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Autore: DanCar    24/06/2013    3 recensioni
Greg, Benni e John si trovano catapultati in un mondo magico e parallelo, che va avanti contemporaneamente a quello della Terra, all'insaputa dei “comuni”. Una Terra divisa in una manciata di grandi “Regioni”, popolate da maghi e streghe di tutto il mondo, che si trovano in conflitto a causa della scarsità di risorse e spazio.
I tre impareranno cose che mai avrebbero pensato possibili, combatteranno per la libertà loro e dei loro cari.
Se tutto va bene potrebbe essere l'inizio di una saga.
Il racconto è ambientato principalmente a Londra, la saga invece spazia e arriva a toccare capitali mondiali come Toronto, San Paolo, San Francisco, Nairobi e molto altro ancora... colpi di scena assicurati :) 
Il mondo magico è tormentato e in pericolo!! Per favore, recensite:)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-NdA-
La canzone più sotto, naturalmente, non è mia, ma è un pezzo tratto da “The A Team”, del mitico Ed Sheeran. Buttategli un occhio, è un gran musicista!! Grazie a tutti quelli che hanno recensito i capitoli precedenti e che hanno aggiunto la storia tra le seguite/preferite!! Fatevi sentire numerosi con recensioni e tutto... Enjoy! DanCar

 

CAPITOLO 3 – VIAGGI

 

Il suo corpo venne letteralmente sputato fuori dalla Pietra, Greg sentì uno schiocco secco e, prima che si rendesse conto di qualunque cosa, venne catapultato su un sedile blu, e il suo avambraccio rimbalzò su un bracciolo di plastica rosso acceso.
Si diede un attimo per riprendere il respiro, poi si guardò intorno. Non aveva idea di dove la Pietra l'avesse portato, sperava solo che fosse Londra e non un posto sperduto chissà dove. Già, la Pietra. Abbassò lo sguardo sulla sua mano, e la strinse. Contrariamente a prima di essere usata, ora era leggermente calda, ma il solco a forma di fiamma non luccicava più. Greg contemplò quell'oggetto assolutamente fuori dall'ordinario, e solo ora si rese conto della realtà della situazione. La verità lo colpì forte come un'onda alta dieci metri, e una ridda di domande esplose nella sua testa. Che cosa era successo? Cosa avrebbe fatto ora? Ma soprattutto, dove diavolo era finito?
Greg si decise a dare un'occhiata in giro: gli interni bianchi, i sedili blu e la luce al neon gli fecero velocemente capire che si trovava nella Tube londinese. “Grazie al cielo” pensò tirando un sospiro di sollievo. Da piccolo era andato nella capitale britannica con la sua famiglia, e una delle cose che gli erano rimaste vividamente impresse erano proprio gli interni della metropolitana.

Continuò ad esplorare con lo sguardo la carrozza: un uomo sulla settantina si era appisolato mentre leggeva il giornale, una dozzina di sedili più in là. Aveva le gambe accavallate, il quotidiano aperto e dormiva, statuario, in quella posizione. La testa era di poco inclinata verso destra, e rimbalzava di tanto in tanto seguendo i moto del treno, mettendo in risalto un mento ben rasato e dei capelli leggermente lunghi, pettinati all'indietro.
Chiaramente non si era accorto dell'apparizione improvvisa del ragazzo. Non c'era altra persona nell'abitacolo, quindi Greg poteva dirsi sicuro che nessuno l'avesse visto arrivare.
Una lama di luce entrò dai finestrini, poi tutta la cabina ne fu pervasa. Greg spostò lo sguardo all'esterno, e con sua sorpresa vide case e alberi delimitare il tracciato della metropolitana. Il fatto di essere su una linea della Tube che passava all'aria aperta gli sembrò decisamente strano, perché non si ricordava di alcun tracciato del genere, e lui aveva sempre avuto una buona memoria fotografica.

