Malik?”-domandò accigliata Santana avvicinandosi a lui con fare minaccioso e diminuendo sempre di più la distanza dei loro visi.
-”No, forse no.”-rispose spaventato tornando diretto alle scale per camera sua.
Liam lo fece girare ancora una volta.
-”Ma cosa ho fatto? Sono un deficiente, lo so ma se non mi dite che ho fatto come posso saperlo in minima parte? Non ho la sfera di cristallo, sono un ragazzo e per di più parecchio idiota e con una comprensione ridotta...quindi o mi dite cosa volete o mi butto sul letto.”-cominciò Zayn con la sua parlantina sciola stringendo la cinghia della cartella al petto.
-”Prima che lo faccia io.”-sussurrò Liam leccandosi le labbra.
Nessuno sembrò accorgersi dell'affermazione ambigua se non Zayn e arrossì violentemente.
-”Non posso crederci, Zaynie. Come cavolo può essere successo?”-disse disperata sua madre scuotendo il capo, delusa.
-”Non lo sappiamo, tesoro, non lo sappiamo.”-la rassicurò suo padre.
Lui, che assisteva la scena a bocca aperta, non potè fare a meno di sbuffare e guardare Rachel con il capo in basso uscire dei fogli. -”Cosa succede, porca miseria?”-.
-”Cosa succede?”-riprese Santana. -”Succede che siamo stati ammessi alla Juilliard!”-esclamò contenta sorridendo.
Tutti i presenti la imitarono e alzarono le mani, felici. Sua madre si alzò e lo strinse forte. Suo padre gli strinse la mano con rispetto. Liam lo baciò sulle labbra noncurandosi della presenza dei suoi genitori. Rachel sorrise da dietro e infine Santana gli diede una pacca sulla spalla.
-”Ma cosa...diavolo? Io non ho nemmeno fatto domanda lì!”-disse sorpreso e sollevato che non avesse fatto un'altra delle sue cazzate.
-”Rach ha mandato il video della canzone che abbiamo cantato ed è servito per farci entrare, siamo dentro, Zayn! Avremo la nostra fottuta rivincita.”-spiegò Santana non trattenendosi più dall'abbracciarlo.
Per la prima volta, dopo il funerale, la stanza era piena di un'atmosfera che a Santana faceva solo piacere. Le riscaldava il cuore così tanto da sudare per l'amore che riusciva a ottenere da quei tre, dalle tre persone più importanti per lei.
-”Allora festeggiate!”-urlò eccittata la madre di Zayn prendendo la giacca e le chiavi. -”Casa è tutta vostra.”-terminò sbattendo la porta dietro le sue spalle.
Il padrone di casa continuò a non capirci niente e alzò le spalle, rivoltandosi verso Liam e le due ragazze.
-”Non è finita qui.”-disse Liam avvicinandosi e sfiorando la sua maglietta in cotone leggero.
-”Ah, no?”-domandò Zayn dimenticandosi della presenza di Rachel e Santana.
-”No, verrò anche io a New York proprio come farà Rachel. Saremo tutti lì, farò un college che mi permetterà di prendere un attestato per insegnare. Sarà perfetto, Zaynie. Tu, io, Rachel e Santana . Tutti e quattro a New York, tutti con la nostra vita, tutti senza persone che possono ferirci. Noi quattro e basta.”-rispose baciando il moro e sentendolo sorridere durante il bacio.
Quando si staccarono, Rachel aveva appena messo dei piatti a tavola e si era seduta. -”Ho cucinato io.”-.
-”Rachel.”-la chiamò Zayn.
L'altra si girò e sorrise, sollevata da quel momento così pieno di gioia.
-”Grazie.”-disse soltanto l'altro senza aggiungere niente.
Cosa poteva esserci di meglio di loro quattro in una serata tranquilla dopo aver avuto la notizia che i loro sogni si sarebbero avverati? E cosa ci poteva essere di meglio della consapevolezza che loro sarebbero stati insieme prima e durante la realizzazione dei loro progetti?
Solo loro quattro.
Insieme.
Come avevano fatto sempre e come continueranno a fare negli anni.

 

 

------------------------------------ANGOLO DELL'AUTRICE.

Ehi, ciao ragazziiiiii sono tornata. Premetto che ho una stanchezza addosso davvero palpabile e temo di essere arrivata quasi alla fine di questa fanfiction. Piango çç spero vi siano piaciuti questi momenti Ziam e Pezberry quanto siano piaciuti a me dentro la mia testa! Vabbè che dire? Ringrazio le solite persone che leggono, recensiscono e che seguono questa storia anche in modo "silenzioso". Vi apprezzo tutti davvero e apprezzo ogni minimo "passo" che fate verso questa storia. Che dire? Niente, non ho niente da dire. Ci vediamo alla prossima♥

  
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