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Autore: _Trilly_    23/06/2013    6 recensioni
ff ambientata cinque anni dopo la seconda guerra magica. Ginny è tormentata da strani e confusi sogni che non riesce a spiegarsi. Inizialmente pensa che siano causati dal trauma per le tante morti, soprattutto quella di Fred, che la guerra contro Voldemort ha portato, ma poi scoprirà a sue spese che la realtà è ben più complessa.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Un po' tutti | Coppie: Blaise/Pansy, Draco/Ginny, Harry/Ginny, Luna/Theodore, Ron/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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              Capitolo 30: Progetti per il futuro

 




 
Pansy guardava le persone entrare e uscire da quel maledetto ufficio con un ansia terribile che l’attanagliava. Lì, oltre quella porta c’era la risposta ai numerosi problemi di salute che aveva iniziato ad avere. Erano alcune settimane infatti che stava male, non riusciva a mangiare nulla senza poi vomitare, qualsiasi odore troppo forte le provocava un moto di nausea e in alcuni casi aveva avvertito le forze abbandonarla. Ovviamente dopo un po’ aveva smesso di credere che si trattasse di influenza e dopo essersi accertata che effettivamente aveva saltato un ciclo, aveva immediatamente preso appuntamento con una medimaga per fare delle analisi. In lei si era fatto sempre più prepotente il pensiero che potesse essere incinta, ma allo stesso tempo temeva di ricevere una delusione. Sin da piccola aveva sempre sognato un giorno di farsi una famiglia e ora che aveva trovato l’amore lo desiderava ancora di più, ma se il motivo dei suoi malori non fosse stato una gravidanza? Si costrinse a scacciare quel pensiero, sedendosi più comodamente sulla sedia di plastica nella sala d’aspetto del San Mungo. Presto la medimaga le avrebbe parlato del risultato delle analisi e si sarebbe tolta il dubbio, doveva stare calma. Iniziò a fare dei profondi respiri, sforzandosi di pensare positivo. Era una psicomaga, se non aveva autocontrollo lei chi poteva averlo?
Proprio in quel momento la medimaga la chiamò e lei saltò dalla sedia quasi avesse preso la scossa. Entrò nell’ufficio, notando che la donna aveva già preso posto alla scrivania e leggeva attentamente quelle che probabilmente erano le sue analisi. “Prego, si sieda,” le disse, indicandole con un gesto della mano la sedia di fronte a lei. Pansy ubbidì, mentre il cuore le batteva a mille. “Mi scusi,” iniziò, torturandosi nervosamente le mani. “Che cos’ho?”
La donna finalmente la guardò, aprendosi in un radioso sorriso che la lasciò basita. Perché sorrideva? Possibile che……?
“Congratulazioni, lei aspetta un bambino.”
Pansy sgranò gli occhi e si diede dei pizzichi, convinta che si trattasse di un sogno, eppure la medimaga era ancora lì di fronte a lei che le sorrideva. Era tutto reale, era davvero incinta. “Un….bambino?” Sussurrò in ogni caso.
La medimaga annuì. “Le analisi dicono che è incinta di circa tre settimane.”
“Oh mio Dio!” Un sorriso si fece strada sul suo volto. Aspettava un bambino, il bambino suo e di Blaise. Presto sarebbero diventati genitori, sarebbero diventati una famiglia. Quasi non le sembrava vero che il sogno della sua vita si stesse realizzando.
“Signorina Parkinson, li vuole i risultati delle sue analisi?” Le chiese la donna sorridendo. “Immagino ci sia un papà a cui dare la bella notizia.”
Pansy sorrise radiosa. “Non vedo l’ora di dirglielo.”
Con il cuore che batteva a mille attraversò di corsa i lunghi e affollati corridoi del San Mungo, desiderosa di dirlo a Blaise il prima possibile. La prima persona in cui si imbatté nell’ingresso dell’ospedale non fu però il suo fidanzato, bensì…….
“Terence,” mormorò, mentre il biondo le si avvicinava con il solito sorrisetto irritante. “Ciao Dolcezza, come va?”
Lei sbuffò e ruotò gli occhi. “Senti Terence, non ho tempo per discutere con te.” Fece per sorpassarlo, ma lui le afferrò il polso e la costrinse a voltarsi nuovamente verso di lui. “Stai andando da Zabini?”
Pansy si liberò dalla sua stretta con stizza. “Anche se fosse non è affar tuo.”
“Ma…..”
“Sono incinta Terence dannazione! Presto saremo una famiglia, perciò smettila di tormentarmi!” Esplose, lasciandolo a bocca aperta. Era chiaro che non se lo aspettava proprio, però poi sorrise e sussurrò: “Congratulazioni, spero che lui ti renderà felice.”
