-Dante-
Lady
se n'è andata non appena ha
iniziato a far buio e ci siamo ritrovati io e Beatrix nello studio
senza un bel niente da fare.
Ogni tanto le ho chiesto come si
sentisse e lei mi ha risposto sempre: -Sto bene, non preoccuparti.-
Eppure mi sembra ancora un po' pallida
e debole, il leggero rossore che ha sulle guance di solito non
è
ancora tornato, però sembra molto tranquilla. Forse per
riprendersi
del tutto ha bisogno di un po' di riposo ma mi ha già detto
di non
essere stanca e preferisco non insistere.
Ad un certo punto la sua attenzione è
catturata dagli scaffali di fianco alla scrivania, sui quali sono
disposti in modo molto disordinato alcuni libri che, a dire la
verità, non ho mai aperto in vita mia.
Ne ha scorso i titoli e dopo averne
scelto uno ha iniziato a sfogliarlo con attenzione, a giudicare dalla
copertina sembra un libro di arte.
-Ti interessano queste cose?- le chiedo
indicando il volume.
-Mi piace disegnare- dice semplicemente
sorridendo. Richiude il volume e se lo mette sottobraccio.
-E sei brava?-
-Non posso dirlo di certo io, dovresti
essere tu a giudicare i miei disegni- Mi ha portato in camera sua e
dal borsone ha tirato fuori una cartellina piena zeppa di fogli e
foglietti, alcuni strappati da chissà dove e altri
riattaccati con
lo scotch dopo essere stati trappati in mille pezzi.
Me li fa' osservare bene, certi disegni
sono dalle linee ben definite e studiate con meticolosità,
altri
sono dei semplici schizzi fatti al momento.
-Sono molto belli- ho commentando
sfogliando le varie opere. -Hai un vero e proprio talento-
E' arrossita leggermente stringendosi
nelle spalle. Quindi è questa la Beatrix che non tutti
conoscono, è
questo che lei cela sotto il mantello e dietro la lama di una spada
che porta il nome di Giustizia. In realtà, sotto la stoffa
scura e
macchiata di sangue, nasconde una ragazza normale, un po' timida che
disegna per esprimere le sue emozioni e a giudicare dai soggetti
rappresentati pare non siano tutte allegre e felici: mani
insanguinate che stringono con forza una rosa piena di spine, occhi
che piangono lacrime di sangue.
Ma uno in particolare mi attrae: una
donna, che giuro potrebbe essere Beatrix dieci anni più
vecchia, che
stringe a sè una bambina dai lunghi capelli, voltata di
spalle e
della quale non si può scorgere il volto. Tutt'intorno
è contornato
di macchie scure e rose appassite.
Ho riposto tutti i fogli nella cartella
lasciando fuori quest'ultimo. Ora che siamo soli forse può
rispondere a qualche mia domanda.
-E' mia madre- mi ha detto indicando la
donna e successivamente la bimba -Questa invece sono io, è
uno degli
ultimi fra i pochi ricordi che ho di lei.-
-Cosa le è successo?- Mi sistemo
meglio sul letto per poterla ascoltare più attentamente.
Sospira. -Dante...-
-Senti, posso comprendere che tu non
voglia rivivere certi momenti della tua infanzia che a quanto pare
non è stata molto allegra, ma io ho bisogno di capirti. Devo
capirti.- Detta così la frase suonava parecchio male,
perciò dopo
essermi schiarito la gola ho continuato: -... Da oggi noi vivremo
insieme, sotto lo stesso tetto. E credo che sia abbastanza importante
instaurare già da subito un rapporto di fiducia reciproca. E
davvero, mi sento un'idiota a fare certi discorsi perché
è
difficile anche per me fidarmi così facilmente delle persone
ma se
in questo momento io posso farlo con te, allora puoi farlo certamente
anche tu con me.-
Mi guarda quasi esasperata sistemandosi
sul letto a gambe incrociate.
Fa un profondo respiro e mi guarda con
i suoi occhi di ghiaccio fissi nei miei.
-I miei genitori sono stati uccisi
diaciassette anni fa' da dei demoni.- dice d'un tratto.
-Non ho molti ricordi di loro, so solo
che ho gli stessi occhi azzurri di mio padre e i capelli vermigli di
mia madre. Mi hanno detto che somiglio in modo impressionante alla
mia mamma ed è solo grazie a questo che riesco a
rappresentarla...-
-E sei diventata Devil Hunter per
vendicare i tuoi genitori?-
Fa' una risata cupa.-No, non sono così
sciocca da vivere la mia vita inseguendo demoni a destra e a manca
per un torto che ho subito. Il motivo è un'altro.-
-Quale?-
Un altro respiro profondo:-Uccido i
demoni sulla terra perché quelli nella mia testa non possono
morire.- la sua voce è ancora più tetra della
risata di poco fa' e
di nuovo nei suoi occhi intravedo un ricordo terribile. Un peso
gigantesco per una ragazza così giovane.
