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Autore: AliceCutso    19/06/2013    1 recensioni
Dalla storia:
-no ti prego, no- gli porto le mani al petto sanguinante e comincio a singhiozzare -non è nulla, posso aggiustarlo, posso.. posso..- non so cosa dire, non so cosa fare.
Lui mi prende per mano e mi fa avvicinare fino a portare le sue labbra accanto al mio orecchio. Ha il respiro corto e tremante.
-Ora dovrai vincere anche per me principessa- capisco dal suo tono che sta sorridendo.
Comincio anch'io a tremare.
-Claire, sappi che.... non potevo desiderare un'alleata migliore e che...- viene scosso da colpi di tosse e il suo corpo viene pervaso da convulsioni. Non riesce a respirare.
Mi tiro immediatamente su perchè vorrei poter far qualcosa ma rimango impotente mentre i suoi occhi perdono la luce.
Ha paura così gli stringo più che posso la mano.
Vorrei chiudere gli occhi ma non ci riesco e so che non posso, lui ha bisogno di me adesso.
FANFICTION RIPROPOSTA
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Nuovo personaggio, Presidente Snow
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Samanta mi ferma i capelli con un elegante fermaglio decorato con delle pietre blu. -Samanta, no! era ti tua nonna!- protesto cercando di sfilarmelo ma lei mi arpiona le mani con i suoi riflessi felini.
-non ha importanza. ti sta così bene... e poi io ho questa- aggiunge indicando la collana col rubino che portava al collo. Rabbrividisco vedendola perchè sembra una goccia di sangue che le scende lungo il collo e, visto il giorno, la cosa risulta macabra.
Mi guardo allo specchio dell'amica. Samanata mi ha raccolto i capelli in un bel chignon e mi ha prestato un suo vestito grigio. Non mi piace tenere i capelli legati ma lei ha insistito dicendo che altrimenti non mi si sarebbero visti gli occhi e l'abbinamento del loro colore con il vestito sarebbe stato inutile. Si da sempre un gran bel da fare per il giorno della Mietitura e ci tiene che noi tutti risultiamo impeccabili anche se quest'anno nessuno sarebbe dovuto andare a Capitol City. Stavolta, secondo Samanta, il compito di offrirsi volontari sarebbe toccato a Genna Lamporte e Jacob Harney, i migliori allievi dell'Accademia. Certo, c'è sempre la possibilità che Genna o Jacob ci ripensino, ma questo non accade da anni qui nel Distretto 1. 
Qualcuno bussa alla porta ed entra Eric. Come la sorella è vestito perfettamente con i capelli biondi sono pettinati con cura. Sì, i fratelli Duston sono sexy dalla testa ai piedi e spesso mi sento un'intrusa nella loro famiglia visto che io sono decisamente a corto di sex appeal. Sono stata molto fortunata quando il signore e la signora Duston mi adottarono.
-Hey, manca poco. è meglio andare- dice il mio fratellastro mettendosi le mani in tasca e spalancando la porta un fluido movimento del bacino.
-e perchè mai? per cosa dovremmo affrettarci? per vedere Genna e Jacob prendersi tutta la gloria?-  Samanta  arriccia il naso ma si sistema una ciocca ribelle dietro l'orecchio, pronta a partire.
Eric alza gli occhi al cielo -se ti fossi concentrata di più sull'obbiettivo saresti potuta esserci tu al posto di Genna-.
-lo stesso vale per te con Jacob- gli ricordo io. 
Me ne pento subito perchè lui si arrabba fulminandomi con lo sguardo -Jacob è stato fortunato che mi sia russato la spalla il mese scorso altrimenti avrei potuto concludere quelle maledette lezioni di combattimento avanzato e ora sarei io il volontario- dice a denti stretti.
In perfetto stile Distretto 1 i miei fratellastri sono convinti che partecipare agli Hunger Games sia una gran cosa, un onore infinito ma io proprio non riesco a comprenderli. Forse perchè i Duston mi risparmiarono l'Accademia o forse per il fatto che sono stati proprio i Giochi a rendermi orfana, ma ho sempre pensato che questo reality fosse un orribile e ripugnante spargimento di sangue degno dei peggiori degli incubi infatti, anche se sono costretta a guardarli, non vi presto mai attenzione. Ho la vaga ricordanza che l'anno scorso ci fosse stata una gran festa quindi forse l'ultimo Vincitore era del nostro distretto. Come si chiamava? boh, chi se ne frega! I miei tutori mi rimproverano questa mia negligenza ma dopotutto quante probabilità ci sono che una volontaria si tiri indietro e io venga chiamata alla Mietitura dopo che anche i miei vi hanno partecipato? nessuna.
