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Autore: Lady R Of Rage    23/06/2013    12 recensioni
Dawn non rispose. Si limitò a prendere un coltello di piccole dimensioni, e a passarlo impercettibilmente sul proprio dito. Un sottile taglio si era aperto in corrispondenza del dito.
-E questo cosa sarebbe?- domandò Scott. Cominciava a chiedersi se Dawn fosse del tutto sana di mente.
Ma Dawn sorrise, placida, e si passò sul dito la miscela di erbe. In pochi attimi, la ferita era scomparsa.
-Lo vedi?- domandò la ragazza a uno Scott ammutolito e senza parole.
-Non basta saper uccidere, per vincere.-

Ventiquattro ragazzi innocenti sono stati sorteggiati, come ogni anno, per combattere negli Hunger Games, il reality infernale dove per vincere bisogna uccidere.
Dovranno lottare contro i loro nemici e contro le avversità, ma soprattutto contro loro stessi.
Saranno vincitori o saranno vinti.
E uno solo sopravviverà.
[AU| Crossover Total Drama/Hunger Games | Pairing: un po' tutti]
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale
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Capitolo 3- seconda

Distretto 7

Il coltello si piantò con precisione nello stipite della porta. Scott rise tra sé e sé, poi estrasse compiaciuto la lama dal legno. Le schegge spezzate ricadevano inerti come rami rotti.
-Non è ancora nato chi riuscirà a liberarsi di me.- sghignazzò il ragazzo.
Prese una coscia di pollo da un piatto, e la morse avidamente. Non aveva mai mangiato così bene.
Dall’altra parte della stanza, giungeva al suo orecchio la voce sommessa e pacata di Dawn.
Stava conversando, con il mentore B, sempre che “conversare” valesse anche per i muti.
-Dunque è così che è andata? Oh, che grande dolore!- esclamò la vocetta della ragazza.
Scott si morse la lingua per non dire ingiurie inutili. Dawn era sveglia, certo, ma era decisamente troppo dolce per l’Arena.
Varcò la porta del vagone, trovandosi nella sala da pranzo. Dawn e B sedevano a un tavolo: la prima sembrava tranquilla come sempre, mentre B aveva l’aria mesta e sofferta, e la visiera del cappello calata fin quasi al naso.
-Vi piace chiacchierare, vedo.- soggiunse placido il ragazzo.
-Oh… ciao, Scott.- disse Dawn, spostandosi per fargli spazio sulla panca.
Scott la ignorò. Prese un coltello, e cominciò a giocherellarci.
Dawn poggiò la mano sulla spalla di B. –So come ti senti.- disse mestamente. –La tua aura è grigia. Sei infelice. Ma non devi arrenderti. Ci sarà sempre qualcuno, per te.-
B accennò un sorriso.
Scott era basito:-Come fate a comunicare? Lui non parla.-
-Lo so.- rispose tranquilla Dawn. –B ha sentito troppe urla ai suoi Hunger Games: per questo non parla.-
La ragazza diede una lieve pacca sulla spalla del ragazzone, che sospirò.
-Sai, è impressionante.- disse Scott.
-Cosa?- chiese Dawn.
-Trovo impressionante il fatto che tu cerchi sempre di essere carina con tutto e tutti.- il ragazzo si sedette su una seggiola e appoggiò sgraziatamente i piedi sul tavolo.
-A volte mi spaventi.-
-Da un pezzo ho smesso di cercare di spaventarti, Scott.- pronunciò lei.
-E adesso cosa cerchi di fare?-. chiese ancora Scott.
Dawn sorrise. –Ora cerco di capirti.
 
