Capitolo 4 - Haru haru
“Neoreul
saranghaetgie
huhoeeopgie
Johatdeon gieongman gajyeogara
Geureokjeoreok chamabolmanhae,
Geureokjeoreok gyeondyeonaelmanhae,
Neon geureolsurok haengbokhaeyadwae,
haru haru mudyeojeyogane”
Non ho rimpianti per
averti
amato
tieni stretti
solo i bei ricordi
posso
sopportarlo in qualche modo
posso andare
avanti in qualche modo
sii felice di
essere come sei
giorno dopo
giorno mi annullerò.
[Big Bang
– Haru haru]
“La
guerra cessò il 27
luglio del 1953, quando, stanchi della guerra, i leader delle due Coree
firmarono il trattato di Panmunjeom. L’armistizio fu siglato
nel villaggio
Panmunjeom, sul confine tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. Con
quel
documento, non ci fu una resa da parte dei due paesi, ma semplicemente
una
tregua da quella sfiancante guerra.”
Gli
attimi, i minuti, i giorni che si susseguirono dopo la morte di
Jonghyun furono
per Key più che un’agonia. Il giovane era rimasto
impalato col corpo del suo
amato tra le braccia, la rabbia che gli ribolliva dentro e gli faceva
tremare
le mani, le lacrime che gli solcavano le guance scarne, pallide e
sporche,
l’odore del sangue che impregnava l’aria lo
disgustava e mancò poco che non si
sentisse male.
Avrebbe voluto
tanto morire lì con lui, ma Jonghyun gli aveva fatto
promettere
di non lasciarsi andare, di vivere anche per lui. Come poteva venire
meno ad
una parola data alla persona che più amava in assoluto?
Di certo non
fu facile. Vide di sfuggita un soldato nordcoreano puntargli il
fucile alla testa e chiuse gli occhi spontaneamente; udì poi
uno sparo e rimase
esterrefatto e stupito quando si rese conto che era stato Minho ad
uccidere il
soldato e a proteggerlo.
«Cosa
stai combinando, Kibum?», lo riprese con durezza il moro,
serrando i
denti e tentando di far forza anche al compagno, «Devi
combattere!»
«Io
non lo lascio qui a marcire, non gli farò fare la stessa
fine di tutti gli
altri!», gridò amareggiato, poi la voce gli si
affievolì e scoppiò in un pianto
disperato. Si chinò sul busto dell’amato e, mentre
gli stringeva forte le mani,
continuava a domandare perché gli fosse accaduto,
perché fosse toccata a lui
quella sorte maledetta.
Minho
sospirò affranto, consapevole di non poter dire nulla. Non
tutti i
soldati avevano l’opportunità di esser portati via
dal campo di battaglia, né
di ricevere un meritevole, rispettoso funerale, al quale i famigliari
avrebbero
potuto piangere la loro scomparsa e capacitarsene giorno dopo giorno.
Kibum voleva
che accadesse questo. Di certo era un modo migliore per dirgli
addio, anche se continuava a non capacitarsene. Non voleva crederci,
anzi in
cuor suo continuava a sperare che fosse un incubo troppo reale che non
voleva
apprestarsi a giungere al termine e che Jonghyun si fosse svegliato al
più
presto. Sì, perché lui non poteva
essere morto; stava sicuramente riposando, stremato dalla stanchezza,
ma
avrebbe riaperto i suoi occhi. I loro sguardi si sarebbero incrociati
ancora
una volta e le labbra congiunte, Kibum avrebbe sentito la mancanza dei
loro
baci con la consapevolezza di poterne assaggiarne ancora ed ancora,
senza
stancarsi mai. Sarebbero tornati a casa insieme e avrebbero continuato
a
nascondersi agli occhi del mondo ed amarsi vicendevolmente senza
riguardo,
senza conservare nemmeno un briciolo d’amore, donando tutti
se stessi l’uno all’altro.
Cosa potevano
chiedere di meglio?
