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Autore: Yoan Seiyryu    24/06/2013    4 recensioni
Sleeping/Hook
Solo il bacio del vero amore può risvegliare Aurora dal sonno eterno, ma non sarà Filippo a salvarla dalla maledizione. Dunque che valore può avere un bacio dissimile da quello più potente di tutti?
Hook dimostrerà alla Bella addormentata che non sempre la magia è la risposta, a volte le persone sono legate da un filo sottile che prescinde dai propri desideri. Entrambi si ritroveranno ad affrontare un'avventura comune, riscoprendo loro stessi e ciò che il Destino ha in serbo per loro.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Aurora, Filippo, Killian Jones/Capitan Uncino, Mulan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fanfiction dedicata a RunaMagus e a Giulia R.


I am a pirate, you are a princess.



 

I am a pirate, you are a princess 
We could sail the seven seas 
Bring back some presents 
For all the people 
Everyone will love us, courtney will love us.

 

~ * ~ *  ~


 

I. Un dolce risveglio





 
 
So chi sei, vicino al mio cuor ogni or sei tu.

Quante volte aveva sognato il suo viso, quante volte aveva sperato di fuggire dalla profezia. Tutti gli anni della sua giovinezza, consumati attraverso un futuro al quale non sarebbe potuta scampare. In quei sogni si rifugiava ogni notte per cogliere la speranza di una vita migliore, una vita da trascorrere accanto all’uomo delle favole. Un Principe, come le fate lo chiamavano.
Presto sarebbe arrivato a salvarla, trascinandola via dalla maledizione che le era stata posta sul capo proprio nel giorno del suo primo compleanno. Educata come una Principessa, educata come una giovane contadina.
Aveva vissuto due vite, in uno spartiacque difficile da affrontare. Tre giorni a Palazzo, tre giorni nella piccola casa del bosco, un giorno di libera scelta ogni settimana.
Era tutto ed era niente.




Affrontare il bosco di rovi era un’impresa impossibile, almeno così gli era stato indicato. Con la sciabola sfoderata e l’uncino dritto davanti a sé, cercava di aprirsi la strada tranciando i rami spinosi e colmi di pericolo.
Il sentiero inerpicato iniziava a graffiargli i fianchi, le braccia, le gambe, persino il viso. Fu costretto ad arrestare il lento passo, sfiorandosi la guancia con il dorso della mano che fu inumidita dal sangue che era appena fuoriuscito da una lieve ferita.
Avrebbe avuto bisogno dei suoi compagni, perché lo aiutassero a districarsi in quel luogo così angusto: soltanto una strega poteva arrivare a concepire uno spazio simile.
Ne aveva conosciute di molte, ma questa di cui era alla ricerca, aveva le sue particolarità: nascondeva un tesoro inestimabile.
Condurli in quel sentiero sarebbe stata una follia, doveva andare da solo e cavarsela come sempre aveva fatto, senza l’aiuto di nessuno.




So chi sei, di tutti i miei sogni, il dolce oggetto sei tu.

Infine il Principe dei suoi sogni era giunto, proprio pochi giorni prima del suo diciottesimo compleanno [1].
Si aggirava nel bosco con il suo cavallo bianco, mentre lei passeggiava accanto al fiume, cercando di dimenticare che il tempo della profezia stava ormai volgendo al termine. Solo il bacio del vero amore l’avrebbe potuta salvare, null’altro.
I suoi genitori l’avevano rassicurata, nulla le sarebbe accaduto in proposito, poiché avevano fatto bruciare tutti gli arcolai del regno.
Ma lei, in cuor suo, sapeva di non potersi tirare indietro. Se non avesse sfiorato con il dito il fuso dell’arcolaio, Malefica avrebbe raso al suolo il regno.
La sua vita non poteva valere quella di migliaia di persone, non poteva permettere che accadesse.



