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Autore: Fluffy Jpeg    23/06/2013    1 recensioni
Soldato intanto si era voltato, e lo stava osservando. Skipper e Rico, che stavano giocando a carte in un angolo della stanza, avevano sollevato lo sguardo, e facevano lo stesso.
Re Julien si accertò che tutti lo stessero ascoltando, prima di parlare.
- Maurice non si sveglia più. - annunciò.
Il superiore emise un sospiro annoiato, e tornò alle sue carte. Ma la sua attenzione venne supito ripresa dalle parole seguenti del catta: - E Mortino. E Joey. E Berry. E i camalonti. Non si sveglia più nessuno.
Tutti e quattro ebbero la stessa reazione: rimasero attoniti, i becchi leggermente aperti dalla sorpresa.
- Nessuno? - domandò Skipper. Abbandonò le carte sul tavolo, e si avvicinò al re. Dietro di lui, Rico spiò la sua mano. - Proprio... nessuno?
- Nessuno. - ripeté il catta, sottolineando con la voce la parola.

Fan fiction di sei capitoli ambientata nell'universo dei Pinguini di Madagascar. Enjoy~
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4: Una Vera Fortuna.

Fu una delle notti più lunghe della loro vita, quella che passarono in bianco scrutando il cielo. Non distolsero mai lo sguardo dalla coltre nera sopra di loro, fino a quando il Sole spuntò pigramente da dietro gli edifici della Grande Mela. Non una stella passò sulle loro teste, non una scia luminosa si disegnò nel buio.
- Dovremo rimanere svegli altre 24 ore. - fu la dura realtà che uscì dal becco di Kowalsky; parole che si unirono alla convinzione di tutti che un altro giorno così sarebbe stato impossibile da superare.
Portarono re Julien nel suo recinto, adagiandolo su uno dei lettini, quindi tornarono nella loro base rifugiandosi dal mondo. Per lungo tempo nessuno osò parlare: in fondo, di quali argomenti potevano trattare? Per rimanere svegli durante la notte, avevano discusso di tutto e di più, avevano esaurito ogni cosa.
Un silenzio innaturale, tale da aumentare in maniera esponenziale gli sbadigli di Skipper. Era quello che aveva dormito meno tra i quattro: se c'era uno che era sicuro di non farcela, quello era lui. Ma devo essere forte per i miei uomini, continuava a pensare. O dormiremo per sempre, e chi dorme non piglia pesci. Non che non possa fidarmi di loro. Ma...
Ma?
Scosse la testa. Com'era la seconda parte della frase che stava pensando? Non riesce più a ricordarselo. La stanchezza è troppa, gioca brutti scherzi. Se solo potesse... dormire... un poco...
- Skipper! SKIPPER!!
Il richiamo fu talmente violento e improvviso da fargli spalancare gli occhi dallo spavento. Saltò sulla sedia, e quasi vi cadde. Si salvò dalla rovinosa caduta giusto per un pelo, afferrando il tavolo con entrambe le pinne e rimanendo in quella posizione, terrorizzato e ansante, per qualche lungo istante. Quando iniziò a riprendersi, notò che i tre subordinati gli stavano accanto: Kowalsky era il più vicino, una pinna sul petto mentre tirava un sospiro di sollievo, così come Rico e Soldato a pochi passi da lui.
- Skipper, dannazione. Che spavento. - commentò lo scienziato, riportandosi dritto e austero come suo solito, anche se la camminata con cui si allontanò era un poco traballante. Al superiore ci volle qualche secondo perché afferrasse davvero il senso delle parole, e scosse la testa di nuovo, portando poi ad essa una pinna con fare confuso.
- Mi avete distrutto i timpani... - si lamentò; ma prima che potesse aggiungere qualcos'altro, Kowalsky era tornato alla ribalta, indicandolo con una furia non sua, lo sguardo iracondo di chi non sopporta più una persona.
- Ti eri addormentato, santo cielo!! - gridò. - Non rispondevi più! Siamo in una situazione disperata, e tu ci abbandoni così!!
Per la seconda volta, cadde il silenzio. Persino il tempo, già di per sé lento, parve fermarsi in quell'istante: lo scienziato che ancora puntava il superiore, questi immobile a fissarlo, e gli altri due inermi e silenti, senza sapere cosa fare.
Il primo a riscuotersi fu proprio Kowalsky. Quasi ad essersi reso conto solo in quel momento di cosa aveva detto, sussultò, ritrasse la pinna fin dietro la schiena con imbarazzo, addirittura ansimò per qualche istante.
- Scusa...! - esclamò, scuotendo la testa. - Scusa, non so cosa mi è preso! Lo giuro, io...!