La guardo ad occhi sbarrati mentre si
fissa le mani strette in grembo.
-Cosa vuoi dire scusa?- Riesco a
boccheggiare.
-E' molto semplice. Si tratta di un mio
sogno ricorrente, un'incubo per la precisione. Dove rivivo
ripetutamente la scena dell'ultima volta che ho visto i miei
genitori: il lungo corridoio della mia vecchia casa imbrattato di
rosso, le ombre che mi avvolgevano e mi accompagnavano, il mare di
sangue dove li trovai, dei demoni nascosti nell'ombra che soddisfatti
osservavano il loro operato con i loro occhi maligni e assetati di
altro sangue e anime. Mi inseguono da quando sono bambina e non hanno
mai smesso di invadere i miei pensieri, non appena cala la notte, nel
preciso istante in cui mi abbandono al sonno tutti quei ricordi si
rifanno vivi così nitidamente da spaventarmi come la prima
volta.
Succede che in alcuni sogni sono più immagini in disordine
che si
susseguono velocemente, ma per la maggior parte delle volte tutto va
nell'ordine preciso in cui è successo: da quando percorro il
corridoio, a quando trovo la porta semi chiusa macchiata di impronte
rosse scarlatte ancora fresche, all'immagine dei miei genitori
accasciati al suolo e infine quando mi volto e dietro di me e trovo
con i denti digrignati e il viso contorto in una smorfia diabolica,
un demone che ancora non ha placato il suo appetito di anime. Non
ricordo come feci a salvarmi ma so solo che se avessi esitato un solo
secondo di più io... -
Bruscamente il racconto viene
interrotto da un singhiozzo e solo in quel momento mi accorgo che sta
piangendo. Troppo concentrato sulla sua terribile storia non ho fatto
caso alle lacrime che stanno scorrendo copiosamente sulle sue guance
e la mano tremante che tiene a coprirsi la bocca.
-Scusami...- dice sommessamente, la sua
voce è appena udibile alle mie orecchie e inizia ad
asciugarsi le
lacrime col dorso delle mani.
Un po' esitante le poggio una mano
sulla spalla nuda, lasciata scoperta dalla sottile bretella della
canottiera grigia sgualcita che indossa come pigiama. In una
settimana non mi sono mai accorto di quanto magra fosse, non ai
livelli di anoressia, però è senza dubbio
sorprendente che un
corpicino così possa combattere contro i demoni. Sussulta di
nuovo,
scossa dall'ultimo singhiozzo.
Una specie di senso di colpa mi
pervade, per averla praticamente costretta a raccontarmi la sua
triste storia e per averle fatto rivivere quei terribili momenti
della sua infanzia.
-Scusami tu invece, non avrei dovuto
insistere.-
Si è voltata con un sorrisetto
imbarazzato, nonostante le guance arrossate e gli occhi umidi.
-Lo hai detto tu che dobbiamo fidarci
l'uno dell'altro no?-.
Senza neanche accorgermene l'ombra di
un sorriso è affiorato sul mio viso.
-Beatrix-
-Lo hai detto tu che
dobbiamo fidarci l'uno dell'altro no?- gli ho rivolto una specie di
sorriso nonostante avessi ancora gli occhi inumiditi dalle lacrime e
le guance tutte rosse.
In un primo momento Dante è
rimasto interdetto ma poi ha ricambiato, i suoi occhi di ghiaccio si
sono come sciolti.
Senza pensarci una seconda
volta gli ho circondato le spalle in un'abbraccio un po' timido, che
lui ovviamente non si aspettava. Dopodiché mi sono alzata in
piedi e
ho fatto per andare in cucina ma lui mi ha fermato afferrandomi per
il polso.
-Ma quindi con chi hai
vissuto dopo la morte dei tuoi genitori?- mi chiede.
-Sono stata affidata a mia
zia. E ho vissuto con lei fino ai
diciassette anni, poi sono scappata di casa lasciandole solo un
biglietto dove le ho chiesto di non cercarmi da nessuna parte. Ha
accettato la cosa tranquillamente. Adesso le mando una lettera ogni
mese e lei risponde sempre. Anche se spesso mi manca una figura
familiare.-
-Quindi non l'hai più
rivista da quando sei scappata?-
-No, ho viaggiato tanto e
non ho mai avuto tempo. Però ora che sono in un posto fisso
posso
finalmente mettermi da parte qualche soldo per andare a trovarla.-
-Sembri seriamente disposta
a lavorare, mi piace questa cosa. Ho fatto bene ad accettarti come
socia.-
Ci sorridiamo entrambi. O
meglio, io faccio un sorriso ampio, un po' imbarazzato per avermi
chiamata "socia", mentre lui il solito mezzo sorrisetto che
lascia appena intravedere i denti bianchissimi.