Eppure la
realtà continuava a strappare via con brutalità
Kibum dalle sue vane
speranze. Il dolore, le cicatrici che gli erano state inflitte
continuavano a
ricordargli che Jonghyun giaceva davvero privo di vita tra le sue
braccia.
«Non
posso accettarlo…», continuava a ripetere, mentre
Minho faceva la guardia
affinché nessuno provasse ad ammazzarli. Doveva proteggerli,
glielo doveva, e
lo sentiva nel profondo di se stesso; perché quei due
ragazzi, assieme ad Onew
e a Taemin, che sperava davvero stesse bene, erano stati gli unici veri
amici
che avesse avuto nei suoi ventidue anni di vita.
«Minho,
Kibum!», i due ragazzi si voltarono immediatamente e videro
il medico
correre verso di loro. «Dovete venire a vedere!»
«Cosa?»,
domandò spontaneamente il moro.
«Non
mi muoverò di qui», insisté Key.
«I
nordcoreani stanno gettando via le armi per ordine del loro leader, e
le
nostre truppe stanno mano a mano facendo lo stesso»,
iniziò a spiegare, «pare
che si stia discutendo per porre un armistizio, una pace temporanea che
si
spera comunque duri a lungo».
«Stai
dicendo che la guerra sta finendo?», mormorò
incredulo Minho.
«Spero
di sì», espirò Onew, accasciandosi
esausto e prendendosi il capo tra le
mani. Scosse il capo e continuò a sospirare, riempiendo quel
silenzio sovrumano
e che in quegli anni era venuto a mancare.
Il cuore di
Kibum si incrinò ancora di più capendo che
probabilmente era
davvero tutto finito. Un tempismo perfetto! Se fosse accaduto solo un
paio di
giorni prima, o anche solo un paio di ore, un’ora prima, in
quel momento
Jonghyun sarebbe stato ancora vivo; e invece era morto. Cosa importava
più,
ormai?
Si
accasciò accanto al compagno e gli poggiò la
testa sul petto, mentre
continuava a piangere silenziosamente e le lacrime, copiose, scorrevano
sino al
tessuto macchiato di Jonghyun.
I can’t believe you’re gone
Non posso credere che te ne sia andato
«Almeno
spostiamoci di qui, Key», suggerì tristemente
Onew, avvicinandosi al più
giovane e scombinandogli la chioma impolverata.
Kibum
annuì distratto, lasciando che i compagni lo aiutassero e il
suo corpo si
muovesse in automatico.
**
27
luglio 1953.
La Corea del
Sud è in festa e in lutto al contempo. La guerra
è finita, e con
essa le vite di valorosi uomini e giovani ragazzi che hanno dato se
stessi per
la pace del popolo, del paese, della propria famiglia e dei propri
amici,
affinché tutti potessero vivere in un mondo migliore, in cui
la devastazione e
la morte non fossero seminate. È palese che la vita abbia un
inizio, un corso
ed una fine, ma la morte era qualcosa che necessitava di giungere al
momento
opportuno, e non doveva mai essere forzata; la vita non doveva essere
sprecata,
gettata via come se fosse totalmente priva di valore.
Alla fine
Kibum era riuscito a preservare a Jonghyun il diritto di avere un
funerale. Lui stesso, ormai pulito ed in divisa militare, portava la
bara di
legno coperta dalla bandiera del proprio paese. La notte che aveva
anteceduto
il funerale di Jonghyun era stata l’ennesima trascorsa in
preda all’insonnia ed
una tristezza malcelata. Sapeva di avere
l’opportunità di riposare ormai, ma
per lui era più importante poter toccare per gli ultimi
istanti la pelle, ormai
gelida e sempre più pallida, del compagno. Per non parlare
di quanto avesse
iniziato a puzzare di marcio; ciò nonostante Kibum aveva
insistito affinché
potessero vegliare sul ragazzo e solo il giorno dopo partecipare ai
funerali.