Distretto 8

-Continui a non parlarmi?-
Gwen e Trent scesero dal treno, e si diressero verso il palazzo dove sarebbero stati preparati alla parata dei tributi. La ragazza non rispose.
Una donna dall’abito rosa si avvicinò a Gwen, e allungò la mano per toccarla. La ragazza indietreggiò, come spaventata.
Trent le afferrò la mano, e gliela strinse. –Sono strani, vero?-
-Lasciami in pace.- rispose la ragazza, evitando il suo sguardo.
-Sei ancora arrabbiata con me per quella storia del volontario?- chiese ancora Trent-
Gwen si voltò verso di lui. –Ma bravo. Ci sei arrivato.-
E detto questo, si voltò.
Trent quasi la rincorse. –Ti prego, ascoltami. L’ho fatto per te. Non posso permettere che quelli ti uccidano!-
Gwen puntò i suoi occhi in quelli dell’altro. –Ora ascoltami bene, Trent. Nel caso tu non l’abbia capito, questi sono gli Hunger Games. Se non muoio io, muori tu. Oppure moriremo entrambi. E forse è meglio così.-
Trent rabbrividì addirittura. Mai aveva visto la sua amata Gwen parlare così.
-Mi dispiace tanto, davvero. Io volevo solo… scusami, sono uno sciocco.-
Il ragazzo chinò il capo, triste. Aveva perso le speranze.
Ma subito dopo, una mano gli toccò la spalla. Era la mano bianca, perfetta, di Gwen.
-Senti, mi dispiace.- disse la ragazza imbarazzata. –Non volevo parlarti così, è solo che… è tutto così difficile, tra la mietitura e il resto… e poi ti ci sei messo tu, e sei stato così gentile. Scusami, è colpa mia.-
Il ragazzo le sorrise, toccandole dolcemente il viso con la mano.
-Non importa. È inutile disperarsi, ora dobbiamo solo pensare al futuro. E lo faremo insieme.-
Gwen ricambiò il sorriso. Per la prima volta, dopo la mietitura, sentiva un senso di tranquillità.
Mentre si avvicinavano al palazzo, videro una figura di uomo che gli si avvicinava. Quando questo si avvicinò, poterono distinguerne i lineamenti.
Era indubbiamente un abitante di Capitol. Era nero, corpulento e muscoloso, ma aveva un’espressione piuttosto affabile, anche grazie all’ombretto rosa che portava sugli occhi.
-Benvenuti a Capitol City, ragazzi.- esclamò con aria benevola. –Io sono DJ, lo stilista.-
-Non dovresti aspettarci dopo i trattamenti? Di solito è così che funziona.- disse Trent, per nulla tranquillizzato dalla cordialità dello sconosciuto.
-Ho preferito incontrarvi prima, per conoscervi meglio.- rispose DJ, sempre gentilmente.
-Sapete, è stata la mia mamma a ispirarmi a diventare uno stilista. Lei è tutta la mia vita, non so come vivrei se non ci fosse…-
-Così anche a Capitol City esiste l’amore materno.- disse fredda Gwen all’orecchio di Trent.
-Sembra di sì.- rispose quello. –In fondo, non sono tutti dei mostri.
Gwen fu costretta a convenire che il compagno aveva ragione. E si ripromise di essere più ottimista, nei giorni futuri.
 