Lo fissò a bocca aperta. Aveva sentito bene?
“Se le cose stanno così, non posso fare altro che farmi da parte,” le disse, quasi le avesse letto nel pensiero.
Quando Blaise giunse al San Mungo con l’intento di fare una sorpresa alla sua ragazza al lavoro, la trovò nell’ingresso impegnata in una conversazione con l’ultima persona che avrebbe voluto vedere. Nella sua mente si fecero strada una serie di modi in cui ucciderlo, mentre lo fissava con gli occhi ridotti a due fessure. A passo svelto si avvicinò e quando lo vide afferrarle il polso, ebbe seriamente l’impulso di saltargli addosso. Il rumoroso viavai di maghi e streghe gli impedì di sentire quello che si dissero, ma la faccia sconvolta di Terence non gli sfuggì. Cosa gli aveva detto Pansy? E perché ora il ragazzo stava sorridendo? Furioso li raggiunse e appena Terence lo vide lo abbracciò. “Congratulazioni, spero che dimostrerai di meritartelo.” Dopodiché se ne andò, mentre Blaise lo fissava visibilmente sconvolto. “è impazzito?” Chiese a Pansy, che sorrise a sua volta e lo abbracciò. “Blaise, amore!” Lui ricambiò l’abbraccio, confuso. “Pan, ma che sta succedendo? Che voleva quell’idiota?”
“Si stava semplicemente congratulando,” spiegò lei, sciogliendo l’abbraccio e stringendogli le mani con le sue.
Blaise si accigliò. Proprio non riusciva a capire di cosa Pansy stesse parlando. Perché mai Terence si era congratulato? La mora dovette capire la sua confusione, o forse si stava divertendo a tenerlo sulle spine, in ogni caso finalmente si decise a parlare. “Devo dirti una cosa Blaise.”
Il suo tono ansioso e l’espressione seria lo preoccuparono non poco. Era sicuro che se non fosse stato di colore sarebbe diventato pallido come un lenzuolo e in più si rendeva conto che stava sudando freddo. Cosa stava cercando di dirgli Pansy? “Vieni, andiamo nel mio ufficio. Ti dirò tutto.” Confuso, la seguì. Dopo aver raggiunto l’ufficio e aver chiuso la porta alle loro spalle lei scoppiò a ridere, lasciandolo a bocca aperta. “Sto bene Blaise, ho semplicemente in grembo nostro figlio.”
Nostro figlio. Nostro figlio. Nostro figlio. Quelle due semplici parole avevano iniziato a lampeggiare nella mente sconvolta del giovane Zabini, che non riusciva a fare altro che fissare la mora a bocca aperta. Era rigido, impietrito, incapace di razionalizzare ciò che lei gli aveva appena detto, sembrava quasi che ogni cosa nel suo corpo avesse smesso di funzionare e che ora si trovasse in una situazione di stand-by. Ora tutto stava nel trovare il tasto play, tasto che lui di certo non sapeva quale fosse e proprio per questo una Pansy visibilmente preoccupata aveva iniziato a scuoterlo, sperando che così reagisse. “Blaise….dì qualcosa ti prego…..Blaise.”
Blaise fissò gli occhi neri della ragazza che amava, notò la sua preoccupazione e la sua paura e finalmente sembrò riprendere a respirare. “Sei incinta?” Sussurrò con voce roca.
La mora annuì. “Sono tre settimane. Poco fa ho avuto i risultati delle analisi e…….bè, è così.”
Diverse emozioni si susseguirono in lui, confusione, stupore, paura, ma anche sorpresa e gioia. Di punto in bianco l’abbracciò. “Oh Pan! Diventerò padre!” Esclamò, facendola girare in tondo. “Diventeremo una famiglia!”
Lei rise felice. “Si, diventeremo una famiglia.”
Si sorrisero, euforici, poi ripresero ad abbracciarsi e si scambiarono un dolce bacio. “Non potevi darmi una notizia più bella,” mormorò lui, guardandola intensamente. “Avrò un bambino a cui insegnare a camminare, a giocare a Quidditch, lo porterò allo stadio e a Diagon Alley a comprare le cose per la scuola e poi…..”
“Frena,” lo interruppe Pansy divertita. “Non è nemmeno nato e tu già pensi a tutte queste cose?”
Blaise sorrise. “Lo so, ma voglio che lui o lei abbia quello che non ho avuto io. Sai, con mia madre e tutto il resto.”
La ragazza annuì, abbracciandolo e accarezzandolo come un bambino. “Mi prenderò cura io di voi. Tu e il nostra bambino avrete così tanto amore che a un certo punto lo odierete.”
“Lui non so, io di certo no, soprattutto se è il tuo,” sussurrò lui dolcemente, per poi stamparle un bacio sulle labbra. “Ti amo Pansy.”
“Ti amo anch’io Blaise.”
 





