Film > Kung Fu Panda
Segui la storia  |       
Autore: Tigre Rossa    20/06/2013    6 recensioni
“Sono venuto a prendere qualcosa che mi appartiene. O, per meglio dire, qualcuno. Siete voi il tutore della maestra Tigre, no?”
----------------------
Non si può fuggire dal proprio passato, per quanto oscuro possa essere. E quando quello di Tigre torna a reclamarla nella figura misteriosa e crudele di Shang Chiang, la giovane maestra è costretta ad abbandonare ogni sua certezza per un lungo viaggio verso l'Est e verso le sue origini. Un viaggio che dovrà affrontare solo con la guida di un paio di occhi di giada e il ricordo evanescente di un sacrificio coraggioso. Un viaggio da cui potrebbe non tornare.
TiPo- Non tiene conto degli avvenimenti di Kfp3
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Po, Shifu, Tigre
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Pensieri di padri

 


“E questa è la sala degli allenamenti, generale. Con essa abbiamo finito. ” disse Gru, finendo così di mostrare a Shang Chiang il Palazzo.
“Finalmente! Sia lodato Budda!” pensò Scimmia, annoiato a morte.
 
Vipera aveva insistito affinché tutti e quattro mostrassero il Palazzo al generale. Certo, avrebbe potuto benissimo farlo solamente lei, visto che riusciva a conversare anche con chi detestava a morte, ma la ragazza non aveva voluto.
 
“Gli uomini aristocratici” aveva spiegato “pensano che le donne debbano occuparsi solo ed esclusivamente della casa e dei propri familiari, essendo ’esseri inferiori ’.” Non era servito guardarla in faccia per vedere quanto le disgustassero le sue stesse parole ”Se gli mostrassi da sola il Palazzo penserebbe che anche qui vige la stessa corrente di pensiero e non oso immaginare come si comporterebbe in quel caso.”.
Così avevano deciso di illustrare le stanze a turno, o almeno era stato questo il piano originale. Scimmia e Mantide, però, riuscivano a trattenersi a stento dall’impulso di sputargli in faccia e così Vipera e Gru, i più diplomatici del gruppo, erano stati costretti ad illustrargli tutto parlando sempre e solo loro.
 
La vecchia tigre osservò attentamente la sala dall’uscio.
“Gradirei visitarla nel dettaglio.” disse.
I quattro si guardarono, con la frustrazione negli occhi. Non ce la facevano più!
“Certo.” rispose Gru, cercando di mantenere la voce calma “Guardatevi pure attorno.”.
Allora egli entrò, osservando con cura ogni strumento e valutando mentalmente la forza che dovevano avere gli allievi del maestro Shifu per poterli utilizzare. Non dimenticate che era un generale, ed era quindi abituato a valutare chiunque incontrasse ed a cercare i suoi punti deboli.
 
Ad un certo punto si fermò di fronte ad un vecchio sacco d’allenamento, tutto rattoppato ma ancora duro e pesante, messo a dura prova dai costanti allenamenti di anni e anni di formazione.
“A chi appartiene?” domandò, passandoci una zampa sopra per constatarne la resistenza. “Il guerriero che si allena con un tale sacco deve avere una forza immensa e una grande conoscenza del kung fu e delle arti marziali in generale.” pensò.
I ragazzi rimasero sorpresi a quella domanda, molto sorpresi. Possibile che, tra tutti gli strumenti presenti nella sala, Shang Chiang chiedesse proprio di quel sacco?
“È di Tigre, generale.” rispose Vipera “Lo ha costruito da sola quando è arrivata qui e ha provveduto lei stessa ad aggiustarlo durante tutti questi anni. Spesso usa troppa forza e finisce per bucarlo, per questo motivo è molto rattoppato. A nessun altro è permesso usarlo.”
Shang Chiang si voltò, non credendo alle parole della guerriera. “Ragazza, non prenderti gioco di me.” disse con tono aspro “Ciò che hai appena affermato è impossibile.”.
Scimmia si indispettì vedendo la reazione dell’uomo “Vipera non sta scherzando. Quello è il sacco di Tigre ed è un miracolo che sia ancora tutto intero, tra l’altro.” confermò con tono velenoso “È forte, Tigre, molto più forte di quanto voi possiate immaginare. Se vi impressiona solo vedere le condizioni del suo sacco, aspettate di vederla combattere. Una volta ha sconfitto venti guerrieri armati fino ai denti tutta da sola. Altro che impossibile!”.
Il vecchio si girò nuovamente verso il sacco, ancora incredulo “Possibile che quella ragazzina sia così forte?” si chiese, osservando un largo buco irregolare non ancora rattoppato.
 