Il padre dei ragazzi è ancora a lavoro quindi ci avrebbe raggiunti direttamente in piazza con la moglie. Ci avviamo per conto nostro chiacchierando del più e del meno ma quando arriviamo al punto di ritrovo i miei fratelli assumono un rispettoso silenzio e mi intimano di fare altrettanto durante la registrazione.
Eric ci saluta entrambe con un bacio sulla guancia e si dirige verso la fila che dava sul palco mentre io e Samanta prendiamo posto in quella riservata ai 16enni. Tecnicamente ho solo 15 anni ma tanto ne avrei compiuti 16 fra una settimana.
Il sindaco, un ragazzone biondo, una donna dall'aria arcigna e Morgana, l'accompagnatrice dei tributi, sono già sul palco e, dopo alcuni minuti, l'inno di Panem risuona per tutta la piazza. Il sindaco si mette davanti al microfono e si lancia  in un discorso sui Giorni Bui e i primi Hunger Games. Tutti sono attenti, tutti tranne me. Ho sentito quel discorso un milione di volte e so cosa dice ma mi sembra comunque tutto sbagliato e finto per far sembrare la capitale buona e magnanima. Sopprimo un'espressione di disgusto e mi concentro sul sindaco. Personalmente ho sempre trovato il sindaco inquietante e buffo al tempo stesso. Inquietante perchè una volta era molto molto muscoloso e il tempo non ha scalfito molto la sua figura. Inoltre non è molto tollerante quindi basta una mezza parola sbagliata con lui e ti ritrovi una pallottola in testa. Buffo perchè cerca di imitare in tutto e per tutto la gente di Capitol City. Infatti oggi è vestito con un completo dai colori sgargianti e ogni tanto sembra tentare di parlare con il loro svampito accento.
Quando conclude si leva un educato applauso e prende il suo posto Morgana, una donna dalla pelle color cioccolato adornata riccamente con tatuaggi verdi e vari orecchini. A causa delle loro strane mode mi è sempre risultato difficile distinguere i maschi dalle femmine e il fatto che tutti si trucchino non mi aiuta.
-Benvenuti, amici miei, benvenuti! è giunto il momento di conoscere i due coraggiosi tributi che rappresenteranno il Distretto 1 nella 68 edizione degli Hunger Games- la sua voce risuona chiara e allegra. Non sta nella pelle.
Fa scorrere gli occhi per le nostre file quasi volesse indovinare che si sarebbe fatto avanti -le signore per prime!-. 
cammina verso  all'urna delle ragazze ed estrae frettolosamente un nome per poi fare lo stesso coi ragazzi. è così che usa fare qui, per risparmiare tempo. Praticamente si estraggono due nomi senza neanche leggerli e si chiede se vi sono volontari.. Di solito ci sono sempre i volontari ma nel caso qualcuno ci ripensi si pesca un altro nome. Protestare questo metodo è un modo a dir poco esemplare per prendersi una pallottola.
Morgana torna a posto, i nomi stretti in mano, gli occhi luccicanti -se vi sono volontari questo è il momento per annunciarlo-.
Con la coda dell'occhio vedo Jacob farsi prontamente avanti. I pacificatori lo circondano subito e Morganna rigetta automaticamente i foglietti nelle rispettive teche.
-molto bene- dice  stringendogli la mano -qual'è il tuo nome?-.
Il ragazzo si avvicina al microfono. La sua voce risuona forte e decisa -Jacob Harney-. Quel semplice nome era un messaggio. Un messaggio diretto a Jenna. So che prima loro erano grandi amici e ora lui non vede l'ora di ammazzarla.
Vedere la sua figura bionda e massiccia solo sul palco mi fa suonare mille campanellini d'allarme nella testa. "dov'è Jenna?!" non si ancora fatta avanti.. 
Anche Morgana sembra perplessa - ehm, non c'è nessun altro?- nessuno si pronuncia. 
Se ci fosse stata, si potrebbe sentire lo sbattere delle ali di una farfalla.
Il cuore mi si ferma improvvisamente. Jenna si è tirata indietro all'ultimo! Avrebbero estratto un nome.
-bene allora andiamo a vedere chi sarà la giovane donna a rappresentare il Distretto 1- dice Morgana animata da una nuova eccitazione mentre va verso la teca con i nostri nomi. 
Con un gesto fin troppo teatrale infila la mano ed estrae nuovamente un nome con uno scatto fulmineo. 
La tensione è palpabile e si sente l'elettricità fra le ragazze. 
Il mio battito cardiaco accelera vertiginosamente e l'aria è solo una vago ricordo.