 
 
 
Un delizioso odore di caffè le giunse alle narici e dopo un po’ Luna non poté più ignorarlo. Aprì lentamente gli occhi, rendendosi conto che Theo non era più al suo fianco, ma in compenso c’era un vassoio con una tazza di caffè, dei biscotti e una rosa rossa. Sorridendo, prese la rosa e l’annusò e solo allora notò il bigliettino legato ad essa. Curiosa, lo sganciò e lo aprì.


Buongiorno Amore,
tra poco più di un mese diventeremo marito e moglie e non hai idea di quanto mi renda felice tutto questo. Dopo il tipo di vita che ho vissuto a causa di mio padre e della sua incapacità di amare pensavo che non mi sarei mai innamorato né sposato, ma poi sei arrivata tu e hai stravolto tutte le mie certezze. Mi hai cambiato la vita Luna e non potrei mai immaginarmi senza di te.
Ti amo, Theo



Un sorriso radioso si distese sul volto di Luna, che ormai aveva assunto la tonalità di un pomodoro. Non poteva farci nulla, nonostante lei e Theo stessero insieme ormai da tanto, le sue parole o i suoi gesti erano sempre capaci di farla arrossire come una ragazzina alla sua prima cotta. In ogni caso quel gesto così romantico e allo stesso tempo semplice le riscaldò il cuore e la fece sentire la ragazza più felice del mondo. Non era mai stata il tipo da cose materiali, a lei bastava una parola dolce, un sorriso, una rosa e Theo che la conosceva come nessuno, aveva dimostrato di saperlo facendole quella dolce sorpresa. Felicissima, indossò la vestaglia da camera e con il bigliettino in una mano e la rosa nell’altra, corse alla ricerca del suo ragazzo. “Theo, amore, dove sei?”
Dopo un po’ lo trovò in cucina che parlava al cellulare con qualcuno. Indossava solo i boxer e sembrava piuttosto allegro. Continuava però a darle le spalle, quindi non l’aveva ancora notata.
-è una bella giornata per tutti quindi,- stava dicendo. –Dovremmo festeggiare………..mmm, si, perché no. Ne parlo con Luna, ma penso che per lei vada bene……….si, è meglio se glielo dici, altrimenti dice per l’ennesima volta che non la consulti…………..che vuoi farci, sono fatte così. Vogliono sempre avere ragione…………ahahahahahahahaha non potrei essere più d’accordo………..perfetto, allora ti chiamo più tardi e ti faccio sapere………….ciao.-
Chiusa la chiamata, Theo si voltò e la vide. Un dolce sorriso increspò le sue labbra. “Buongiorno Amore.” Luna sorrise a sua volta, correndo a gettarsi tra le sue braccia. “Grazie Amore, non potevi farmi una sorpresa più dolce.”
Avvertì le sue braccia stringerla e il contatto con la sua pelle nuda le procurò un piccolo brivido. Quanto le piaceva stare tra le sue braccia, si sentiva così piccola e allo stesso tempo al sicuro. L’odore del bagnoschiuma mischiato a quello suo personale le invase le narici e lei lo inspirò a pieni polmoni, socchiudendo gli occhi. Theo era tutto ciò che aveva sempre sognato, era l’amore della sua vita, l’unico che avesse mai amato. Se lui non riusciva ad immaginarsi senza di lei, lei non era di certo da meno. Il solo pensiero di una vita senza di lui la faceva sentire male.
“Non è nulla,” sussurrò lui contro il suo collo, facendola rabbrividire. “Era solo il mio modo di dirti buongiorno.”
“Un modo così dolce a cui potrei abituarmi,” mormorò sorridendo.
Theo la strinse ancora più a se, accarezzandole i capelli. “Per te farei qualsiasi cosa lo sai. È grazie a te se ho capito di poter amare, tu mi hai cambiato.”
