Capitolo 17 - Il segreto di Ralph
"Ora che i
BladeBreakers hanno perso, è praticamente certo che incontreremo i Demolition
Boys in finale. I bladers che incontreremo in semifinale, vale a dire la squadra
sudamericana, non sono sicuramente al nostro livello, sarà facile sconfiggerli.
Piuttosto, dobbiamo preoccuparci della squadra russa. Oltre ad avere un blader
come Hiruta, con quel BeyBlade incredibilmente potente, i Demolition Boys si
sono ripresi in squadra Yuriy, e non sappiamo neanche con quale formazione
scenderanno in campo in futuro. Ci conviene seguire molto attentamente il loro
incontro di domani, contro gli All Starz, ma io direi di lavorare fin da ora sui
dati che già possediamo su di loro. Ralph, te la senti di... Ralph? Mi stai
ascoltando?"
Alzai lo sguardo, per incontrare lo sguardo preoccupato dei miei compagni di
squadra. Mi resi conto che stavano discutendo da parecchio tempo, e che non ero
stato a sentire neanche una parola.
"Scusatemi, ero... soprappensiero." sussurrai. Ultimamente mi capitava spesso di
perdermi tra i miei pensieri. Stavano accadendo così tante cose una dopo l'altra
che non riuscivo neanche a concentrarmi sul torneo. Naturalmente per i miei
compagni di squadra ciò che accadeva non costituiva un grande problema. Ma per
me sì, e loro non potevano neanche lontanamente capire il perché.
"Beh, sentite," disse improvvisamente Olivier. "Dal momento che questo discorso
non sta andando da nessuna parte, vado di sotto a vedere cosa stanno facendo gli
altri."
Io annuii. Olivier si alzò e venne seguito prontamente da Gianni. "Aspetta,
vengo con te."
Andrew invece rimase nella sua posizione, ed aspettò fino a quando Olivier e
Gianni non uscirono dalla stanza. Continuai a fissare la porta pensieroso,
sicuramente Andrew aveva qualcosa da dirmi, ed immaginavo perfettamente cosa.
Nonostante tenessi il mio sguardo fisso sulla porta, sentivo i suoi occhi su di
me, osservanti ogni mio minimo movimento. Chiusi gli occhi ed aprii l'agenda
sulla mia scrivania, riportando il mio sguardo tra le pagine che sfogliavo
velocemente alla ricerca di qualche nota inesistente. Poco dopo, Andrew sospirò
e disse, "Allora?"
Gli lanciai un'occhiata, fingendo di apparire confuso da quella domanda.
"Allora... cosa?"
"Avanti, sai benissimo di che sto parlando!" esclamò lui, chiaramente seccato.
"Da qualche tempo non sei più tu. Si può sapere che ti sta accadendo così
all'improvviso?"
Scelsi una pagina dell'agenda a caso e feci finta di leggere. "Non capisco di
cosa tu stia parlando."
Continuai a sfogliare distrattamente, mentre Andrew si alzò dalla sedia e si
avvicinò alla mia scrivania, sbattendo le mani su di essa violentemente.
"Smettila! Se non vuoi dirci la stramaledetta verità, almeno ti pregherei di non
negare l'evidenza!" Il suo colpo sulla scrivania fece volare via dall'agenda un
oggetto tra le pagine che istintivamente continuavo a sfogliare, forse per
trattenere il mio nervosismo. L'oggetto era chiaramente una foto, ed
inizialmente non riuscii a ricordare cosa raffigurava. Andrew sembrò calmarsi e
si chinò quando la foto cadde ai suoi piedi. La voltò, e solo allora ricordai
con terrore ciò che raffigurava quella foto.
I suoi occhi si allargarono, e fissarono per qualche momento l'immagine fra le
sue mani, dopodiché... il suo sguardo scese su di me. "Ralph... questa foto..."
sussurrò. "... che significa?"