 
La ragazzina, al momento, era impegnata in una lotta dove la forza fisica non era utile.
Una lotta mortale contro la polvere e le ragnatele, con l’unico aiuto di una scopa, di uno strofinaccio e di un panda che detestava più di lei fare le pulizie.
 
“Uffa! Non ce la faccio più!” urlò Po frustato “Io uccido mio padre! Lo odio, lo odio, lo odio! E odio pulire!”.
Tigre gli lanciò uno sguardo divertito “Non esagerare, Po.” rispose “Abbiamo quasi finito. Inoltre, il grande Guerriero Panzone non dovrebbe aiutare i comuni mortali senza lagnarsi in continuazione?”.
“Ah ah ah, il tuo senso dell’umorismo è spettacolare, sai?” rispose ironico il panda. La felina aveva proprio preso in simpatia il titolo di ‘Guerriero Panzone ‘, a quanto pareva.
“Lo so.” rispose lei stando allo scherzo “È un dono, non posso farci niente.”.
Il ragazzo scosse la testa e sorrise, compiaciuto.
 
Beh, almeno quella tortura forzata aveva avuto il dono di distrarre un po’ la sua amica e di farle tornare il sorriso, per quanto ironico e cattivello.
Sembrava quasi che neanche l’ombra di Shang Chiang fosse mai giunta al Palazzo di Giada a rovinare l’atmosfera di pace che da quasi un mese regnava sovrana tra i sette guerrieri.
Sembrava, però non era così.
Po vedeva bene che la mente della felina era ancora presa dagli avvenimenti del giorno prima. Se ne accorgeva dalle piccole cose, dal suo sguardo perso nel vuoto per un attimo, dalla sua furia nel togliere la polvere da un sopramobile, dalla sua lentezza nel spazzare sotto i letti, dalla sua coda quasi completamente immobile, dalla sua aria infastidita per un nonnulla, da quel velo di . . . angoscia, si poteva definire in quel modo? che per alcuni minuti l’avvolgeva e la rendeva intoccabile.
 
“Po? Tutto ok? ” una voce lo distolse dai suoi pensieri. Tigre lo guardava, notando la sua aria assente.
“Si, certo!” rispose velocemente lui “Penso che abbiamo finito qui! Adesso rimane solo . . .” il panda si bloccò al pensiero di quale fosse la camera da pulire.
 
Era la sua.
Piena zeppa di modellini, di immagini, di oggetti e di poster riguardanti i Cinque Cicloni, i grandi guerrieri del mondo del kung fu in generale e soprattutto lei, la grande Maestra Tigre.
Se l’avesse vista, che cosa avrebbe pensato di lui?
Lo avrebbe preso in giro, trovandolo infantile e sciocco?
Lo avrebbe guardato scioccata, considerandolo mezzo pazzo?
Non gli avrebbe più rivolto la parola, giudicandolo immaturo ed indegno della sua attenzione?
No, non doveva assolutamente vedere la sua camera! Non doveva!
 
“Niente! Non rimane niente! Possiamo scendere, abbiamo finito!” mentì.
La felina lo guardò confusa e lui cercò di non tradirsi.
“Po, sono sicura che manca una stanza all’appello. È quella qui accanto. Su, non fare lo scansafatiche!” disse alzandosi e prendendo la scopa.
“No, ti stai sbagliando!” insistette Po con troppa veemenza per risultare onesto “Abbiamo finito! Vieni, andiamocene!”.
“Sei un pessimo bugiardo.” La ragazza aprì la porta ed uscì per andare a pulire la stanza accanto, adesso spinta anche dalla curiosità. Come mai Po non voleva andare in quella stanza?
“Aspetta! Ti prego, Tigre, non . . .” il ragazzo si alzò e la seguì di corsa, cercando di fermarla, ma era troppo tardi.
 
Tigre aveva già aperto la porta e Po desiderò di sprofondare sottoterra.
 
