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Autore: CaDElena_    25/06/2013    1 recensioni
Componi il suo numero rapidamente e aspetti che inizi a squillare. A ogni squillo il tuo cuore batte più forte.
-Ciao sono Nina,- al suono della sua voce perdi un battito. –In questo momento non posso rispondere, puoi lasciarmi un messaggio e io ti richiamerò.- Sentire la sua voce ti fa inevitabilmente sorridere, aspetti il bip e prima di parlare prendi un bel respiro.
-Ciao Nina, sono Ian.- Aspetti qualche secondo prima di continuare.
-Volevo avvisarti che sono ubriaco, molto ubriaco. E tu sai che quando sono ubriaco tendo a straparlare. Volevo chiederti scusa per oggi, con tutte quelle foto mi sono comportato da coglione.-
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non tornavi a casa da quasi un mese, tra le riprese del film e le tue vacanze con le amiche.

Sono le dieci del mattino e tu sei appena scesa dal tuo aereo, il viaggio non era stato molto lungo ma tu sei lo stesso stanchissima, non sai da quanto non ti fai una dormita decente.

Ritiri i bagagli e velocemente ti dirigi all’uscita per prendere un taxi. Il taxista ti aiuta gentilmente a caricare le valige nel cofano e poi ti accomodi nei sedili anteriori comunicandoli la tua destinazione.

Dall’aeroporto a casa tua il tragitto è di circa un ora, così avrai almeno il tempo di riposare un po’, l’auto ti ha sempre rilassato e aiutato a pensare, anche se forse pensare è l’unica cosa che non dovresti fare, è un mese che pensi a cosa fare e hai combinato solo guai.

O meglio non hai fatto niente, ti sei limitata a restare ferma nelle tue insicurezze e convinzioni, tra una ripresa del film e un mojito sulla spiaggia.

Perché la tua fase “io lo amo, lui mi ama andrà tutto bene” che era iniziata dopo aver sentito a telefonata è durata davvero poco.

Non hai risposto subito al messaggio volendoci dormire su, il giorno seguente hai preso in mano il telefono una ventina di volte componendo il suo numero per poi mettere giù prima che iniziasse a squillare non sapendo cosa dire. Poi ti sei presa un altro giorno per pensare a un discorso sensato da fare, e i giorni sono diventati due, poi quattro, una settimana, due, fino a far passare più di un mese.

Ian non si è fatto più sentire. Perché avrebbe dovuto? Ti aveva confessato il suo amore in un messaggio nella tua segreteria e tu non ti eri neanche degnata di rispondergli, nonostante le varie minacce di Sarah di spedirti a Londra in un pacco dopo averti narcotizzata.

Sei terrorizzata, e questa la verità. Sei terrorizzata dall’amore che provi per lui. Non hai mai provato un amore così grande, non hai mai pensato che la tua vita non avrebbe avuto senso senza una persona, non hai mai sentito talmente tanto la mancanza di qualcuno da non respirare, da non avere la forza di fare niente, di essere talmente stanca e a pezzi da volerti solo rinchiudere in una stanza buia ascoltando Adele e mangiando cioccolatini.

Lui era  stato il tuo primo tutto. E ti maledici per aver usato quell’era al posto di è .

Manchi da casa da un po’ e non sai cosa troverai, le riprese incominceranno tra poco più di due settimane e voi non avete ancora chiarito, sempre ci sia qualcosa da chiarire.

Come farete a vedervi tutti i giorni? A girare tutte le scene d’amore di Damon ed Elena? Nella vostra casa ci starai tu o lui? Se rimani tu, lui dove andrà? Le sue cose sono ancora a casa o ha mandato qualcuno a prenderle?

Le tue mille domande vengono interrotte dal tuo telefono che squilla all’interno della tua borsa. Lo estrai e vedi che a chiamarti è Candice. Fai un profondo respiro e rispondi, da troppo eviti le sue chiamate.

-Ciao Candy - Dici fingendo una voce allegra.