Sentirsi dire quelle cose provocò in Luna delle forti ed intense emozioni. Anche Theo aveva cambiato lei, l’aveva resa più sicura, più consapevole, prima era solo un’ombra convinta di essere inferiore agli altri, ma lui le aveva fatto capire che non era così, che lei era al pari di chiunque e che per lui era tutto. Le piaceva essere il tutto di Theo, anche perché per lei era lo stesso, lui era il suo tutto. “E tu hai cambiato me, sei il mio tutto Theo.”
Lui sorrise, prendendole il volto tra le mani e facendo sfiorare il naso con il suo. Specchiarsi in quegli occhi neri così pieni d’amore le fece battere il cuore a mille. “Theo.”
“Stt,” sussurrò il ragazzo. “Hai già detto troppo, ora tocca a me.”
Prima che lei potesse dire qualsiasi cosa, prese qualcosa dalla sedia e si inginocchiò ai suoi piedi lasciandola a bocca aperta. “Non ti ho ancora fatto una vera e propria proposta e una donna come te la merita,” iniziò sorridendo, mentre il cuore di Luna batteva a mille e le gambe minacciavano di cedere. “Luna Lovegood,” davanti ai suoi occhi aprì una piccola scatolina di velluto, al cui interno si poteva notare un grosso e bellissimo anello con tre diamanti sopra. Su di esso si rifletteva la luce del sole che filtrava dalla finestra e ciò creava un particolare gioco di luce che l’abbagliò. “Sposeresti un ragazzo che solo ora si è deciso a regalarti l’anello che meriti?”
Luna spostava lo sguardo da lui all’anello, stupita. Non se lo aspettava proprio, pensava che il loro matrimonio fosse una cosa già decisa e invece lui aveva voluto fare le cose in grande, in stile favola quasi tranne per il fatto che lei era in pigiama e lui in boxer. Quell’anello era stupendo, il suo Theo era stupendo mentre la guardava con quel dolce sorriso che la faceva sempre rincretinire. “Oh Theo! Si, io voglio sposarti!” Esclamò felice, gettandogli le braccia al collo. Theo le baciò i capelli e poi cercò le sue labbra, coinvolgendola in un tenero bacio. Si baciarono ancora, ancora e ancora, finché lui non le prese la mano sinistra e le infilò l’anello al dito. Luna se lo guardò più e più volte, felice come mai in vita sua. “è stupendo, grazie Amore.”
Lui sorrise e la baciò. “Sono contento che ti piaccia. Blaise mi ha aiutato a sceglierlo.”
“Era con lui che parlavi prima?” Chiese curiosa.
Theo annuì euforico. “Mi ha detto che Pansy è incinta.”
“Davvero? Ma è fantastico! Devo chiamarla assolutamente!” Esclamò felice, correndo a recuperare il cellulare sotto lo sguardo divertito del ragazzo. Per lui e Blaise tutto stava andando per il verso giusto e sperò che anche per Draco fosse così, dopo tutto quello che aveva passato se lo meritava. Ci rifletté ancora qualche istante, poi  lo chiamò. Al secondo squillo avvertì la voce ansiosa dell’amico.
-Theo-
-Ciao Draco, come stai? Hai parlato con Ginny?-
Seguirono lunghi secondi di silenzio, poi sussurrò: -Non ancora, le ho mandato un messaggio per dirle di raggiungermi, ma non mi ha risposto né si è presentata.- Nella voce di Draco c’era una nota d’ansia che poche volte aveva sentito e per questo si affrettò a rassicurarlo. –Tranquillo, lei verrà e se non dovesse farlo avrai sicuramente un sacco di ragazze che vorranno sostituirla.-
-Theo…….-
-Ora sei una celebrità come Potter, tutti sanno della perdita di memoria e della tua vita babbana e ben presto ti ritroverai pieno di fan fuori alla porta. Fidati di me, avrai l’imbarazzo della scelta.-
-Grazie Theo, sei un grande amico.-
-Figurati, potrai sempre contare su di me, ricordatelo……….lei verrà Draco, ne sono sicuro,- aggiunse con fare rassicurante.
-Ti farò sapere e poi tu mi racconterai tutto del famoso anello di matrimonio.-
Theo rise divertito. –Lo farò, tranquillo.-
-Bene, a dopo allora.-
-Si, a dopo e in bocca al lupo.-
-Crepi.-
 
 





 
 