La giovane maestra guardava sorpresa i poster appesi al muro che ritraevano lei e i suoi amici, i dischi ninja conficcati alla parete sul disegno grossolano di un toro, i cinque modellini sul davanzale della finestra che lì ritraevano in pose di combattimento, un poster con i ritratti di tutti i più grandi maestri del kung fu sull’anta dell’armadio e i principi della forza e dell’azione del kung fu scritti sul pavimento con un gessetto.
Ella si girò verso l’amico, il quale fissava imbarazzato per terra.
“Era per questo che non volevi farmi vedere la tua stanza, Po?” la domanda della guerriera fu diretta e senza preamboli, ma nella sua voce c’era dolcezza.
Il panda non poté fare altro che annuire, sentendo le guance farsi rosse come la camicia di lei.
Il volto della felina si addolcì e il suo sguardo cadde sul terzo principio della forza.
“Ti conviene correggerlo, è un grave errore.” disse con tono tranquillo, indicandolo con la zampa.
Po alzò lo sguardo, confuso “Come?” chiese sicuro di aver capito male.
“Il terzo principio della forza è ‘Restituisci al tuo avversario la sua forza ’, non ‘Dai al tuo avversario la tua forza ’. Un errore del genere il maestro te lo farebbe pagare molto caro.” disse pazientemente, iniziando a spolverare l’armadio di Po.
“Ma come, non sei nervosa? Arrabbiata? Sconvolta? Disgustata? Non mi consideri un bambino infantile, uno stupido, un malato di mente?” domandò egli, sorpreso dalla sua reazione.
“Perché dovrei?” Tigre lo guardò negli occhi “Sapevo già della tua smisurata passione per il kung fu. Tuo padre ci ha mostrato i tuoi modellini prima di partire il mese scorso, ricordi?”
Se lo ricordava benissimo. Prima per partire per affrontare Shen, suo padre lo aveva fermato per dargli il bagaglio e aveva tirato fuori il modellino di Tigre proprio di fronte a lei.
Era stata una delle figuracce più brutte della sua vita.
“Po, ti conosco da mesi, ormai. Pensavi davvero che ti avrei criticato su cosa tieni nella tua stanza? A quanto pare non mi conosci ancora per niente. E smettila di guardarmi con quella faccia, sembri uno scemo.” la giovane maestra distolse lo sguardo e continuò a spolverare, invitando il ragazzo a fare lo stesso.
Il Guerriero Dragone si scosse e iniziò a sua volta a pulire, pensando tra sé e sé che Tigre era davvero una ragazza dalle innumerevoli facce.
 
I due pulirono a fondo la stanza che, benché il panda non l’utilizzasse quasi per niente, era più sporca di tutte le altre.
Più volte le braccia dei giovani maestri si sfiorarono per caso, causando una marea di emozioni e sentimenti contrastanti nel cuore e nella mente del ragazzo.
 
Po non sapeva perché reagiva in quel modo, non sapeva più niente. Voleva solo che quel momento di intesa e di condivisione durasse per sempre. Si, per sempre, loro due, solo loro due, in quella camera dove erano iniziati tutti i suoi sogni infantili.
 
Ma quel momento di tranquillità venne interrotto da una voce. Una voce che Po conosceva fin troppo bene e che in quel momento avrebbe voluto spegnere per sempre.
“Poooo!!! Scendi giù un attimo, per favore!” urlò il signor Ping dal piano di sotto, reclamando l’attenzione di suo figlio.
“Uffa! Adesso cosa vuole?” sbruffò il panda abbandonando paletta e strofinaccio “Torno subito.” disse all’indirizzo di Tigre e la ragazza annuì, continuando a spazzare.
“Cosa c’è, papà?” domandò il Guerriero Dragone quando giunse in cucina.
“Mi devi fare un grosso favore, ragazzo mio, un grosso favore.” disse la vecchia oca, intenta ad ordinare la cucina “La signora Ran si è presa alcune delle mie vecchie pentole e non me le ha ancora restituite. Potresti andare a prenderle per favore?”
“Adesso? La signora Ran abita dall’altra parte del villaggio!” si lamentò Po, che non voleva andarsene proprio in quel momento.
“Si, adesso! Lo sai che senza le mie pentole mi sento perduto, sono come delle figliolette per me! E loro mi soddisfano sempre, a differenza di un certo panda qui presente!” insistette il vecchio con tono di rimprovero.
“Va bene, va bene . . . vado.” si arrese il ragazzo. Sua padre l’aveva sempre vinta con lui.
“Su, non fare quella faccia triste. Quando torni ti preparo uno spuntino prelibato!” esclamò il signor Ping.
“No, grazie . . . non ho fame.” mentì Po, anche se la pancia gli brontolava.
L’oca lo guardò attentamente “Non starai ancora facendo quella cosa assurda che mi dicevi l’altra volta? Quella diata?”
“Si chiama dieta, papà, e non è una cosa assurda. Comunque si, la sto ancora facendo.” spiegò il Guerriero Dragone.
“Non mangiare è una cosa assurda, Po. Un ragazzo come te deve mangiare tanto. Stai ancora crescendo!”
“Papà, mangiando in continuazione e in quel modo non cresco, ingrasso solo. Adesso sono un guerriero, non posso essere grasso!”
“Tu non sei grasso, ragazzo mio! Smettila di dire scemenze! Inoltre, è sbagliato cambiare sé stessi per un’altra pers . . .”
“Io non sto cercando di dimagrire per qualcuno, papà! Te l’ho già detto l’altra volta. Ora vado, altrimenti non torno più. A dopo.”
Il panda se la diede a zampe levate, lasciando la vecchia oca a gridare al vento “Non ho ancora finito, Po! Torna qui!”.
 