- No, no. - lo interruppe Skipper; e il suo tono era stranamente calmo, rilassato quasi, anche se tremante dallo spavento di poc'anzi. - E' la stanchezza, non... devi scusarti.
Si passò una pinna sugli occhi, e tutti tirarono un sospiro di sollievo.
- Almeno questa esperienza ci ha tolto un po' di sonno! - esclamò Soldato, sempre alla ricerca del lato positivo delle cose. Rico spense il suo entusiasmo con un paio di versi sonnolenti, e si grattò la schiena mentre si allontanava da lui, per rintanarsi in un angolo accanto alla sua bambola.
- Rico ha ragione, Soldato. Il sonno ci è un po' passato, ma tornerà. - confermò Skipper, il tono preoccupato mentre risollevava il capo. - ... e sarà troppo presto...
Già avvertiva il sonno ritornare, e la certezza che non ce l'avrebbe fatta a tormentarlo. Era difficile riuscire a battere una tale certezza con la positività, soprattutto per uno come lui, attaccato alla realtà anima e corpo. Più o meno.
Ma di nuovo, Kowalsky si intromise. Stavolta però la sua voce apparve vergognosa, titubante, mentre pronunciava la frase che fece rizzare Skipper sulla sedia.
- ... ci sarebbe una mia invenzione...
- No! No, Kowalsky, no! Te l'ho già detto! Niente invenzioni!
- M-ma...!
- Niente ma, né se, né forse, né subalterni! Ho detto niente invenzioni!
Rico sbuffò - era una scena che andava avanti dal giorno prima - e Soldato si preparò a ritirare su lo scienziato per un'altra ora o due. Ma Kowalsky stupì tutti, e fece gelare il superiore con poche, semplici parole, pronunciate con una tale freddezza da non sembrare, per la seconda volta, lui.
- ... ti devo forse ricordare che ci hai appena fatto prendere un infarto, Skipper?
Il pinguino capo rimase nuovamente ammutolito. Aprì il becco per dire qualcosa, ma nulla né uscì, né un movimento mosse il suo corpo se non un sospiro, dopo lunghi secondi passati a pensare su quella singola domanda.
- Che cosa sarebbe questa tua invenzione?
Allo scienziato sfuggì un sorriso compiaciuto, ma fortunatamente l'altro non lo vide. Si schiarì la gola, quindi espose la sua idea.
- Ho inventato un defibrillatore cerebrale d'emergenza, che può inviare una scarica elettrica di quel poco che serve ad una persona per riaccendere i suoi sensi da uno stato di dormiveglia e permettergli di concentrarsi meglio sul lavoro.
- In termini semplici?
Kowalsky tossì di nuovo. - ... erano termini semplici. - commentò a bassa voce, prima di ripetersi nella maniera più facile che gli veniva: - E' un provoca-scosse alla testa che tiene svegli.
Che orrore descrivere le proprie invenzioni così... Termini del genere mandano sottoterra l'umore un genio come lui.
Nonostante la triste spiegazione che spense un po' l'entusiasmo dello scienziato, Skipper capì al volo la funzione del marchingegno, e annuì.
- D'accordo, proviamo questo coso. - strascicò.
Scese dalla sedia, e si avvicinò a Rico. Non gli disse nulla, gli fece solo segno con la pinna di dargli qualcosa. Il pinguino aprì il becco, e rigettò il telecomando della televisione. Skipper lo girò, aprì il portello delle batterie, e ne tirò fuori la chiave del laboratorio di Kowalsky, che nel venire a sapere dov'era nascosto il prezioso oggetto si stava già dando dell'idiota.
Il superiore inserì la chiave nella toppa, la girò, e quindi un rumore secco annunciò che la serratura era sbloccata. Il proprietario della stanza entrò tutto gongolante, felice di rivedere le sue belle creazioni ancora tutte intere e pronte da abbracciare. Ne accarezzò un paio mentre le spostava, fino ad arrivare all'ultimo strato di invenzioni, il più in basso e nascosto. Vi frugò un paio di secondi, quindi ne tirò fuori una scatolina di metallo a cui era collegato un elettrone.
Uscì dalla stanza reggendo l'invenzione trionfante, appoggiandola a terra dopo pochi passi.
- Eccolo qui. - annunciò. - Il "Scari-Svegliami"!
Ricevette sguardi confusi dagli altri.
- "Scari-Svegliami"? - ripeté Skipper.
- Sì... "Scarica" più "Svegliami". E' un nome bello, dai! Ci ho pensato per una settimana!
