Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: EternalShame    18/06/2013    1 recensioni
Finita la scuola, Tom Riddle si reca a Storybrooke, nel Maine, determinato a volere qualcosa che sa di non poter conquistare con la magia. Deve andare da Tremotino, ma il suo arrivo insospettisce Regina che sa che non si può né entrare né uscire dalla città per via della maledizione. Che cosa vuole allora quel ragazzino pallido e emaciato? Attorno a questa domanda ruota l'intera faccenda che vedrà presenti Harry Ron ed Hermione portati in America dalle parole di Silente. Dovranno però affrontare la più epica delle battaglie assieme ai personaggi delle favole quando Colui-Che-Non-Deve-Essere nominato..
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: Cross-over, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Capitolo Tre
Henry


Oramai Emma Swan non si stupiva più di niente. Era passato un anno da quando un ragazzino di nome Henry aveva bussato alla sua porta a Boston dicendo di essere il figlio che aveva abbandonato undici anni prima ed era anche passato un anno da quando egli l'aveva catapultata in un mondo dove fantasia e realtà erano così vicine da toccarsi.
E quindi, quando David tornò a sera tardi dopo aver lasciato i tre forestieri al bed and breakfast non fu per niente difficile credere alla realtà dei fatti.
Erano le undici. Henry era stato spedito a letto da un pezzo anche se, Emma poteva esserne certa, non stava per nulla dormendo. Probabilmente stava sul ciglio delle scale ad ascoltare quella che poteva essere definita una 'conversazione tra adulti' se si esclude la parte riguardante la magia che avrebbe fatto ridere quasi chiunque.
«La Fata Turchina ci ha detto che la magia esiste in questo mondo» disse la donna sedendosi sul divano «a quanto pare questo la nostra cara Regina non lo sa. Altrimenti avrebbe spedito tutti qui?»
«Ma se la magia è sempre esistita perché lei non poteva praticarla?» domandò Mary Margaret sospirando «ricordiamoci che Regina è rimasta senza poteri per ventotto anni! Per non parlare di Gold. Tutto questo non ha senso!»
«Dobbiamo tenerli d'occhio, non sono convinto che rimarranno qui solo due giorni» esordì David poggiando le mani sul bancone della cucina.
Aveva avuto a che fare con la determinazione della ragazza, Hermione, e aveva riconosciuto in lei dei tratti che non avrebbe facilmente dimenticato: spavalderia, intelligenza, furbizia e tanto, tantissimo coraggio. Lei, convenne mentre Emma diceva che era meglio mettere sull'attenti l'intera città, era identica alla sua Biancaneve e quindi molto difficile da distrarre. «...avremo più occhi attenti, giusto» concluse Emma annuendo.
L'uomo scosse la testa. «Eh? Scusate stavo pensando ad una cosa»
«A cosa stavi pensando? Ad ogni modo secondo me non è necessario avvisare tutta la città, solo i nani» ripetè Mary «Non dico che degli altri non ci si può fidare ma è inutile allarmarsi ulteriormente ora che Regina è tornata all'attacco!»
Era vero. Da quando si era scoperto che Cora era più viva che morta la sete di vendetta di Regina nei confronti di tutto il popolo della foresta incantata – ma soprattutto nei confronti di tutta la famiglia di Biancaneve – era aumentata a dismisura e bisognava agire in modo cauto.
«Allora comincia un altra missione?» una voce emerse dal piano superiore «Chiamiamola 'Operazione Falco'! Sarebbe un grandissimo nome! No?»
Henry scese velocemente le scale, eccitato all'idea di tornare in azione. La sua testa si muoveva da i propri nonni fino a sua madre sperando in un appoggio che non sarebbe, però, mai arrivato.
«Henry, domani hai scuola!» disse Emma «Dovresti tornare a letto! E poi no, non ci sarà nessuna 'Operazione Falco' o altri animali simili. Questo è un tipo di magia diversa e non voglio che tu ti faccia nuovamente male.»
«La maestra è mia nonna, non vale andare a letto presto se lei è ancora sveglia!» protestò il bambino facendo ridere tutti «E poi perché no? Dobbiamo solo tenere d'occhio quei tre! Quanto potrà mai essere difficile?»
David si avvicinò a lui e, abbassandosi per guardarlo bene negli occhi disse. «Nessuna iniziativa, intesi? Qualsiasi cosa vorrai fare ce lo dovrai dire e noi valuteremo la situazione! Ok?»
Emma si mise una mano sulla fronte. C'era una cosa buona in tutta quella storia, anzi, più cose cose buone, ma una delle più importanti era che il suo desiderio espresso undici anni prima si era avverato: suo figlio, il suo Henry, non sarebbe cresciuto come aveva fatto lei. Aveva una famiglia che lo amasse e lei non poteva desiderare di più.
Sua madre cogliendo il suo sguardo perso le strinse la mano e lei sorrise: anche lei aveva trovato finalmente una vera casa.
«Ora però,» disse Mary Margaret mettedosi al centro della stanza come se loro tre fossero stati un gruppo di ragazzini della sua classe «a dormire.»
Henry sbuffò e seguito da Emma ritornò a letto.
Al piano di sotto erano rimasti soltanto Biancaneve ed il suo Principe. Lei lo guardò avvicinarsi e stringerle la vita sorridendo. Tutta la stanchezza che provava, le preoccupazioni che lo attanagliavano per quello che avrebbero potuto combinare Regina e sua madre si annullarono solo avvicinandosi alla sua amata. Lei era lì ormai, al suo fianco e lo amava. Lui la amava.
«Sei stanco?» gli domandò lei sorridendo.
«Non abbastanza» rispose lui baciandola.