 
“Signor Ping, tutto bene?” domandò Tigre che era scesa al piano inferiore ed aveva trovato il vecchio che parlava da solo, innervosito.
“Oh, piccola Tigre! Si si, tutto benissimo. Hai pulito tutte le stanze? Poverina, mi dispiace averti fatto lavorare così tanto. Su, siediti lì, che ti preparo qualcosa di buono. Non va bene che una bella ragazza come te abbia solo un po’ di pelle a coprire le ossa. Non preoccuparti, con la mia cucina tornerai in forma smagliante!” disse l’oca calmandosi di botto alla presenza della ragazza.
La guerriera si guardò attorno, cercando il panda con lo sguardo "Dov’è Po?” domandò, fingendo di ignorare il complimento che le aveva fatto.
“Oh, è andato a fare una piccola commissione per me. Siediti, su. Cosa preferiresti mangiare, piccola?” spiegò mentre prendeva un grande pentolone.
“Una commissione?” insistette Tigre, ignorando totalmente la domanda del cuoco.
“Si, l’ho mandato a prendere delle pentole dalla signora Ran un quarto d’ora fa, mi sembra.” si arrese l’oca, capendo che non sarebbe riuscito a farla sedere se prima non avesse risposto a tutte le sue domande.
“Perché non avete chiamato anche me? Avrei potuto aiutarlo.”
Il volto del signor Ping si addolcì a quelle parole“ Lo hai già aiutato moltissimo, Tigre. E continui a farlo ogni giorno.”
Tigre rimase stupita per la risposta dell’oca “Mi scusi, signor Ping, ma non capisco.”
Il vecchio la guardo con dolcezza “Se Po non te ne ha parlato non ho il diritto di farlo io, ma sappi che ti sono debitore, piccola.”
“Debitore?”
“Si, debitore. Se non fosse stato per te, Po non sarebbe colui che è adesso. Sarebbe un grande panda triste e deluso dalla vita, senza sogni né gioia.”
Tigre non capiva. Non capiva per niente.
“Perdonatemi, signor Ping, sono più confusa di prima.”
“Oh, non preoccuparti, capirai quando mio figlio si deciderà a parlartene. Adesso, ragazza mia, mi prenderesti quella scatola in alto?”
“Ma . . .”
Proprio in quel momento una montagna di vecchie pentole di varie dimensioni e materiali entrò in cucina, instabile e pericolante su un paio di buffe zampe da panda.
“Un aiutino?” chiese Po con voce soffocata, rischiando di inciampare nei suoi stessi piedi.
Tigre sorrise e lo aiutò a posare tutte le pentole a terra.
“Non sapevo che le pentole sapessero camminare, sai?” fece ironica la ragazza.
“Ah ah ah, molto divertente.” rispose il panda sbruffando.
Il vecchio rimase a guardarli, dolcemente.
“Beh, adesso che ci siete tutti e due posso andare dal signor Hiroshi. Mi aveva chiesto di fare una partita a shogi, ma non volevo lasciare il ristorante da solo. Potrebbe farsi male! Starò via per un po’. Po, tu controlla il ristorante. Piccola Tigre, tu controlla Po, per favore.” disse togliendosi il grembiule.
“Papà! Io non ho bisogno di essere controllato!” esclamò Po imbarazzato, mentre la sua amica gli lanciava un’occhiata divertita.
“E quella volta che, mentre non guardavo, ti sei fatto cadere l’armadio addosso? E quando ti sei mangiato la pasta cruda pensando che fosse cotta? Oppure quando . . .”
“Ok, papà, ok, basta così . . .” lo interruppe il ragazzo, coprendosi gli occhi con una zampa mentre la felina ridacchiava sotto i baffi.
“Sapete che cosa potete fare mentre sono via? Cucinare per il pranzo, insieme! Sono curioso di vedere come ve la cavate, voi due!”
A quella proposta fu Tigre ad imbarazzarsi “Ecco, signor Ping, non penso che sia una buona idea . . .” fece.
“E perché mai?” domandò egli.
“Non me la cavo molto bene in cucina, signor Ping . . . anzi, non me la cavo per niente.” rispose la ragazza.
“Sciocchezze!!! La cucina non è difficile, basta sentirsela nelle vene! E poi c’è Po ad aiutarti! Sono sicuro che andrà tutto bene! Adesso vado. Ah, se vi serve una spintarella, in quella scatola c’è quello che può fare al caso vostro. Fate i bravi, ok? Po, non distruggere il ristorante. Piccola, tienilo d’occhio.”
E così dicendo il signor Ping uscì dal ristorante. O almeno, finse di uscire dal ristorante.
 