-Oddio! Ma allora sei viva? Sai perché è praticamente tutta l’estate che parlo con la tua segreteria telefonica, o che leggo i tuoi monosillabici messaggi: sto bene, ci sentiamo, sono impegnata, e altre cazzate per evitarmi. La tua risposta più lunga è stato il tuo tweet di congratulazione per il mio fidanzamento! Ho fatto una festa, a cui tu e quell’imbecille del tuo fidanzato non siete venuti. Sappi che sono furibonda con te!- Ascolti la sua sfuriata in silenzio, sai che ha ragione , sei stata una pessima amica ultimamente.

Sentirla parlare di Ian come il tuo fidanzato ti fa uno strano effetto, non pensavi più a lui come tale.

-Seriamente, non hai niente da dirmi?- Continua con un tono ancora più furioso.

-Scusa Candy, che altro posso dire?- Sospiri appoggiando la testa al finestrino del taxi iniziando a vedere Atlanta.

-Oh le scuse non bastano te lo garantisco-

-Sono una stupida va bene? Una stupida che ha evitato tutte le persone che le avrebbero potuto ricordare la sciocchezza che aveva fatto. Non avrei sopportato di ricevere telefonate da te, Paul, o mia madre che chiedevate spiegazioni sul fatto per cui io e Ian ci fossimo lasciati. Bastano già i giornali a darmi della stronza che ha lasciato il ragazzo dal cuore d’oro e dopo se ne va a spassarsela con le amiche- Sputi fuori tutto quello che non avevi avuto il coraggio di dire a nessuno.

-Avevi paura di essere giudicata? Il problema era quello?- Ti chiede la bionda che sembra essersi finalmente calmata.

-Si. La colpa della fine della nostra storia è stata solo mia. Ti ha raccontato qualcosa?- Non c’è bisogno di specificare di chi stai parlando.

-Ha fatto il reticente per un po’ ma dopo un paio di bicchieri di buon vino italiano ha cantato come un canarino. Lo so che non vuoi sentirtelo dire, ma lo sai che tra il mio cervello e la mia bocca non ci sono filtri. Si può sapere che diavolo ti passava per la testa quando hai detto no?- Eccola li, la domanda da un milione di dollari.

-Sono entrata nel panico, okay? Un attimo prima cercavo delle sue calze pesanti perché avevo freddo e un attimo dopo mi ritrovo con in mano un anello di fidanzamento. Come pensi mi sia sentita?-

-Quando Joe mi ha messo davanti l’anello mi sono sentita la donna più felice del mondo Nina, perché tu no?-

-La prima cosa che mi è passata in testa è stata: e se non sono all’altezza? Se mando tutto a rotoli? Mi sono venuti in testa tutti gli scenari negativi che potrebbero succedere. E se il nostro rapporto finisce come quello dei miei genitori o dei suoi? Se una volta sposati lui si accorge di non amarmi, che non sono io la donna giusta per costruire un futuro insieme? Se lo deludo? Quindi gli ho detto che non ero pronta ad avere una famiglia, a sposarmi e ad avere dei figli-

-Tutto questo lui lo sa?- Domanda la tua amica dall’altro capo del telefono.

-No, non ci parliamo da quella sera. Lui mi ha lasciato un messaggio in segreteria. Ma io non ho avuto il coraggio di rispondere-  Confessi sospirando.

-Lo so, mi ha raccontato tutto. Ultimamente ho sentito più lui di te-

-Eravate sempre insieme alle Convention è normale!-

-No, non è normale parlare di più col fidanzato della tua migliore amica che con lei, Nina- Candice alza di nuovo il tono della voce.

-Non è il mio fidanzato. Non più! Smettila di chiamarlo così- Urli talmente tanto da far girare il taxista distraendolo dalla guida.

-Sa anche questo? Che non è più il tuo ragazzo, uomo, compagno o come diavolo vuoi chiamarlo? Tutte queste cose chi le ha decise, tu?-

Non rispondi alle sue accuse, è stato più comodo deciderle da sola queste cose. Non sopporteresti di sentirle da lui, di essere rifiutata. Inizi a piangere, e Candice sente i tuoi singhiozzi all’altro capo del telefono.

