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Autore: thatsmylastsong    21/06/2013    3 recensioni
[Altri attori/telefilm]
Evan Peters\Taissa Farmiga.
A Taissa non importava.
Le condizioni meteorologiche non le avrebbero mai impedito di stringerlo forte tra le proprie braccia. Di essere stretta tra le sue di braccia.
Ma per Evan non era così e si chiedeva quanto ancora, avrebbe aspettato.
In eterno, forse.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina, il sole splendeva ancor di più, illuminando la fredda Alaska.
La giovane Taissa fu svegliata dai raggi penetranti del sole, che le avvolgevano gli occhi.

Se li strofinò e con riluttanza, si decise di alzarsi, sistemare le tende, così da non far penetrare nessun altro raggio.
Dopo essersi nuovamente stesa sul letto, iniziò ad avvertire un acuto mal di testa.
La tormentava.
Che diavolo le era capitato? E soprattutto, come aveva fatto a finire in camera propria? E perché il letto non era disfatto? Tutte domande che si poneva, alle quali non riusciva a rispondere.
L'ultima cosa della quale aveva memoria, erano tutte quelle bottiglie di birra e niente più.
Il vuoto.
Dei decisi colpi indirizzati verso la porta della propria camera, la fecero tornare alla realtà.
"Taissa, sei sveglia?" era la voce di Ryan.
Ella andò ad aprire la porta, trascinandosi.
"Che c'è?".
"Stiamo per fare colazione. Ti unisci a noi".
"Ecco, veramente...".
"Taissa, non era una domanda. Tu ti unirai a noi, fine della questione. Non ti abbiamo vista quasi per niente ieri, quindi, oggi starai con noi. Quando torneremo a New Orleans non ci saranno più pause come questa, perciò, approfittane".
La ragazza era chiaramente con le spalle al muro.
Appena scese al piano di sotto, la prima cosa che le saltò all'occhio fu la tavola, piena d'ogni ben di Dio.
Il resto del cast le diede il buongiorno e prima che potesse rispondere, Ryan la fece accomodare.
Quando si sedette, il mal di testa aumentò notevolmente.
Le veniva da vomitare e si sentiva come se una neofocena le si fosse addormentata sopra, durante la notte.
"Cara, ti senti bene?" chiese una voce di donna, appoggiandole una mano sulla spalla destra.
La giovane attrice scossa la testa.
La donna fece cenno a Ryan che si stavano allontanando ed egli si mostrò d'accordo.
Taissa non aveva riconosciuto l'identità di chi la stava accompagnando appena fuori dalla baita.
Quando ella rivolse lo sguardo verso la donna, ebbe un attimo di sollievo.
"Sarah...".
"Tesoro, sediamoci".
Si sedettero su una panchina, pochi centimentri distante dalla baita.
"Che hai combinato, ieri sera?".
Ecco, che bella domanda.
Che diavolo aveva combinato ieri sera?
"Io... non ricordo, davvero".
La donna la guardò storto.
"Lo credo bene. Ti sei scolata un bel po' di birra. La mia, oltretutto".
"M-mi dispiace".
"Piccola, non dispiacerti per me. Ascolta... hai quasi 19 anni, ma bere, in questo paese per i minori di 21 anni è ancora illegale".
"Sarah, non vorrei mancarti di rispetto, ma potresti non parlare, per circa... 12 ore? Ho la testa in procinto di esplodere e non mi dispiacerebbe strapparmi il fegato con le pinze".
Sarah la guardo, benevola.
"Cerca di riprenderti entro le sette di questa sera".
"Perché?".
"Perché ci sarà una festa organizzata per noi del cast. Evan e Brad stanno aiutando ad organizzarla".
Evan.
Evan?
Evan!

I ricordi stavano riaffiorando.



A New Orleans, pioveva a dirotto.
Il cielo era quasi nero e il vento batteva contro ogni finestra, sempre più persistente.
In casa Farmiga, era tutto piuttosto tranquillo.
Vera si era messa le auricolari per non sentire il rumore del temporale.
Era così rilassata, così fuori dal mondo.
D'improvviso, qualcuno le tolse le cuffie, senza un motivo apparente.
Nonna Izzie si sedette accanto alla nipote.
"Perché cavolo l'hai fatto?".
"Perché ti devo parlare, sciocchina".
"Abbiamo parlato abbastanza".
"Ma scherzi? Ieri ci ho provato ma tu ti sei sempre tirata indietro" esclamò la nonna, risentita.
"Senti, non c'è molto di cui parlare. Taissa è innamorata di un ragazzo che la fa stare solo male e io lo odio. Fine".
"Piccola mia... anche io sono preoccupata per lei, ma ha 19 anni ed è normale che soffra per amore".
"No, non lo è! L'amore dovrebbe renderti forte, allegra, entusiasta! Tu non l'hai sentita piangere in quel modo, non hai visto quanto soffriva".
"Vera, ascoltami. L'amore, spesso, ci fa sentire vulnerabili e deboli, ma soprattutto, ci fa sentire vivi. La nostra bambina sta crescendo e si è innamorata. Sta soffrendo? Beh, l'amore è anche questo. Non ci possiamo fare nulla, io e te. E nemmeno lei può. Questo ragazzo deve essere davvero speciale se ha attirato così tanto l'attenzione della nostra piccolina. Come hai detto che si chiama?".
"Evan Peters e non è speciale, se non si rende conto di quanto Taissa sia magnifica".
Nonna Izzie cambiò totalmente espressione facciale.
Era come se avesse visto un fantasma.
"Nonna? Che ti succede?".
"Hai detto... Peters?".
"Sì... è questo il suo cognome".
"Oh mio Dio" disse Izzie, sussrandolo a se stessa, con voce tremolante.