Distretto 9

-Duncan, apri questa porta!-
-Lasciami in pace.-
Courtney strinse forte i pugni, trattenendo a stento un poco elegante urlo. Da quando erano arrivati nel treno per Capitol, il ragazzo aveva rifiutato ogni suo tentativo di discutere una tattica, e si era barricato nella stanza rifiutando persino il servizio in camera.
La ragazza si passò una mano nei capelli, infastidita. Per un attimo pensò di lasciare quel troglodita a cuocere nel suo brodo e andare a pianificare una tattica da sola; poi si rese conto di una cosa importante: lei, a differenza di Duncan, non aveva mai vissuto all’aperto, né sapeva difendersi dagli imprevisti. La tattica non bastava: ci voleva anche la perizia.
Allora decise di provare con un approccio diverso: -Andiamo, Duncan, apri questa porta. Lo so che non ti piaccio, e tra parentesi, nemmeno tu piaci a me, ma è in ballo la nostra vita. Quindi, per favore, apri questa maledetta porta e fammi entrare.-
Alcuni esitanti secondi seguirono alle parole di Courtney. Poi la porta si aprì, e ne emerse il viso di Duncan.
-Entra, e sii veloce.-
La ragazza varcò la soglia, ma si bloccò pochi attimi dopo. Per terra c’erano un cuscino e alcune coperte.
-Hai dormito… per terra? Con un letto a disposizione?-
Duncan si sedette sul letto. –Mi trovavo meglio così. Ci sono abituato. E comunque, chi sei tu, per decidere come devo dormire?-
Stavolta Courtney non si trattenne più.
-Per quanto mi riguarda, fai come ti pare. Ma non sperare che io ti salvi la pelle.-
E detto questo, uscì.
Duncan, rimasto solo, non cercò di bloccarla. Gli occhi azzurri si erano fatti freddi, inespressivi.
Era rimasto impassibile quando nessuno era venuto a visitarlo nel Palazzo di Giustizia. Lo era rimasto anche quando un Pacificatore, mentre lui si dirigeva verso il treno, gli aveva indicato il palo delle fustigazioni con fare allusivo. E lo rimase anche mentre i preparatori presero a urlare come pipistrelli alla vista della sua schiena martoriata.
Era seduto sul lettino del centro benessere, in attesa dello stilista, e pensava.
-Sei Duncan Nelson?- chiese improvvisamente un voce.
Alzando la testa, Duncan trattenne le risa a stento. Aveva davanti un buffo omino dalla grossa testa, con grandi occhiali a oblò, che lo fissava.
-E tu cosa dovresti essere? Il mio punching ball da allenamento?-
L’altro si sistemò gli occhiali. –No, sono Cameron. Il tuo stilista.-
-E sei qui per rendermi ridicolo? Vi conosco, a voi.-
Cameron preferì non rimarcare l’errore di grammatica, e gli mise una mano sulla spalla. Duncan non la rifiutò.
-Lo so cosa pensi. Pensi che io sia un mostro come gli altri. E non ti biasimo nemmeno tanto. Ma non è così. Io vorrei aiutarti.-
Duncan sospirò. –E pensi di riuscirci? Dì, ma ti sei visto? Nemmeno mi arrivi alla spalla.-
Cameron rimase impassibile. –Sembra buffo, lo so, ma io sono uno stilista come gli altri. E se io posso renderti apprezzabile… tu puoi sopravvivere.-
 
Distretto 10

Sierra strinse la presa intorno alla forchetta, e prese a rotearla tra le dita con agilità. Di fronte a lei, Cody ammutoliva.
-Non permetterò a nessun Favorito di ferire il mio piccolo Cody.- quasi strillò la ragazza, lanciando una forchetta verso il muro di legno. I denti rimasero piantati dentro alla parete, a pochi centimetri dal collo di Justin.
-Attenti, mi scompigliate i capelli!- esclamò l’accompagnatore, fissandosi nello specchio.
-Oh, poverino, si preoccupa dei suoi capelli.- rispose un sarcastico Cody. –Il fatto che io e… lei- riprese indugiando sul “lei”-potremmo essere morti in capo a una settimana non ti sfiora minimamente, vero?-
Justin arrossì lievemente. Era costretto ad ammettere di avere torto.
-IO potrei essere morta.- puntualizzò Sierra. –Ma il mio Cody non morirà mai. Ci sarò io a proteggerlo.-
E così dicendo, la ragazza strinse il compagno di distretto in un fortissimo abbraccio.
Cody sospirò. –Forse preferisco la morte.-
All’improvviso, Sierra parve ricordarsi di una cosa.
-Cody, ho fatto questo per te.- disse frugandosi nelle tasche.
Quindi, gli porse un buffo oggettino color marrone chiaro. Era composto di fili intrecciati, in modo da sembrare una mucca.
-L’ho fatto io nei ritagli di tempo. Sai, per arrotondare i guadagni ho imparato a intrecciare i vimini.-
Cody trovava quell’oggetto veramente insulso; ma per non offendere Sierra, preferì accettarlo.
-Grazie mille… è proprio carino.- disse senza interesse.
Tuttavia, appena l’oggetto fu nelle sue mani, Cody lo strinse più forte tra le dita, come in cerca di conforto.
Un pensiero gli balenò alla mente: forse stava cominciando a provare qualcosa per Sierra?
Lo soffocò subito, lasciando che prevalesse un altro pensiero; il regalo della ragazza gli portava conforto in quanto sapeva di casa.
Justin, intanto, stava pensando ai propri regali, quelli che riceveva dalle ammiratrici.
E suo malgrado, giunse a concludere che di tutti i doni che aveva ricevuto, anche quelli più preziosi, non valevano che una minima parte della mucca di Sierra.
 
