“Frozen”
(Katherine)
Lo
fissi impietrita,
senza sapere cosa dire.
Ed è davvero un dono di
pochi lasciarti senza parole.
Eppure eccoti lì.
Con
la tua consueta espressione sprezzante,
le braccia incrociate
sul petto ti fanno sembrare sicura come sempre,
ma dentro stai
vacillando come rarissime volte ti è capitato.
Poche persone hanno
questo potere su di te.
E lui è uno di loro.
“Promettilo.”
Cerchi tracce di
menzogna in quell'unica parola.
Sei abituata ad
ingannare chiunque,
ragion per cui ti
aspetti che anche gli altri facciano lo stesso con te.
Ma non ci sono complotti
dietro quella supplica, nessuna bugia, nessuna
macchinazione.
Solo disperazione.
“Perchè dovrei
farlo?”
E' naturale che tu lo
chieda. Per quale motivo dovresti fare una cosa simile?
Fare una promessa a lui.
Fare una promessa in generale.
Accovacciato a terra,
stravolto, con gli occhi pieni di disgusto verso sé stesso,
Stefan trova, chissà
come, la forza per sorridere.
Un sorriso appena
abbozzato, esausto, ma sincero.
“Per lo stesso motivo
per cui ora sei qui.”
E di nuovo, rimani senza
parole.
“Giurami che non mi darai motivo per pentirmene e ti aiuterò!”
Il
messaggio di Damon mi
fece sorridere. Sapevo che avrebbe ceduto. A dir la verità, credevo
avrebbe impiegato più tempo.
Riconoscere di essere in
un vicolo cieco, di non avere appigli, che io fossi la sua unica
speranza per riportare Stefan a casa … erano per lui dei traguardi
molto impervi da superare. Era divertente vederlo così disperato,
una volta tanto.
“Non te ne pentirai.”
Gli
risposi soltanto.
Damon mi stava un po'
deludendo, ad essere sincere. Nemmeno si era accorto che ero ancora
appostata fuori casa sua. Era così che voleva difendere la sua
preziosa Elena?
Chiunque sarebbe potuto
entrare indisturbato. Damon era troppo distratto da tutto per
mantenersi vigile. Ed Elena risultava essere una preda piuttosto
facile.
Per circa la settima
volta, mi venne voglia di andarmene sul serio e lasciarli lì come
due amebi in lutto. Elena ci sarebbe diventata vecchia in quella
casa. Immagine tutt'altro che spiacevole, dovevo ammetterlo. Chissà
se Damon l'avrebbe guardata con gli stessi occhi? Mi sarebbe davvero
piaciuto scoprirlo.
Ero stanca di quel
compito ingrato.
Klaus era lontano chissà dove, si era finalmente
scordato di me, mi aveva lasciata andare, e io mi trovavo comunque
imprigionata in quella dannata e noiosissima cittadina. Anche
nutrirsi era un grande problema dato che quasi l'intera popolazione
assumeva verbena senza nemmeno saperlo. Mai avrei seguito la dieta
alla Stefan. Forse solo se mi fossi trovata ad un passo
dall'essicazione, non prima.
Almeno l'ospedale era
salvo. Era l'unico luogo in cui poter trovare sangue non contaminato
dalla verbena.
Mi dovrai favori fino al giorno del giudizio universale, Stefan. Pensai sbuffando, appoggiandomi con la schiena al tronco dell'albero su cui ero appollaiata.
Ancora
non mi capacitavo
di come fossi finita in quella situazione tanto assurda. Ridotta a
fare da balia. Io.
Fare da balia ad un
vampiro pivello con l'ego grande quanto un transatlantico, e una
ragazzina umana attira-disgrazie. Dovevo essere pazza.
Damon forse avrebbe
vissuto qualche secolo o due, un briciolo d'istinto di sopravvivenza
forse ancora l'aveva. Ma Elena... dovetti come sempre soffocare una
risata nel pensare a lei. Era già tanto che avesse raggiunto i 18
anni. Anzi, non ci avrei scommesso nemmeno su quello, dato che doveva
ancora compierli.
Nemmeno m'importava che
sopravvivesse, poi. M'irritava, non sopportavo la sua moralità,
quell'aria da perfettina che sfoggiava ovunque, il suo modo di
vestire e, più di tutto, odiavo il suo essere tanto preziosa per
chiunque. Lo era stata anche per i suoi nemici. Insopportabile.
E ora, per un stupida
promessa che mi ero ritrovata a fare per chissà quale assurda
ragione, mi ritrovavo a doverla considerare io stessa preziosa. E
tutto ciò mi stava letteralmente mandando in bestia.