 
“Dannati rovi”
li maledisse mentre continuava a reciderli con la lama affilata della sciabola, nella speranza di crearsi un vuoto in cui poter passare.
Per quale motivo Malefica aveva costruito un bosco simile? Quale altro tesoro strava proteggendo così premurosamente?
Era a conoscenza, dai racconti che Spugna propinava ai membri più giovani dell’equipaggio, della maledizione che era caduta sul regno chiuso all’interno del bosco di rovi.
Tutti gli abitanti furono trasformati in statue di marmo, rilegati in una vita eterna da cui non sarebbero potuti più fuggire.
Il Capitano Hook si domandava quale fosse stato il motivo che aveva condotto Malefica ad agire così ostile verso i regnanti e tutto il loro popolo.
Un intero regno era stato sterminato, ma qual era il reale motivo che aveva condotto la Strega ad agire in quel modo?.





Anche se nei sogni, e' tutta illusione e nulla più.

Non aveva creduto all’amore di Filippo, così naturale e sobrio da sembrare un sogno. Poteva fidarsi di colui che affermava con tutto se stesso di volerla liberare dalla profezia?
Eppure si erano incontrati quasi per caso, ai margini del fiume, scambiandosi sguardi curiosi e colti da quell’impreparazione ad un nuovo sentimento che non avevano mai provato.
Si scambiarono amore eterno, promettendosi che si sarebbero ritrovati sempre [2], anche se la profezia li avrebbe divisi.
Filippo aveva tentato in ogni modo di condurla via da quel regno, per poterla sposare e farne la sua regina. Ma lei non poteva venire meno ai suoi doveri, avrebbero dovuto aspettare per coronare il loro amore.

 
 


Altri colpi di lama falciarono i rovi, con l’uncino continuava ad aprirsi la strada per cercare di uscirne.
Una volta incontrata Malefica, lui le avrebbe restituito tutto quel fastidio che aveva avuto nell’attraversare il bosco.
Ma il cielo iniziava a farsi vedere, l’azzurro privo di nuvole si intensificava tra i rami spinosi e bruniti, dandogli la certezza di poter arrivare alla fine.
Ne aveva attraversati di labirinti, ben più pericolosi di quello, ma nessuno era stato così pungente ed interminabile, poiché uguale a se stesso.
La caratteristica peculiare del Capitano Hook era quella di sopravvivere sempre, in ogni occasione. Questo molto spesso lo rendeva più forte ed audace.




 
Il mio cuore sa che nella realtà, a me tu verrai  e che mi amerai, ancor di più.

Il giorno della profezia era giunto. La Principessa si punse l’indice della mano con il fuso dell’arcolaio e cadde in un sonno eterno, salvando il suo regno.
Il re e la regina costruirono un sepolcro in marmo costellato di rose rampicanti che si avvinghiavano intorno alle colonne del piccolo tempietto che vi sorgeva al di sopra.
Lì fu posta la bella addormentata, come fu chiamata,  in attesa del bacio del vero amore.
Malefica, che era venuta a conoscenza del sentimento che legava i due giovani, fece ricadere la furia degli Orchi sul  regno di Filippo, costringendolo ad una lunga battaglia. Poi, lo trasformò in una belva famelica e sanguinaria.


 


Un falco dalle ali di argento [3] sorvolò l’ultimo tratto del bosco di rovi, tanto da consentire ad Hook di scegliere la direzione esatta.
Così facendo riuscì a sventrare l’ultima parte dei nodi inerpicati e ad uscire da quella trappola infernale.
Avvertiva le lacerazioni sparse su tutto il corpo, bruciavano e il sangue scivolava appena dalle ferite più incise in profondità.
Quando il cielo divenne un quadro da poter apprendere con gli occhi, ringraziò la guida che l’aveva condotto fin lì.
Lo vide mentre volava poco sopra la sua testa, ma non abbastanza da poterlo richiamare a sé. Sembrava che volesse indicargli la strada da prendere, che bisogno c’era se ormai aveva superato il pericolo?
In ogni caso, non si rifiuta mai nessun tipo di segno, un Pirata lo sa bene.
Rinchiuse la sciabola nella guaina, si sistemò il colletto della camicia ed iniziò a seguire il volo del falco che lo attendeva ad ogni passo.
Davanti a sé si profilava sempre di più un sentiero libero, costeggiato da bassi cespugli ritagliati geometricamente, che conducevano fino ad una piccola altura che sovrastava di poco il livello del terreno.
Si ergeva un tempietto quadrangolare che ricordava un letto a baldacchino, alle cui colonne sormontavano grovigli di rose incatenate tra loro.
Poco al di sotto poté incontrare un sepolcro di marmo disteso su un manto bianco che faceva da piattaforma.
Non riusciva a comprendere il motivo per cui il falco insistette tanto nel condurlo da quella parte, ma se ne convinse non appena cercò di uscire dal sentiero e il rapace gli corse dietro in volo, sussurrandogli con un battito d’ali che aveva errato direzione.
Hook mugugnò qualche parola di lieve fastidio, non poteva perdere tempo e già ne aveva usato abbondantemente all’interno del bosco di rovi.