Non sapevo per quanto tempo fossi rimasto a riposare su quel giaciglio dopo
essere uscito dalla vasca di manutenzione. Gli scienziati mi avevano detto che
dovevo restare fermo in modo che il mio corpo si abituasse ai nuovi pezzi che
avevano sostituito nel mio corpo, ma in fondo lo sapevo già, non era la prima
volta. Fortunatamente, ero talmente stanco che mi ero addormentato praticamente
subito; alcune volte mi era capitato di restare sdraiato senza far niente,
senz'alcun pensiero per la testa. Solitamente dopo i trattamenti nella vasca mi
sentivo vuoto, la testa mi doleva, ma il mio corpo non reagiva al dolore, era
come trovarsi dentro un corpo manovrato però da qualcun altro. Ed in effetti in
parte era così...
Era tutto così diverso, però, ora che ero tornato al monastero. I miei
sentimenti erano ancora al loro posto, ed era stata la mia prima preoccupazione
quella di perderli. Mi ero chiesto più volte se i macchinari del laboratorio
sarebbero riusciti a cancellare anche l'amore che provavo per Kai e l'affetto
che provavo per le persone che finalmente avevano preso un posto nel mio cuore.
E se ci fossero riusciti... quegli stessi sentimenti sarebbero tornati? O mi
sarei addirittura dimenticato delle persone alle quali avevo voluto bene? Non
volevo neanche pensarci...
Per strane ragioni Borkov aveva semplicemente deciso di curare definitivamente
le ferite che mi aveva lasciato Hito durante il mio "soggiorno" al suo castello.
Naturalmente, solo le ferite fisiche, e non quelle psicologiche. In ogni modo,
anche Borkov mi aveva ferito, parecchie volte, in passato, e vedere questa nuova
versione di lui per me era indubbiamente bizzarro.
Ci misi tantissimo tempo prima di riuscire ad aprire gli occhi. Ed anche quando
li aprii, rimasi con la testa fra le nuvole fino a quando il rumore della porta
che veniva aperta non attirò la mia attenzione.
"Già sveglio?" Mi aspettavo di veder entrare Borkov, ed invece...
Un ragazzo si fece strada nella stanza, guardandosi intorno attentamente.
Inizialmente non lo riconobbi, ma i lunghi capelli castani che gli ricadevano
sulle spalle erano familiari, così come i suoi perforanti occhi neri... "Hiruta?
Che ci fai qui?" domandai. Quando lo riconobbi, mi accorsi che non indossava più
la sua bandana rossa. Probabilmente era per quello che non l'avevo riconosciuto
prima.
Lui, invece di rispondermi, scosse il capo.
"Ti prego, chiamami Alexei," disse, accennando un sorriso. "Borkov mi ha chiesto
di portarti i vestiti, in questo momento ha una cosa importante di cui
occuparsi."
Chinai il capo, ed arrossii non appena mi resi conto che ero mezzo vestito. La
cosa più imbarazzante era Hiruta, che mi fissava, e non fissava esattamente la
mia faccia... Velocemente, mi tirai il lenzuolo fino alle spalle, lasciando
sporgere un braccio per afferrare via da lui i miei abiti. Solo allora lui si
rese conto del suo sguardo fisso, e si voltò dalla parte opposta, tossendo.
"Uhm... s- scusami."
"Non... non preoccuparti..." sussurrai, ancora vagamente imbarazzato. Tentai di
cambiare argomento, "Sai... non ti avevo riconosciuto senza la tua bandana."
"Non so neanch'io perché l'ho tolta." rispose Alexei.
"Beh, stai molto meglio senza," commentai. Nonostante non fosse esattamente di
profilo, mi sembrò di vederlo arrossire, ed improvvisamente mi pentii di aver
detto quella frase. Cominciai a rivestirmi, e notai distrattamente che Alexei mi
lanciava delle occhiate di nascosto sperando che non me ne accorgessi. Tentando
di nascondere l'imbarazzo, feci finta di niente, e tentai di trovare un
argomento di cui parlare per distrarlo.
"Hai parlato con Borkov? Che ti ha detto?"
"Si è arrabbiato parecchio..."
Quella risposta mi sorprese. "Con te?"
"No... non con me..." Si fermò un attimo, a pensare, forse. Poco tempo dopo,
continuò, "Dovrei raccontarti tutta la storia perché tu ci capisca qualcosa."