Uno. Due. Tre. Quattro. Uno. Due. Tre. Quattro. Uno. Due. Tre. Quattro.
Draco camminava nervosamente avanti e indietro nella camera da letto della Stamberga Strillante, contando i propri passi mentalmente quasi stesse facendo una coreografia. Sotto consiglio di Blaise si era finalmente deciso ad affrontare Ginny e per questo le aveva mandato un messaggio, chiedendole di raggiungerlo nel loro luogo segreto ai tempi della loro storia adolescenziale. Ginny non aveva risposto al messaggio e questo lo aveva reso ancora più nervoso. E se non avesse più voluto vederlo? E se non si fosse presentata? Non si era mai considerato un tipo insicuro, più che altro riconosceva di essere un gran codardo, eppure non poteva fare a meno di pensare che lei potesse decidere di non venire e lasciarlo lì da solo come un imbecille.
Forse erano stati i duri esami a cui la realtà lo aveva sottoposto, forse era maturato, in ogni caso si rendeva conto che lui non era più il ragazzo strafottente, razzista ed egocentrico di un tempo. Tutto ciò che in passato aveva disprezzato e deriso lo aveva completamente rivalutato, primo su tutti il suo pensiero sui babbani che ora non considerava più tanto male e poi anche il suo concetto di ricchezza. Per anni aveva preso in giro i Weasley per la loro povertà e solo in quel momento capiva come doveva essere stata difficile la loro vita. Inoltre aveva finalmente capito quanto fossero importanti per lui i suoi amici, i suoi genitori e Ginny. Li aveva sempre dati per scontati, convinto che loro sarebbero sempre stati lì, in quei cinque anni e poi successivamente dopo aver recuperato i ricordi aveva capito che loro erano fondamentali e che doveva impegnarsi per coltivare quei rapporti perché non c’era nessuna certezza, tutto poteva cambiare da un giorno all’altro. L’ennesima conferma l’aveva avuta quando aveva visto quella maledettissima fede al dito della donna che amava. La vita andava avanti e Ginny si era rifatta una vita, anche se le parole di Blaise gli avevano fatto sorgere un dubbio che non riusciva a scacciare. Possibile che la giovane Weasley e Harry non fossero in realtà così uniti e felici? Possibile che lei potesse davvero avere dei dubbi?
I suoi pensieri furono interrotti da un rumore di passi, che poco dopo furono seguiti dall’apparizione sulla porta di una nervosissima Ginny. I loro occhi si incrociarono e restarono a fissarsi per lunghi minuti, finché lei non prese coraggio ed entrò.
“Ciao Draco,” sussurrò, sedendosi poi sul letto.
Draco la fissò ancora, pensando che forse non era cambiato proprio nulla. La presenza di Ginny gli faceva esattamente lo stesso effetto di quando era ragazzo. Il cuore gli batteva a un ritmo forsennato, le mani gli sudavano e aveva caldo, un caldo insopportabile. Come faceva quella ragazza a farlo sentire un idiota con un semplice sguardo? A volte aveva avuto l’impressione che gli avesse somministrato un filtro d’amore, talmente era coinvolto da lei, fortuna che almeno era bravo a mascherare i suoi sentimenti, mai avrebbe voluto apparire come un idiota sentimentale e zuccheroso, il solo pensiero gli dava il voltastomaco. Lui era Draco Malfoy e come tale doveva avere un certo contegno.
“Senti Ginny,” iniziò, camminandole intorno come un avvoltoio, tanta era l’agitazione per ciò che stava per dirle e che raramente aveva detto a qualcuno. Ma quanto era difficile scusarsi?
All’improvviso lei lo afferrò per il polso e lo costrinse a sedersi al suo fianco. “Smettila di camminarmi intorno così, mi innervosisci,” gli disse, facendolo sorridere. Quanto gli era mancata la sua schiettezza, lei diceva sempre tutto ciò che pensava buono o cattivo che fosse e Draco aveva sempre apprezzato quella sua particolarità, che purtroppo era molto rara tra le persone e che rendeva Ginny ancora più speciale ai suoi occhi.
“Come al solito ho parlato senza pensare e…………ho detto cose che non penso……..cose brutte e ………” mormorò, incapace di sostenere il suo sguardo. In ogni caso non poté non notare che Ginny lo fissò dapprima a bocca aperta e poi si lasciò sfuggire una risatina. “Stai cercando di scusarti per caso?” Gli chiese, palesemente divertita. Draco s’irrigidì e dovette mordersi la lingua per non risponderle con una frase velenosa. Maledetto orgoglio dei Malfoy, che con gli anni non si era ridotto nemmeno un po’. Si limitò a rivolgerle un’occhiataccia che la fece ridere ancora di più e da lì comprese che probabilmente lei lo aveva già perdonato e per questo sorrise a sua volta. “Ginny…..”