Non c'era un senso in
tutto ciò che stavo facendo. Stefan mi doveva essere grato già solo
per aver portato la cura per il morso di licantropo a suo fratello.
Non aveva alcun diritto di chiedermi altri favori. Non avevo più
alcun dovere verso di lui. Ero libera! Dopo secoli ero finalmente
libera. E per cosa? Per ritrovarmi di nuovo immischiata in una
situazione scomoda come questa.
Non sarei dovuta tornare
da lui quella notte, quando Klaus mi aveva liberata ed ero andata a
salvare il culo a Damon. Tutto ciò a cui avevo assistito poche ore
prima di quel momento, quando Klaus aveva infierito così brutalmente
su Stefan davanti ai miei occhi, doveva avermi bruciato del tutto il
cervello. Ed ero tornata da lui, a cercare di farlo scappare. A
cercare di prendermelo, non lo nego. Se fosse fuggito, avrebbe dovuto
farlo per sempre, proprio come avevo fatto io per centinaia di anni.
Essendo tanto abile nell'arte della fuga, sarei stata un'ottima
maestra per lui.
E poi lo ammetto, dopo la
stucchevole scenetta fra Damon ed Elena su quel letto, avevo pensato
di avere qualche diritto sul minore dei fratelli. Odiavo gli sprechi.
Ora però, mi stavo
pentendo come non mai di essere tornata da lui. Mi aveva incastrato,
e lo aveva fatto con arte, nel suo perfetto stile. Stefan era sempre
stato bravo con le parole, fin da quando era umano. Non parlava mai a
caso, come suo fratello. Lui sapeva pungerti nel vivo, era capace di
farti sentire uno schifo, colpevole, con poche semplici parole.
E chi meglio di me poteva
affermarlo? L'avevo amato per davvero, in fondo. Ora, non ne ero più
tanto sicura. E' complicato amare qualcuno che ti odia e che muore
dietro alla tua esatta copia!
Con Stefan era difficile
anche giocare. Non cedeva mai, non riuscivo ad ingannarlo. Forse
perchè l'avevo già fatto per troppo tempo quando era umano, mi
conosceva. Con Damon era tutto più divertente. Lui crollava sempre,
riuscivo sempre a prenderlo in giro come volevo.
Fu proprio mentre i miei
pensieri erano rivolti a lui, che uno svolazzare improvviso mi
riportò alla realtà. Mi voltai. Appollaiato sul ramo, assieme a me,
c'era un corvo. Mi fissava con quei suoi due occhietti neri e
gracchiò in maniera piuttosto minacciosa.
Scoppiai a ridere. Alla
fine si era accorto della mia presenza! Meglio tardi che mai...
“Cercati
un altro ramo
su cui nidificare, questo è mio.” sbottai, prendendomi gioco di
lui.
Cosa
pensava di fare
tramutato in corvo?
Continuò a fissarmi e
quasi mi sembrò di sentire la sua voce e immaginare le sue domande.
“Non
guardarmi così!
E' un paese libero e se voglio dormire su un albero come un naufrago
su un'isola deserta, posso farlo. Così come tu sei libero di andare
a mangiare vermi, svolazzare per il cielo, fare nidi sui cornicioni e
defecare in testa ai passanti come qualsiasi rispettabile volatile.”
Lui
non si mosse, né
reagì in alcun modo. Era uno di quei momenti in cui nemmeno lui era
divertente. Sbuffai contrariata.
Sapevo cosa volesse.
Sapere che ci facevo lì, naturalmente. Dubbio legittimo, ma dare
spiegazioni era fuori discussione. Uno, non mi avrebbe mai creduto. E
due, non mi andava di farlo.
“Capisco
che quella
piaga di Elena ti annoi a morte, ma spiacente di doverti dire che se
rimani così in versione piumata, non possiamo proprio divertirci
come vorrei.” lo stuzzicai, piegando le labbra in un sorriso pieno
di malizia. “La notte è ancora lunga, Damon. La dolce Elena dorme
e fa sogni sul tuo fratellino. Perchè non distrarsi un po'?”
Mi
fissò ancora pochi
istanti, poi aprì le ali e volò giù dall'albero. Tempo di toccare
terra ed era di nuovo lui.
“O
scendi o sradico
l'albero, a te la scelta.”
Dritto
al punto, come
sempre. Sospirai irritata, senza alcuna voglia di sfidarlo o tenergli
testa, così saltai giù, trovandomi esattamente di fronte a lui.
“Sì,
sei decisamente
più carino adesso.”
“Perchè
sei rimasta?”
Domandò subito, serio e sulla difensiva.