“Che cosa vuoi che faccia?” alzò gli occhi verso il falco, per un attimo gli balenò in mente l’idea che potesse trattarsi di una spia di Malefica. In tal caso, sarebbe stato condotto da lei ed era ciò che desiderava.

Così si decise a seguirlo ancora, perlustrando il sentiero che gli stava indicando. Continuava ad avvicinarsi al piccolo tempio, prolungando i passi che iniziarono a diventare più frenetici e curiosi.
Non appena si soffermò a poca distanza dagli scalini che conducevano all’altare, si rese conto che proprio lì riversava la figura di una giovane donna, rivestita di un lungo abito chiaro che sembrava dormire.
Il falco produsse un suono acuto, ciò fece comprendere ad Hook che si sarebbe dovuto avvicinare a lei.
Salì lentamente i due scalini che lo dividevano da lei, con gli occhi osservava tutto l’insieme di quello che gli veniva posto innanzi.
Aveva le mani congiunte che stringevano un mazzo di fiori freschi, l’espressione del viso riluceva come se fosse ancora viva.
Dunque la sua impressione non era stata errata, la fanciulla era addormentata.
Perché mai si trovava in quelle condizioni, chi le aveva procurato tutto questo?
Forse il tesoro che Malefica voleva nascondere agli occhi umani era proprio la bella fanciulla.
Quasi senza rendersene conto si ritrovò accanto a lei, con la mano appoggiata sulle sue, per sfiorare quella pelle candida e morbida.
Avvertì l’improvvisa freddezza della morte che lo fece scostare  immediatamente.
Dunque di che razza di gioco si trattava?
Incantevole e perfetta, disegnata come fosse stata una statua, ma fredda come chi ha perso l’anima.
Corrugò la fronte, facendo risalire di nuovo la mano sui dorsi delle sue mani, per poi percorrerne il braccio con delicatezza ed arrivare fino all’incavo del collo.
Bella, bella da far impazzire. Non aveva incontrato una donna di tale fascino da tempo immemore, forse da quando morì Milah.
In realtà, guardandola meglio, i suoi lineamenti non sembravano perfetti. Piuttosto il fascino del sonno le garantiva molto più di quanto non avesse, ne era certo.
Ne aveva viste di belle donne, ma tutte avevano la grave pecca di essere sveglie e di parlare troppo.
Invece lei era rinchiusa in un silenzio mortale, con l’espressione del viso in attesa di qualcosa. Ma cosa? Ricercava un soffio vitale? Sembrava che quelle labbra non desiderassero altro.
E allora non poteva venire meno a quel desiderio che lei gli imprimeva, non poteva rifiutarsi di fare ciò che sarebbe accaduto da un momento all’altro.
Così chino il capo su di lei, cercando quelle labbra gelide da poter sfiorare. Lo fece, senza alcun rimorso.
Le confuse con le sue, appropriandosi di un bacio che non gli spettava.
In quel momento il grido del falco gli giunse alle orecchie, facendolo distaccare da quella morsa così dolce, mentre un improvviso lampo viola immerse la figura della fanciulla.
In un istante che durò quasi una vita le palpebre di lei si sollevarono, risvegliata dal suo sonno eterno.
Gli occhi profondi e azzurri andarono alla ricerca del suo salvatore, che stava aspettando da tempo infinito, per la poca percezione che aveva avuto del tempo.
Non appena i loro sguardi si incontrarono, Hook si affannò a compiere un passo indietro, mentre la bella addormentata sollevava la schiena, puntellandosi con le mani sul marmo per assumere una posizione eretta.