Lei scosse la testa e sorrise, stringendogli la mano. “Va tutto bene Draco, capisco perché hai reagito in quel modo e probabilmente al tuo posto lo avrei fatto anch’io.”
Draco non seppe dire se furono le sue parole, il suo sguardo o le loro mani intrecciate, ma avvertì una sensazione di calore investirlo e non poté far altro che continuare a guardarla. Dio quant’era bella la sua Ginny, ma poteva ancora definirla sua?
Quasi gli avesse letto nel pensiero, lei sussurrò: “Ho parlato con Harry, so cos’hai fatto.” Si aspettava di leggere rimprovero, astio, odio nei suoi occhi scuri, che invece apparivano tranquilli e abbastanza pacifici. “Dovresti scusarti con lui.” Quella seconda frase ebbe l’effetto di scatenare in lui un attacco di riso. Non poteva dire sul serio, non poteva davvero pretendere che si scusasse con il suo rivale storico, con colui che era stato la causa della sua lunga permanenza tra i babbani e che nel frattempo si era pure sposato la donna che amava. Ginny stava delirando, non c’erano dubbi. Convinto di ciò, rise, facendola accigliare. “Non c’è niente da ridere.”
“E invece si,” ribatté tra le risate. “Sei pazza se pensi che mi scuserò con Potter. Ho esagerato è vero, ma una lezione se la meritava. Può fare il povero maltrattato e incompreso quanto gli pare, ma io non abbocco. È un bugiardo e un opportunista, non è migliore di me.”   
Ginny sospirò. “Io non ho mai detto questo e nemmeno lo penso, altrimenti non sarei qui.” Un guizzo attraversò lo sguardo di Draco a quelle parole. Non ce l’aveva con lui, non lo odiava. Prendendo coraggio, la guardò e sussurrò: “Quindi tu e lui…….tu e Potter……siete sposati…….”
“Draco, io……” iniziò lei, per poi interrompersi, imbarazzata. Era chiaro che avrebbe voluto dargli delle risposte ma non ci riusciva, lui però doveva averle ad ogni costo. “Lo ami?”
Finalmente si era liberato di un peso, esprimendo ciò che lo tormentava e la faccia stupita di Ginny gli confermò che non si aspettava una domanda simile. Attese in silenzio, consapevole che necessitasse di tempo per mettere insieme una risposta di senso compiuto, tuttavia era tutt’altro che tranquillo. Voleva quella dannata risposta, ma allo stesso tempo la temeva più di qualsiasi cosa. E se gli avesse detto di si? A quel punto cos’avrebbe fatto? Ginny nel frattempo aveva lo sguardo basso e si mordeva il labbro quasi a sangue e la cosa lo innervosiva ancora di più. Perché non la smetteva? Perché non gli dava quella risposta e la faceva finita? Non capiva che così non faceva altro che aumentare la sua agonia?
Dopo un tempo che parve interminabile, lei tornò a guardarlo e anche a parlare. Il suo era un debole sussurro, ma Draco riuscì comunque a carpirlo. “Pensavo di avere dei dubbi tra te e lui…….a un certo punto ho pensato che lui fosse la scelta giusta e sono andata a casa nostra……….abbiamo parlato, ci siamo confortati e………io ci tengo a lui, mi è stato vicino e so che mi ama davvero……..sarebbe bastato poco per ricominciare con lui, ma……..accidenti non ci sono riuscita!” Strinse più forte la sua mano, mentre il cuore di Draco batteva a mille, animato da una lieve speranza. “Draco, io……ci ho provato ad amarlo come amavo te e a un certo punto ho anche pensato di esserci riuscita, ma……..il punto è che lui non è te.” Quelle ultime parole le sussurrò quasi con timore e il ragazzo temette di essersele immaginate talmente la sua voce fosse stata bassa e talmente la cosa gli fosse sembrata assurda. Ginny lo amava ancora, lo preferiva a Harry. Glielo dicevano i suoi occhi lucidi, le loro dita intrecciate e poi il suo cuore che batteva a un ritmo forsennato. ‘Dannazione Draco, sii uomo’ pensò tra se e se e poi lo fece………le sollevò il mento e accostò le labbra alle sue. Inizialmente si limitò a un semplice sfiorare, quasi temesse che lei lo allontanasse. Ginny però non lo