But
now I come home and it’s not the same, no
it feels empty and alone
I can’t believe you’re gone
Ed
ora torno a casa e non è la stessa
cosa, no
tutto
è così vuoto e solo
non posso
credere che tu sia andato via
La mattina era
giunta troppo in fretta, portando con sé gli altri militari
e la
bara dove il compagno avrebbe giaciuto per sempre. Kibum aveva
indossato
l’espressione più vacua ed imperscrutabile che
possedesse e la mantenne per
tutto il tempo.
Aveva ormai
perso quel sorriso che a Jonghyun tanto piaceva, perché
esisteva
soltanto in sua presenza e inoltre non trovava ragioni accettabili per
sorridere. Non aveva bisogno di mostrarsi forte e volenteroso di vivere
una
vita nella quale l’unica persona che voleva al suo fianco non
ci sarebbe mai
stata.
Kibum non
ascoltò nemmeno le parole che furono proferite in memoria
dei caduti
in battaglia, non udì le parole del presidente per far forza
al paese, ignorò
totalmente la volontà di ricominciare tutti assieme.
L’unica cosa che riusciva
a pensare in quel momento era Jonghyun.
Era
ossessionato da quei sensi di colpa che non ne volevano sapere di
lasciarlo
andare.
I’ve
never knew what it was to be alone, no
‘cause you were always there for me
Thanks for all you’ve done
Non ho mai saputo cosa
significasse essere soli, no
perché
tu ci sei sempre stato per me
grazie per
tutto ciò che hai fatto
**
Sono
trascorsi due anni da quando la guerra è giunta al termine.
Due lunghi,
lunghissimi anni, ed io li ho passati con la compagnia dei miei due
più cari
amici: Minho ed Onew.
Se
c’è una cosa che in questi anni non è
cambiata, questa è proprio la nostra
amicizia. Abbiamo sempre saputo di poter contare l’uno
sull’altro, ma forse la
fine della guerra è stata la spinta decisiva per far
sì che non combattessimo
il futuro da soli.
In battaglia
non abbiamo perso soltanto Jonghyun, ma anche Taemin, uno dei
migliori piloti di
caccia di cui la Corea del Sud disponesse. Minho era quello che si era
più
legato a quel ragazzo, che tra l’altro aveva la mia stessa
età. Credo avesse il
cuore troppo tenero per andare in guerra, però ero contento
che fosse
sopravvissuto per quei tre anni. L’infamità del
tempo e della morte avevano
preso sia lui che Jonghyun giusto poco prima che la guerra terminasse.
Fatto sta che
questa notte, quella del 25 luglio del 1955, l’ho trascorsa
pensando soltanto a Jonghyun. Non che pensi ad altro durante il giorno,
ma oggi
è il secondo anniversario della sua morte. La scena
più tragica che abbia mai
visto, la morte che più mi ha sconvolto fin dentro le
viscere di me stesso, la
perdita che mi ha cambiato più di quanto non lo fossi
già a causa degli orrori
della guerra.
Ho deciso di
andare a trovarlo come faccio quasi sempre. Ho iniziato da poco a
fare qualche lavoretto, un po’ per aiutare mia madre, un
po’ perché se avessi
continuato a stare a casa, mi sarei suicidato. E mancava davvero poco
perché lo
facessi.
Le prime luci
del sole stanno mano a mano rischiarando il cielo, donandogli
delle sfumature di colori chiari che un tempo mi piacevano davvero
tanto. Ora
più li guardo e più mi chiedo
cos’avessero di così straordinario per perdermi a
guardarli finché il sole non fosse sorto. Probabilmente era
una scusa per
poterle guardare con Jonghyun e fare una cosa non troppo sdolcinata, ma
creare
comunque un’atmosfera più intima.
Chissà cosa mi passasse per la testa, ormai
nemmeno lo ricordo. È come se mi fossi focalizzato soltanto
su tutti i ricordi
che ho di lui e i dettagli che riguardano solo ed esclusivamente la sua
persona,
escludendo totalmente me. Perché tanto io continuo a vivere,
ad essere qui e
sentire quelle emozioni intense anche al solo pensiero
dell’uomo che per tempo
ho amato e che continuo ad amare con tutto me stesso. Chi
l’avrebbe mai detto
che sarei arrivato persino ad ammetterlo a me stesso
con una calma ed una
schiettezza disarmanti?