"perchè ti agiti?"penso "non chiameranno me! non possono chiamare me! è impossibile. Quando era a Capitol City mia mamma è stata molto attenta a non far capire che aveva una figlia per evitare che un giorno venisse estratta apposta. Dopo i miei genitori le probabilità che scelgano me sono infinitesimali! voglio dire, ci sono 80enni che non sono mai stati toccati in alcun modo dai Giochi! Non possono chiamare me" ma negli Hunger Games non esiste la ragione, solo il sangue.
Morgana torna al microfono e legge il nome mettendo enfasi su ogni lettera -Claire Manon-.
Mi immobilizzo sicura di aver capito male. Il cuore manca più di un battito e la mia vista si fa scura per un attimo. Samanta al mio fianco diventa una statua scossa solo da singhiozzi muti. è la conferma. Sono stata chiamata per partecipare agli Hunger Games.
Mi scappa un piccolo "merda" che si sente ovunque. Morgana fa una risatina e punta lo sguardo su di me mentre le ragazze intorno creano un cerchio che evidenzia la mia posizione ai pacificatori.
-oh, cara! prego, vieni quassù!- mi incita. 
I pacificatori vengono verso di me ma prima che potessero prendermi Samanta li precede. Mi stringe forte per la nuca e sento che stava piagnucolando dei no sommessi. Non riesco a capire nulla, in preda allo shock ma cerco comunque di consolarla quando i pacificatori ci separano. Non mi guardo indietro, vado dritta verso il palco anche se mi sembra di avere dei macigni al posto dei piedi. Ogni movimento richiede uno sforzo mentale e fisico eccessivo. Com'è che si respirava? non me lo ricordo. Il mio cuore batte ancora?? è tutto troppo confuso e cerco di concentrarmi sulle azioni immediate: piede destro, piede sinistro. piede destro, ripeti. 
I due pacificatori dietro di me mi spingono leggermente costringendomi ad affrettarmi. Saliti sul palco Morgana mi sorride calorosamente e mi cinge le spalle -Signore e Signori, i tributi del distretto 1, Jacob Harney e Claire Manon!- si leva un applauso ma lo sento sommesso, come se qualcuno mi stesse tenendo le mani sulle orecchie.
-stringetevi la mano-.
Guardo Jacob. Anche senza toccarlo posso quasi percepire tutto la sua forza. Gli stringo la mano. Lui sentendo quanto sono debole e fuori forma fa sorriso derisorio che odiai. Per lui prima ero un'incognita ma ora ha deciso che sarebbe stato uno scherzo farmi fuori. E ha ragione. 
Mi volto di nuovo verso il pubblico e li cero. Per prima trovo Samanta che si è ricomposta un poco ma sta ancora piangendo, poi vedo un Eric fin troppo rigido ed infine scorgo i  miei tutori e sono terrorizzati. Vedo anche Jenna. Lei però non guarda me. si fissa le scarpe con i capelli biondissimi che le nascondono il viso. Quando finalmente alza lo sguardo vedo la vergogna sul suo volto ma sopratutto dolore. La vergogna la posso capire, qui la codardia è forse una delle peggiori cose e per questo diventerà un'emarginata, uno scarto della società. Seguo i suoi occhi e vedo che portano a Jacob. Forse per lei loro erano più che grandi amici.
-Felici Hunger Gamer, e possa la buona sorte essere sempre a vostro favore-.
 
* * *
 
Aspetto tesa nello studio del Palazzo della Giustizia che la mia famiglia entri per dirmi addio. Ho già salutato frettolosamente alcuni amici e una professoressa a me cara ma sono grata che avessero fatto entrare prima loro così potevo pensare a come presentarmi ai Duston, a come salutarli per sempre. Mi viene da piangere al pensiero che questa è l'ultima volta che li vedo ma non avrei dato la soddisfazione a Capitol City di vedermi con gli occhi arrossati, debole e indifesa. 
Un pacificatore apre la porta e la mia famiglia entra quasi correndo. Samanta ed Eric mi abbracciano subito e ci stringiamo in una stretta solida piena di parole mute ma chiare. Mi accorgo di tremare.
-non fare così, ti prego- mi implora Samanta.
-e perchè no? io non sono come voi! Non so uccidere. non so nemmeno accendere un fuoco! mi faranno fuori subito-.
-No. non sarà così- dice Eric deciso.
-e perchè no?-.
Lui mi prende per le spalle e mi guarda dritto negli occhi - tu poi vincere, ok? tu hai qualcosa che nessuno di loro potrà mai avere-.
-che cosa?- lui è un esperto, se crede che ho delle possibilità forse ce le ho davvero.