Distretto 11

-Taylor… secondo te possiamo farcela?-
Questa fu la domanda che una Lindsay più spiritata che mai pose a un Tyler caduto in una crisi di mutismo.
Il ragazzo alzò gli occhi dal giornale nel quale si era immerso:-Forse… non so… chissà…-
Lindsay sospirò. Beth, che era seduta accanto a lei, le pose garbatamente una mano sulla spalla.
-Deve essere così brutto andare nell’arena.- disse incauta.
Quelle parole così lapalissiane furono il colpo di grazia della povera Lindsay, che scoppiò a piangere rumorosamente nella tenda del vagone.
Tyler le prese dolcemente la mano, mentre Beth arrossì: si era resa troppo tardi conto dell’errore.
-Senti, Tyler, ti va di andare nell’altra stanza ad allentarti con Brady?- chiese dolcemente la ragazza.
Tyler annuì, e lasciò la stanza dopo aver lasciato alla compagna di distretto uno sguardo pieno di dolcezza.
Rimasta sola con Lindsay, Beth le mise un braccio intorno alla spalla e cercò di asciugarle le lacrime.
-Su, su... non è così terribile, molti prima di te hanno vinto. Puoi farcela anche tu.-
Lindsay alzò la testa, e tirò su col naso.
-Come pensi che possa? Io non so combattere, non so fare i nodi, non so fare niente!-
E dette queste parole, prese a tirare fragorosi pugni contro la parete.
Beth le passò una mano nei capelli biondo oro. –Per esempio, sei molto carina.- disse soppesando le ciocche.
-E questo dovrebbe aiutarmi a non morire?- chiese l’altra, asciugandosi gli occhi.
-Agli strateghi piacciono le tribute belle.- rispose Beth. –Ricordati sempre che è un programma televisivo. Se riesci a piacergli, poco importa se non sai combattere: ci penseranno loro.-
La sua mano indugiò sui suoi fianchi pienotti. –Se fossi io ad andare nell’arena, morirei di certo al Bagno di Sangue.-
-Io non credo.- rispose Lindsay. –Non conta solo essere carine, purtroppo.-
La ragazza bionda chinò la testa verso il pavimento. Nel frattempo, Tyler era ricomparso nella stanza. Si avvicinò a Lindsay senza dire una parola e la abbracciò.
-Saresti una vincitrice eccellente, Lindsay.- disse poi.
E finalmente Lindsay sorrise.
 