"Allora raccontami," risposi, prontamente. "Me l'avevi promesso, ricordi?"
Lui sembrò esitare, ma infine chinò il capo. "Okay..."
Ralph afferrò immediatamente la foto via da me, fissandola con evidente orrore
nei suoi occhi. Non riuscivo più a capirci niente... ma ero certo che ormai ero
vicino alla verità. Quella foto avrebbe potuto spiegare tantissime cose.
"Ralph...?"
Mi scagliò uno sguardo diffidente, ed istintivamente indietreggiai. Era
chiaramente preso dal panico, e questa volta non avrebbe potuto negarmi ciò che
teneva nascosto da chissà quanto tempo. Pian piano sembrò riacquistare la calma,
ed abbassò lo sguardo nuovamente verso l'immagine fra le sue mani. "E'... è una
vecchissima foto."
Sospirai. "Lo vedo," risposi. C'erano tre persone raffigurate. Una era Ralph da
bambino, l'altra un bambino ancora più giovane di lui, che non avevo mai visto
prima, e l'altra ancora... ero certo che fosse... Borkov. Naturalmente ringiovanito
di qualche anno, ma ero certo che fosse lui. Aveva lo stesso sguardo
inquietante. "Che ci fa Borkov con te in quella foto? Non mi hai mai detto che
lo conoscevi già. E l'altro bambino..."
"Sono affari miei!!" m'interruppe lui, la sua voce alterata e il pugno che
scagliò contro la scrivania mi fecero indietreggiare ulteriormente.
Passandomi una mano tra i capelli, presi un profondo respiro e riportai il mio
sguardo su Ralph. Riuscivo a percepire i suoi tremori, era chiaramente nervoso,
forse addirittura spaventato. "Sono anche affari miei, visto che il tuo
comportamento sta causando problemi alla squadra," risposi. Lui non si mosse di
un centimetro, si limitò a focalizzare il suo sguardo su di me. "E poi..."
continuai. "Ralph, pensavo che ormai fossimo amici. Dovresti sapere che puoi
fidarti di me... di noi."
Lui scosse il capo. "Non puoi capire," mormorò. "Mi odiereste se vi dicessi
quello che è successo anni fa..."
Cosa poteva essere successo di così grave? Da una parte volevo sapere cosa Ralph
aveva sempre tenuto nascosto, ma dall'altra avevo paura di sentirmelo dire.
Naturalmente sapevo che niente avrebbe mai potuto farmi odiare Ralph, tuttavia
avevo paura che le cose tra di noi sarebbero cambiate. Era uno strano
presentimento. Oltretutto, Ralph era una persona piuttosto obiettiva.
"Sai bene che qualunque cosa succeda, o sia accaduta, noi non potremmo mai
odiarti," dissi, tentando di aggiungere incoraggiamento alle mie parole.
"Inoltre, a questo punto, cosa vuoi fare? Negarci la verità? Fare finta che
niente ti turbi e che io non abbia mai trovato quella foto?"
Lui abbassò nuovamente lo sguardo, incrociando le dita sotto il mento. La foto
era ancora sulla sua scrivania, mi avvicinai e la presi tra le mani. Il Ralph
della foto aveva un'espressione che mai gli avevo visto sul volto. Fissava
Borkov trepidamente, mentre Borkov non lo degnava neanche di uno sguardo,
piuttosto fissava l'altro bimbo, il quale sembrava quasi inespressivo, privo di
sentimenti.
"Chi è l'altro ragazzino?" domandai. Lui mi fissò pensierosamente per qualche
attimo. Pensai si rifiutasse di rispondermi anche stavolta, ma inaspettatamente
lo sentì prendere la parola.
"Il primo successo negli esperimenti di quel mostro," sussurrò. "Si chiamava
Alexei..."
"Dopo innumerevoli ricerche ed esperimenti falliti, Borkov trovò i requisiti che
un corpo umano doveva avere per poter supportare i congegni cibernetici che
rendevano un blader praticamente perfetto." Io avevo sempre creduto che Borkov
mi avesse reso un cyborg solo ed esclusivamente perché era stufo del mio
comportamento ribelle e voleva punirmi. A quanto pare, quello era ciò che aveva
voluto farmi credere.