-una testardaggine assolutamente assurda-
Lo guardo basita e mi scrollo di dosso le sue mani furiosa -Fanculo! Non potevi proprio essere serio almeno l'ultima volta che ci vedevamo?-.
-guarda che io ero serio. I miei istruttori mi dicono sempre che se ci si concentra sull'obbiettivo nulla sarà impossibile-.
-oh, sì, mi immagino come mi sarà utile essere "concentrata sull'obbiettivo" quando un tizio starà per trafiggermi la gola con un con un coltello!- rispondo. So che non dovrei essere così acida ma mi sembra di averne tutti i diritti.
Eric stringe le labbra e i suoi genitori mi vengono vicino. Mr. Duston mi da una leggera pacca sulla spalla mentre sua moglie mi bacia sulla fronte come faceva quando da piccola avevo gli incubi.
-Claire, noi ti abbiamo allevata da quando tua madre ti ha affidato a noi per andare a Capitol City, non avremmo mai immaginato che...-
-è tutto Ok. nessuno lo avrebbe detto. Neanch'io riesco ancora a crederci- la interrompo sconsolata.
Mi guardano e vedo prima il terrore e poi il dolore nei loro occhi. 
-no! tu non farai la fine dei tuoi genitori. Andrà diversamente. Lo sento- mi incoraggia il Signor Duston tutto impettito.
Sospiro. Avevo deciso di non dargli false speranze e di andarmene con dignità ma forse per loro è meglio una dolce bugia -sì, forse ce la faccio-.
-tu sei meglio di loro. mostra a tutti quanto sei forte- detto questo mi prende la mano e ci mette un piccolo fagotto. Avvolta con cura in un fazzoletto c'erano una fotografia in bianco e nero ripiegata più volte e la collana che Samanta mi aveva regalato per il mio compleanno qualche anno fa.
-la mia collana?-.
Mrs. Duston annuisce -per il tuo settimo compleanno Samanta voleva regalarti qualcosa di speciale e le ho dato quella-.
-perchè è speciale?-.
-guarda la foto-.
L'immagine ritrae un bel ragazzo poco più grande di me coi capelli arruffati e un arco, che stringe la vita a una ragazza bellissima di circa la mia età. Sembrano felici e profondamente innamorati mentre sorridono all'obbiettivo. La ragazza ha diversi coltelli attaccati alla cintura e noto che indossava la divisa dell'Accademia. Appesa al collo le brillava una piccola stella in argento a otto punte identica a quella che tengo in mano.
"oh cazzo" deglutisco diverse volte -loro... loro sono i miei genitori?-.
Con la coda dell'occhio vedo Mrs. Duston annuire e io stringo la foto. è la prima volta in tutta la mia vita che vedo i loro volti. Non hanno mai trasmesso la replica delle loro edizioni e non c'è spazio per ritratti di perdenti nel Distretto 1. Ne studio i lineamenti cercando somiglianze con i miei. è difficile dirlo a causa del tipo di foto, ma mi sembra di avere gli occhi di mio padre. Assomiglio più a mia mamma.
Nell'altra mano stringo la collana. Mi dispiace adesso non averla messa molto e fra me e me maledico la mia poca costanza nell'indossare gioielli. Mi chiedo se le era stata donata da papà, se era una sorta di cimelio di famiglia o se l'aveva semplicemente comperata in un negozio.
-i miei genitori e quelli di tua madre erano molto amici e nonostante avessi 7 anni in più eravamo legatissime. La consideravo una sorellina minore. Quando incontrò tuo padre aveva solo 15 anni ma fu amore a prima vista... e, beh, il resto della storia la sai- dice Mrs Duston riportandomi al presente.
-ho dei nonni?- sussurro. Perchè non me ne hanno mai parlato? E perchè non ci avevo ancora pensato io?
La bocca di Mr. Duston diviene una linea dura e severa piena di disprezzo mal celato -solo uno, tuo nonno paterno. Sua moglie si è impiccata dopo la morte di tuo padre e lui è diventato mezzo-pazzo -.
-e i miei nonni materni?- insisto mormorando.
-loro... non... non erano interessati a conoscerti-.
-capisco- ovvio. Mia mamma era una madre adolescente e vedova e ha partecipato hai giochi per cercare di darmi una vita migliore con i soldi della vincita. Probabilmente mi ritengono responsabile della sua morte. 
Un pacificatore irrompe nella stanza e trascina quasi di peso fuori la mia famiglia. 
-vi voglio bene! vincerò per voi! e per loro! lo giuro- gli urlo dietro. La porta si richiude e io fisso lo sguardo sulla fotografia. I miei genitori mi sorridono ignari -non so ancora come, ma cercherò di farlo-. 
  
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