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Autore: strawbharryx    16/06/2013    2 recensioni
TENGO A PRECISARE CHE NON HO SCRITTO IO LA STORIA, MA E' SOLO UN RIADATTAMENTO DEL ROMANZO DI TAMARA IRELAND STONE, "STAY un amore fuori dal tempo"
Anne e Zayn non avrebbero mai potuto incontrarsi: lei vive nel 1995 a Chicago, lui nel 2012 a San Francisco. Ma Zayn può viaggiare nel tempo, pur con il divieto di cambiare il corso degli eventi. Per cercare sua sorella che si è perduta in una dimensione temporale sbagliate, il ragazzo irrompe nella vita di Anne, recando con sè un nuovo universo, denso di avventure e possibilità.
Tratto dalla storia:
"Mi prende le mani come se stesse per trasportarmi da qualche parte, ma non lasciamo la stanza, ci spostiamo solo molto più vicino uno all'altra.
-Non rimango mai a lungo in un posto. Visito. Osservo. Riparto. Non mi fermo MAI.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MARZO 1995

 

Evanston, Illinois
Scrollo le braccia per far circolare il sangue, dondolo la testa in avanti e indietro finchè non sento un piccolo scrocchio, e inspiro profondamente una boccata d’aria mattutina, fredda e pungente. Nonostante ciò, ringrazio tra me e me che faccia più caldo della settimana scorsa. Stringo la cintura di neoprene che mi fissa il lettore CD intorno alla vita e alzo il volume: i Green Day mi risuonano forte nelle orecchie. Vado.

Faccio il solito giro attraverso il quartiere finchè non raggiungo il percorso che costeggia la distesa ghiacciata del lago Mitchigan. Prendo l’ultima curva e mi si apre una visuale chiara di tutta la distanza che mi separa dalla pista di atletica della Northwestern University. Poi scorgo l’uomo con la maglietta verde. Mentre stiamo per incrociare, con le nostre ondeggianti code di cavallo, la sua grigia e la mia ribelle, alziamo la mano per scambiarci un piccolo cenno di saluto. – ‘ngiorno- dico.

Mentre svolto verso il campo da calcio, il sole sta sorgendo lentamente sul lago e, appena i miei piedi toccano la morbidezza della pista, sento una nuova sferzata di energia che mi fa accelerare l’andatura. Quando sono a metà giro parte una nuova traccia, una canzone che mi riporta alla sera precedente nella caffetteria. La band è stata straordinaria e sono bastate le prime note per far esplodere il locale: tutti saltavano e dondolavano la testa all’unisono, mentre scompariva il confine che separava noi liceali dagli studenti universitari. Do una rapida occhiata intorno per accertarmi di essere sola. Non vedo altro che le file vuote delle gradinate di metallo, appesantite dalla neve di un intero inverno che nessuno si è prego la briga di spazzare via, così canto a squarciagola il ritornello.

Percorro a gran velocità un giro dietro l’altro, le gambe che pulsano, il cuore batte all’impazzata, le braccia che vanno su e giù. Inspiro aria gelida, espiro vapore. Mi godo i miei trenta minuti di completa solitudine. Siamo solo io, la mia corsa, la mia musica e i miei pensieri. Non c’è nessun altro.

E poi mi rendo conto che non è così. Scorgo qualcuno sugli spalti, sprofondato nella neve soffice e gelata che ricopre la terza fila. Impossibile non vederlo. Se ne sta semplicemente seduto lì, il mento appoggiato sulle mani, con una giacca a vento nera e un accenno di sorriso, e mi guarda.

Gli lancio un’occhiata furtiva ma continuo a correre, fingendo che la sua presenza non mi infastidisca. Con quei capelli scuri e in disordine, i lineamenti delicati, ha l’aria di uno studente della Northwestern, forse una matricola. Non sembra minaccioso e, anche se lo fosse, potrei correre più veloce di lui. E se non ci riuscissi?

Mi vengono in mente i corsi di autodifesa che papà mi ha fatto frequentare quando ho iniziato a correre la sera. Ginocchiata all’inguine. Manata dritta sul naso. Ma, prima di tutto, sarebbe meglio evitare lo scontro, facendo capire all’aggressore che l’hai visto e stai in guardia, il che sembra molto più facile.