“Voi non siete Filippo” lo accusò, come prima cosa, mostrando un’espressione intimorita e al tempo stesso diffidente.

“Questo mi sembra a dir poco chiaro, dolcezza” rispose lui, incrociando le braccia al petto.

Dunque non era realmente morta, doveva esser stata affetta da una maledizione del sonno eterno. Ne conosceva di storie a riguardo.

“Dov’è lui?” domandò con insistenza prima di discendere dal sepolcro, stringendo tra le mani il mazzo di fiori.

Lui rimase interdetto, guardandosi intorno per un attimo, come se la risposta fosse abbastanza ovvia.
“Non qui, come potete constare anche voi. Non si è presentato all’appuntamento?”
Sorrise sghembo, come amava sempre fare.

Lei non sembrò particolarmente apprezzare quella vena di sarcasmo,  era preoccupata  e l’incurvatura delle sopracciglia rispondeva esattamente al suo stato d’animo.
“Dunque come è stato possibile il mio risveglio? Soltanto con il bacio del vero amore si può spezzare la maledizione!”

Hook, a dir poco disinteressato, si strinse nelle spalle e scosse il capo.
“Giuro che non sono mai stato innamorato di voi, è la prima volta che vi vedo in vita mia”.

Aurora schiuse le labbra con estremo stupore, appoggiò il mazzo di fiori dietro di lei e congiunse le mani con eleganza.
“Voi mi avete baciata?” suonava quasi un rimprovero.

“Siete davvero perspicace” inarcò le sopracciglia, iniziava ad annoiarsi “e dopo che ci siamo scambiati il bacio vi siete risvegliata. Ma vi confesso, vi preferivo in silenzio” le fece l’occhiolino.

“Non vi credo!” avanzò verso di lui con il mento alto e i pugni delle mani stretti con forza appoggiati alla vita  “e’ impossibile che sia accaduto. La profezia era stata chiara: solo il bacio del vero amore può spezzare la maledizione. Doveva essere Filippo a svegliarmi dal sonno eterno” precisò con un certo rimorso che si percepiva nel tono della voce.

Hook rimase immobile, senza scostarsi mentre lei veniva avanti con aria fiera e combattiva.
“Sinceramente, inizio ad immaginare il motivo per cui questo fantomatico Filippo non si sia presentato all’appuntamento. Non stento a credere che sia fuggito di proposito” sghignazzò con una risata leggermente ironica, che si bloccò immediatamente quando lo sguardo di lei si fece più indurito.

Aurora strinse le labbra e vi portò le mani per mascherare la sua preoccupazione.
“Tutto ciò è inspiegabile. Non è così che funziona” quella ripetizione d’argomentazione stava infastidendo Hook più di ogni altra cosa.

“Inspiegabile? Dubito che  lo sia. Ci siamo scambiati un innocente bacio, vi siete svegliata, tanto basta. Non esiste il potere del bacio del vero amore, lo so, l’ho sperimentato su me stesso molto tempo fa. Se esistesse della magia racchiusa nell’amore, non soffrirebbe più nessuno” rispose leggermente alterato da quella strana ed irreale conversazione venuta fuori da una sciocchezza compiuta per istinto.

“Ciò che dite è molto triste, ma…” iniziò a guardarsi intorno, come se non riuscisse più a raccapezzarsi sulla situazione, né sul luogo in cui si trovava “se non fosse stato per voi, sarei ancora rinchiusa nel sonno eterno. Deve esserci un motivo per quello che è accaduto”.