L'altro fece un'alzata di spalle, e tornò a guardare l'invenzione. - Pro e contro? - domandò, previdente.
- Ti tiene sveglio e manda scariche elettriche solo quando strettamente necessario. Possiede un sensore che intuisce i momenti di sonno e ti risveglia subito! -. Fece una pausa. Una lunga pausa. - Ma...
- Ah, eccolo qui il "ma". - commentò acido Skipper. - Lasciami indovinare: distruggerà l'universo.
- No, stavolta no. - negò Kowalsky. - Però... distruggerà la persona che lo indossa.
I tre si ammutolirono, quindi continuò senza aspettare incoraggiamenti: - Poche scosse aiutano a rimanere svegli; ma troppe provocano emicrania, sbalzi d'umore, ira e, se si raggiunge un numero troppo alto, attacca il cervello. Si possono comportare gravi danni cerebrali. E inoltre... -. Guardò sconsolato l'unico elettrone dell'invenzione. - ... può essere usato da una persona sola.
- V-vuoi dire che...? - mormorò Soldato; Kowalsky gli annuì, finendo la frase per lui: - Uno solo di noi può avere la certezza di arrivare in fondo. Nonché la quasi totale sicurezza di uscirne con il cervello distrutto.
Sì passò una pinna sulla testa, sospirando pesantemente. - Chi si offre? - domandò.
Rico guardò con noia l'aggeggio: l'avrebbe anche fatto, ma lo scienziato gli tirò un'occhiata che diceva tutto. Se anche fosse arrivato in fondo, non sapeva esprimere i desideri alle stelle.
Soldato era preoccupato. - Saranno dolorose? - chiese; Kowalsky gli rispose che all'inizio non lo sarebbero state, ma che ben presto avrebbe iniziato a bruciare. Fu la conferma che non ce la poteva fare. Fece un passo indietro, scuotendo la testa, e passò la palla allo scienziato.
Egli ancora si lambiccava il cervello. Non dovrebbe essere lui a farlo... ma dei quattro era forse il più sveglio. Aveva più possibilità di arrivare in fondo, quindi non aveva poi molta scelta.
Si chinò per recuperare l'invenzione; ma un attimo prima che potesse prenderla, essa scomparve dal pavimento, recuperata da pinne più scaltre: quelle di Skipper.
- Ma cosa fai? - domandò lo scienziato, già intuendo le sue intenzioni. - Sono quello meno stanco, lascia che...
- Sono io il capo. - lo interruppe lui. Il tono serio, autoritario, bloccò il fiume di parole del sottoposto come fosse una diga. - Non voglio che soffriate e vi sacrifichiate per una mia inettitudine. Lo indosserò io, esprimerò quel desiderio malaugurato e ci faremo una dormita tutti insieme. E la mia mente sarà ancora sana. -. Lanciò uno sguardo a Kowalsky alle ultime parole. - Non temete, uomini. So cavarmela.
Ci vollero meno di due minuti perché l'invenzione dello scienziato fosse agganciata al superiore. La scatola di metallo fu attaccata alla sua schiena con un pezzo di scotch, e l'elettrone fu posizionato sulla sua testa. Bastò un movimento dell'interruttore perché l'arnese fosse acceso; il leggero sibilo provocò un brivido a Skipper, ma non lo diede a vedere.
Kowalsky si allontanò di un paio di passi, ma non riuscì a nascondere la preoccupazione nel suo sguardo mentre lo guardava. Era la prima volta che non mostrava fierezza per ciò che aveva costruito.
- ... allora? Funziona? - domandò il superiore. Mosse appena la testa, e il filo che collegava l'elettrone alla scatola di metallo strusciò sulla sua pelle, dandogli fastidio. Lo scienziato ebbe un'alzata di spalle, mentre continuava a fissarlo.
- Dovremmo aspettare un momento in cui ti stai per addormentare. - disse.
Skipper annuì. Quindi fece a tutti segno di uscire, e salì la scaletta della sua base per primo.

Il suo comando di uscire non fu altro che un semplice tentativo di rimanere svegli. Skipper portò la sua squadra in giro per lo zoo, a passo lento e traballante, facendo il giro degli habitat per controllare che la situazione fosse a posto, oppure percorrendo il perimetro esterno della struttura. Controllarono che re Julien stesse bene, sperando che si risvegliasse; cosa che, naturalmente, non successe. Il giro durò solo un'ora; quando tornarono alla base, tutti erano ancora più stanchi e svogliati, e la sola cosa che desideravano era dormire.