Lentamente
inizio a vestirmi, poi mi sciacquo il viso e sistemo i capelli. Le
vecchie abitudini che non ho mai perso. Sorrido a questo pensiero, poi
mi reco
in cucina da mia madre, che sorseggia distrattamente un the’.
La guardo
senza proferire parola e la saluto con un cenno del capo. Lei capisce
che non è il caso di parlare e semplicemente mi lascia
andare.
Una parte di
me desidera il suo abbraccio confortante, ma ho constatato che non
mi aiuta ad andare avanti, se non a crogiolarmi ancora di
più. Non che mi sia
d’aiuto piangere sulla tomba del mio defunto ragazzo.
Ed
è proprio lì che mi reco nel silenzio
dell’alba, dopo aver colto dal
giardino adiacente casa mia una rosa rossa. La annuso e poi cammino. In
realtà
non sono sempre certo di pensare a qualcosa, la mia mente è
vuota e piena al
contempo; qualcosa che non sono in grado di spiegare. Il mio corpo
agisce
secondo ciò che so di voler e dover fare, ma la mia mente
è totalmente assente.
È come se si trovasse in una dimensione parallela ed io sto
dando di matto,
perché non ci capisco più nulla. Poi mi rendo
conto che non me ne frega davvero
e vado avanti, prendendo la vita così come viene.
Arrivo al
cimitero e senza troppi complimenti apro il cancelletto in ferro
arrugginito e mi avvio alla tomba di
Jonghyun.
Con una mano
tengo la rosa, mentre l’altra finisce nella tasca, mentre
fisso
con sguardo vacuo il suo nome inciso su di essa. Mi chino con lentezza
spossante e altrettanto lentamente poggio la rosa, poi carezzo la
superficie.
«Come
stai, Jong?», domando, fingendo che lui sia lì per
davvero e possa
rispondermi.
Mi illudo che
mi abbia parlato e poi continuo a parlare. Lo sento, lo sento che
mi sta ascoltando. Non è possibile che non possa
più farlo.
«Io
sto andando avanti, sai?», iniziò,
«Tento di mantenere la promessa che mi
hai costretto a farti. Maledetto! Se non fosse stato per quella, io
sarei già
dove sei tu e non dovrei più provare tutto questo dolore che
mi logora e trafigge
ogni secondo che passa sempre di più.
L’intensità aumenta ogni giorno che passa
ed io sono infinitamente, inevitabilmente stanco».
Taccio per
qualche istante, giusto il tempo di poter prendere una boccata
d’aria, per poi continuare con il mio sproloquio inascoltato.
«Mi
manchi, hyung», confesso, mentre con prepotenza inizio a
piangere. Mi sento
un bambino che non è in grado di contenere le emozioni che
prova, e sono
devastato da tutto ciò. Non ne posso più.
«Fa
male, dannatamente male. Probabilmente nella tua situazione avrei agito
nella stessa maniera, o forse il mio egoismo mi avrebbe suggerito di
lasciarti
venire con me».
You
still live in me
I feel you in the wind
You guide me constantly
Tu vivi ancora in me
ti percepisco nel vento
mi guidi costantemente
«Odio
il non averti mai detto che ti amo guardandoti negli occhi ed
accarezzandoti, e baciandoti e stando semplicemente al tuo fianco, o
abbracciandoti, o semplicemente vedere la tua espressione mentre te lo
dicevo!»
I
miss your face so
Smiling down on me
I close my eyes to see
And I know you’re a part of me
Mi manca tanto il
tuo viso
tu che mi sorridevi sempre
chiudo i miei occhi per rivederti
e so che sei una parte di me
«In
memoria delle promesse che mi hai sempre chiesto di
mantenere», mormoro, «te
ne faccio una io, adesso. E giuro solennemente che adempierò
alla parola data».