“Un motivo per cui non ho interesse. E’ stato un piacere, bella addormentata, ho cose più interessanti da portare a termine” le rivolse un inchino appena accennato, prima di voltarle le spalle e discendere gli scalini del piccolo tempio.

“Un momento!” gridò lei con voce acuta, il falco che poco prima sorvolava quel lembo di cielo sembrava esser sparito ed Hook non riusciva a vederlo da nessuna parte, dunque aveva perso la sua guida.
“Devo sapere chi siete e da dove venite. Siete un Principe, non è così?” lo raggiunse ponendosi al suo fianco.
Prima di dargli il tempo di rispondere, aggiunse: “Anche se, a dire il vero, sareste un Principe assai strano. Vestito in quel modo, avete affrontato dure prove per arrivare fin qui?” domandò in aggiunta delle ferite che aveva notato sulla mano e il graffio sul viso.

Hook scoppiò a ridere, di una risata colma quasi di rancore. Si voltò verso di lei arrestandosi solo per un istante.
“Ah, certamente. Il Principe dei sogni che risveglia le fanciulle cadute in un inganno dei cattivi. Mi dispiace deludervi, ma non sono nulla di tutto questo. Io faccio parte dei cattivi, sono un Pirata”.
Le mostrò l’uncino sollevando il braccio, per farle comprendere che non vi era nulla di favoloso in lui, nulla che potesse interessarla almeno.

Aurora sembrò particolarmente stupita, batté le sopracciglia più e più volte, senza trarre alcuna conclusione. Osservò l’uncino con  curiosità, ma le sembrava piuttosto sciocco porre una domanda che lui doveva essersi sentito ripetere una miriade di volte.
“Non ho mai conosciuto un Pirata” corrugò la fronte, indispettita e stanca, come se non avesse riposato abbastanza.

“C’è sempre una prima volta” disse mentre riprese a camminare, prendendo il sentiero in salita che si allontanava dal luogo ameno e che conduceva in una zona molto più alta da cui si intravedevano i torrioni di un castello.

“Qual è il vostro nome?” si sistemò accanto a lui, camminandogli al fianco, in fondo dovevano prendere la medesima strada.
Lei doveva far ritorno a palazzo, rincontrare i suoi genitori, essere accolta dal popolo e amata come avrebbe meritato. Non le balenò per la mente nemmeno l’ipotesi che qualcosa non quadrasse, per quale ragione un Pirata si aggirava con tanta naturalezza nel suo regno?

“Killian Jones, non ci tengo a sapere il vostro, tra poco ci divideremo e ci dimenticheremo l’uno dell’altra” aggiunse nella speranza che mostrandosi indisponente lei si decidesse ad allontanarsi e lasciarlo lavorare.

Presero il sentiero in salita, percorrendo a grandi passi la terra battuta a cui lati sorgevano altri cespugli geometrici che sembravano esser rimasti intatti così per anni.

“Il mio nome è Aurora” aggiunse lei, senza prendere minimamente in considerazione il suo disinteresse “inoltre temo che non sia possibile dividerci, almeno non fin quando avrò svelato il mistero che ci ha legato”.

Hook alzò di nuovo gli occhi al cielo, voltandosi verso di lei e puntandole l’uncino contro. Quella ragazzina stava creando problemi e non gli piaceva vedere il modo in cui non rispettava il suo volere. Perché si era fermato? Perché l’aveva baciata? Dannazione ai suoi istinti inspiegabili.

“Non c’è alcun mistero da svelare, è stato risolto chiaramente sin dall’inizio, vorrei che mi lasciate in pace ora. Andate a cercare il vostro amato Principe, sono certo che avrete tante cose da dirvi” riabbassò l’uncino, ricominciando a camminare.

Doveva affrontare Malefica,  non poteva trascinarsi dietro una ragazzina che avrebbe potuto distrarlo. Inoltre quel suo continuo parlare, ribattere e commentare lo facevano innervosire.
Sopraggiunsero all’entrata del castello, esso sovrastava le abitazioni popolari che sorgevano poco al di sotto, al di là della collina.
Tutto era quieto, non vi erano rumori, né scalpitii di cavalli, né qualcosa che potesse far pensare che fosse un luogo vissuto.