Distretto 12

Zoey stava cercando di convincersi a mangiare quegli invitantissimi arrosti di manzo del distretto 10. Sapeva che una tattica spesso usata dai tributi dei distretti bassi era prendere peso prima dell’inizio dei giochi, in modo che la mancanza di cibo nell’arena non rappresentasse più un deterrente.
Ad un tratto la porta si aprì, ed entrò Mike accompagnato da una giuliva Anne Maria.
L’accompagnatrice sorrideva beata al ragazzo, ridendo di sottecchi alla vista di Zoey.
-Sentite, se proprio dovete fare la coppietta appiccicosa, potreste per favore andarvene di qui?- domandò Zoey con voce neutra.
Anne Maria sbuffò:-Come sei noiosa. Sto solo cercando di tenere allegro il tuo amico, ma se la signorina è infastidita posso anche smetterla.-
Zoey si alzò di scatto: -Ti conosco da poco e già non ti sopporto più. Si può sapere cosa ti prende?-
-Cosa prende a te, invece.- rispose un’agguerrita Anne Maria. –Non ti si può dire una cosa qualunque, che subito dai di matto. Sei un po’ suscettibile, cara la mia tributa.-
Qui, Zoey emise un sospiro basso. –Che colpa ne ho, se sto per morire?- chiese con voce tremolante.
Mike puntò uno sguardo basso e accusatorio su Anne Maria. L’accompagnatrice arrossì lievemente: persino lei, nel suo orgoglio, era stata costretta ad ammettere di aver detto una parola di troppo.
Mike svicolò dalla presa della ragazza, e si sedette accanto a Zoey.
-Ascoltami.- disse prendendole entrambe le mani. –So che per noi è difficile, ma so anche che lasciarsi abbattere non porterà assolutamente da nessuna parte. Non è detto che tu debba per forza morire, no?-
Zoey produsse un basso lamento, e gli rispose. –Hai ragione, scusa… è che ho davvero tanta paura dell’Arena… che qualcuno mi uccida…-
Mike le sorrise:-Ti andrebbe un’alleanza?-
In quell’istante, Zoey sentì come un grosso peso che le veniva tolto dal petto.
-Accetto volentieri.- disse con un sorriso.
E nessuno dei due si accorse degli occhi lucidi di Anne Maria.
 
Angolo Autrice
Ciao a tutti. Con questo, terminiamo i viaggi verso Capitol, e ci avviamo nel vivo della preparazione ai giochi.
Ora spiegherò l’abbinamento fatto tra i vari distretti.
Distretto 7: in TDRI B ha un rapporto molto carino con Dawn, e per niente simpatico con Scott. Unire le due cose sarebbe stato veramente pazzesco.
Distretto 8: DJ è uno dei personaggi che ha più affinità con Gwen e Trent.
Distretto 9: volevo metterci Harold, ma è occupato… Cameron è quello che gli assomigliava di più.
Distretto 10: l’ho scelto per la contrapposizione tra Justin, il ragazzo conteso da tutte, e Cody, lo sfigato al quale Sierra ha dedicato tutto il suo amore.
Distretto 11: ho scelto Beth, perché è la migliore amica di Lindsay.
Distretto 12: chi non ama le litigate tra Zoey e Anne Maria?
Ma Katie e Sadie, direte voi? Loro appariranno prossimamente… provate a indovinare che ruolo avranno.
Poi altra domanda: se Chris interpreta Snow e Josh interpreta Caesar, Chef chi interpreterà?
Inoltre invito chi non l’ha ancora fatto a leggere e recensire le mie FF sui Black Eyed Peas (ho cominciato una Long, dal titolo “Blood and Pain”); nonché a scriverne una voi.
Inoltre, ecco le colonne sonore che uso per alcuni distretti:
Distretto 2: Lady Gaga – Alejandro (indovinate perché)
Distretto 5: Iggy Azalea (rapper sconosciuta ai più, che mi ricorda Izzy)
Distretto 6: Kelly Clarkson (mi sembra adatta a Jo)
Distretto 7: Kerli (mi ricorda Dawn)
Distretto 8: P!nk (mi ricorda Gwen, e Nate Ruess in JGMAR mi fa pensare a Trent)
Distretto 9: Maroon 5 (Duncan e Adam Levine hanno la stessa voce)
Distretto 12: Katy Perry (vedi alla voce: Maroon 5)
A presto… Peas & Love!
Mitica
  
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