"La percentuale delle persone idonee è bassissima," continuò Alexei.
"Quindi io e te eravamo idonei alla mutazione," mormorai, e lui annuì. Gli feci
spazio sul giaciglio e lui si sedette, ancora tenendo lo sguardo puntato verso
il pavimento.
"Non ricordo chiaramente, dal momento che ero molto piccolo, la mia intera
esistenza non era altro che un susseguirsi di allenamenti durissimi, di
solitudine e indifferenza verso gli altri. D'altra parte, gli altri ragazzi al
monastero avevano paura di me."
Chinai il capo, sospirando. "Per me è stata la stessa cosa. E' stato orribile,
ora che ci penso, ma a quei tempi non sapevo neanche cosa significasse soffrire
o avere bisogno del sostegno degli altri. Non più, perlomeno."
"L'ultima cosa che ricordo prima di aver lasciato il monastero, è stato Ralph
che mi fissava dal vetro della vasca di manutenzione. Lo vidi premere qualche
tasto dell'enorme computer che controllava la mia mente, dopodiché..." Alexei
nascose la faccia tra le mani, rabbrividendo. "... penso che la macchina sia
esplosa, perché mi ricordo dei terribili boati ed un dolore lacerante alla testa
ed in ogni parte del mio corpo..."
"No, aspetta un attimo," Qualcosa non quadrava. "... Ralph?"
"Sì," rispose lui. "In effetti, non penso che abbia detto a qualcuno che ha
passato l'infanzia al monastero, e soprattutto che ha tentato di uccidermi."
Ralph era sempre stato un tipo inquietante, ma non riuscivo a credere che avesse
davvero tentato di uccidere qualcuno. "Sei proprio sicuro che abbia tentato di
ucciderti?"
"Quando l'ho detto a Borkov, lui mi ha spiegato che da parecchio tempo Ralph era
geloso di me," Alexei prese un lungo respiro, ancora tremando. "Suo figlio gli
ha fatto perdere l'unico successo nei suoi esperimenti in ingegneria robotica,
naturalmente prima che arrivassi tu. E' per questo che si è arrabbiato. Borkov
ha sempre creduto che la macchina fosse andata semplicemente in corto circuito,
oltretutto ogni cosa nel laboratorio aveva preso fuoco..."
Avevo sentito bene oppure me l'ero immaginato? "Hai... hai detto... suo figlio?"
"Da quanto tempo conosci Borkov? Perché non ce l'hai mai detto?"
Ralph rimase silenzioso a quelle domande. Mi avvicinai alla scrivania,
fissandolo ansiosamente. Non era la prima volta che ci trovavamo in una
situazione come quella. Molto spesso, quando ancora Ralph si comportava in modo
indifferente con noi, ero stato il più testardo, ed avevo sempre insistito con
lui, tentando di convincerlo a fidarsi di noi. Quando affrontavamo discorsi di
quel tipo ero tremendamente irritato, mentre stavolta ero preoccupato per lui.
"Vedi, Andrew, Borkov purtroppo non è solo un mio conoscente," mormorò Ralph,
rompendo il silenzio. Altri attimi volarono senza che lui continuasse la sua
frase. "Io... non so come dirtelo..."
Era la prima volta che lo vedevo titubare in quel modo. Che fine aveva fatto il
Ralph forte e risoluto che conoscevo da tanto tempo?
"Se non è un tuo conoscente, allora..." Sussultai, mentre cominciai a realizzare
cosa Ralph aveva voluto dire con quelle parole. Dopodiché, diedi un altro
sguardo alla foto. La somiglianza... No, non riuscivo a crederci... "Borkov è tuo..."
"... mio padre." concluse Ralph, prendendo dei profondi respiri, attendendo una
mia reazione.
La cosa mi aveva sorpreso, sì, ma... come poteva pensare che avrei potuto odiarlo
per questo? "Non l'avrei mai immaginato..." sussurrai. "Non ti ho mai neanche
visto parlare con lui..."