“I miei genitori vi ricompenseranno per quello che avete fatto, risvegliarmi come vedete potrà portarvi dei giovamenti. Sono la figlia del re e della regina” disse con una certa soddisfazione “potrebbero chiudere un occhio sul fatto che siete un Pirata”.

Hook si morse appena le labbra: dunque lei non ne era a conoscenza?
Non era proprio la sua giornata fortunata, quella. Sospirò, prima di appoggiarsi alla grande porta di legno che era rimasta appena socchiusa. Chinò leggermente la fronte, per poter ricercare gli occhi di lei.

“Me ne rammarico, Principessa, ma temo che non troverete nessuno dei vostri cari. Questo regno è caduto sotto la maledizione di Malefica, tutti gli abitanti sono stati trasformati in statue”.

Aurora parve non credere alle sue parole, tanto che per un momento decise di indietreggiare, iniziando a negare tutto con il movimento della testa.
Improvvise lacrime sgorgarono dagli occhi, colmi di terrore. Terrore dovuto all’evidente inutilità di un sacrificio che le era costato tanto, persino la solitudine in cui era appena caduta.

“Non è possibile, non è questo che doveva accadere. Il mio sacrificio serviva a salvarli!” esclamò prima di avvicinarsi a lui, scostarlo bruscamente dall’ingresso ed iniziare a spingere il portone perché si aprisse quel tanto da potervi passare.

Una volta raggiunto il cortile interno si rese conto che miriadi di statue di marmo si ergevano, ognuna intenta a mimare gesti completamente diversi. C’èra chi stava per uscire dal palazzo, chi era appena entrato,  chi stava portando i cavalli nelle stalle.
Un altro singhiozzo fu smorzato, nemmeno gli incubi del suo sonno eterno sembrava così spaventosi.
Iniziò a correre verso l’entrata principale, per accadere all’interno del castello costruito attorno al cortile da cui erano passati.
Hook non poté fare a meno di seguirla, doveva trovare Malefica, in un modo o nell’altro la direzione sembrava essere quella giusta.
Non provava alcuna pena, né compassione verso la principessa che aveva risvegliato. Aveva imparato a mantenere le emozioni cautamente al proprio posto, senza avvertire più il desiderio di provarne alcune.
Aurora accorse, sollevando i lembi del vestito, verso la sala delle udienze, drappeggiata da tende rosse come il fuoco.
Gli occhi si soffermarono di fronte alle figure dei suoi genitori, immobili, seduti sul trono.

“Mi aveva dato la sua parola” sussurrò Aurora, stringendo i pugni delle mani con una forza eccessiva, quasi urticante.

Hook rimase appoggiato ad una delle colonne che divideva le navate della sala, osservando la scena in silenzio.
Sembrava tutto troppo quieto per essere vero, un intero palazzo abitato da statue, non era certo l’unica cosa che si aspettava di vedere.

 


 

 Note: 


[1] Nella fiaba Aurora ha 16 anni, ma preferisco aumentare l’età :)

[2] Questa frase vi ricorda qualcosa?

[3] Ali d’argento, ripreso dal film “Quest for Camelot” 







// Nda:
Questa fanfcition è nata grazie al supporto di RunaMagus, l'idea mi è stata suggerita da lei e non posso che ringraziarla infinitamente. Tenevo a scrivere una long su questa coppia, spero solo di non aver combinato pastrocchi e che possa risultare piacevole.  Vorrei ringraziare anche Giulia R. perché mi ha dato delle idee per la trama strabilianti e spero di riuscire a scrivere come si deve per portarle avanti.
Ho deciso di renderla molto leggera, a differenza della Red/Hook che è di un'introspezione quasi esagerata :P. 
Grazie a chi deciderà di seguirmi ^^ e soprattutto a Lilyachi e Ally M che, beh, su fb hanno seguito un pò la smania che mi è presa. 


Yoan 
   
 
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