«Prossima fermata: Barons Court Station» una voce femminile e meccanica interruppe il flusso dei suoi pensieri, riportandolo bruscamente alla realtà.
«Prossima fermata: Barons Court» la voce risuonò ancora, mentre Greg cercava con gli occhi la cartina della metro, che di solito si trova sopra i finestrini dell'abitacolo. Dopo averla trovata individuò anche la sua posizione: si trovava sulla Linea Blu, la Piccadilly. Con suo grande sollievo, il treno era diretto verso il centro città.
Greg lasciò andare un sorriso, si sedette comodo sul sedile e lasciò beato che un raggio di sole gli scaldasse il viso.
Si ricordò poi che aveva letto che la Linea della metro che passa completamente in superficie si chiama Overground, e scorre intorno alla periferia di Londra. Come tutti i tracciati che passano per di là, la Piccadilly ha una parte delle rotaie all'aperto, che poi scendono sottoterra mentre si avvicina alla fermata di Earl's Court e al cuore della città, pieno di incroci e palazzi.

Il treno rallentò e per un attimo venne inghiottito dal buio. Subito dopo, il piastrellato bianco caratteristico delle stazioni della Tube riempì i finestrini.
«Barons Court». la voce dell'altoparlante risuonò nella carrozza, che si fermò in una piccola stazione di periferia. «Attenzione allo spazio tra il treno e il bordo della banchina».
Due donne erano in piedi ad aspettare l'arrivo della metropolitana. Una di loro aveva lo sguardo stanco di chi si è svegliata da poco, e, per qualche motivo, indossava ancora un abito blu notte da sera molto elegante, che doveva avere avuto addosso la sera prima. Greg notò che di tanto in tanto la seconda donna scoccava alla prima occhiate contrariate, e aggiustava poi la fibbia del cappotto beige che le arrivava alle ginocchia. Si teneva ad un paio di passi di distanza dall'altra, come a voler evidenziare che non erano insieme e che non venivano dallo stesso posto.
«Apertura porte». Le porte davanti a Greg scivolarono aprendosi, e le due donne entrarono nella carrozza. Il rumore dei loro tacchi risuonò al suo interno, finché non si sedettero. La donna con il cappotto beige andò a posizionarsi all'estremo opposto della cabina, massimizzando la distanza da quella vestita elegantemente.
Gli occhi della donna vestita di blu incrociarono quelli di Greg, e i due si scambiarono un veloce ghigno.

«Attenzione: chiusura porte».
La metro tornò nuovamente all'aperto, e venne pervasa dalla luce. Lo sguardo del ragazzo si perse ad osservare l'esterno. Le tipiche case inglesi rosso scure col soffitto a punta sfrecciavano sfocate fuori dal finestrino, mentre scorci di ampie strade e di incroci facevano capolino sporadicamente. Rallentarono, si fermarono alla stazione di West Kensington, e ripartirono. Il veicolo prese nuovamente velocità, e Greg venne cullato dall'andatura altalenante della carrozza.
La voce annunciò l'imminente arrivo alla fermata di Earl's Court, il treno si abbassò e andò sottoterra. Il buio momentaneo venne illuminato dalle luci al neon bianche, l'unico rumore era lo sporadico sibilo dei muri e delle colonne ai lati della metropolitana. Il binario si allargò facendo posto alla stazione di Earl's Court. Greg osservò che quest'ultima era molto più affollata delle precedenti. Una ventina di persone erano al binario, chi seduto sulle panchine, chi in piedi vicino al bordo del binario. Un bambino stava giocando con la palla vicino ad una colonna, sua madre vide il treno arrivare e lo tenne fermo per il colletto della maglietta, mentre un signore poco distante fermò la palla, che stava lentamente rotolando verso i binari, e la restituì al piccolo. Le porte si aprirono, e una dozzina di persone si fece strada nella carrozza.
«Attenzione: chiusura porte».
La metro ripartì velocemente, imboccando il tunnel che aveva davanti. Greg sistemò il suo borsone per far spazio ad eventuali viaggiatori che avessero bisogno di sedersi, nonostante ci fossero ancora più della metà dei sedili liberi, tirò fuori dalla tasca le cuffiette e si mise ad ascoltare la musica.
Il treno continuò la sua corsa lungo la Piccadilly Line, e passò le stazioni di Gloucester Road e South Kensington, poi Greg smise di leggerne i nomi sui muri.