Ralph cominciò a ridere. Ma piuttosto amaramente. "Ovviamente no. Io odio quel
mostro, lo odio più di quanto odio me stesso..."
Quell'ultima frase mi sorprese. "Ralph... Ralph, che cosa dici?" domandai,
avvicinandomi a lui. "Non hai nessun motivo per odiarti..."
"Andrew, tu non sai niente!!" gridò Ralph, questa volta sbattendo entrambi i
pugni sulla scrivania. Quell'azione fermò completamente la mia avanzata verso di
lui. Probabilmente non mi voleva vicino a lui.
"Allora dimmelo tu! Cos'è che devo sapere?!" ribattei, con il suo stesso tono di
voce.
"Ho tentato di ammazzare un ragazzo!!!" Quella risposta fu talmente violenta, e
soprattutto inaspettata, che dovetti trovare supporto sul muro dietro di me per
non cadere a terra. Ralph ansimava, alla ricerca del fiato perso, dopodiché mi
fissò con un'espressione sia timorosa che irritata. "... sei contento, ora? Adesso
anche tu mi odierai, e penserai che sono un verme."
Non sapevo cosa rispondere. La notizia mi aveva sconvolto... tuttavia, non sentivo
nessun tipo di odio o rabbia nei suoi confronti. Volevo che mi spiegasse cos'era
successo, ero sicuro che ci fosse stato un motivo... Ralph... non era quel tipo di
persona. Dannazione, lo conoscevo da tantissimi anni, ormai. "... chi?" fu l'unica
parola che riuscii a mormorare.
"Il bambino nella foto," rispose Ralph. Dopodiché, calò un pesante silenzio.
Volevo chiedergli di spiegarmi meglio ciò che era successo, ma non sapevo se
l'avrebbe fatto. Gli avevo già chiesto troppo, e l'avevo chiaramente irritato
con le mie domande. Però... non volevo lasciare il discorso a metà, e soprattutto
non volevo che Ralph continuasse a tenermi nascosto il suo passato.
Proprio quando stavo per prendere la parola, il telefono sulla scrivania
cominciò a squillare. Ralph lo afferrò impazientemente, chiaro segno che non
volesse più darmi ulteriori spiegazioni. Ma non mi sarei arreso tanto
facilmente.
"Pronto?"
I suoi occhi si allargarono, ed improvvisamente azionò il viva voce, lanciandomi
uno sguardo sorpreso. - Ho bisogno di chiederti un favore. -
Nonostante l'avessi sentita poche volte, riconobbi immediatamente quella voce.
Era Borkov.
Note dell'autrice: wellàà!! Finito anche questo capitolo XD finalmente. Beh,
direi che gran parte dei misteri sono stati svelati in questo capitolo °°;; Cosa
vorrà Borkov da Ralph? ^.^ Lo scoprirete nel prossimo capitolo! Kai e Yuriy si
ritroveranno? Beh, questo lo scoprirete fra parecchi capitoli XDDD!
Ringraziamenti ai soliti, e soprattutto al mio capo, Maki90 ^^ comprensivo come
sempre =D!
Avete visto Bey V-Force? ** Anche se ho visto solo due episodi, già mi piace ^^
Mi piacerà soprattutto quando apparirà di nuovo Kai! ^-^
Beh, che altro dirvi... ah, già!! Commentate pleaseeee!! Aspetto con ansia i
vostri fermoposta °°!
E ziauuuuuuu! XD
Note dell'autore: Scusate per la lunga attesa, ho avuto qualche problemino X°D. Ringrazio chi mi supporta ancora al proseguire con questa fanfic ^^. Ringrazio chi ha recensito ^^ e rispondo a Nehi dicendo che lo Yaoi ha in più dello Shounen-ai delle scene esplicite ^^'... shounen ai non più di qualche innocente bacio XD. Per i significati... beh non lo so se riesco a recuperarli X°D vi farò sapere nel prossimo capitolo se riesco! Ci si vede al prossimo capitolo, "Amore inaspettato"