Hermione sospirò chiedendosi quando quella storia sarebbe finita e, in modo particolare, quando quella lontananza da casa si sarebbe placata. Le mancavano i suoi genitori che non si ricordavano di avere una figlia né tanto meno di chiamarsi Granger e le mancava la sicurezza di Hogwarts, quelle mura oramai non tanto più inespugnabili che l'avevano vista crescere, cambiare. Non era la ragazza forte e sicura di sé che voleva mostrare a Ron e ad Harry per rassicurarli, lei aveva paura di fallire, paura di deludere tutti. Sospirò di nuovo sedendosì sul letto della stanza al Bed and Breakfast di quella che tutti chiamavano nonnina.
Rifletté scacciando per un momento il cattivo umore. L'incantesimo che doveva aver avvolto quella città per tanto tempo non era che un semplice ma potente incantesimo di disillusione simile a quello che proteggeva Hogwarts da sguardi indiscreti. Tuttavia quella città era comparsa dal nulla per l'incantesimo della Regina Cattiva proveniente dalla Foresta Incantata assieme a tutti gli altri personaggi delle favole. C'era qualcosa che non tornava.
Nella sezione proibita della biblioteca aveva letto qualcosa in merito di altri mondi magici cui si poteva accedere con incantesimi complicatissimi, ma non riusciva a capire perché il signor Gold avesse più e più volte sostenuto durante il racconto al suo negozio che quello in cui vivevano era un mondo senza magia. Com'era possibile? La magia c'era. Esisteva. Lei era una strega. Afferrò la bacchetta.
«
Accio borsa» mormorò guardando la borsa volare dall'altra metà della stanza fino al letto dove era seduta a gambe incrociate. Quando atterrò si udì un gran fragore, dannati libri.
Hermione la aprì infilando dentro prima la mano e poi tutto il braccio. Doveva trovare quel dannato volume. Ritirò il braccio e punto nuovamente la bacchetta verso la borsa: «
Accio libro»
Un grosso volume in pelle marrone uscì dalla borsa allargandone a dismisura le dimensioni. Le parole sulla copertina erano alquanto consumate ma lei non aveva bisogno di leggerle per sapere di cosa si trattasse. Si colpì la fronte.
«Come ho fatto a non pensarci prima?!» esclamò.
Prima che potesse aprirlo bussarono alla porta.
Hermione sussultò, chi poteva essere a quest'ora della notte? Di certo non Harry e Ron, il cui russare era udibile fino alla sua stanza. Prese la bacchetta e con cautela aprì.
Un ragazzino di appena dieci anni le sorrideva stringendo tra le mani un libro molto simile a quello che aveva tirato fuori dalla borsa. Sempre puntandogli contro la bacchetta, Hermione gli domandò: «Chi sei?»
«Sono Henry Mills e tu sei una strega» rispose Henry per niente intimidito dalla bacchetta. «Se ti stai chiedendo cosa io ci faccia qui è semplice, ho bisogno che tu sappia una cosa »
Hermione abbassò la bacchetta, ma non lo lasciò entrare. Voleva raccontarle una storia? Poteva farlo benissimo da fuori. Avrebbe voluto dirgli che già sapeva tutto, che non c'era bisogno di quell'accoglienza e che poteva tornarsene a casa, tuttavia si disse che non era una buona idea. Doveva lasciarlo parlare. A volte i ragazzini avevano tante cose interessanti da dire.
«Perché proprio io?» domandò scrutandolo «Perché non i ragazzi della stanza affianco?»