Il mio stomaco,
all'improvviso, si è fatto sentire in modo prepotente e di
certo in
un momento poco opportuno. Sono scoppiata a ridere e sono uscita
dalla camera seguita da Dante.
Andiamo a mangiare qualcosa
in cucina. Non ci sediamo neanche a tavola, una cena veloce con dei
panini fatti al volo. E mentre io rimango poggiata sul mobile sotto
la credenza lui sta dall'altra parte della piccola stanza poggiato
sul muro accanto alla porta, entrambi mangiamo in silenzio.
-Tu invece che mi dici del
tuo passato? Di sicuro è più allegro del mio.-
Soffoca una mezza risata
-Non è molto interessante a dire la verità.-
-Menti Dante, ti si legge in
faccia che in realtà non hai voglia di parlarne. Ma non
posso essere
solo io a parlare del mio passato, no? Anche io voglio saperne di
più
su di te.-
Silenzio.
-Andiamo, hai vissuto quasi
il doppio di me. Di sicuro hai più da raccontare e dubito
che possa
essere poco interessante la tua vita, non è da tutti aprire
un'agenzia di sterminio demoni.-
Ha finito di mangiare,
spazza via dai suoi vestiti le briciole e fa per andarsene.
-Un'altra volta ok? Per oggi
ne ho abbastanza di storie tristi-
Sussulto leggermente,
evidentemente mi sono sbagliata a pensare che il suo passato potesse
essere meno deprimente del mio.
Lo seguo fuori dalla stanza
mentre penso a cambiare argomento.
-Ehm... Abbiamo qualche
altra commissione sull'agenda?-
Lui volta appena il viso per
scorgermi oltre la sua spalla.
-No, siamo liberi per i
prossimi giorni. Ti va di fare qualcosa? Se vuoi ti faccio fare un
breve tour della città, così potrai orientarti
meglio in futuro.-
-Per me va bene, ma prima
che te ne dimentichi devo ricordarti una cosa...-
Si volta con sguardo
interrogativo. -Cosa mi starei dimenticando?-
-...I soldi per il lavoro di
oggi!-
Un accenno di risata trapela
dalle sue labbra. -Tranquilla li ho già ritirati. La tua
parte è
sulla scrivania in camera tua.
-Perfetto! Allora domani ne
approfitto per comprare qualche vestito nuovo.-
La sua risata si trasforma
in uno sguardo quasi implorante. -Oh Dio, no...-
-Tranquillo non ci metterò
tanto, comprerò lo stretto necessario.-
Il suo viso si rilassa
leggermente rimanendo però, ancora un po' preoccupato.
Subito dopo quella breve
conversazione ci congediamo e andiamo ognuno nella propria stanza.
Mi butto a peso morto sul
mio letto. Ed una strana sensazione mi pervade al pensiero che questo
adesso è il mio letto, che questa
è le mia stanza e
che da oggi vivrò qui, in questa casa insieme ad un uomo
albino col
nome di un poeta del milleduecento e con il quale collaboro in
un'agenzia di Devil Hunter
Mi metto a sedere e rimango
per un po' così, con i miei pensieri che vagano.
Non ho idea di come abbia
fatto ma alla fine mi sono ritrovata a chiedermi se il muro che
divide le nostre stanze è abbastanza sottile per poterci
parlare
attraverso.
Spinta dalla curiosità, do'
un paio di colpi sul muro adiacente alla stanza di Dante.
-Che c'è?- Grugnisce lui
dall'altra parte.
-Che figata!-
Un'altro grugnito. -Davvero
ti emozioni per delle pareti sottili?-
-No. Però pensa che figata,
possiamo parlare tranquillamente senza che uno invada la privacy
dell'altro.-
-Non so quanto ti convenga
ciò. Non credo ti farebbe piacere essere al corrente di ogni
volta
che porto una donna nel mio letto.-
Arrossisco violentemente al
pensiero di Dante a letto con la prima che capita, per fortuna che
non mi può vedere.
-Per fortuna ho il sonno
pesante.-
-Ecco brava, ora a nanna
ragazzina.-
Gli rivolgo una linguaccia
molto poco cortese mettendomi sotto le coperte.
-Buonanotte Dante...-
In risposta ho ottenuto solo
il suo russare.
L'angolo
di Lilith!
Eeeeee[...]eee
ce l'abbiamo fatta anche con questo chapter!! Hallelujah! Avevo paura
che non sarei mai riuscita a finirlo... Più che altro
perché ad un
certo punto mi sono ritrovata con un serio blocco e non sono riuscita
a scrivere niente! Ma grazie al cielo mi son sbloccata e ho terminato
anche questo.
Ditemi
che non vi ho fatto deprimere... n-non era mia intenzione d-davvero!!
*va nell'angolo *
Cooomunque
spero davvero che vi sia piaciuto, recensite in tanti e alla
prossima!
Baci,
Lilith.
P.s.: No... stavolta niente disegno u.u