* * *

Benni era senza fiato, e stava cercando di riprenderlo appoggiata ad un muro, coi palmi delle mani sulle ginocchia.
Era appena stata protagonista di qualcosa che non avrebbe mai pensato possibile, e alla quale faceva ancora stento a credere. Un sorriso le si aprì sul volto “Incredibile, ce l'ho fatta!! E' successo davvero” pensò incredula. Già, ma cosa era successo, di preciso? Benni mise a fuoco per cercare di capire dove si trovasse, dove la Pietra l'avesse fatta atterrare. Sul muro che si parava subito davanti a lei c'era un cartellone che pubblicizzava un certo evento, figure nere e rosse erano stampate sulla carta. Benni spostò lo sguardo poco più su, percorrendo una parete biancastra e leggermente annerita dallo smog,e incontrò una targa con nome di una via. “Perfetto”, pensò, “Quello che mi serviva”.
Faticò un attimo a mettere per bene a fuoco, ma poi riuscì a leggere “St. Martins Court”. Scattò di lato e si voltò, e con sua enorme sorpresa riconobbe Charing Cross Road. Un autobus e una macchina passarono rombando davanti a lei, facendola tornare di scatto sul marciapiedi. Si voltò per proteggersi la faccia dalla polvere, e non poté trattenere un «Woow!» quando si ritrovò proprio di fronte a Leicester Square Station.

* * *

Il ragazzo era in viaggio da ormai dieci minuti quando risuonò: «Prossima fermata: Leicester Square Station». La Pietra vibrò. Non sapendo come reagire Greg tuffò la mano nella tasca e ne estrasse la Pietra, coprendola alla vista degli altri passeggeri prendendo il vecchio giornale sul sedile accanto al suo. Osservò bene l'oggetto, ma ora non avvertiva più alcuna vibrazione, né riusciva a vedere un qualche cambiamento sulla sua superficie. Controllò con accuratezza ancora per un po', poi decise che doveva essere stata la carrozza a tremare. Ripiegò il giornale appoggiandoselo sulle ginocchia, ma tenne la Pietra stretta nel pugno, nel caso qualcosa di insolito dovesse accadere ancora.

«Leicester Square Station». Il treno si fermò e, come di consueto, le porte si aprirono. Il vecchio signore che Greg aveva trovato quando era volato nel vagone della metro aveva continuato a dormire per tutto il viaggio. Appena le porte del treno si aprirono egli schiuse gli occhi, che per un momento brillarono di un rosso acceso. Con una fluidità di movimenti che nessuno si sarebbe aspettato da un uomo della sua età, o del suo aspetto, si alzò dal suo sedile e si diresse verso l'uscita.
Quando l'uomo gli passò davanti, Greg percepì un velocissimo movimento della mano, che invece sfuggì a tutti gli altri passeggeri.
Un fruscio della pagina del giornale davanti a lui gli fece abbassare lo sguardo, e il ragazzo notò sbalordito il disegno a pennarello di una fiamma identica a quella incisa sulla sua Pietra. Sicuro del fatto che la fiamma prima sul giornale non c'era Greg si alzò e cercò con lo sguardo il vecchio nella folla di Leicester Square Station, proprio in tempo per vedere l'ultimo lembo del suo cappotto leggero svolazzare fuori dall'uscita più vicina.

Afferrò il proprio borsone e si fece largo tra i passeggeri nella cabina, raggiunse a fatica la porta e saltò fuori, proprio prima che essa si chiudesse alle sue spalle.
Appena uscito dal treno si dovette fermare per cercare lo sconosciuto, che a quanto pareva era scomparso. “Dov'è andato ora?” si chiese Greg; il suo sguardo guizzò da un lato all'altro della stazione, indugiò su panchine blu, angoli bui, ma non vide l'uomo che cercava. Decise che si sarebbe dovuto dirigere verso l'uscita, o lo avrebbe perso.
«Permesso. Scusate!» il gruppo di persone proprio davanti a lui, che gli ostruiva la vista, si scostò velocemente, e Greg vide l'uomo imboccare il corridoio di uscita dal lato opposto della banchina. Si affrettò da quella parte, con il borsone e la folla che lo rallentavano. «Scusi! Hey, lei! Signore! Si fermi un attimo..» provò Greg, senza esito. La figura dell'uomo era scomparsa dietro l'angolo. “Inutile” pensò il ragazzo “dovrò prenderlo”. Accellerò il passo, cercando di schivare quante più persone poteva, impresa impossibile, considerata la mole di gente che affollava Leicester Square Station.
«Hey!! Stia attento!», «Ma?! Attento!!» rimproveri risuonavano nell'aria della stazione, ma Greg non aveva tempo per scusarsi con tutti. Raggiunse l'angolo dove aveva visto l'uomo dirigersi e infilò un corridoio piastrellato in bianco e blu. Non c'era la persona che cercava. Maledicendo la propria lentezza si issò il borsone in spalla e iniziò a correre, quanto più veloce le persone circostanti e il peso gli permettevano.