"Non
ho un posto dove
andare.” tagliai corto, senza trovare una scusa più decente.
Damon
non parve convinto.
Alzò gli occhi al cielo, giunto già ai limiti della sua
limitatissima pazienza.
"Ti
do un suggerimento.
E' un luogo caldo, lontano e molto accogliente, ti piacerà un sacco.
Si chiama Inferno. Vacci e non tornare più!”
M'imbrociai,
fingendomi
offesa, cosa che scatenò ancora di più la sua evidente irritazione.
“E il nostro patto?”
“Non
c'è più
nessun patto.” Esclamò con un sorriso carico di rabbia a stento
trattenuta. “Non finchè agisci alle mie spalle! Ma in fondo lo fai
da sempre, quindi stiamo solo perdendo tempo. Ci penso io a mio
fratello, tu vattene da qui!”
“Sei
fortunato, sai?”
gli feci notare, incrociando le braccia sul petto. “Tuo fratello è
disperso chissà dove, con Klaus, e ci è finito per salvare te.
L'avere il tempo per fare lo schizzinoso con la sola persona che può
aiutarti a ritrovarlo è davvero una gran fortuna.”
Non
rispose. Tornò a
fissarmi in assoluto silenzio, proprio come il corvo di poco prima.
“Ma a questo punto immagino che tu abbia un piano ben preciso per
trovarlo. Qualcosa di così efficace e sicuro al cento per cento, da
potermi liquidare in questa maniera. Buon per te!”
Allungai
un braccio verso
di lui e gli diedi una pacca sulla spalla, come per congratularmi.
Lui rimase immobile, fissandomi con astio.
Lo superai e iniziai ad
allontanarmi. Iniziai a contare mentalmente i secondi. Arrivata a
tre, Damon mi chiamò. Sorrisi trionfante e mi voltai verso di lui.
“So
che vuoi trovare
Stefan tanto quanto me. Non rendere le cose così difficili!”
Soffocai
un risata.
Immaginai che quelle parole dovevano essergli costate molto. Non mi
aveva mai perdonato la mia netta preferenza per Stefan.
“Tu
non sai proprio
niente, Damon.” lo informai, pacatamente. “Le cose non sono
difficili. Sei tu a renderle tali. Non fare domande a me, io non ne
farò a te, è semplice. Quando deciderai che questa condizione è
accettabile, sai dove trovarmi. Nel frattempo, spera solo che Klaus
non infierisca ancora su Stefan...” mi fermai un attimo.
Ero
seria stavolta, non
c'erano tracce di ironia in me. Volevo che Damon capisse che
indugiare in questo modo, non avrebbe arrecato danni a lui, ad Elena
o a me. Ma a Stefan.
“Potremmo
perderlo
davvero. Forse è già troppo tardi.”
Mi
congedai con un cenno
del capo e me ne andai, lasciandolo lì dov'era, con i suoi dubbi e
il suo orgoglio da combattere.
Damon ed io eravamo molto
simili in questo, ed era un gran vantaggio. Sapevo esattamente come
manovrarlo, dove andarlo a colpire per fargli fare ciò che volevo.
Probabilmente era per questo che mi ero sempre e solo divertita e
basta con lui. Eravamo uguali, e non avevo un ego tanto imponente da
riuscire ad amare qualcuno identico a me. Con Stefan era diverso...
Cancellai qui pensieri
quando mi resi conto che stavo di fatto abbandonando la mia missione,
la promessa fatta proprio a Stefan.
Doveva importarmi
davvero?
Assicurati che gli succeda niente.
Le sue parole mi vorticavano ancora in testa. Più le sentivo, più mi chiedevo come potessi essere stata tanto folle da accettare,
Fai in modo che loro siano al sicuro, che Klaus rispetti i patti.
Dubitare
della parola di
Klaus era più che legittimo, potevo capirlo. Ma come poteva fidarsi
di me? Quello non riuscivo davvero a capirlo. In quanto a bugie, non
ero tanto diversa da Klaus o da qualunque altro bugiardo. Che Stefan
avesse riposto così tanta fiducia in me, mi confondeva del tutto.
Ma in fondo, lui era
sempre stato il fratello che mi sorprendeva. Non dovevo stupirmi,
così.
Mi accorsi che ormai era
quasi l'alba. E realizzai pure di essere nelle vicinanze della casa
di Elena. Sospirai e la raggiunsi.
Qualcosa m'impediva di
fuggire. Qualcosa che detestavo con tutte le mie forze, mi stava
tenendo ancorata a quella maledetta città.