I
carry the things that remind me of you
In loving memory of the one that was so true
You were as kind as you could be
And even though you’re gone
You still mean the world to me
Porto con me le
cose che mi ricordano di
te
in memoria dell’unico che è stato così
vero
sei stato quanto più gentile potessi essere
e anche se ora sei andato via
significhi ancora il mondo per me
«Un
giorno verrò lì dove sei tu e ti
riavrò al mio fianco, mi costasse la vita»,
sorrido amaramente, poi alzo lo sguardo al cielo e mi soffermo a
guardare le
bianche nuvole di passaggio, che si muovono a velocità
costante e sempre più si
allontanano. Così come lui è andato via da me.
“Neon
neul jeo haneulgachi
hayake
tteun gureumgwado gachi saeparake
Neon neul geureoke useojwo amu il eopdeusi
Dorabojimalgo tteonagara
tto nareul chatjimalgo saragara
Neoreul saranghaetgie huhoeeopgie
johatdeon gieongman gajyeogara”
Sii come quella nuvola
bianca
sì,
dovrai sempre sorridere
come se non
fosse mai accaduto nulla
non guardarti
più indietro e vattene
ti prego, non
cercarmi e vivi
perché
non rimpiango di averti amato
tieni stretti
solo i bei ricordi
Un
giorno tutto andrà bene. Perché un giorno
sarò di nuovo al tuo fianco.
“Nareul
itgoseo saragajwo
Geo nunmureun da mareulteni, yeah
haru haru jinamyeon
Charari mannaji anhatdeoramyeon deol apeultende um
Yeongwonhi hamkkehajadeon geu yaksok ijen
Chueoge mudeodugil barae baby”
Ti
prego, dimenticami e
continua a vivere, yeah
Quelle lacrime si asciugheranno del tutto, giorno dopo giorno
Col passare de tempo mi convinco che sarebbe stato meglio
se non ci fossimo mai incontrati
spero seppellirai la nostra promessa di stare per sempre insieme, baby
«Saranghae, Kim Jonghyun».
You’re
my all
You’re my heart
Say goodbye
Tu
sei il mio tutto
tu sei il mio cuore
dimmi addio
The end
____________________________________________________________________________________________________________
NB:
1. Titolo e canzone a capoverso e a fine shot, Haru Haru
dei Big Bang
2. La
canzone inserita nel mezzo della storia è In loving
memory degli Alter Bridge
Note dell'autrice:
E siamo giunti alla fine di questa raccolta. Non mi sembra
vero. Beh, in realtà non mi sembra vero per il semplice
fatto che ho tagliato, tagliato, ridotto, sintetizzato e
così via dicendo buona parte della storia. Ed è
già tanto perché io non sono una tipa che
è molto brava con le cose chiave (?) lol
Boh, ci sono molti aspetti che non ho toccato, molti che non ho
approfondito, e mi dispiace tantissimo, ma non volevo uccidere le
ragazze che giudicheranno questa storia per il concorso xD inoltre
questo è un periodo particolarissimo per me e sto scrivendo
proprio solo quando posso... Infatti questa shot dovevo pubblicarla il
21 giugno e guardate un po' il calendario? Siamo al 24 D:
Io non so mai che dire quando accade per miracolo che io completi
qualcosa, se non ringraziare chi commenta e i lettori silenziosi, oltre
alle persone che mi supportano al di fuori dei lettori sconosciuti. Per
cui spero che questi giorni passati con me non vi siano dispiaciuti
e... beh, preparatevi, perché sicuramente
arriverà una shot a rating rosso... Ma non anticipo nulla,
è solo un'intenzione (e una promessa fatta tempo fa ad una
delle mie migliori amiche, che attende trepidante quella maledetta
lemon °-°)
Chiedo perdono per eventuali errori, purtroppo l'orario è
quello che è e per evitare ulteriori ritardi posto e mi
tolgo il pensiero. Spero di aver corretto la maggior parte delle
stupidaggini che ho scritto ç_ç
Mi dileguo... Annyoung!