-Oddio tesoro, scusa. Non volevo farti piangere! Sono questi stupidi ormoni che mi fanno avere queste reazioni- Si scusa la biondina mortificata.

-Ormoni?- Domandi cercando nella borsa un fazzoletto.

-Avrei voluto trovare un modo più carino per dirtelo e magari farlo di persona, ma ormai… sono incinta! – Dice mollando un urletto.

-Tu cosa? Sono davvero pessima Candy, non sono stata per niente presente in questi mesi. Faccio schifo come amica- Chiedi scusa ancora sbalordita per la bomba sganciata dalla tua amica.

-Non ti preoccupare avrai modo di farti perdonare. Ma dove sei? Sento chiasso, sei in auto?-

-Sono in taxi sto per arrivare a casa- Rispondi notando che la macchina sta entrando nella via di casa tua.

-Sei ad Atlanta?- Domanda improvvisamente come se si fosse appena svegliata con la tua affermazione.

-Si perché? Sono atterrata poco fa, anzi ti lascio perché devo scendere dal taxi. Prometto che ti richiamo, okay? Un bacio tesoro- Chiudi la chiamata sentendo le proteste della bionda, per oggi avevi già avuto la tua dose dell’ “uragano Candy”.

Come entri in casa, il silenzio ti accoglie. Ne Moke ne Lynx ti accolgono, saranno nascosti da qualche parte o saranno offesi perché gli hai lasciati soli così a lungo, a volte lo fanno.

La casa non ti è mai sembrata così vuota come adesso. Senti la sua mancanza ovunque: non ci sono le sue chiavi sullo svuota tasche o i suoi cappelli in giro per la casa, il soggiorno è un disastro perché lui non lo mette apposto e non ci sono bottiglie di the verde sul ripiano della cucina.

Noti però con un sospiro di sollievo che le cose che non ha preso prima di partire sono ancora li, i cappotti nell’appendi abiti, il libri, i CD e i DVD. Almeno qualcosa di suo c’èra, un segno che lui era stato li, che non ti eri sognata quei fantastici tre anni di convivenza.

Le giornate passate a letto, i pomeriggi a guardare i film, rimanere a fissarlo mentre cucina o mentre dorme.

 Era successo davvero tutto. Ma come tutte le cose belle era finito.

Sali al piano di sopra dopo aver lasciato le valige all’ingresso, hai bisogno di una doccia.

Mentre sali le scale una strana sensazione ti invade.

Senti il suo profumo, come quando la mattina doveva uscire prima di te, e dopo essersi fatto la doccia veniva a salutarti a letto lasciandoti un bacio tra i capelli e tu respiravi il suo buonissimo profumo, pensando al momento in cui sarebbe rientrato e avreste fatto l’amore.

Okay, stai ufficialmente impazzendo. È il tuo unico pensiero mentre sali le scale e il suo profumo si fa sempre più forte.

Ti fermi quando ormai mancano solo tre gradini ad arrivare al piano. La testa inizia a girarti e quel profumo a confonderti. Vedi una valigia blu appoggiata al muro vicino alla porta della vostra camera. La sua valigia blu.

No, non può essere.

Noti improvvisamente il rumore della doccia, non ci avevi fatto caso prima. Senti chiaramente le porte della doccia aprirsi e chiudersi e qualcuno uscire.

Ti tieni al corrimano della scala. Il fatto che vi divida solo un muro ti fa spalancare gli occhi terrorizzata. Non puoi rivederlo in quella stessa stanza in cui tutto è finito, in cui gli hai fatto credere di voler buttare all’aria tutto il vostro rapporto, quella stessa stanza che lui aveva lasciato sbattendo la porta.

E la sua immagine che va via mentre poche lacrime li rigano il volta si fa spazio prepotente nella tua testa.