«Perché mio nonno pensa che tu sia la più intelligente» mormorò quello con un sorriso subito prima di sgusciare sotto il braccio della ragazza ed entrare. Essere piccoli aiuta.
«Tuo no-» Hermione si interruppe con lo sguardo perso nel vuoto così presa dai suoi pensieri che non commentò neanche il fatto che Henry si era appena seduto sul letto e aveva cominciato a sfogliare il libro che stava sopra mormorando 'Allora tu la conosci la storia!'. No. Lei aveva appena capito chi fosse quello gnometto. Era il figlio di Emma, nipote di Biancaneve e suo nonno doveva essere: «Il principe azzurro!»
«Scusa?» urlò Henry in rimando «Cosa centra mio nonno?»
«Ho appena capito chi sei tu! E.. sì, già so tutto» asserì «quindi puoi anche andare a casa»
«Dovete aiutarci a sconfiggere mia mamma adottiva e Cora!»
«Tua mamma adottiva? La regina, per caso?»
«Sì, lei! Per favore, aiutateci. Voi tre siete dei maghi, avete la magia! Potreste combatterli! Ti prego, ti prego!»
Sembrava disperato, ma lo erano anche loro. La lotta con Voldemort non era neanche all'apice e chissà quante persone stavano morendo torturate o peggio. Non potevano rimanere lì a lungo quando in realtà sapevano che la loro minaccia se non fosse stata fermata si sarebbe estesa anche a quella piccola cittadina.
«Senti,» disse tentando di essere gentile «non possiamo. Siamo qui per uno scopo ben preciso e lo facciamo per proteggere tutto il mondo, magico e non. Mi dispiace..»
«..qual è la vostra minaccia?»
«Non posso dire il suo nome, hanno messo un incantesimo su di esso» ammise «noi lo chiamiamo 'Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato' e l'unica cosa che vuole è..»
«Fammi indovinare, il potere? È una storia già sentita! Anni fa la tua minaccia venne qui, chi ti dice che non lo rifarà? E chi ti dice che Cora e Regina non si alleeranno con lui?»
«Non ha alleati, ha solo subalterni.»
Negare di essere preoccupata era una pura idiozia. Hermione guardò quel ragazzino così piccolo dover far conto a tante realtà così confuse e ripensò a Harry, aveva la sua stessa determinazione.
«Vieni con me, svegliamo i miei amici» gli disse, sorridendo.
Harry e Ron impiegarono cinque minuti per rendersi conto che qualcuno stava bussando alla loro porta e capire che non era un sogno. Hermione notò il volto pallido di Harry e corrucciò le labbra, non poteva parlare di fronte al bambino di una cosa tanto delicata come la connessione inspiegabile che il suo migliore amico aveva con il mago più cattivo dell'ultimo secolo.
I due ragazzi fissarono Henry che sorrideva stringendo ancora una volta il grosso volume rilegato in pelle.
Ron lo indicò. Harry guardò Hermione.
«Chi..»
«Sono Henry» disse il bambino, sorridendo «e sono venuto qui per chiedervi una mano.»




Note finali


Un po' più piccolo dei capitoli precedenti ma spero vi possa piacere ugualmente. Questo capitolo è incentrato, come avrete potuto capire, su Henry e sulla sua determinazione che a mio parere lo ha distinto durante le prime due stagioni. Che abbia ragione? Che forse Voldemort si alleerà con Cora?
A presto,
ES


  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: EternalShame