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Autore: Rota    18/06/2013    2 recensioni
Yukio si chiede davvero cosa si possa regalare a qualcuno che ha già tutto.
Partendo dalla sicurezza di sé, del proprio fascino e delle proprie capacità – non che Kise ne abbia così bisogno, in effetti, come non necessita assolutamente della vanità che da quella deriva – Ryota possiede una sequenza di qualità morali, fisiche e materiali che lo rendono insensibile all'insoddisfazione più gretta. E quelle cose di cui manca, come un tal raggiungimento scolastico o sportivo, certo non può dargliele lui, confezionate in una scatola dalla carta fosforescente e un bel fiocco rosa. Ma lasciando da parte il brivido freddo che il solo pensiero gli provoca, Kasamatsu è anche convinto che non ci siano oggetti, o regali nel senso lato del termine, più significativi di quelli su cui gravano sentimenti pesanti, duraturi e intensi.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ryouta Kise, Yukio Kasamatsu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Oh capitano, mio capitano'
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*Autore: margherota
*Titolo: Oh capitano, mio capitano – Tempo
*Personaggi: Kise Ryota, Kasamatsu Yukio
*Generi: Romantico, Fluff
*Avvertimenti: What if...?, Flash Fic, Shonen ai
*Rating: Giallo
*Dedica: A quella santa donna che è la Danna (L)
*Note: Oggi è il compleanno di Kise e quindi, come dire, colgo la palla al balzo XD spero vi piaccia anche questa mia piccolezza :D

 

 

 






 

 

Yukio si chiede davvero cosa si possa regalare a qualcuno che ha già tutto.

Partendo dalla sicurezza di sé, del proprio fascino e delle proprie capacità – non che Kise ne abbia così bisogno, in effetti, come non necessita assolutamente della vanità che da quella deriva – Ryota possiede una sequenza di qualità morali, fisiche e materiali che lo rendono insensibile all'insoddisfazione più gretta. E quelle cose di cui manca, come un tal raggiungimento scolastico o sportivo, certo non può dargliele lui, confezionate in una scatola dalla carta fosforescente e un bel fiocco rosa. Ma lasciando da parte il brivido freddo che il solo pensiero gli provoca, Kasamatsu è anche convinto che non ci siano oggetti, o regali nel senso lato del termine, più significativi di quelli su cui gravano sentimenti pesanti, duraturi e intensi.

Sa bene cosa manca, alla loro relazione. Non la spontaneità, che coincide con la felicità sempre nuova di ritrovarsi nella stessa stanza – nello stesso pezzo di terra, anche circondati di persone e dell'esterno, nella soffocante presenza di tutto ciò che divide le mani dell'uno dalle mani dell'altro. Non manca neanche l'affetto, l'amore, il sentimento, perché altrimenti non tremerebbe più quando sente la sua bocca premuta contro la propria per un bacio, persino dopo tutti quei mesi in cui l'abitudine, in teoria, avrebbe dovuto smorzare l'intensità dei tocchi e del desiderio, lasciandolo invece preda di una voglia che non ha mai fine.

Ma manca il tempo – e non è cosa che Yukio possa incartare a proprio piacimento e distribuire a chi vuole, specialmente al suo Ryota. Il tempo che non lenisce in alcun modo la paura quando Kise pensa che non ci sarà spazio, dopo la loro separazione, dopo il loro basket, per qualcosa ancora di legante, tra le loro persone, e non lenisce neanche la preoccupazione che segna, nell'ansia e nell'insonnia, il colore della pelle del modello, che diventa pallida e tesa, sempre più. E li rende ansiosi, li rende agitati dopo anche pochi giorni di separazione, quando decidono di vedersi per mangiare un gelato assieme, bere una granita o qualcosa di simile. Così è da quando Yukio è entrato nel nuovo ambiente dell'università, lasciando la cappa isolata che li ha fatto incontrare e unire, a suo tempo.

Stessa città, distanza immensa.

E Kasamatsu prova anche a non irritarsi, al quinto messaggio da parte del fidanzato, ma essere interrotto per la sesta volta, dopo tutte quelle chiamate e altrettanti squilli, da lui, certo non lo aiuta a mantenere la calma, neppure quando Kise, in tutta la sua innocenza, chiede con uno smile e un tono scherzoso se potranno vedersi per il suo compleanno. Yukio non risponde subito, e questo – lo sa – scatena nell'altro una reazione ferita, amareggiata.

Non sono mai stati così, l'uno per l'altro, ma la nuova mancanza di contatto e di stretta vicinanza non è cosa che possa diventare abitudine tanto in fretta, e quelle ore spese al telefono, a raccontarsi i dettagli di una giornata passata con altre persone, non sono sufficienti.

Quindi, per rimediare a una mancanza, sentita come una colpa non imputata esplicitamente ma vissuta dentro l'animo, Yukio pensa a cosa potrebbe mai colpire uno come Kise, in modo da non farglielo mai scordare. E il ragazzo non aiuta, quando li dice che “lui” è tutto ciò che potrebbe mai desiderare, perché a Yukio fa raccapriccio l'idea di doversi vestire in qualche modo strano per assecondare le sue altrettanto strane fantasie perverse.

Cucina dei cioccolatini, prenota un albergo fuori città per un fine settimana, arriva persino a comprargli un mazzo di rose rosse e sparge i petali di qualcuna di quelle sulle lenzuola del letto – non si ricorda dove l'ha visto fare, ma è sicuro di averlo imparato da qualche film strappalacrime e smielatamente romantico che Kise lo ha obbligato a guardare insieme a lui.

Il senso di amarezza gli ha stretto il cuore fino a quel momento, assieme all'ansia e a tutto il resto, non si allenta neanche quando si incontrano alla stazione o durante il viaggio, mentre Kise parla e parla senza mai fermarsi, sul paesaggio e su quanto è carino l'hotel in legno che Kasamatsu ha scelto.

A notte fonda, quando davvero il tempo sembra essersi fermato, dopo aver fatto l'amore e avere la puzza delle rose su tutto il corpo, i capelli scompigliati e quell'aria da dandy così maledettamente irritante sciolta e annullata, Kise si fa imboccare dell'ultimo cioccolatino rimasto dalle sue mani e gli rotola addosso, caldo e sorridente.

Quello basta – Kasamatsu torna a respirare contro di lui.

   
 
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