Come un fantasma la sua sagoma ti passa vicino abbandonando quella casa. Lasciando te.

Senti i suoi passi che si dirigono dal bagno alla camera. Provi a salire un altro gradino ma le tue gambe sembrano non rispondere ai tuoi comandi.

Sei bloccata, una parte di te vorrebbero correre giù per le scale e nascondersi da qualche parte. L’altra vorrebbe solo colmare quella inutile distanza che vi divide per poterlo riabbracciare e sentire di uovo quella magnifica sensazione che provi solo quando la sua pelle sfiora la tua.

Qualcosa ti sfiora la gamba e dallo spavento fai cadere il telefono che tenevi in mano. Lynx continua a strusciarsi sulla tua gamba in cerca di attenzioni.

Tu guardi solo la porta della camera aspettando di vederlo uscire da un momento all’altro. Ha chiaramente sentito il rumore causato dal tuo telefono.

-Moke, Lynx venite da papà- La sua voce. Così calda, morbida. Tutto il contrario dell’ultima volta che l’avevi sentita in quella casa.

Forse avevano ragione quando dicevano che eri solo una ragazzina .

Ogni ricordo di quella notte è come una coltellata in quella ferita ancora aperta.

Lynx ti supera velocemente, facendo tintinnare il sonaglio che porta al collo, richiamata dalla voce di Ian. Si ferma davanti alla porta come aspettando un invito dal suo padrone.

-Ciao amore mio quanto mi sei mancata- Spunta dalla porta della camera per andare a prendere la gattina in braccio, che si lascia coccolare dopo tanto tempo dal suo “papà”.

Era appena uscito dalla doccia e portava solo un asciugamano verde intorno alla vita. Aveva i capelli bagnati da cui piccole goccioline d’acqua si staccavano percorrendoli la schiena e il petto per poi sparire dentro l’asciugamano.

È davvero uno spettacolo meraviglioso, un Dio greco. Rivederlo ti fa mancare il respiro, facendoti traballare le gambe, ma dandoti anche la forza di riprendere a salire le scale, attirando la sua attenzione col rumore dei tuoi passi.

Muove lentamente la testa nella tua direzione, sapendo esattamente chi vedrà una volta alzato lo sguardo da Lynx.

È un attimo e i suoi occhi di ghiaccio si perdono nei tuoi. Potresti stare così per ore, per anni a guardarlo. Ora più che mai, non è più tuo, potrebbe essere l’ultima volta che vi vedete li, a casa vostra.

Il terrore ti invade, e il suo sguardo fisso su di te non ti aiuta. Non puoi vederlo andare via, non di nuovo, non per colpa tua.

Fai un passo verso di lui, che rimane immobile nella sua posizione.

Hai quasi paura che sia un sogno, che se provi a sfioralo o a parlarci svanirà. Magari è davvero così, hai talmente bisogno di vederlo che la tua mente te lo fa immaginare. Stai davvero diventando pazza.

-Nina - Pronuncia il tuo nome in un soffio, non staccando gli occhi da te.

Fai un altro passo verso di lui, fermandoti quasi di fronte.

-Scusa, non sapevo fossi a casa. Se l’avessi saputo non sarei passata, ma non sapevo come comportarmi, tutta questa situazione è strana. Io, io non so cosa fare, cosa pensare. Sai che faccio? Me ne vado, dammi solo il tempo di prendere…-

-Nina- Continua a ripete il tuo nome ma non lo ascolti.

-Prendo un po’ della mia roba e vado via, ci metto poco giuro- Parla senza riuscire più a guardarlo negli occhi, con la paura che ti faccia solo passare per prendere la tua roba, senza dirti niente, lasciandoti andare via.

E di nuovo la sua immagine che lascia la stanza di passa a fianco, facendoti rabbrividire, colpendoti in pieno come un tir. Ian si avvicina poggiando una mano sulla tua spalla.