Oh, Stefan me l'avrebbe
pagata eccome. Se fossimo mai riusciti a riportarlo indietro, gli
avrei fatto rimpiagere la prigionia con Klaus.
Mi appollaiai di nuovo su
un ramo, poco lontano da casa Gilbert che stava dall'altra parte
della strada. Mi guardai intorno sperando che nessun corvaccio
invadente mi avesse seguita e cercai di rilassarmi. Operazione
davvero impossibile.
La piccola Gilbert si
fece viva un paio d'ore più tardi. Sembrava un fantasma. Era
pallida, con profonde occhiaie e un'espressione da condannata a morte
davvero esagerata. Avanzò come un'automa
fino alla sua porta, l'aprì ed entrò.
Non si fece più vedere.
Rimasi in ascolto dei suoi movimenti ma non ci fu nulla di eclatante.
Persino tenerla d'occhio era noioso. Continuavo a chiedermi cosa
Stefan e Damon ci trovassero in lei. Poi mi risposi da sola.
Era uguale a me!
Da quel poco che riuscivo
ad udire, era rimasta tutto il giorno sdraiata a letto. Il cigolio
del materasso era piuttosto fastidioso, così come i suoi singhiozzi
trattenuti a stento. Era piuttosto patetica, era innegabile! Sperava
davvero che Stefan sarebbe magicamente riapparso, rimanendo a
frignare a letto? Che stupida.
E Stefan si era
preoccupato di obbligarmi a tenere in vita quell'esserino tanto
inutile. Dannazione a lui e dannazione a me!
Si fece sera e io ero
davvero al limite della sopportazione. Non ne potevo più. La
situazione stava diventando insostenibile. Osservare una pianta
sbocciare sarebbe stato più avvincente!
Decisi di prendermi una
pausa. Elena non sarebbe certo morta se mi fossi allontanata per
dieci minuti. O forse sì... conoscendo la sua rinomata fortuna,
poteva anche accadere. Ma a ben pensarci, Stefan mi aveva detto di
tenerla al sicuro da eventuali vigliaccherie di Klaus. Se lei fosse
caduta per le scale spaccandosi l'osso del collo, io non avrei potuto
farci nulla. Non faceva parte del patto!
Appurato ciò, decisi di
fare un salto all'ospedale. Stavo decisamente morendo di fame, tanto
da iniziare a gradire l'odore della mia noiosissima doppelganger. Il
patto non la proteggeva da me, ma immaginai che Stefan avesse
sottointeso questo particolare, per mia sfortuna.
Feci per scendere
dall'albero, ma proprio in quel momento, accadde qualcosa nella
stanza di Elena. La sentii parlare. Pronunciò il nome di Stefan.
Per un istante pensai che
stesse semplicemente parlando nel sonno, oppure invocando il suo nome
durante uno dei suoi piagnistei, ma facendo più attenzione mi resi
conto del velo di ansia nella sua voce. Acuii la vista e mi accorsi
che era dalla finestra e fissava verso la mia direzione.
Non poteva avermi visto.
Le fronde degli alberi mi nascondevano perfettamente. Forse era
semplicemente uscita di senno.
Poi dei passi a pochi
metri dal mio nascondiglio sospeso, mi obbligarono a mettermi
all'erta. Dosai anche il respiro e cercai d'individuare la nuova
presenza che sentivo avvicinarsi.
Lo sgomento fu tale che
alla fine smisi di respirare del tutto.
Stefan!
Cosa
stava facendo?
Perchè era lì?
Così vanificava i miei
sforzi. Non mi ero abbassata a tanto affinché lui rovinasse tutto
solo perchè non era capace di stare lontano da quella ragazzina
umana. Se Klaus si fosse accorto della sua fuga, avrebbe reagito
eccome. E Damon ed Elena sarebbero stati i primi a pagarne le
conseguenze. Non che a me importasse... ma avevo perso tempo prezioso
in questa stupida missione, quindi preferivo che quei due restassero
vivi.
Saltai giù dall'albero e
stavo per fiondarmi verso di lui, ma Elena si era già precipitata in
strada. Ecco chi aveva attirato la sua attenzione mentre era alla
finestra.
Rimasi immobile dov'ero.
Stefan non si accorse di me, sembrava molto provato. E assetato, cosa
che mi fece tenere i sensi ben all'erta.
Alzai gli occhi al cielo
davanti alle loro smancerie. Ci mancava solo quel vomitevole
spettacolino per concludere quella giornata già di per sé pessima.
Elena non aveva idea di
cosa fosse accaduto a Stefan. Non era più lo stesso vampiro
controllato di prima. Adesso era pericoloso per lei, per qualunque
umano. Klaus l'aveva ricondotto in una strada che difficilmente
sarebbe riuscito ad abbandonare un'altra volta.