fece, allora guidato solo dall’istinto, approfondì il bacio venendo immediatamente corrisposto. Le loro lingue si ricongiunsero, intrecciandosi in una danza sensuale che finalmente non era più frutto di un sogno o di un ricordo, ma era più vivido che mai. Non seppe dire per quanto tempo si baciarono, sapeva solo che di tanto in tanto furono costretti a prendere fiato, per poi ricominciare. C’erano cinque anni da recuperare e Draco era più determinato che mai a recuperarli e Ginny non era di certo da meno. La ragazza infatti lo baciava con sempre maggior trasporto, le dita intrecciate nei suoi capelli. Baci, morsi, baci, morsi. Non resisteva più, era più forte di lui. La fece così sdraiare sul letto, posizionandosi sopra di lei e continuando a baciarla. I suoi sospiri non fecero altro che accrescere il suo desiderio. Voleva fare l’amore con lei, voleva che tornassero ad essere una sola cosa come un tempo, ma lei lo avrebbe voluto?
“Ginny,” sussurrò al suo orecchio, facendola rabbrividire. “Posso?” Aggiunse, sfiorando i bottoni della sua camicetta. Lei sgranò gli occhi, stupita. Cosa la sorprendeva tanto? Il fatto che volesse fare l’amore o che le avesse chiesto il permesso? In ogni caso, dopo pochi istanti lei afferrò i lembi della sua t-shirt e gliela sfilò e questa fu per Draco una risposta più che sufficiente. Le sorrise, sbottonandole la camicetta e lasciandole un bacio a ogni bottone. Tra ansimi e sospiri anche i loro jeans finirono sul pavimento e si ritrovarono solo in biancheria. Non era la prima volta che accadeva, eppure Ginny era ora rossissima per l’imbarazzo e gli ricordò tanto la ragazzina di allora, quella pungente e ribelle che improvvisamente appariva piccola e vulnerabile. Tutto era come quella prima volta di tanti anni prima, quando quasi per caso scoprirono quella stanza semidistrutta che poi era diventata il loro nido d’amore. Ginny era imbarazzata e nervosa esattamente come allora, tremava ed evitava il suo sguardo. Ciò lo destabilizzò, non sapeva che fare per tranquillizzarla, non sapeva se lei reagisse così perché aveva cambiato idea, non sapeva proprio nulla. Improvvisamente però, si rese conto che lei fissava qualcosa in particolare ossia il tatuaggio che aveva sulla spalla destra. Quel gabbiano che si era tatuato anni prima, sotto cui c’era una dedica per la ragazza che lo aveva cambiato. Ginny lo sfiorò con una mano tremante, mentre l’ombra di un sorriso si distendeva sul suo volto. “Little Flame,” sussurrò.
Già, Ginny era sempre stata la sua piccola fiamma, colei che come un uragano gli aveva stravolto la vita, mettendo ogni sua certezza in discussione. Lei era forte, combattiva, determinata, ma allo stesso tempo così fragile e bisognosa d’amore, un amore che inconsciamente anche lui aveva sempre voluto. Proprio l’amore di quella ragazza aveva disintegrato lo strato di pietra che fino a quel momento aveva avvolto il suo cuore e aveva tirato fuori il meglio di lui. Non sarebbe mai stato un partner zuccheroso o un eroe, ma almeno sarebbe stato umano, Ginny lo aveva reso umano. Sorrise, accarezzandole dolcemente una guancia e facendola così arrossire. “La mia Piccola Fiamma che nonostante passano gli anni arrossisce ancora al mio tocco.” Quel tono scherzoso sembrò riuscire a farla sentire di nuovo a suo agio perché gli fece la linguaccia e fece per colpirlo, ma lui le bloccò prontamente il polso. “Non ci provare tesoro.”
“Idiota,” ribatté lei offesa. “Non cambierai mai.” Draco sollevò un sopracciglio, palesemente divertito. “Volevi che lo facessi? Non sarei io poi e non ti piacerei più così tanto.”
Ginny si accigliò. “E chi ti dice che mi piaci? Sei insopportabile e……..” Lui scoppiò a ridere, accostando poi le labbra al suo orecchio. “Non saresti qui se non ti piacessi e poi vorrei ricordarti che sei pure mezza nuda sotto di me,” sussurrò maliziosamente, facendola avvampare. Gli era sempre piaciuto metterla in imbarazzo, lei era così pura e a disagio quando si parlava di cose sconce e lui non poteva fare a meno di ricordaglielo. Era un bastardo lo sapeva, così come lo sapeva Ginny che ogni volta arrossiva per poi rivolgergli un’occhiataccia o un imprecazione. Anche quella volta non fu da meno e lui rise sempre più forte. “Vattene Malfoy, mi stai innervosendo,” disse lei tentando di spingerlo lontano da se. “Ma quanto sei permalosa Rossa,” ribatté tra le risate. “Pure incazzata sei terribilmente sexy,” aggiunse a un soffio dalle sue labbra. Ginny arrossì. “Malfoy! Smettila di mettermi in imbarazzo!”