Soldato prese il telecomando con uno sbadiglio, e accese sul canale dove di solito mandavano in onda i Lunacorni. Con sua sorpresa li ritrovò proprio lì, a parlare di smancerie e sorridere con dolcezza. Il suo sguardo si illuminò mentre sorrideva anch'egli, e iniziò persino a saltellare mentre elencava i nomi delle varie principesse, salutandole una dopo l'altra.
Kowalsky aprì il becco per dire qualcosa, ma Skipper lo bloccò prima.
- Lasciaglieli vedere. - mormorò, talmente basso che lo scienziato lo udì a fatica. - Almeno lui, voglio sia spensierato per qualche momento.
Voltò lo sguardo alla televisione. Già voleva sparare allo schermo, ma era troppo stanco per chiedere a Rico di passargli il cannone laser. - Tanto non dureranno molto. - aggiunse.
Si allontanò verso il tavolo, stropicciandosi gli occhi. Cercò di evitare di guardare i letti, e piuttosto si concentrò sulle carte, abbandonate nella metà della partita quella mattina da lui e l'armiere.
Magari potevano finire il gioco. Almeno avrebbero qualcosa da fare, e lui eviterebbe di iniziare fin da subito il giro delle scosse alla testa.
A proposito...
- Mi sa che la tua invenzione non funziona. - fece in direzione di Kowalsky. - Ora ho sonno, eppure non va.
- Beh, le scosse vanno solo se arrivi sul punto di addormentarti, per evitare troppo dolore. - spiegò l'altro. - Funziona. Vedrai.
Quella parola provocò un brivido in entrambi. Sembrava quasi un ultimatum. Il secondo sollevò lo sguardo, come a chiedere scusa.
Skipper sospirò. Meglio cambiare argomento. - Rico, finiamo la partita. - chiamò, sedendosi al tavolo. Prese le carte davanti a lui, ma solo dopo qualche istante si rese conto che non erano quelle che aveva prima.
- ... ops. - esclamò piano. - Ho visto le tue carte, scusa.
Le recuperò tutte, e iniziò a mischiarle. Mosse le pinne più e più volte, ma solo quando appoggiò il mazzo ormai pronto sul piano, in attesa che fosse tagliato, si accorse che il sottoposto non si era ancora seduto davanti a lui. Girò lentamente lo sguardo per la stanza, alla sua ricerca; e trasalì quando non lo trovò da nessuna parte.
Scattò in piedi, perforando Kowalsky con lo sguardo. - Dov'è?! - chiese a voce alta. - Dov'è Rico?!
Lo scienziato guardò prima lui, poi in giro per la stanza; Soldato fece lo stesso, confuso, ma entrambi si ritrovarono con il fiato mozzato quando si accorsero che, in effetti, erano solo in tre.
- Era con noi un attimo fa! - esclamò il più giovane, abbandonando i Lunacorni. - L'ho visto prima di entrare qui!
Skipper sollevò lo sguardo all'ingresso, quindi salì la scaletta con velocità.
Quando uscirono, alla luce ancora troppo forte del primo pomeriggio, si trovarono di fronte alla vista di Rico, sdraiato per terra a pancia in giù, che placido sognava qualcosa di incredibilmente bello, a considerare la faccia estasiata che faceva tra un russo e un altro.
Il superiore lo osservò a lungo, lo sguardo quasi invidioso. Quindi sospirò.
- Due su cinque. - constatò in un sussurro.
Soldato lo udì, e gemette terrorizzato.
- A... almeno siamo ancora la maggioranza...! - mormorò con voce tremante, ma neppure lui si sentiva poi così convinto.
L'altro non disse nulla; si limitò a sedersi, sospirando ancora più pesantemente. Il sospiro divenne sbadiglio, e le palpebre si fecero troppo pesanti questa volta.
- Beato lui. - disse. - Almeno può... dormire...
La testa si abbassò, lenta, e gli occhi si chiusero; ma proprio quando stava per addormentarsi, avvertì un'improvvisa scarica elettrica, che non gli provocò dolore ma gli fece riaprire gli occhi di scatto con un sussulto.
Dopo un istante di confusione, sbatté le palpebre e constatò che dopo questa cosa che era successo, qualunque cosa essa fosse, si sentiva meno stanco. Sollevò lo sguardo a Kowalsky, come a chiedergli delucidazioni, e lui indicò semplicemente la propria testa.
Ah, già.
Il Scari-Svegliami.
- Abbiamo conferma che funziona. - annunciò lo scienziato, ma non ne parve troppo entusiasmato.
Soldato saltellò, considerandola una buona notizia, finalmente. - Che fortuna! - esclamò.
Skipper annuì, abbozzando ad un sorriso non troppo convinto.
- Una vera fortuna. -
Purtroppo... 
   
 
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