Quella è la goccia che ti fa esplodere, che fa venire a galla tutto il dolore, la sofferenza che in quei mesi ti aveva attanagliato lo stomaco, che non ti lasciava mai, che ti tormentava giorno e notte, facendoti sentire talmente male da voler morire. La consapevolezza di avergli fatto del male è un peso troppo grande da sopportare.

Vederlo davanti a te rende tutto reale. Tutti ti credono una stronza senza cuore perché hai passato l’estate al mare a divertirti.

Nessuno c’èra però quando la notte piangevi nella tua camera. E si sei stata una stronza a far credere a tutti che sei stata bene, schiaffarli in faccia la tua “felicità”.

Poche settimane fa sei stata alle Hawaii, forse la meta più sbagliata di tutte.

Quel viaggio avreste dovuto farlo tu e Ian, era una vostra tradizione. Quell’anno però era saltato, tu dovevi girare ad Atlanta e lui doveva fare avanti e indietro tra Londra e le vari Convention. Così tu per fargli una sorpresa avevi prenotato una vacanza per riposarvi prima dell’inizio delle riprese di luglio.

Avevi finito per andarci con tuo fratello Alex e la sua ragazza. E solo loro sanno che hai passato i primi tre giorni della vacanza rinchiusa nella vostra camera a torturati con i ricordi dei due anni precedenti quando a dividere quel letto con te c’èra Ian.

Anche lui penserà la stessa cosa di te, non hai risposto al suo messaggio e te ne sei fregata. Forse ti meriti che lui ti odi. Non hai fatto niente per dimostrarli di amarlo.

-Tranquilla. Nina ci sono io- Le sue parole di scuotono. Sei stretta tra le sue braccia mentre piangi e tremi come una foglia. Ti sta cullando dolcemente tenendoti stretta con un braccio mentre con l’altra mano di accarezza i capelli.

Dovrebbe farti sentire meglio, ma invece ti fa sentire ancora più in colpa. Tu lo tratti in quel modo e lui nonostante tutto ti consola come crolli davanti a lui.

Piangi rumorosamente singhiozzando e stringendoti sempre più forte a lui.

-Ian io.. io…-  Vorresti dire tante cose, ma non riesci ad articolare nessuna frase.

-Shh, non parlare, vieni- Senza alcuno sforzo ti solleva, e ti porta in camera adagiandoti sul letto, per poi coricarsi affianco a te, non sciogliendo il vostro abbraccio. Continua a cullarti come fossi una bambina.

Continua a dirti di stare calma, che lui è li con te.

Paradossalmente quello è il momento più bello degli ultimi due mesi. Sentirlo così vicino ti fa respirare di nuovo.

Senti le palpebre sempre più pesanti e gli occhi che ti pizzicano dal pianto.

-Piccola dormi, io sono qui con te- La sua voce arriva lontana alle tue orecchie, ma ti fa sorridere.

Lui è li con te è quello l’importante.

Spazio Autrice

Chiedo scusa per il ritardo, ma questo capitolo non  voleva sapenre di uscire fuori. L'ispirazione è venuta adesso, infatti sono le quattro del mattino e sono ancora sveglia. Questo sarebbe dovuto essere il penultimo capitolo, me è venuto davvero troppo lungo così lo dividerò in due parti, quindi alla fine mancano ancora due capitolo, scusate per "l'inconveniente". Come sempre il titolo è preso da una canzone, in questo caso da Kiss Me di Ed Sheeran. 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non vi abbia deluso con questo continuo. 

Se vi va lasciate una recensione :)

Volevo ringraziare tutti i lettori della mia storia, anche ai sinlenzioso. Un ringraziamento particolare va a chi lascia sempre una recensione e mi spinge ad andare avanti:

pufy12 

charlie997

vitamina

titty9910

Quelli che l'hanno messa tra le seguite:

1 - arymiky89 [Contatta]
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E tra le ricordtate:
1 - giuliagstella [Contatta]
2 - ianina [Contatta]
3 - IleniaMorabito [Contatta]

Grazie mille di cuore a tutti <3

Un bacio e apresto :*


C.

  
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