Elena era avvinghiata a
lui e non si accorse dei suoi occhi. Si erano fatti improvvisamente
rossi, i suoi muscoli rigidi e pronti all'attacco. Stefan adesso non
c'era più. Al suo posto c'era il mostro che Klaus aveva creato.
Forse ero pazza sul
serio, ma intervenni. Nell'esatto istante in cui mi mossi, Elena
realizzò cosa stesse accadendo. Rimase inchiodata dov'era, fissando
Stefan più con stupore che con paura. Sì... era pazza tanto quanto
me.
Lui scattò verso il suo
collo, lei urlò e io lo scagliai a qualche metro di distanza. Elena
cadde a terra, mentre io avanzai di qualche passo verso di Stefan,
ancora a terra.
“Ti
ha dato di volta il
cervello?” iniziai ad accusarlo. “Non erano questi i patti!”
Non
mi ascoltò nemmeno,
aveva totalmente perso contatto con la realtà. Per un momento pensai
che fosse manovrato da qualcuno. O … soggiogato!
Dio, quasi mi sembrò di
sentire il “click” della lampadina che si accendeva nella mia
testa. Ecco cosa mi aveva realmente fatto promettere.
Era stato soggiogato a
liberarsi di loro. Forse Klaus aveva scoperto che Elena era viva e
vegeta e aveva scelto il metodo più crudele per vendicarsi. Farla
uccidere allo stesso Stefan. Vendetta e punizione in un colpo solo!
E lui doveva averlo
immaginato, doveva averlo capito. O forse era stato soggiogato mentre
io non c'ero, quando avevo portato la cura a Damon.
Stefan mi aveva fatto
promettere di proteggerli da sé stesso, solo ora me ne rendevo
davvero conto. Era la lui la minaccia, non direttamente Klaus. Rimasi
del tutto spiazzata, ma non persi la calma.
Ero in ogni caso più
forte di lui. Infatti quando provò ad attaccarmi, ci misi poco a
prenderlo alle spalle e rompergli l'osso del collo. Il corpo si
afflosciò a terra in quella temporanea morte che avrebbe concesso ad
Elena di scappare. Qualcosa mi diceva che convincerla ad andare via e
lasciare Stefan lì sarebbe stato particolarmente difficile.
Non mi curai di lei, non
mi voltai a vedere come se la stesse spassando. Infilai la mano nella
tasca posteriore dei miei jeans e afferrai il cellulare. Selezionai
il numero di Damon e avviai la chiamata.
Ci mise meno del previsto
a rispondere.
“E'
il caso che tu
venga da Elena.”
Silenzio.
Un ringhio
appena percettibile che mi fece sorridere.
“Lei
sta bene grazie
alla sottoscritta. Credo sia mezza sotto shock ma è viva. Non posso
dire altrettando del tuo dolce fratellino. E' qui ai miei piedi... ma
non nel modo in cui vorrei. E' più cadavere del solito.”
Ancora
silenzio. Poi
finalmente una reazione. “Arrivo.”
Chiuse
la chiamata così,
senza chiedere altro.
“E' sempre un piacere parlare con te.”
aggiunsi, parlando al vuoto.
L'ispirazione è venuta a mancare, la terza stagione è iniziata, ha proseguito e la mia ispirazione non tornava. Poi gli avvenimenti sul telefilm mi hanno fatto perdere la voglia di continuare a scrivere. Mi hanno fatto letteralmente perdere fra le mie stesse idee xD ... ecco spiegato il perchè della interruzione brusca di questa storia.
Ora ho ritrovato la voglia e FORSE anche l'ispirazione. Quindi SPERO che non accada più.
Ricordo che qui, ciò che è accaduto sulla terza e sulla quarta stagione non esiste u.u ... e mi rendo conto che sarà complicato non pensarci e non lasciarsi un pochino influenzare, ma ce la metterò tutta xD
Spero di non essere andata troppo OOC con Katherine. Come ho detto negli altri capitoli, è la mia "bestia nera". Faccio una gran fatica a muoverla, quindi spero di averla resa in maniera decente .
Il titolo del capitolo è preso da una bellissma canzone dei Within Temptation (che sono pure il mio gruppo preferito u.u), il cui testo mi ricorda molto il rapporto di Katherine con Stefan.
Ricordo ancora che qui tratterrò TUTTE le ship che coinvolgono i quattro personaggi della storia. Ci sarà Stelena, Delena, Kathefan e Kathemon. Almeno accontento una bella fetta di gente, credo °-°
A presto!
DearDiary