Seguì il corridoio per un paio di svolte. L'unica sua consolazione era che non c'erano vie alternative, quindi l'uomo doveva essere per forza da quelle parti.
Certo, a meno che non si sia volatilizzato”. Questo pensiero si fece spazio subdolo nella sua mente. “Ormai non ho più idea di cosa sia possibile e cosa non lo sia”.
Dopo una svolta a destra il tunnel dove Greg si trovava si allargò in uno spiazzo, da cui partivano delle scale mobili, che salivano alte fino a quella che sembrava l'uscita in strada. Lo sguardo di Greg volò su di esse, e individuò, circa alla loro metà, la figura dell'uomo, che stava salendo gli scalini camminando.
Dalla sua destra risuonarono le parole di una delle sue canzoni preferite, con la coda dell'occhio notò un musicista coi capelli rossi appostato in un angolo con la sua chitarra. Intorno a lui, sul muro, vi era un grande adesivo rosso e nero con la scritta “LET THE MUSIC TRANSPORT YOU”.

Greg corse verso le scale mobili, tenendo gli occhi puntati sulla giacca dell'uomo misterioso.
...And she's just under the upperhand, goes mad for a couple of grams... Greg dribblò un paio di persone sui primi gradini, continuando, sfinito, il suo inseguimento.
...She don't wanna goo outsiide, tonight... la musica continuava a seguirlo mentre si faceva largo a fatica tra la folla di persone in giacca e cravatta che si affrettavano al lavoro.
...And in a pipe, she flies to the Motherland and... l'uomo raggiunse la cima della scalinata e si fermò un momento per decidere quale direzione prendere. Ancora una volta Greg, che si trovava solo ai tre quarti, si stupì della sua velocità.
...Sells love to another man... Greg giunse agli ultimi scalini e si gettò verso la destra, seguendo l'uomo, che stava ora superando i tornelli a pochi metri di distanza.
...It's to coold outsiide, for angels to fl..«Hey!! Aspetti!». La voce del ragazzo risuonò per la sala quando egli si accorse che non avrebbe potuto attraversare le barriere senza un biglietto, che naturalmente non aveva, in quanto era stato catapultato direttamente dentro il treno.
Le porte del tornello si chiusero dietro al signore, che si voltò e lanciò una penetrante occhiata a Greg. Sfiorò per un attimo la barriera, disegnando con le dita una strana figura, poi si voltò e venne inghiottito dalla luce della strada che filtrava attraverso le uscite della stazione.

Greg lasciò andare un «Noo!!», e andò a schiantarsi contro la barriera metallica. O almeno, così credette per un attimo. Rassegatosi allo scontro si era messo un braccio davanti alla testa, proteggendola. Aveva poi intravisto le porte grigie avvicinarsi sempre di più, e aveva chiuso gli occhi ad un centimetro di distanza da esse, contraendo i muscoli e i pugni. Al momento dello schianto, tuttavia, non aveva provato nulla.
Da un momento all'altro Greg si ritrovò dalla parte opposta della barriera, illeso. Si fermò un secondo e si chiese se stesse sognando. Era forse passato sotto le porte? No, c'era decisamente troppo poco spazio. Le aveva dunque saltate? Anche questa ipotesi non sembrava stare molto in piedi, dato che nessuno tra vigilanti e passanti sembrava aver notato nulla di insolito, e di certo un ragazzo che salta un metro e mezzo di tornello con un borsone in spalla non è ordinario.
L'unica alternativa era che lui fosse effettivamente passato attraverso le barriere. Ne osservò il metallo e la plastica: sembravano decisamente solidi. Un brivido gli scese lungo la schiena. Stava capendo sempre meno di tutta quella situazione.

Si ricordò che non aveva molto tempo a disposizione per pensare, quindi corse verso l'uscita e la guadagnò. Cercò immediatamente l'uomo del treno, ma l'unica persona che vide all'esterno fu una ragazza bionda pochi metri più in là, che esclamava «Woow!», apparentemente sbalordita dalla presenza di una stazione della metropolitana davanti a lei.

  
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