Finita la curva, gli faccio un lieve cenno con la testa e gli lancio un’occhiataccia, comunicando probabilmente una strana combinazione di paura e fermezza, come se lo stessi sfidando a fare una mossa e al tempo stesso temessi di vedergliela fare sul serio. E quando gli passo davanti di corsa, fissandolo intensamente, vedo che cambia espressione. Non sorride più e ha un’aria triste e abbattuta, come se avessi appena applicato le mie tecniche di autodifesa e gli avessi appena dato un pugno dello stomaco. Ma seguendo la curvatura della pista, correndo nuovamente verso di lui, alzo lo sguardo nella sua direzione. Mi rivolge un sorriso incerto, ma caloroso, come se mi conoscesse. Sincero, da bravo ragazzo. E non posso far nulla: ricambio il sorriso.
Quando imbocco la curva successiva, sto ancora sorridendo e, senza pensarci, mi volto a metà falcata per guardarlo.

Se n’è andato.

Mi giro di nuovo e lo cerco con lo sguardo, quindi corro verso le gradinate.

Lui non c’è, ma c’è stato. Ha lasciato degli indizi: la neve è pressata nel punto in cui prima era seduto, e due impronte indicano dov’erano prima i suoi piedi.

E allora noto un’altra cosa.

Dove avrebbero dovuto esserci le sue orme, il manto di neve è intatto.
 
 
NOTICE MEE.
SCUSATEMI, SCUSATEMI, SCUSATEMI.

SCUSATEMI.

MI FACCIO SCHIFO DA SOLA, LO SO. MA TRA GLI ESAMI, IL COLLEGE, MAMMA CHE È CADUTA IN DEPRESSIONE, SINCERAMENTE, EFP È L’ULTIMA COSA A CUI HO PENSATO. MI DISPIACE DAVVERO, DAVVERO TANTO. E POI HO LASCIATO STARE IL NUMERO MINIMO DI RECENSIONI. SE VI PIACE LASCIATE UNA RECENSIONE, SENNO’ LEGGETE SOLTANTO, LETTORI PASSIVI, SAPPIATE CHE VI AMO ALLO STESSO MODO DI QUELLI CHE RECENSISCONO.

DETTE QUESTE TRE MINCHIATE VADO, SPERO VI PIACCIA IL CAPITOLO, PER FARMI PERDONARE, PENSO CHE IN SETTIMANA AGGIORNERO’.

MA ORA PARLIAMO DEL CAPITOLO. SIAMO TORNATI ‘LEGGERMENTE’ INDIETRO NEL TEMPO, A QUANDO ANNE ERA NEL ‘FIORE DEGLI ANNI’, NON CHE ABBIA QUALCOSA CONTRO LE TRENTENNI, SIA CHIARO, E FINALMENTE LUI E JAWY-SI, LEGGO LE STORIE DI EXTRAORDINHARRY-SI SONO INCONTRATI, MA NON VI POSSO DIRE COSA ACCADRA’ NEL PROSSIMO CAPITOLO, SAPPIATE SOLO CHE CI SARA’ QUALCHE NUOVO PERSONAGGIO E UN COLPO DI SCENA. DA DA DA DAAAAAN.

HASTA LUEEEEGO- SI, STO STUDIANDO SPAGNOLO IN QUESTO MOMENTO, INSOMMA, UN’AMERICANA CHE SCRIVE ITALIANO MENTRE STUDIA LO SPAGNOLO, QUASI PEGGIO DELLA GOMEZ ‘UNA CANTANTE AMERICANA DALLE ORIGINI ITALO-SPAGNOLE/MESSICANE CHE SCRIVE UNA CANZONE DAL SOUND INDIANO’, DA MANIACI PROPRIO. AH, SIA CHIARO, AMO QUELLA CANZONE, SPECIALMENTE QUANDO QUELL’INDIANO ALL’INIZIO FA “ EBU UUUAE LA PIEEEELA AH AH EBU UAEE LA PIELA UA EH EH EH EH” SI, INSOMMA, AVETE CAPITO-MI DISINTEGO.
Pez.

   
 
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