La vecchia oca si nascose all’uscio e guardò a lungo i due guerrieri, teneramente.
“Manca poco” pensò “manca veramente molto poco. Come è cresciuto in fretta, il mio ragazzo!”.
Poi si allontanò, lasciando i due da soli, veramente da soli.
 
 
Shifu era sotto il Sacro Pesco della Celestiale Saggezza, come la sera prima, avvolto nel suo mantello verde e nei suoi cupi pensieri.
Con gli occhi chiusi e le zampe ben strette intorno al vecchio bastone, il panda minore stava cercando di richiamare a sé la pace interiore, ma senza alcun successo.
Un volto continuava ad apparire di fronte agli occhi serrati del vecchio, un volto triste ed arrabbiato, un volto tradito ed ingannato, un volto deluso.
Profondamente deluso.
 
Era il volto di Tigre.
 
Il rimorso e il dolore continuavano ad affliggere l’anziano maestro che cercava di dominare tali emozioni, perdendo puntualmente la lotta contro il suo stesso spirito.
Una preghiera nacque spontanea dalle sue labbra, una preghiera che aveva in sé qualcosa di disperato, ma anche qualcosa di speranzoso.
 
“Maestro” supplicò con un filo di voce “Maestro Oogway, aiutatemi voi. Aiutatemi a rimediare ai miei errori, se è possibile. Aiutatemi a colmare i vuoti che ho creato io stesso nel mio essere cieco. Aiutatemi a fare la cosa giusta. Aiutatemi a rimediare a quello che ho fatto a Tigre in tutti questi anni. Aiutatemi, maestro, ve ne prego.”
Una folata di vento scompigliò il mantello del Gran maestro e ad egli parve di sentire una voce sussurargli nell’orecchio alcune tremule parole.
 
Proteggetela, maestro Shifu. Proteggete Tigre con tutte le vostre forze. Forze oscure vogliono inghiottirla e cancellarla per sempre, forze più vicine di quanto voi possiate immaginare.
Proteggetela, maestro Shifu. Proteggetela con tutto l’amore che avete. Non ci sarà bisogno di altro. Ma proteggetela, ve ne prego! Proteggetela anche per me. Io . . . io non posso più farlo da tanto tempo, ormai.”
 
Shifu sobbalzò. Lui conosceva quella voce. La conosceva benissimo.
 
Era stata la stessa che aveva sentito, molti anni addietro, il giorno in cui aveva portato via Tigre dall’ orfanotrofio.


La tana dell'autrice

Ehilà, sono tornata!

Si, la vostra scrittrice un po' pazza (Scimmia : Solo un po'?) è tornata a torturarvi!!!

Ci ho messo un po' di tempo, ma purtroppo non avevo l'ispirazione, o meglio. nei momenti in cui l'avevo non potevi scrivere e quindi questo capitolo è venuto uno schifo.

Vi prometto che cercherò di scrivere molto più spesso perchè, se continuo a procedere a questo passo, la storia non finirà mai!!!

Cosa dire? Un piccolo capitolo un po' strano dove ho aperto nuovi spazi per riflessioni, a partire dai pensieri di Shang Chiang, di Ping e di Shifu. Volevo però invitarvi a leggere con più attenzione le parole sussurrate nel vento dalla voce ignota, perchè è la stessa che nel quarto capitolo, mi sembra, conta : Un amico, due amici, tre amici, quattro, cinque, sei amici. Essa sarà molto importante durante la fic.
Comunque il prossimo capitolo sarà incentrato su i pensieri e le sensazioni di po e tigre, quindi, fan della coppia, tenetevi forte!
Oh, volvevo solo dire una cosa: sono commossa! Ben 45 recensioni, 1686 visualizzazioni, 7 persone hanno messo questa fic nelle preferite, 1 nelle ricordate e ben 8 nelle seguite!!! Grazie di cuore per il vostro sostegno e la vostra stima, grazie davvero di cuore!!!
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Kung Fu Panda / Vai alla pagina dell'autore: Tigre Rossa