Erano le sette di sera spaccate e il locale nel quale stava avendo luogo la festa, stava iniziando a riempirsi.
Tutto il cast rimase colpito dallo splendido lavoro di Evan, Brad e gli addetti all'organizzazione.
La musica partì e tutti iniziarono a danzare e a scatenarsi.
Tutti... tranne Taissa, che ancora non era arrivata.
Evan, che indossava un meraviglioso smoking, si guardava intorno, alla ricerca della ragazza.
Dopo dieci minuti, iniziò a preoccuparsi ed iniziò a chiedere dove fosse.
"Brad, hai visto Taissa?".
L'uomo stava per rispondere, ma fu incantato da una visione celestiale.
"Brad? Ma che hai?".
Non capendo, Evan si voltò e a qualche metro da lui, vi si trovava un angelo.
La signorina Taissa Farmiga, in tutta la sua perfezione.
Ella indossava un meraviglioso abito bianco di seta che le arrivava alle ginocchia.
Era assolutamente perfetta.
Lei ed Evan non si parlavano da settimane, ma lui sembrò dimenticarsene.
Le si avvicinò, totalmente incantato.
"Mi concedi questi ballo?" chiese lui, porgendole la mano.
La ragazza sorrise timidamente e appoggiò la propria mano su quella di lui.
Si misero al centro della pista da ballo, stringendosi l'uno all'altra.
"Ciao" disse lui, dolcemente.
"Mi dispiace" rispose lei, bruscamente.
"Per che cosa?".
"Per ieri sera. Dopo aver preso cinque aspirine e aver vomitato l'anima... tutto mi è tornato in mente e mi dispiace tanto. Non volevo dirti quelle cose, Evan, ti prego di credermi!".
"Ti credo e non devi scusarti".
Taissa sorrise.
"Posso farti una domanda?".
"Certo".
"Perché non mi hai rivolto la parola per quasi tre settimane? Voglio dire, so che voi ragazze avete strani sbalzi d'umore ma... non capisco cosa ho fatto per ferirti".
Taissa si irrigidì.
Lei se ne era dimenticata.
Per quasi tre settimane si era dimenticata che Evan non sapeva dei sentimenti di lei nei suoi confronti.
Sono proprio una cogliona, disse tra sé e sé.
"Vuoi la verità?".
"Certo" rispose lui, deciso.
"Tu... ehm, non centri".

Bugiarda.
"Non ti parlavo perché... stavo male a causa di un ragazzo e non volevo avere più a che fare con il genere maschile".
Lo sguardo di Evan si fece improvvisamente spento.
Triste.
"Chi è questo idiota? Taissa, dimmelo! Dimmelo che lo prendo a calci in culo. Nessuno deve permettersi di farti soffrire. Nessuno".
Ecco perché lo amava, si disse.
"Lascia stare".
"No, per niente! Tempo fa, mi dissi che io e te non ci conosciamo bene e hai ragione. Parlami di lui. Fammi conoscere la situazione, poi però dimmi chi è".

Oh, porca puttana.
"D'accordo, ehm... mi sono innamorata di lui, nell'esatto istante in cui lo vidi. Io avevo sedici anni e mezzo quando lo conobbi. Lui è il classico ragazzo che farebbe innamorare chiunque, capisci? Ma non sarà mai mio".
"Perché no?".
"Beh, lui ha una fidanzata con la quale io non reggerò mai il confronto".
"Cazzate".
Taissa lo guardò, stupita.
"Che cosa?".
"Ho detto che sono cazzate. Tu non reggeresti il confronto con un'altra ragazza? Ti prego. Non dirmi che non ti sei mai resa conto di quanto tu sia..."
Si guardarono per qualche minuto, prima che lui concluse la frase.
"... straordinaria".
"Sei... gentile".
Evan le sorrise.
"E... se questo ragazzo fosse qui, ora, che cosa gli diresti?".
Ella ci pensò su per qualche istante.
Si avvicinò con le labbra all'orecchio destro di Evan.
"Ti amo".
Si staccò immediatamente, per poi guardarlo negli occhi.
"Ti amo".

  
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