Lui scrollò le spalle incurante. “Ho semplicemente detto la verità, mi piaci Piccola Weasley e…….” S’interruppe, notando una strana luce illuminarle gli occhi. “Hai usato queste stesse parole per dichiararti quel giorno sul campo di Quidditch.”
“Ah si?” Chiese confuso. Doveva ammettere che non se lo ricordava proprio, ma a quanto pareva lei ricordava ogni cosa e ne fu felice. “Ginevra, per me non è cambiato nulla.”
Ginny sorrise, intrecciando le dita dietro il suo capo. “Ci ho messo un po’ per capirlo e per accettarlo, ma lo stesso vale per me. In fondo al mio cuore l’ho sempre saputo che il mio unico vero amore eri tu.”
Dopodiché non ci fu più tempo per le parole, le loro labbra si unirono in un dolce bacio e liberatasi degli ultimi indumenti fecero l’amore con trasporto e tenerezza, rendendosi conto di quanto si fossero mancati e quanto fossero giusti insieme. Venivano da due mondi diversi, erano stati ostacolati dalla vita e sottoposti a ogni tipo di ostacolo, eppure ora erano di nuovo insieme più forti e uniti che mai. Certo, non sarebbe stato facile ricominciare dopo tutto ciò che era accaduto, ma loro erano appunto più forti di prima e poi le esperienze li avevano cambiati e resi forse ancora più simili e consapevoli del loro legame, un legame che era sopravvissuto a tutto e ora erano pronti ad affrontare il futuro insieme.
Proprio al futuro pensavano mentre dopo l’amore sfogliavano il loro vecchio album di fotografie. Ginny aveva la testa appoggiata alla sua spalla e Draco la stringeva a se teneramente. Dio solo sapeva quanto quel semplice stare abbracciati gli fosse mancato. Ginny gli faceva provare delle emozioni che non era mai riuscito a provare per nessun’altra. Quando viveva tra i babbani aveva avuto altre donne, ma quello che aveva sentito per loro non si avvicinava nemmeno lontanamente a quello che invece sentiva solo incrociando lo sguardo della giovane Weasley. Forse anche se senza memoria, loro due erano comunque rimasti legati, quasi sapessero che da qualche parte nel mondo ci fosse la persona che li completava. Non aveva mai creduto nel destino, pensava che fossero loro stessi a costruirselo, eppure di fronte a lui e Ginny non sapeva che pensare.
“Draco,” sussurrò lei, interrompendo i suoi pensieri. “Ti amo.”
Quelle due semplici parole gli scaldarono il cuore e lo fecero sorridere felice. “Ti amo anch’io Piccola Fiamma.”
Forse aveva sempre sbagliato, Silente nonostante fosse stato un uomo strambo aveva ragione, l’amore era davvero più forte di qualsiasi cosa, o almeno quello tra lui e Ginny lo era ed era sicuro che avrebbe continuato ad esserlo ogni giorno che avrebbero passato insieme. Il destino aveva deciso così e lui non si sarebbe di certo opposto. Aveva vinto, aveva vinto la battaglia più importante e si sarebbe goduto ogni singolo istante ora e per sempre.   
 
 
 

 
 
 



Con un ritardo abissale di cui mi dispiace tantissimo, ecco qui il capitolo finale! Spero che non deluderà nessuno, sin dall’inizio sapevo che sarebbe finita così e ho modificato solo alcune cose. Tre blocchi per parlare di tre coppie che mi piacciono molto e che in fondo sono sempre state protagoniste e non poteva essere diverso per il finale. Oltre a questo ora manca solo l’epilogo, un’idea che è nata di punto in bianco infatti inizialmente non era in programma. Spero che vi piacerà, così come lo spero per questo capitolo super romantico! :3 dopo tutto quello che i personaggi hanno dovuto affrontare se lo meritavano!
Mi scuso ancora per il ritardo, dovuto al lavoro che mi riduce a uno straccio. Per l’epilogo farò prima, promesso!
Vi mando tanti baci e vi ringrazio di continuare a seguirmi anche se il mio ritmo si è rallentato! Non so cosa farei senza di voi!! Grazie di tutto!!
Trilly <3
    
 
 
  
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